Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

06-10-2016

Dormire per più di un’ora durante il giorno aumenta il rischio di diabete di quasi la metà. Indulgere in un pisolino pomeridiano è qualcosa che la maggior parte dei lavoratori sogna. Ma, un team di scienziati hanno avvertito che questo “lusso” potrebbe aumentare il rischio di sviluppare il diabete. Coloro che schiacciano un pisolino per più di un’ora al giorno hanno un rischio aumentato del 45 per cento di avere il diabete di tipo 2. Ma i riposi più brevi non hanno mostrato un aumento del rischio, secondo lo studio che sarà presentato all’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD), a Monaco di Baviera, in Germania. Gli esperti provenienti dal Giappone hanno esaminato i dati provenienti da 21 studi che coinvolgono più di 300.000 persone e hanno trovato l’associazione tra il riposo diurno e diabete di tipo 2. “Più lungo è il pisolino, più aumenta il rischio di diabete e sindrome metabolica”, hanno concluso gli autori. Hanno detto che brevi sonnellini potrebbero avere effetti benefici sul diabete, ma hanno aggiunto: “Sono necessari ulteriori studi per confermare l’efficacia di un breve pisolino”. Essi sottolineano che il sonno è una parte importante di una vita sana accanto ad una buona dieta ed esercizio fisico. “Alcune persone non possono ottenere abbastanza sonno durante la notte a causa di fattori sociali di vita e di lavoro”. 
La sindrome metabolica aumenta il rischio di malattie cardiache, avvertono gli esperti. “Sonnellini diurni sono solitamente brevi, ma possono variare da pochi minuti ad alcune ore. La frequenza varia dal fare un pisolino occasionale a periodi di riposo previsti anche più volte al giorno per gli abituali. Alcune persone dormono molto durante il giorno perché hanno troppa stanchezza a causa di un disturbo del sonno”. Commentando lo studio, Naveed Sattar, professore di medicina metabolica presso l’Università di Glasgow, ha dichiarato: “Questo studio osservazionale dimostra un’associazione tra pisolini più lunghi e il diabete. E’ probabile che i fattori di rischio che portano al diabete possano anche causare la necessità del riposo diurno. Questo potrebbe comportare che i livelli di zucchero causano la necessità del pisolino il quale a sua volta può essere un segnale di avvertimento precoce del diabete. Ciò di cui abbiamo bisogno sono prove per stabilire se quando e per quanto tempo si dorme fa la differenza per i risultati reali per la salute”.

 

http://www.telegraph.co.uk/science/2016/09/14/napping-for-more-than-an-hour-may-raise-risk-of-type-2-diabetes/

http://www.huffingtonpost.co.uk/entry/napping-linked-to-diabetes-study_uk_57da5735e4b028e52a0f3f8e

Mercoledì, 05 Ottobre 2016 09:07

IL MIELE CONTRO LE INFEZIONI URINARIE.

05-10-2016

Basta diluire un pò di miele nell'acqua per combattere le infezioni urinarie. Lo dimostra uno studio dell'Università di Southampton pubblicato sul Journal of Clinical Pathology. Secondo gli scienziati coinvolti nello studio, a poter beneficiare del nuovo approccio sarebbero i pazienti ricoverati con un catetere vescicale, che serve a drenare l'urina bloccata dalla vescica o a monitorare la diuresi. I cateteri sono dei tubicini inseriti nella vescica che spesso si rivelano l'habitat naturale dei batteri responsabili di infezioni. I test condotti dai ricercatori britannici hanno però dimostrato l'efficacia del miele diluito su due comuni batteri che causano di solito le infezioni, l'Escherichia coli e il Proteus mirabilis. Già a una diluzione pari al 3,3 per cento, il miele è apparso in grado di bloccare il raggruppamento dei batteri e la conseguente creazione di strati noti come biofilm. Secondo gli scienziati, la soluzione potrebbe rivelarsi ideale per il lavaggio dei cateteri, allo scopo di mantenerli puliti mentre rimangono nella vescica.

 

http://jcp.bmj.com/content/early/2016/08/26/jclinpath-2015-203546

05-10-2016

Se ascoltassimo acriticamente consigli e suggerimenti provenienti da spot e campagne pubblicitarie ci convinceremmo che, per una perfetta igiene delle nostre cucine e, di conseguenza, dei nostri pasti, l’unica soluzione sia utilizzare costantemente e copiosamente determinati prodotti: come se la maggior parte dei detergenti in commercio non contenesse agenti chimici potenzialmente dannosi e non contribuisse all’inquinamento delle acque. In risposta a quello che ci viene raccontato su base quotidiana in alcuni spot, possiamo affermare con certezza che la sicurezza alimentare non risiede soltanto nell’abuso di sostanze sintetiche, ma nell’adozione di piccoli accorgimenti di buon senso. Ecco ad esempio 7 consigli pratici per cucinare e preparare le proprie pietanze preferite evitando, per quello che è possibile, contaminazioni e intossicazioni alimentari:

1. CANOVACCI DA CUCINA SEPARATI PER USI DIVERSI

Per pulire la cucina non sono necessari rotoli e rotoli di carta assorbente o spugne di dimensioni e consistenza diverse: proprio come facevano le nostre nonne qualche anno fa, è sufficiente munirsi di teli di cotone organico, più durevoli e adatti a sostenere mansioni diverse (possono infatti essere utilizzati sia per pulire le superfici di mensole, forno e frigorifero che per asciugare e lucidare cibi e stoviglie). Basta seguire due “regole” facili facili: non usare lo stesso telo per scopi diversi (ad esempio, prima per pulire il frigo e poi per asciugare le pentole) e, dopo l’utilizzo, riporli in una cesta - possibilmente, non quella in cui mettiamo biancheria sporca - e dopo averne raccolti un bel pò, infilarli tutti insieme in lavatrice.

2. DISINFETTANTI BIOLOGICI FAI-DA-TE PER LE SUPERFICI LAVABILI DELLA CUCINA.

Come ho detto all’inizio, l’uso massiccio di detergenti e disinfettanti ultra-pubblicizzati non è garanzia di igiene e di sicurezza alimentare. Al contrario, molti prodotti in commercio rilasciano sostanze dannose o potenzialmente dannose per l’organismo. Per questo, meglio puntare su componenti naturali o sul fai-da-te. Una soluzione particolarmente rapida ed efficace consiste nel preparare un disinfettante a base di aceto (o limone), bicarbonato e acqua, mescolando in due litri di acqua, mezza tazza di aceto (o succo di limone) e un quarto di bicarbonato e riponendo questo mix in un contenitore dotato di spruzzino per utilizzarlo all’occorrenza.

3. USARE TAGLIERI SEPARATI

Per evitare intossicazioni da alimenti bisogna fare sempre attenzione alle superfici su cui si preparano i cibi. Ad esempio, se si usa un tagliere per la carne, bisogna evitare di utilizzare la stessa superficie - non lavata - anche per le verdure o per la frutta. È infatti buona norma che i residui di un alimento non vengano mai a contatto con delle parti di un altro.

4. ACQUISTARE PRODOTTI LOCALI A KM 0

Un modo piuttosto efficace per scongiurare le intossicazioni è acquistare sempre, quando è possibile, prodotti locali, che non affrontano lunghi viaggi per raggiungere gli scaffali dei nostri supermercati e che quindi sono più o meno al riparo da sofisticazioni e da problemi di conservazione. La soluzione più indicata per portare sulle proprie tavole cibi freschi sarebbe acquistare gli alimenti dal proprio contadino di fiducia o coltivarli noi stessi se ne abbiamo le possibilità.

5. TENERE GLI ANIMALI DOMESTICI LONTANI DAI PIANI DI LAVORO E DI COTTURA.

Sembra un’ovvietà, ma è giusto ribadirlo: gli animali di casa – cani, gatti e quant’altro – dovrebbero essere tenuti lontani dai piani di lavoro della cucina. Non importa quanto li amiamo e curiamo: il loro pelo può “ospitare” batteri nocivi per la nostra salute.

6. PULIRE ACCURATAMENTE FORBICI E COLTELLI

Una massima particolarmente utile per evitare contaminazioni alimentari è la seguente: forbici e coltelli da cucina devono essere utilizzati esclusivamente in cucina. Le lame, infatti, diventano molto facilmente portatrici di batteri e vanno pulite accuratamente ad ogni uso, evitando anche di usare lo stesso paio di forbici o lo stesso coltello su alimenti diversi prima di averlo lavato.

7. PULIRE BENE PIANI DI LAVORO, FORNO E FRIGORIFERO

Infine, prima di preparare o cuocere i cibi, bisogna assicurarsi che tutti i piani di lavoro della cucina, nonché il forno e il frigo, siano ben puliti e non rechino “tracce” degli usi precedenti. Gli ingredienti migliori per una pulizia efficace ed ecologica di queste superfici sono, come al solito, acqua calda, bicarbonato e aceto (o limone).

05-10-2016

Provocano più vittime degli incidenti stradali, dell'infarto e di molti tumori. In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o causati dalla cattiva organizzazione dei servizi sanitari sono da bollettino di guerra: tra 14 mila (secondo l'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri) e i 50 mila decessi all'anno, secondo Assinform. Il che significa circa 80-90 morti al giorno (il 50% dei quali evitabile), 320 mila le persone danneggiate. E con costi pari all'1% del pil: 10 miliardi di euro l'anno. A fornire le cifre è L'Associazione italiana di Oncologia medica (Aiom), che in collaborazione con Dompé Biotec, ha organizzato un convegno nazionale proprio su questo tema. ''Il tema del rischio clinico - afferma il professor Emilio Bajetta, presidente nazionale dell'Aiom - si propone come un argomento di grande attualità, con un forte impatto socio-sanitario. Lo scopo è migliorare la prestazione sanitaria e garantire la sicurezza del paziente oncologico''. Anche perché, nella speciale classifica delle specialità dove si commettono maggiori errori stilata dal Tribunale del Malato, l'oncologia con un 13% si colloca al secondo posto, preceduta solo dall'ortopedia e traumatologia con il 16,5%; seguono ostetricia (10,8%) e chirurgia (10,6%). A guidare invece la graduatoria dei reparti più a rischio c'è la sala operatoria (32%), seguita da dipartimento degenze (28%), dipartimento urgenza (22%) e ambulatorio (18%).
Riguardo specificamente al settore oncologico, prosegue Bajetta, "quelli relativi al farmaco e alla corretta esecuzione dei protocolli terapeutici sono fra gli errori più frequenti in oncologia. Dagli ultimi studi internazionali risulta però che, sempre in questo ambito, le controversie per errori medici sono in diminuzione. La cosa però non deve sollevare in alcun modo il clinico dai propri doveri e responsabilità: una maggiore chiarezza nel comunicare i limiti della medicina e gli eventuali errori non può che giovare al rapporto col paziente". In ogni caso, c'è da registrare che il contenzioso in oncologia è in calo, con percentuali attualmente scese dal 13% al 10%. E il 90% dei medici o degli ospedali citati in giudizio viene assolta. Ma resta il problema dell'aumento esponenziale delle cause intentate ai medici e dei premi richiesti dalle assicurazioni agli ospedali (fino a due milioni di euro l'anno, per le strutture più grandi). Questo malgrado i progressi registrati in termini di sopravvivenza: più 7% negli ultimi dieci 10 anni. I dati nazionali disponibili provengono da varie fonti (Anestesisti Ospedalieri, Assinform, Tribunale dei Diritti del Malato e altre): oppure sono proiezioni dalla letteratura internazionale (a partire dal rapporto Usa del 2000 "To err is human"); o ancora si riferiscono a studi e sperimentazioni condotti in grandi e piccoli centri di cura italiani.

 

Mercoledì, 05 Ottobre 2016 09:02

A COSA SERVONO GLI ADDITIVI ALIMENTARI?

05-10-2016

In Italia più di 3.000 sostanze possono essere legalmente aggiunte ai prodotti alimentari. Gran parte di essi sono aromatizzanti, e vengono segnalati genericamente sull'etichetta come «aromi». Quando sull’etichetta di un prodotto compare la lettera "E" seguita da un numero a 3 cifre, ad esempio E212, significa che quel prodotto contiene un additivo chimico autorizzato dall’Unione Europea, nel caso specifico un conservante. Gli additivi vengono utilizzati dall'industria alimentare per mantenere il più possibile intatte le qualità nutrizionali dei cibi, per poterli conservare più a lungo e per rendere l'aspetto degli alimenti più invitante per il consumatore. Molti alimenti a noi familiari ci apparirebbero diversissimi se non fossero presenti gli additivi:

• ad esempio le bevande analcoliche, senza i coloranti, apparirebbero incolori;

• il budino senza gelificanti sarebbe liquido;

• la margarina senza coloranti ed emulsionanti ci apparirebbe come un ammasso grigiastro di liquido e grasso;

• le caramelle sarebbero bianche o traslucide;

• le patatine senza gli antiossidanti non rimarrebbero croccanti a lungo;

• la birra industriale senza lo stabilizzatore di schiuma non farebbe alcuna schiuma nel bicchiere;

• molti alimenti sarebbero insapori ed avrebbero un aspetto tutt'altro che appetitoso.

Gli additivi sono generalmente sostanze chimiche prive di valore nutritivo, e non devono essere confusi con i coadiuvanti tecnologici, come ad esempio i solventi impiegati nell'estrazione degli oli, che invece non vengono riportati sull'etichetta. La normativa italiana specifica che gli additivi alimentari devono essere utilizzati ad una dose non superiore a quella necessaria, "quanto basta" per raggiungere lo scopo prefissato anche nei casi in cui non sia stabilita una dose massima per il loro impiego. Sono pochi gli alimenti a cui non è consentito addizionare alcun additivo (latte fresco pastorizzato, olio extravergine di oliva, yogurt al naturale, zucchero, miele e paste alimentari secche). Molti additivi vengono inoltre utilizzati dall'industria farmaceutica come eccipienti per la produzione di farmaci, farmaci da banco e integratori. Esistono diversi tipi di additivi, ed ognuno con funzioni diverse:

- Acidificanti (o acidi): Aumentano l'acidità dei prodotti alimentari e conferiscono ad alimenti e bevande un gusto acidulo. Possono avere anche azione conservativa secondaria, aromatizzante e sequestrante.

- Addensanti: Aumentano la densità e la consistenza dell’alimento a cui vengono addizionati.

- Agenti di carica: Contribuiscono ad aumentare il volume di un prodotto senza apportare modifiche significative al suo valore energetico.

- Agenti di resistenza: Rendono o mantengono saldi o croccanti tessuti dei frutti o degli ortaggi o che interagiscono con agenti gelificanti per produrre o consolidare un gel.

- Agenti di rivestimento: Applicati sulla superficie esterna di un prodotto alimentare gli conferiscono un aspetto brillante o forniscono un rivestimento protettivo.

- Agenti di trattamento delle farine (E221, E222, E223, E300): Vengono aggiunti alla farina o agli impasti per migliorarne le qualità di cottura.

- Agenti lievitanti: Sono sostanze o combinazione di sostanze che liberano gas aumentando il volume di un impasto o di una pastella.

- Amidi modificati: Si ottengono da amidi alimentari mediante uno o più trattamenti chimici e hanno un'azione più efficace rispetto all'amido naturale.

- Antiagglomeranti: Impediscono la formazione di grumi, in quanto riducono la tendenza di particelle individuali di un prodotto alimentare ad aderire una all'altra. Generalmente sono aggiunti ai prodotti in polvere per impedire l'aggregazione causata dall'umidità. Sono costituiti da: magnesio carbonato (E504), biossido di silicio idrato (E551), silice colloidale (E551), calcio carbonato (E170).

- Antiossidanti (da E300 a E322): Evitano che il colore dell'alimento cambi e si inscurisca.

- Antischiumogeni: Impediscono o riducono la formazione di schiume. Queste sostanze vengono impiegate generalmente nelle bevande destinate ai distributori automatici.

- Coloranti (da E100 a E199): Conferiscono una determinata colorazione ad un alimento.

- Conservanti (da E200 a E299): Rallentano o impediscono lo sviluppo di microrganismi pericolosi per la salute.

- Correttori di acidità (da E325 a E385): Modificano o controllano l'acidità e l'alcalinità di un prodotto alimentare.

- Edulcoranti: Conferiscono un sapore dolce agli alimenti.

- Emulsionanti: Gli emulsionanti o tensioattivi sono una classe di composti chimici impiegati per stabilizzare e omogeneizzare in un prodotto alimentare, sostanze non miscibili tra loro (come grassi e acqua).

- Enzimi: Possono non essere menzionati in etichetta e vengono utilizzati per molti scopi (ad esempio per intenerire le carni).

- Esaltatori di sapidità: Rinforzano il sapore degli alimenti a cui sono additivati (il più famoso esaltatore di sapidità ed anche il più utilizzato è il glutammato monosodico).

- Gas di imballaggio: Non è richiesta l'indicazione tra gli ingredienti in etichetta in quanto non sono considerati tali. Sono gas diversi dall'aria introdotti in un contenitore prima, durante o dopo l'inserimento del prodotto alimentare.

- Gas propulsori o propellenti: Sono gas diversi dall'aria utilizzati per espellere un prodotto alimentare da un contenitore.

- Gelificanti: Danno consistenza e rendono il prodotto spalmabile e pastoso.

- Sali di fusione (E331, E332, E333, E450): Disperdono le proteine contenute nel formaggio realizzando così una distribuzione omogenea dei grassi e degli altri componenti. Vengono utilizzati per la realizzazione di formaggi fusi come sottilette, formaggini ecc.

- Sequestranti: Possono non essere menzionati sull'etichetta e sono sostanze che formano complessi chimici con ioni metallici.

- Stabilizzanti: Mantengono lo stato fisico-chimico di un prodotto alimentare, inclusa la sua colorazione.

- Umidificanti: Impediscono l'essicazione degli alimenti o promuovono la dissoluzione di una polvere in un ambiente acquoso.

Gli aspetti negativi degli additivi sono principalmente due: possono mascherare alimenti di qualità scadente e alcuni di essi possono scatenare reazioni allergiche e addirittura alterare il comportamento in persone particolarmente sensibili (soprattutto sostanze come la tartrazina e l'acido benzoico).

LISTA DEGLI ADDITIVI ALIMENTARI

Banchettereste con potassio sorbato, acesulfame, e carbonato acido di ammonio? No? Eppure questo è quanto facciamo ogni giorno sedendoci a tavola.

COLORANTI AD USO ALIMENTARE

E100 Curcumina.
E101 Riboflavina, riboflavina-5'-fosfato.
E102 Tartrazina.
E104 Giallo di chinolina. 
E110 Giallo tramonto FCF - giallo arancio S.
E120 Cocciniglia-acido carminico.
E122 Azorubina. 
E123 Amaranto.
E124 Poncean 4R-rosso cocciniglia.
E127 Eritrosina.
E128 Rosso 2G (B).
E129 Rosso allura AC.
E131 Blu patentato V.
E132 Carminio indaco.
E133 Blu brillante.
E140 Clorofille-clorofilline.
E141 Complessi rameici di clorofille e clorofilline.
E142 Verde S.
E150a Caramello semplice.
E150b Caramello al solfito caustico.
E150c Caramello all'ammoniaca.
E150d Caramello solfito ammoniacale.
E151 Nero brillante.
E153 Carbone vegetale.
E154 Bruno FK.
E155 Bruno HT.
E160 Caroteni.
E161 Xantofille.
E162 Rosso barbabietola.
E163 Antociani.
E170 Carbonato di calcio.
E171 Biossido di titanio.
E172 Ossidi e idrossidi di ferro.
E173 Alluminio.
E174 Argento.
E175 Oro.
E180 Litolrubina BK.

CONSERVANTI

E200 Acido sorbico.
E201 Sodio sorbato.
E202 Potassio sorbato.
E203 Calcio sorbato.
E210 Acido benzoico.
E211 Sodio benzoato.
E212 Potassio benzoato.
E213 Calcio benzoato.
E214 Etile p-ossibenzoato.
E215 Etile p-ossibenzoato, sale sodico.
E216 Propile p-ossibenzoato.
E217 Propile p-ossibenzoato, sale sodico.
E218 Metile p-ossibenzoato.
E219 Metile p-ossibenzoato, sale sodico.
E220 Anidride solforosa.
E221 Sodio solfito.
E222 Sodio solfito acido.
E223 Sodio disolfito.
E224 Potassio disolfito.
E226 Calcio solfito.
E227 Calcio bisolfito acido.
E228 Solfito acido di potassio.
E230 Difenile.
E231 Fenil-Fenolo.
E232 Sodio o fenilfenato. 
E233 Tiabendazolo.
E234 Nisina.
E235 Netamicina.
E236 Acido formico. 
E237 Sodio formiato. 
E238 Calcio formiato.
E239 Esametilen-tetrammina.
E240 Aldeide formica.

SOSTANZE DESTINATE AD ALTRI USI, CON EFFETTO CONSERVANTE SECONDARIO

E249 Potassio nitrito.
E250 Sodio nitrito.
E251 Sodio nitrato.
E252 Potassio nitrato.
E260 Acido acetico.
E261 Potassio diacetato.
E262 Sodio diacetato.
E263 Calcio acetato.
E270 Acido lattico.
E280 Acido propionico.
E281 Sodio propionato.
E282 Calcio propionato.
E283 Potassio propionato.
E290 Anidride carbonica.
E296 Acido malico.

ANTIOSSIDANTI

E300 Acido L-ascorbico.
E301 Sodio L-ascorbato.
E302 Calcio L-ascorbato.
E303 Acido diacetil-5,6-L-ascorbico.
E304 Ascorbile palmitato.
E306 Estratti naturali ricchi in tocoferoli.
E307 Alfa-tocoferolo (sintetico).
E308 Gamma-tocoferolo (sintetico).
E309 Delta-tocoferolo (sintetico).
E310 Propile gallato.
E311 Ottile gallato.
E312 Dodecile gallato.
E320 Butilidrossianisolo (BHA).
E321 Butilidrossitoluene (BHT).
E322 Lecitine (d'uovo o di soia).

SINERGISTI DEGLI ANTIOSSIDANTI

E325 Sodio lattato. 
E326 Potassio lattato.
E327 Calcio lattato. 
E330 Acido citrico.
E331 Citrato di sodio.
E332 Citrato di potassio.
E333 Citrato di calcio.
E334 Acido tartarico.
E335 Sodio tartrati.
E336 Potassio tartrati.
E337 Tartrato doppio di sodio e di potassio.
E338 Acido fosforico.
E339 Sodio ortofosfati.
E340 Potassio fosfato.
E341 Calcio fosfato.
E392 Estratti di rosmarino.
E472 Estere citrico dei mono e digliceridi degli acidi
grassi alimentari.

ADDENSANTI, STABILIZZANTI, GELIFICANTI

E400 Acido alginico.
E401 Sodio alginato.
E402 Potassio alginato.
E403 Ammonio alginato.
E404 Calcio alginato.
E405 Propilenglicole alginato.
E406 Agar-Agar.
E407 Carragenine. 
E410 Farine di carrube.
E412 Farina di semi di guar.
E413 Gomma adragante. 
E414 Gomma arabica.
E415 Gomma di xanthano.
E420 Sorbitolo o sciroppo di sorbitolo. 
E421 Mannitolo.
E422 Glicerolo. 
E440 Pectine.
E450 Fosfati e polifosfati.
E460 Cellulosa microcristallina. 
E461 Metilcellulosa. 
E463 Idrossipropilcellulosa. 
E464 Idrossipropilmetilcellulosa. 
E465 Metiletilcellulosa. 
E466 Carbossimetilcellulosa.

EMULSIONANTI PROPRIAMENTE DETTI

E322 Lecitine (d'uovo o di soia).
E470 Sali di sodio, potassio, calcio degli acidi grassi. 
E471 Mono e digliceridi degli acidi grassi.
E472a Esteri acetici di E471. 
E472b Esteri lattici di E471. 
E472c Esteri citrici di E471. 
E472d Esteri tartarici di E471. 
E472e Esteri metiltartarico e diacetiltartarico di E471. 
E472f Esteri misti acetici e tartarici di E471. 
E473 Sucrogliceridi.
E474 Sucresteri.
E475 Esteri poligliceri di acidi grassi. 
E477 Esteri del propile glicole degli acidi grassi. 
E481 Stearoile-2-lattilato di sodio.
E482 Stearoile-2-lattilato di calcio. 
E483 Steroile tartrato.

ALTRI ADDITIVI AUTORIZZATI

E491 Monostearato di sorbitano.
E492 Triestearato di sorbitano.
E493 Monolaurato di sorbitano.
E494 Monooleato di sorbitano.
E495 Monopalmitato di sorbitano.
E500 Carbonati di sodio.
E501 Carbonati di potassio.
E503 Carbonati d'ammonio.
E504 Carbonati di magnesio.
E507 Acido cloridrico.
E508 Cloruro di potassio.
E509 Cloruro di calcio.
E511 Cloruro di magnesio.
E512 Cloruro stannoso.
E513 Acido solforico.
E514 Solfati di sodio.
E515 Solfati di potassio.
E516 Solfato di calcio.
E520 Solfato d'alluminio.
E521 Solfato di alluminio e sodio.
E522 Solfato di alluminio e potassio.
E523 Solfato di alluminio e ammonio.
E524 Idrossido di sodio.
E525 Idrossido di potassio.
E526 Idrossido di calcio.
E527 Idrossido d'ammonio.
E528 Idrossido di magnesio.
E529 Ossido di calcio.
E530 Ossido di magnesio.
E535 Ferrocianuro di sodio.
E536 Ferrocianuro di potassio.
E538 Ferrocianuro di calcio.
E541 Fosfato acido di sodio e alluminio.
E551 Biossido di silicio.
E552 Silicato di calcio.
E553a Silicato di magnesio.
E553b Talco.
E554 Silicato di sodio e alluminio.
E555 Silicato di potassio e alluminio.
E556 Silicato di calcio e alluminio.
E559 Silicato di alluminio (caolino).
E570 Acidi grassi.
E574 Acido gluconico.
E575 Glucone delta lattone.
E576 Gluconato di sodio.
E577 Gluconato di potassio.
E578 Gluconato di calcio.
E579 Gluconato ferroso.
E585 Lattato ferroso.
E620 Acido glutammico.
E621 Glutammato monosodico.
E622 Glutammato monopostassico.
E623 Diglutammato di calcio.
E624 Glutammato monoammonico.
E625 Diglutammato di magnesio.
E626 Acido guanilico.
E627 Guanilato disodico.
E628 Guanilato dipotassico.
E629 Guanilato di calcio.
E630 Acido inosinico.
E631 Inosinato disodico.
E632 Inosinato dipotassico.
E633 Inosinato di calcio.
E634 5'-ribonucleotidi di calcio.
E635 5'-ribonucleotidi di sodio.
E640 Glicina e suo sale di sodio.
E900 Dimetilpolisilossano.
E901 Cera d'api, bianca e gialla.
E902 Cera di candelilla.
E903 Cera di Carnauba.
E904 Gommalacca.
E905 Paraffina solida.
E912 Esteri dell'acido montanico.
E914 Cera polietilenica ossidata.
E927 Carbammide.
E938 Argon.
E939 Elio.
E941 Azoto.
E942 Protossido di azoto.
E948 Ossigeno.
E950 Acesulfame-K.
E951 Aspartame.
E952 Ciclammato.
E953 Isomalto.
E954 Saccarina.
E955 Sucralosio.
E957 Taumatina.
E959 Neoesperidina DC.
E965 Maltitolo.
E966 Lattitolo.
E967 Xilitolo.
E999 Estratto di quillaia.
E1105 Lisozima.
E1200 Polidestrosio.
E1201 Polivinilpirrolidone.
E1202 Polivinilpolipirrolidone.
E1400 Destrine.
E1404 Amido ossidato.
E1410 Fosfato di monoamido.
E1412 Fosfato di diamido.
E1413 Fosfato di diamido fosfatato.
E1414 Fosfato di diamido acetilato.
E1420 Amido acetilato.
E1422 Adipato di diamido acetilato.
E1440 Amido idrossipropilato.
E1442 Fosfato di diamido idrossipropilato.
E1450 Ottenilsuccinato di amido e sodio.
E1505 Citrato di trietile.

05-10-2016

A differenza di quanto sostenevano studi precedenti, pare che la capsaicina sia in grado di ridurre il rischio di cancro. Solo, però, quando l’assimilazione è abbinata al gingerolo. In uno studio comparso su ACS, il Journal of Agricultural and Food Chemistry, si afferma infatti che il 6-gingerolo avrebbe la capacità di contrastare alcuni effetti dannosi della capsaicina. Ma facciamo un pò di chiarezza! La capsaicina è un alcaloide, costituente il principio amaro dei frutti di capsicum annuum, il comune peperoncino. È questo elemento a dare l’azione stimolante e piccante al peperoncino. Il gingerolo, o meglio i gingeroli, sono invece presenti nello zenzero e gli attribuiscono il sapore piccante. Secondo uno studio recente, questi due elementi combinati insieme avrebbero effetti positivi sulla riduzione del rischio di contrarre il cancro. Vediamo come.

UN RUOLO CONTROVERSO

Se lo zenzero si è dimostrato molto promettente come ingrediente curativo, l’interazione della capsaicina con le cellule tumorali è stato molto controversa e dibattuta negli ultimi anni. Se da un lato alcuni ricercatori ritengono sia un elemento cancerogeno, altri ne hanno invece sottolineati gli effetti chemioterapici. “Sia i peperoncini che lo zenzero sono spezie ampiamente utilizzate in cucina, soprattutto in Asia“, si legge su ACS. Entrambi “sono stati studiati per i loro potenziali effetti sulla salute. Anche se alcuni studi hanno mostrato degli effetti benefici del peperoncino, altri hanno suggerito che una dieta ricca di capsaicina potrebbe essere associata con il cancro allo stomaco“. Da questa controversia, sono partiti i ricercatori dell’American Chemical Society per affrontare il loro studio sulla materia. Da qui la scoperta: sia la capsaicina che il 6-gingerolo legano con lo stesso recettore, collegato con la crescita dei tumori.

UNA NUOVA SPERANZA

“Nel corso di diverse settimane“, leggiamo ancora su ACS, “i ricercatori hanno alimentato dei topi, inclini a contrarre cancro ai polmoni, alternativamente con capsaicina o con il 6-gingerolo, o con una combinazione dei due elementi. Durante il periodo di studio, tutti i topi che hanno ricevuto solo la capsaicina hanno sviluppato un carcinoma ai polmoni. Tumore che invece ha colpito solo la metà di quelli alimentati con 6-gingerolo. Sorprendentemente, una percentuale ancora più bassa - solo il 20% - ha sviluppato il cancro tra i topi alimentati con entrambi i componenti“. I risultati dello studio dimostrano quindi che il gingerolo e la capsaicina non solo riducono il rischio di cancerogenicità dell’alcaloide dei peperoncini, ma anche la loro azione sinergica nella prevenzione dei tumori polmonari indotti da uretano. “La scoperta“, scrivono i ricercatori, “apre una nuova strada nel contrasto agli effetti dannosi per la salute della capsaicina, dovuti al consumo di peperoncino, e rappresenta una nuova strategia nella chemio-prevenzione del cancro“.

 

https://www.acs.org/content/acs/en/pressroom/presspacs/2016/acs-presspac-september-7-2016/ginger-and-chili-peppers-could-work-together-to-lower-cancer-risk.html?_ga=1.203593938.39578037.1424618366

http://pubs.acs.org/stoken/presspac/presspac/full/10.1021/acs.jafc.6b02480

05-10-2016

I pomodori non sono soltanto un ingrediente particolarmente versatile in cucina, ma anche un rimedio naturale per la bellezza da avere sempre a portata di mano. Ne sono infatti sufficienti piccole quantità per ottenere dei cosmetici e dei trattamenti naturali quasi a costo zero, soprattutto se si hanno a disposizione i pomodori del proprio orto, che ci permettono di evitare l'acquisto di prodotti commerciali non sempre efficaci e di prenderci cura di noi stessi senza il timore di utilizzare sostanze ben poco amiche dell'ambiente. Ecco dunque dieci rimedi naturali da utilizzare per la cura di viso, corpo e capelli.

1. TONICO RINFRESCANTE

Un azione tonificante sulla pelle del viso può essere ottenuta strofinando delicatamente su guance, naso, mento e fronte una fettina di pomodoro. In seguito dovrete semplicemente risciacquare bene il viso con acqua tiepida. Si tratta di un trattamento rinfrescante particolarmente adatto ad essere utilizzato in estate. Il succo e la polpa di pomodoro a contatto con la pelle svolgeranno una funzione astringente e illuminante.

2. SCOTTATURE SOLARI

Il pomodoro è considerato utile sia per la prevenzione che per la cura delle scottature solari. Arricchire la propria dieta con i pomodori significa garantirsi quantità di licopene, un potente antiossidante, in grado di aiutare la pelle a proteggersi da eventuali danni causati da un'eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti. Fettine di pomodoro possono essere applicate sulla pelle arrossata per alleviare il problema.

3. DIETA

Nel caso si desideri perdere peso, il pomodoro può essere raccomandato, in particolare se consumato crudo, per favorire le capacità digestive dell'organismo ed impedire fastidiose fermentazioni intestinali. Anche il consumo di succo di pomodoro può essere utile in questo caso. Esso dovrebbe essere ottenuto in maniera casalinga, a partire da pomodori biologici, magari provenienti dal proprio orto, e consumato due volta al giorno prima dei pasti e senza l'aggiunta di zuccheri.

4. TRATTAMENTO PER CAPELLI

Un trattamento per rendere i capelli più forti e più luminosi in maniera completamente naturale consiste nell'applicare sulla chioma del succo di pomodoro, preferibilmente a capelli umidi, e nel lasciare agire il tutto per almeno mezz'ora prima di effettuare lo shampoo. Si tratta di un trattamento in grado di ravvivare i riflessi naturali dei capelli e di renderli maggiormente morbidi e setosi.

5. LOZIONE ANTIFORFORA

Chi desidera ottenere un trattamento antiforfora, sfruttando le proprietà del pomodoro, potrà provare ad applicare e massaggiare sulle zone interessate il succo o la polpa di pomodori freschi in sostituzione delle lozioni comunemente in vendita. Il trattamento dovrà essere effettuato prima dello shampoo.

6. MASCHERA PER L’ACNE

Il pomodoro ha effetti portentosi sulla pelle per via del proprio importante contenuto di vitamina A e di vitamina C. Il suo utilizzo può essere inoltre efficace per contrastare le manifestazioni dell'acne, a favore di un migliore aspetto della pelle. La polpa di un pomodoro fresco, frullata al momento, dovrà essere applicata sulla pelle del viso per 15-20 minuti come se si trattasse di una maschera, per poi passare ad un risciacquo delicato.

7. TRATTAMENTO PER I PORI DILATATI

Per ottenere un trattamento in grado di minimizzare i pori dilatati, sarà necessario mescolare la polpa di un pomodoro fresco con alcune gocce di succo di limone. Il composto così ottenuto dovrà essere applicato sulle zone del viso maggiormente interessate dalla presenza di pori dilatati, come lo potrebbero essere naso, fronte e mento. Lasciate agire per 15-20 minuti prima di risciacquare.

8. MASCHERA PURIFICANTE

Una maschera purificante per la pelle del viso può essere preparata frullando la polpa di un pomodoro con un cetriolo maturo tagliato a tocchetti. Essa potrà svolgere una funzione sia purificante che astringente sulla pelle, rivelandosi particolarmente adatta in caso quest'ultima sia mista. Lasciate agire la maschera per un massimo di 30 minuti prima di risciacquare.

9. PUNTURE DI ZANZARA

Se le punture di zanzara si manifestano con particolare gonfiore e fastidio, provate a strofinare su di esse una fettina di pomodoro o poche gocce di succo di pomodoro per ottenere un immediato effetto di sollievo.

10. TRATTAMENTO ESFOLIANTE

Per ottenere un trattamento esfoliante per il corpo, utile a facilitare l'eliminazione delle cellule morte, potete provare a mescolare la polpa di due pomodori maturi con due o tre cucchiai di farina d'avena ed un cucchiaino d'olio d'oliva. Regolate le quantità degli ingredienti fino ad ottenere un composto facilmente applicabile sulla pelle ed utilizzatelo massaggiando delicatamente.

04-10-2016

L'aromaterapia è una forma di trattamento naturale a base di oli essenziali utile per risolvere problemi e disturbi a livello sia fisico che psicologico. Accanto agli oli essenziali, vengono utilizzati altri elementi naturali che servono da vettori alle sostanze presenti nelle essenze, come sale e oli vegetali. Per diffondere gli oli essenziali nell'ambiente esistono strumenti specifici adatti sia alla casa che all'ufficio. L'aromaterapia garantisce effetti positivi contro i sintomi della sindrome premestruale, dello stress, dell'influenza e non solo. Scopriamo insieme dieci tra i suoi più noti benefici.

1. TOSSE E RAFFREDDORE

L'aromaterapia è particolarmente efficace nella cura di tosse e raffreddore. Sono numerosi i prodotti erboristici spray per liberare il naso, calmare la tosse o alleviare il mal di gola formulati a base di oli essenziali. L'impiego più semplice dell'aromaterapia in caso di tosse o raffreddore consiste in suffumigi con acqua bollente e olio essenziale di eucalipto o di timo.

2. STRESS

L'aromaterapia riduce lo stress. Si tratta del beneficio per la salute più noto per quanto riguarda questa terapia naturale. Sottoporsi ad un trattamento di aromaterapia allevia i sintomi dello stress. Alcuni oli essenziali, come l'olio essenziale di basilico, sono noti per il loro effetto antistress e antidepressivo. Gli oli essenziali dal potere calmante per eccellenza sono estratti dai fiori di lavanda e di camomilla.

3. COMPORTAMENTO

Gli oli essenziali impiegati in aromaterapia influenzano i nostro comportamento. L'olio essenziale di legno di sandalo può portare a calmare la mente ed i nervi, conducendoci a compiere le nostre azioni con maggiore tranquillità. Altri oli essenziali possono invece donarci nuove energie e portarci ad agire più prontamente, come l'olio essenziale di timo o di limone.

4. SONNO

L'aromaterapia è efficace contro l'insonnia e contribuisce a migliorare la qualità del sonno. Gli effetti più evidenti in proposito sono stati associati all'olio essenziale di lavanda e al semplice aroma di questo fiore. Un suggerimento utile in proposito consiste nel vaporizzare sul cuscino prima di andare a dormire dell'acqua di fiori di lavanda naturale, nota anche come idrolato di lavanda.

5. PARTO

La depressione post-partum è un disturbo che affligge sempre più donne dopo la gravidanza e che non deve essere sottovalutato. Un alleato da utilizzare contro la depressione post-partum, secondo uno studio scientifico condotto su 365 donne, prevede l'impiego di olio essenziale di lavanda per effettuare dei massaggi nell'area del perineo. Inoltre, gli oli essenziali vengono impiegati per attenuare i dolori del parto e del travaglio. Gli esperti britannici suggeriscono la pratica di un massaggio aromatico a base di oli essenziali di bergamotto, salvia, gelsomino, lavanda, menta, incenso e pompelmo.

6. INFLUENZA

I sintomi dell'influenza possono essere alleviati grazie all'aromaterapia. Se le vie respiratorie sono congestionate, è possibile ricorrere a dell'olio essenziale di eucalipto o di timo da massaggiare sul petto in piccole quantità, per favorire l'eliminazione del catarro e dei germi che possono essere la causa del malessere.

7. SESSO

L'aromaterapia migliora la risposta sessuale maschile. Alcune essenze aromatiche sono state considerate adatte a risvegliare gli stimoli sessuali e a migliorare la circolazione nella zona degli organi genitali maschili. Tra gli aromi più efficaci vengono indicati lavanda, liquirizia e vaniglia.

8. MEMORIA

L'aroma di rosmarino può migliorare la memoria. Gli esperti hanno verificato gli effetti positivi dell'olio essenziale di rosmarino sulla nostra capacità di ricordare e di completare le attività previste per determinati momenti del futuro. L'olio essenziale di rosmarino è stato giudicato utile per migliorare le funzioni cognitive negli adulti.

9. LAVORO

Spesso negli ambienti di lavoro si respira un eccessivo nervosismo e regna l'agitazione. Con il trascorrere del tempo ciò può portare alla nascita di situazioni di disagio che possono comprendere disturbi sia fisici che psicologici. Per allentare la tensione in ufficio, e per purificare l'aria dell'ambiente di lavoro, è possibile diffondere una miscela costituita da olio essenziale di lavanda e di pompelmo in parti uguali (4-6 gocce ciascuno).

10. SINDROME PREMESTRUALE

La sindrome premestruale può cogliere le donne a pochi giorni di distanza dall'arrivo del ciclo, causando problemi fisici e sbalzi d'umore. Dolore, tensione e gonfiore possono essere accompagnati da tristezza, irritabilità e leggera depressione. Un prezioso aiuto può giungere dall'aromaterapia. Gli oli essenziali possono essere diffusi nell'ambiente o utilizzati per fare dei massaggi. Impiegate olio essenziale di rosa e salvia sclarea contro pianto e depressione, e olio essenziale di bergamotto e geranio contro irritabilità e tensione.

Martedì, 04 Ottobre 2016 07:05

MANGIARE FICHI AIUTA LA MENTE.

04-10-2016

Le proprietà benefiche dei fichi sono diverse: sono facilmente digeribili, sono ottimi espettoranti utili per chi soffre di bronchite, hanno proprietà antireumatiche ed anche lassative. I fichi sono definiti ”cibo per la mente”, perché contengono vitamine e minerali importanti per il funzionamento del cervello. Sono ricchi di potassio, e per questo, nutrono il cervello. Ogni nervo del cervello ha bisogno di potassio per funzionare. Il minerale aiuta le cellule a produrre segnali elettrici che servono ai nervi per comunicare. Senza il potassio, i nervi del cervello non possono funzionare correttamente. Una porzione di tre grandi fichi fornisce 445 milligrammi di potassio, poco meno del 10 per cento delle vostre esigenze quotidiane. Il frutto è ricco di vitamina B6 che contribuisce a produrre neurotrasmettitori, una famiglia di sostanze chimiche che le cellule del cervello rilasciano per comunicare con le cellule vicine. Alcuni neurotrasmettitori, come la dopamina e la serotonina, aiutano a regolare l’umore, mentre altri, come l’acetilcolina, aiutano con l’apprendimento.
Tre fichi contengono circa 0,22 milligrammi di vitamina B6 e forniscono il 17 per cento della razione giornaliera necessaria. I fichi contengono anche una buona dose di manganese, un minerale importante per mantenere il cervello sano. Il manganese attiva gli enzimi, compresi quelli che proteggono il cervello dal glutammato, un composto che si rivela tossico se si accumula nel cervello. In circostanze normali, il cervello contiene una piccola quantità di glutammato e usa il composto per contribuire a promuovere l’attività cerebrale. In presenza di troppo glutammato, tuttavia, le cellule del cervello diventano iperattive e non funzionano più correttamente. Il manganese attiva gli enzimi che convertono il glutammato in glutammina, una sostanza chimica che non pone alcun rischio per la salute. Una porzione di tre grandi fichi fornisce 0,25 mg di manganese, 11-14 per cento del fabbisogno giornaliero di manganese. Contrariamente a quanto si può pensare, i fichi freschi non sono eccessivamente calorici: contengono 74 calorie ogni cento grammi. Al contrario, i fichi secchi sono molto più calorici: contengono 249 calorie per ogni 100 gr e sono anche più energetici.

 

Martedì, 04 Ottobre 2016 07:00

I 7 ALIMENTI DA MANGIARE CON LA BUCCIA.

04-10-2016

Molti preferiscono sbucciare frutta e ortaggi per paura dei pesticidi, altri, invece, sanno che possono mangiare l’involucro esterno dei propri alimenti perché ne conoscono la provenienza e si fidano ciecamente di chi li produce. Vediamo insieme quali sono.

1. MANDORLE

Di sicuro non è una sorpresa: avevo già accennato che gran parte delle loro proprietà - e ne sono veramente tante - risiede proprio nella buccia. Lì si trovano flavonoidi, ma anche tante altre sostanze che producono un aumento significativo della popolazione dei batteri intestinali buoni, tra cui i bifidobatteri, Clostridium coccoides ed Eubacterium rectale. Non solo, secondo alcune ricerche, la buccia aiuterebbe a rinforzare il sistema immunitario.

2. AGRUMI

Eh si, gli agrumi. Attenzione però! Non significa che le arance devono essere mangiate con la buccia, ma che è possibile grattugiarla sui propri dessert o su altri piatti. Questo perché la pelle degli agrumi contiene circa quattro volte di fibre in più del frutto stesso, oltre a rendere i nostri dolci ancora più buoni! Sceglieteli biologici, in modo da evitare la presenza di pesticidi o cere. Ancora meglio, se provengono dal vostro orto.

3. MELE

Alcuni studi avrebbero dimostrato che la buccia della mela può abbassare il colesterolo cattivo e ridurre i grassi nel sangue, proteggendo così da malattie cardiache, obesità e diabete. Sembra che la buccia, inoltre, nutra anche i muscoli, prevenendo l’atrofia che compare con l’avanzare dell’età. La buccia della mela contiene vitamina C, sali minerali (zolfo, potassio, fosforo, calcio, magnesio, sodio, ferro), fruttosio, acido malico e pectina, quest’ultima utile per combattere la stipsi. Anche in questo caso, scegliete mele di provenienza biologica.

4. CIPOLLE

Qualcuno potrebbe rimanere un pò scosso da questa informazione, ma sembra che nelle bucce delle cipolle risiedano dei potenti flavonoidi, sostanze antinfiammatorie e antiossidanti. La conferma giungerebbe da una ricerca secondo cui “la pelle marrone potrebbe essere usata come ingrediente funzionale ricco di fibre alimentari (principalmente del tipo non solubile) e composti fenolici, come la quercetina e altri flavonoidi (metaboliti vegetali con proprietà medicinali). I due strati esterni carnosi della cipolla contengono anche fibre e flavonoidi”. Una soluzione per utilizzarla? Farne una minestra.

5. CETRIOLI

I cetrioli sono un tipo di verdura comunemente mangiata con la buccia. Un bene, visto che proprio nel loro strato esterno risiedono tantissimi sali minerali, come potassio, calcio, fosforo, ferro e soprattutto silicio, che contribuisce alla formazione di cheratina e collagene.

6. PRUGNE

La buccia delle prugne, soprattutto di quelle nere, contiene fibre, sali minerali e vitamina A. Il frutto in genere, sia nella polpa che nella buccia, è ricco di flavonoidi che contrastano l’invecchiamento e l’azione dei radicali liberi.

7. PESCHE

La buccia delle pesche, invece, è già un pò più difficile da mangiare. Per alcuni soggetti, può essere fonte di allergie e ricettacolo di pesticidi. Se siete sicuri di ciò che acquistate e non avete particolari intolleranze alimentari, vi interesserà sapere che la buccia di questo frutto è ricca di fibre, soprattutto di pectina, utile a regolarizzare il transito intestinale, ma anche di potassio, vitamina A e C.

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