Angelo Ortisi
TUTTO QUELLO CHE NON VI DICONO SULLE MALATTIE CARDIACHE.
01-10-2016
Le malattie al cuore sono la prima causa di morte al mondo, ecco che prevenire lo sviluppo delle malattie cardiovascolari è estremamente importante. Molti sono i farmaci che vengono assunti per abbassare ad esempio il colesterolo ma che hanno effetto cardiotossico, questi farmaci come altri con i loro effetti collaterali mettono a serio rischio la salute del nostro cuore. Spesso ci fermiamo a quello che dice il nostro medico senza magari indagare su altre tipologie di medicine alternative: fitoterapia, omeopatia, agopuntura. Ecco che ci imbottiamo di farmaci che per guarire ad esempio un colesterolo alto, andrebbero bene anche rimedi meno invasivi come una corretta alimentazione e alcuni alimenti depurativi come il cardo mariano e il carciofo. Nella nostra alimentazione è importante introdurre gli omega-3 per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, la vitamina D e il magnesio. Ci sono dei farmaci anticolesterolo, come le statine, che ad esempio vanno a ridurre l’efficacia degli 0mega-3. Bassi livelli di vitamina D sono stati riscontrati in tantissime cause di morte, ecco perchè è indispensabile sempre controllare il livello e incrementarne l’assunzione e l’esposizione anche al sole. L’invecchiamento accelerato del muscolo cardiaco è legato alla carenza di magnesio. Nel 2010, il Journal of Biomedical Sciences ha riportato che i rischi cardiovascolari sono significativamente più bassi nei soggetti che hanno alti livelli di magnesio. Un altro studio pubblicato sulla rivista Atherosclerosis nel 2011 ha scoperto che basse concentrazioni di magnesio nel siero predicono mortalità cardiovascolare per qualsiasi causa.
Alcuni composti naturali che possono aiutare a sbloccare le arterie:
- Melograno: questo straordinario frutto è stato studiato e sembra invertire lo spessore dell’arteria carotide (ovvero il blocco) fino al 29% entro 1 anno.
- Arginina: la ricerca indica che questo aminoacido non solo impedisce la progressione dell’aterosclerosi ma anche inverte patologie associate al processo.
- Aglio: è stato dimostrato che riduce una moltitudine di fattori di rischio associati con l’arteriosclerosi, l’ispessimento e l’indurimento delle arterie, ma riduce anche significativamente il rischio di infarto e ictus. La ricerca ha confermato che l’aglio inibisce la formazione della placca arteriosclerotica.
- Anche una sana attività fisica aiuta a mantenere in forma il nostro apparato cardiovascolare.
Chi invece crea problemi cardiovascolari:
- Statine: è ironico visto che questa categoria di farmaci viene usata per la prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari, in realtà sono agenti cardiotossici, legati a non meno di 300 effetti avversi sulla salute. Le statine hanno devastanti effetti sulla salute.
- FANS: farmaci come l’aspirina, ibuprofene e Tylenol, hanno ben nota associazione con un aumento della mortalità cardiaca.
- Grano: Il grano è un potenziale cardiotossico, oltre più di 200 effetti avversi per la salute documentati.
VERNICE: 2 ALTERNATIVE NATURALI PER DIPINGERE IL LEGNO.
30-09-2016
La vernice che troviamo abitualmente in commercio contiene spesso agenti chimici che possono provocare disturbi e malattie, anche gravi. Abbiamo visto, per esempio, come il piombo presente in queste sostanze, può provocare autismo, problemi cognitivi e disturbi dell’attenzione nei bambini. Senza contare, poi, gli effetti sull’ambiente una volta che le superfici dipinte vengono buttate via. Ecco perché oggi vedremo come verniciare il legno con una pittura fai da te.
LATTE
La vernice al latte non deve sorprendere. È infatti utilizzata sin dalla preistoria: le prime pitture rupestri asiatiche usavano proprio questo elemento. Ed è stato utilizzato per lunghi secoli, addirittura fino al Rinascimento. Questo tipo di pittura è particolarmente indicato per oggetti in legno o in terracotta. Può essere usato anche per le pareti di casa. Alla vista, darà un’aria di antico.
INGREDIENTI:
- 8 parti di latte scremato.
- 1 limone.
- 75 ml di acqua.
- 1 parte di calce.
- 2 parti di olio di semi di lino.
- 1 pigmento.
Passiamo alla preparazione della vernice al latte. Innanzitutto dovremo ricavare il caglio. Prendete almeno 75 ml di latte (le quantità dipendono dalle vostre necessità) e lasciatelo a riposare in un luogo molto caldo e riparato. Aggiungetevi il succo di un limone. Lasciate a riposare. Dopo 12 ore vedrete formarsi il caglio, ovvero una parte solida, separata dal liquido. Passata la mezza giornata, aggiungete dell’acqua calda in parti uguali al latte. Al composto andremo poi ad aggiungere gli altri ingredienti, tra cui un pigmento del colore che preferiamo. Ma come regolarsi con le quantità per pitturare casa? Bisogna fare un pò di conti. Per una superficie di circa 30 mq serviranno: 225 g di caglio, 75 ml di acqua calda, 150 ml di calce e 75 ml di pigmenti.
CAFFE’ O TE’
Un altro metodo, più semplice, per preparare la vernice naturale è sfruttando i colori di tè e caffè. In questo caso utilizzeremo questi due elementi proprio come se volessimo prepararne una tazza da bere. Però dobbiamo moltiplicare la concentrazione per 4. Per esempio: in genere utilizziamo una bustina di tè per prepararne una tazza (circa 240 ml). Per ottenere 240 ml di prodotto, dobbiamo quindi aggiungere 4 bustine di tè all’equivalente acqua in ebollizione. Per ottenere invece un litro di vernice, dobbiamo ricorrere a 16 bustine di tè. Possiamo utilizzare questa vernice dopo averlo filtrato e lasciato il composto a raffreddare.
4 CIBI DA EVITARE PER RIDURRE L’INFIAMMAZIONE DELL’ORGANISMO.
30-09-2016
Esistono dei cibi da evitare per ridurre l’infiammazione nel nostro organismo? La risposta a questa domanda è si. Varie volte, ci siamo trovati a discutere sul fatto che diversi disturbi del nostro corpo derivano da uno stato infiammatorio costante. Junk food, latticini, zucchero raffinato, farine raffinate, andrebbero eliminati dalla dieta o quantomeno ne andrebbe ridotto il consumo. Certo, l’infiammazione è uno strumento di difesa del nostro organismo, ma la sua cronicità può generare fastidi e problemi, anche gravi. Secondo gli esperti, infatti, può provocare danni alle valvole cardiache e alle cellule cerebrali. Oltre che un aumento della resistenza all’insulina, che porta al diabete.
JUNK FOOD
Sono i primi nella lista degli alimenti che causano stati infiammatori cronici nel nostro organismo. Da evitare come la peste, secondo una ricerca australiana, i grassi saturi di cui sono ricchi, danneggerebbero la le proprietà antinfiammatorie delle lipoproteine ad alta densità e la funzione endoteliale.
ZUCCHERI
La stessa ricerca evidenzia come anche gli zuccheri raffinati possano attivare il sistema immunitario, mandandolo in tilt. Probabilmente la causa è da ricollegare a un’eccessiva produzione di citochine proinfiammatorie e una scarsa produzione di quelle antinfiammatorie.
GLUTINE
Anche senza una precisa diagnosi di malattia celiaca, un certo numero di persone dichiara di sentirsi meglio dopo aver eliminato il glutine dalla propria dieta. La scienza non ha ancora fornito prove univoche su ciò che è definita come “intolleranza al glutine”. Diversi pareri però portano a pensare che gonfiore e problemi di digestione siano una risposta infiammatoria del nostro corpo a questa sostanza.
LATTICINI
Ed eccoli qui: latte e latticini. Questi ingredienti di origine animale sono tra i principali cibi da evitare per impedire stati infiammatori cronici nel nostro organismo. In parte, potrebbe essere causa del ciclo di produzione di questi alimenti. Al loro interno, infatti troviamo sempre più spesso ormoni, antibiotici o altri residui potenzialmente dannosi. Eugenio Luigi Iorio, biochimico e specialista in stress ossidativo, spiega che “un’alimentazione squilibrata si traduce immediatamente in una composizione poco favorevole del nostro microbioma intestinale, il più grande organo del nostro corpo, e in uno squilibrio della composizione chimica delle membrane delle nostre cellule. Carne rossa, insaccati e latticini infiammano le membrane, mentre pesce o alghe riducono l’infiammazione. Mangiando alimenti sbagliati creiamo infiammazione. Essa colpisce soprattutto il grasso viscerale, provocando anche una resistenza alla perdita di peso“. Secondo uno studio coreano del 2011, la proteina del latte, la caseina, potrebbe promuovere la proliferazione delle cellule del cancro della prostata come PC3 e LNCaP. La responsabilità sarebbe da imputare alla reazione immunitaria che le nostre cellule hanno di fronte alla proteina del latte. Questa viene vista come una sorta di “invasore estraneo”, da attaccare ed eliminare. Dal momento, però, che la caseina è molto simile ad altre sostanze presenti nell’organismo, il nostro sistema immunitario attaccherebbe anche le proteine e le cellule naturalmente presenti nel corpo, scatenando uno stato infiammatorio cronico.
http://content.onlinejacc.org/article.aspx?articleid=1137827
COME PULIRE LE ORECCHIE CON I RIMEDI NATURALI.
30-09-2016
State cercando di capire come pulire le orecchie in maniera efficace? Posate immediatamente quel cotton fioc! Come abbiamo visto in passato, i classici bastoncini di plastica sono una scelta assolutamente sconsigliata. Non solo perché provocano danni ambientali molto elevati. Il loro utilizzo può portare anche alla perforazione del timpano. Oggi vedremo come pulire le orecchie con rimedi alternativi e completamente naturali.
CAUSE DEL CERUME IN ECCESSO
Cominciamo subito col dire che il cerume è un elemento necessario. Ne va della salute e della lubrificazione delle nostre orecchie. Situazioni particolari o alcune abitudini radicate possono portare, però, a un eccesso di cerume nelle orecchie. Quali? Ci sono cause genetiche di cui tener conto. Ma anche alcuni comportamenti: tenere troppo tempo cuffiette e auricolari nelle orecchie, per esempio. Ma anche l’utilizzo troppo frequente del cotton fioc, che diventa addirittura controproducente. Stare per lunghi periodi in zone polverose può portare allo stesso problema. Il cosiddetto tappo di cerume, invece, sembra essere collegato all’età. Sarebbe, infatti, più frequente nelle persone anziane. In tutti questi casi, possiamo ricorrere a delle alternative naturali per la pulizia delle nostre orecchie.
OLIO D’OLIVA
Grazie alle sue proprietà emollienti, l’olio d’oliva è un ottimo rimedio per sciogliere il cerume. Per utilizzarlo, riscaldatene un cucchiaio e mettetene alcune gocce in una pompetta. Versatele poi nell’orecchio, con la testa inclinata per qualche minuto. Per evitare la fuoriuscita potete usare un pò d’ovatta.
ACQUA TIEPIDA
Ancora più semplice dell’olio, anche l’acqua è un ottimo rimedio naturale. Riscaldatela fino a renderla tiepida. Aiutatevi poi con una siringa (magari non fatelo da soli!) e fate gocciolare il liquido nell’orecchio. Questa soluzione aiuta quando si presenta il tappo di cerume.
ACQUA BOLLENTE
Se preferite non versare niente nel vostro condotto uditivo, questo è il rimedio che fa per voi. Fate bollire un pò d’acqua e versatela in una bottiglia di plastica. Avvolgetela poi in un panno. Mettetevi stesi sul letto e tenete a contatto la bottiglia con l’orecchio interessato. In questo modo, il cerume in eccesso dovrebbe sciogliersi.
SOLUZIONE SALINA
Alla semplice acqua possiamo aggiungere anche un pò di sale. Vediamo le quantità. Sciogliete 7,5 grammi di sale in 125 ml di acqua. Poi, con l’aiuto di una pompetta, di una siringa o di un batuffolo di cotone imbevuto, fate cadere qualche goccia della soluzione nell’orecchio. Tenete la testa inclinata di lato, durante l’operazione. Mantenete questa posizione per un paio di minuti e poi inclinate la testa dal lato opposto, per far scivolare via il composto.
CAMOMILLA
Ancora, all’acqua calda si può aggiungere la camomilla. Preparate l’infuso in acqua bollente e lasciatelo poi riposare per una decina di minuti. Fate attenzione: l’acqua non deve essere troppo calda. Filtrate il liquido ed effettuate un lavaggio delle orecchie. La camomilla ha un effetto analgesico e vi aiuterà a calmare eventuali dolori nell’orecchio, oltre che a sciogliere il cerume.
ASSUMERE PIU’ OMEGA-3
A quanto pare, un deficit di omega-3 nell’organismo può portare a un’eccessiva produzione di cerume. Aumentare la quantità assimilata di questi acidi grassi essenziali, dovrebbe quindi aiutarvi a prevenire il problema. Per chi non ama il pesce, le principali fonti alternative per assimilare gli omega-3 sono:
• Noci.
• Semi di lino.
• Verdure a foglia verde.
• Legumi.
• Alghe.
LA RIVISTA “LANCET”: “LA CHEMIOTERAPIA PUO’ NUOCERE FINO ALLA META’ DEI PAZIENTI”.
29-09-2016
Una ricerca pubblicata su “Lancet Oncology” suggerisce che i pazienti dovrebbero essere avvertiti dai pericoli legati alla chemioterapia, in particolare per quei farmaci contro il cancro che possono nuocere gravemente fino al 50% dei pazienti. Per realizzare lo studio, i ricercatori hanno esaminato per la prima volta il numero di malati deceduti entro 30 giorni dall’inizio della chemioterapia, cosa che indica che i medicinali hanno provocato la loro morte, piuttosto che il cancro. La ricerca firmata dal Public Health England e Cancer Research UK ha esaminato più di 23.000 donne con cancro al seno e circa 10.000 uomini con carcinoma polmonare non a piccole cellule: 9.634 sono stati sottoposti a chemioterapia nel 2014 e 1.383 sono morti entro 30 giorni. L’indagine, riporta l’AdnKronos, ha rilevato che in Inghilterra l’8.4% dei pazienti con cancro del polmone e il 2.4% di quelli affetti da tumore del seno sono deceduti entro un mese dall’avvio del trattamento.
Altro dato importante che emerge dallo studio è che in alcuni ospedali la percentuale di decessi è di molto superiore alle media. È il caso di Milton Keynes, dove il tasso di mortalità per chemioterapia contro il carcinoma polmonare è risultata addirittura del 50,9%, anche se la statistica si basa su un piccolo numero di pazienti. Altro caso di alta mortalità è al Lancashire Teaching Hospitals, dove è risultato del 28%. Tassi più alti della media anche nei nosocomi di Blackpool, Coventry, Derby, South Tyneside, del Surrey e del Sussex. “A quegli ospedali i cui tassi di morte sono al di fuori della media attesa - sottolineano gli esperti - si chiederà di rivedere le loro pratiche. E’ comunque importante rendere i pazienti consapevoli che ci sono potenziali rischi di vita legati alla chemioterapia. E i medici devono essere più attenti alla selezione dei pazienti, dato che ci sono differenze significative in termini di sopravvivenza per le persone anziane e per i pazienti in generali cattive condizioni di salute, al netto della neoplasia”.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27599138?dopt=Abstract
CENARE DOPO LE 19? MEGLIO EVITARE: ECCO COSA POTREBBE SUCCEDERE.
29-09-2016
Un apericena come salvavita. Cenare dopo le 19 infatti metterebbe a rischio la salute del nostro cuore. E questo perché consumare il pasto entro due ore dal momento di coricarsi lascia il corpo in uno stato di allerta, non consentendo alla pressione arteriosa di abbassarsi correttamente durante la notte, e aumentando in questo modo il rischio cardiovascolare. A rilevarlo, e a promuovere dunque l’abitudine anglosassone di mettersi a tavola prima del tramonto, un team di scienziati guidati da Ebru Ozpelit, professore associato di Cardiologia della Dokuz Eylul University di Imir (Turchia), che ne ha parlato al congresso della Società europea di cardiologia di Roma.
Gli esperti hanno studiato più di 700 uomini e donne affetti da ipertensione per analizzare come la differenza negli orari dei pasti e la composizione della loro dieta influisse sulla loro salute. Sulla base dei risultati hanno raccomandato di cenare sempre prima delle 19, per permettere al corpo di avere il tempo per rilassarsi e riposare. Altrimenti i danni possono essere anche superiori rispetto a quelli creati da una dieta troppo ricca di sale, avvertono: la pressione sanguigna deve diminuire del 10% durante la notte, ma quasi il 25% di coloro che hanno cenato entro due ore dal momento di andare a letto non ha giovato di questo calo, contro il 14,2% di chi ha mangiato prima delle 19. “Dobbiamo definire la frequenza ideale e la tempistica dei pasti perché come mangiamo può essere altrettanto significativo rispetto a quello che mangiamo”, conclude Ozpelit.
http://www.institutefornaturalhealing.com/2016/09/never-do-this-if-you-have-high-blood-pressure/
UN NUOVO STUDIO LO DIMOSTRA: IL SUCCO DI CILIEGIE E’ EFFICACE COME I FARMACI PER COMBATTERE LA PRESSIONE ALTA.
29-09-2016
La scoperta ha importanti implicazioni per milioni di cittadini affetti da tale patologia. I ricercatori hanno scoperto che bere succo di ciliegie mantiene sotto controllo la pressione alta. Questo il suggerimento che arriva dai ricercatori della Northumbria University, secondo i quali il consumo di tale bevanda aiuterebbe a contenere l’ipertensione al pari dei farmaci solitamente prescritti. Ottenere i preziosi benefici sarebbe piuttosto semplice, almeno in accordo a quanto pubblicato dai ricercatori britannici sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition. Basta diluire 60 ml di succo concentrato di ciliegie (nello studio utilizzate quelle di Montmorency) e diluirlo con 100 ml d’acqua per vedere la propria pressione sanguigna calare del 7% entro 3 ore. Secondo i ricercatori i benefici ottenuti dalla riduzione della pressione del sangue porterebbero con loro ulteriori vantaggi, espressi nel ridotto rischio di ictus (-38%) e di problemi cardiaci (-23%): effetti simili a quelli evidenziati con l’assunzione di farmaci. I test sono stati condotti su 15 partecipanti che stavano mostrando i primi segni di ipertensione: ad alcuni di loro è stato offerto il succo di ciliegie con acqua, mentre agli altri un placebo aromatizzato alla frutta. Il merito secondo i ricercatori è da attribuire all’abbondante quantità di acidi fenolici nelle ciliegie. Questo tipo di antiossidanti naturali sarebbe la chiave per contrastare l’ipertensione, azione che verrebbe ottenuta nei suoi massimi effetti quando il livello nel sangue di due di essi (acido protocatechico e acido vanillico) raggiunge il suo picco. Secondo quanto ha spiegato la Dott.ssa Karen Keane, tra gli autori dello studio: “La portata della riduzione della pressione sanguigna che abbiamo osservato è stata comparabile con quelle ottenute con un singolo farmaco anti-ipertensivo ed evidenzia la potenziale importanza che le ciliegie di Montmorency potrebbero avere nel controllo della pressione alta”.
I dati sono allarmanti. Gli ipertesi sono tanti: 15 milioni di italiani hanno la pressione alta, spesso senza neanche saperlo. Nella sola Italia a soffrire di ipertensione arteriosa sono qualcosa come il 25-30 per cento di persone, un vero esercito, ma è un numero sicuramente in difetto se si considera quanti non sanno di essere ipertesi non riuscendo ad interpretare, almeno nelle prime fasi della condizione, il significato dei sintomi di cui probabilmente già soffrono. In Italia il record di ipertesi spetta al Nord Est, con il 37% degli uomini e il 29% delle donne colpiti. Seguono poi il Sud e le Isole (33% uomini, 34% donne), il Nord Ovest (33% uomini, 29% donne) e il Centro (31% uomini, 29% donne). Regione per regione, invece, la vetta della graduatoria è della Calabria, con il 45% degli uomini e il 41% delle donne con la pressione alta. Segue il Friuli Venezia Giulia. In fondo alla classifica, troviamo invece l’Abruzzo (24% sia donne che uomini) e le Marche (24% uomini, 23% donne). La pressione alta, è un fattore di rischio per ictus e malattie cardiache e viene spesso chiamata il “killer silenzioso” perché non ha per lo più sintomi. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” la pressione alta è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare. Pertanto al di là delle nuove scoperte scientifiche la cura dell’ipertensione non può prescindere da alcuni rimedi naturali che riguardano lo stile di vita e l’alimentazione. Alla base di qualsiasi strategia di trattamento della pressione alta ci sono alcuni provvedimenti che riguardano lo stile di vita e la dieta; rimedi naturali, quindi, che sono in grado di agire positivamente sui valori pressori sia in termini di prevenzione che di terapia vera e propria. Per esempio il fumo andrebbe evitato completamente, da tutti, ma soprattutto da chi soffre di pressione alta e altri fattori di rischio cardiovascolare. Se siete fumatori, quindi, il primo rimedio naturale per abbassare la pressione è proprio smettere di fumare.
http://ajcn.nutrition.org/content/early/2016/05/04/ajcn.115.123869
CONSIGLI NATUROPATICI PER CONTRASTARE IL DIABETE.
29-09-2016
Il cosiddetto diabete mellito è un disturbo del metabolismo piuttosto frequente nei paesi occidentali. Con lo stesso termine si possono però indicare due malattie, la cui caratteristica comune è quella di presentare un livello elevato di zuccheri nel sangue:
- Diabete di tipo I: chiamato anche diabete giovanile o insulino-dipendente. E' provocato da un'infezione virale, da una tossina o da una reazione autoimmunitaria, che distruggono le cellule produttrici di insulina nel pancreas. I diabetici che soffrono di questo tipo di malattia spesso sono magri e hanno bisogno di dosi di insulina fin dall'infanzia.
- Diabete di tipo II: chiamato anche diabete dell'adulto o non insulino-dipendente. Può essere favorito da un'alimentazione ricca di prodotti dolci e raffinati e povera di cereali integrali. In questo tipo di diabete, il problema riguarda l'eccessiva produzione di insulina. Questo eccesso compromette la metabolizzazione del glucosio, poichè le cellule non sono sensibili all'insulina. Chi soffre di questo tipo di diabete, tende all'obesità e presenta disturbi nel metabolismo dei grassi (con eccesso di colesterolo e di trigliceridi), perchè l'insulina favorisce la sintesi e l'accumulo dei grassi. Questo tipo di diabete raramente ha bisogno di essere trattato con insulina e può migliorare piuttosto bene con un regime alimentare specifico.
COMPLICAZIONI DEL DIABETE
Quando non viene prodotta sufficiente insulina (diabete di tipo I) o quando questa non si rivela efficace (diabete di tipo II), il livello di glucosio nel sangue aumenta, provocando varie complicazioni a medio e a lungo termine. Le complicazioni più frequenti del diabete sono: obesità, arteriosclerosi, malattie cardiache, ipertensione, insufficienza renale e alterazioni della retina con diminuzione della vista. Per evitare le complicazioni del diabete, bisogna seguire una dieta specifica, avendo cura di controllare spesso il livello di glucosio nel sangue. Gli alimenti consigliati qui di seguito sono quelli che contribuiscono effettivamente a tenere il diabete sotto controllo e a prevenire complicazioni. Gli alimenti che invece consiglio di evitare completamente possono favorire l'insorgere del diabete e/o peggiorarne il decorso.
ALIMENTI DA PREFERIRE
- LEGUMI: nonostante contengano dal 20 al 30% di carboidrati, sono tollerati molto bene dai diabetici. Grazie al loro contenuto di fibre e alla particolare struttura istologica dei loro semi, contribuiscono a regolare il livello di glucosio nel sangue, perciò sono un alimento fondamentale per i diabetici.
- VERDURE: sono tutte tollerate molto bene dai diabetici e, grazie al loro basso contenuto calorico, combattono l'obesità cui tendono i diabetici adulti. In caso di diabete, sono particolarmente consigliabili: broccoli, cavolfiore e tutti i cavoli (compresi i crauti), indivia, scarola, lattuga, fagiolini, piselli e cetrioli.
- CEREALI INTEGRALI: ricerche compiute presso la Scuola di Salute Pubblica dell'Università di Harvard (Stati Uniti), confermano l'ipotesi che un'alimentazione ricca di zuccheri e povera di cereali integrali e di fibre aumenti il rischio di diabete. I cereali integrali prevengono il diabete e sono tollerati molto bene dai diabetici; devono essere consumati in abbondanza, specialmente l'orzo e l'avena.
- FRUTTA: l'idea che i diabetici non possono prendere frutta perchè contiene zuccheri è diffusa e sbagliata. La frutta è infatti necessaria in caso di diabete, perchè fornisce vitamine e antiossidanti che contribuiscono a migliorare la malattia e proteggono dalle complicazioni cardiovascolari che spesso l'accompagnano. Il mango e la banana sono i frutti che si tollerano meglio.
- FRUTTA SECCA: sia la frutta secca oleaginosa che i semi di girasole o di zucca forniscono energia sotto forma di acidi grassi facilmente assimilabili, vitamine B ed E e minerali. Sono anche poveri di carboidrati, perciò si possono usare senza problemi in una dieta per diabetici.
- CARCIOFO: il suo principio attivo, la cinarina, esercita una blanda azione ipoglicemizzante (riduce il livello di zuccheri nel sangue). Contiene anche inulina, un carboidrato importante per i diabetici, formato da molecole di fruttosio.
- SEDANO: contribuisce a regolare il livello di glucosio nel sangue, a ridurre quello del colesterolo e a neutralizzare l'eccesso di acidi normalmente prodotti in caso di diabete.
- AVOCADO: esercita azioni molto utili per i diabetici, perchè contribuisce a regolare il livello di zuccheri nel sangue, riduce il colesterolo e riequilibra la composizione dei grassi del sangue.
- CIPOLLA: contribuisce a ridurre il livello di glucosio nel sangue in caso di diabete. Inoltre alcalinizza il sangue e protegge dall'arteriosclerosi.
- CHAMPIGNON: ricerche condotte su cavie, presso l'Università del Surrey (Gran Bretagna), dimostrano che con gli champignon si ottiene un notevole miglioramento nell'evoluzione del diabete. Gli champignon forniscono anche proteine e vitamine del gruppo B, apportando pochissimi carboidrati.
- FICO D'INDIA: ricerche compiute in Messico dimostrano che il consumo delle foglie carnose del fico d'India porta a una rapida diminuzione del livello di glicemia, ma solo in chi soffre di diabete non insulino-dipendente e mai negli individui sani. Pertanto, questo frutto è un ottimo integratore nella cura del diabete di tipo II.
- PATATA: fornisce carboidrati complessi e fibre, permettendo al glucosio di liberarsi lentamente durante la digestione. In questo modo, la patata non provoca bruschi aumenti del livello di glucosio nel sangue e, presa in quantità controllate, è tollerata bene dai diabetici.
- ANTIOSSIDANTI: proteggono le cellule dai danni provocati dall'eccesso di zuccheri presenti nell'ambiente extracellulare e dalla loro carenza in quello intracellulare. I migliori antiossidanti naturali sono la provitamina A, la vitamina C e la E, che si possono prendere come integratori o, meglio ancora, nella frutta, nelle verdure e nella frutta secca che li contengono.
- VITAMINE B: i diabetici devono evitare carenze delle vitamine B1, B2 e B6, perchè servono per metabolizzare il glucosio e trasformarlo in energia. Il lievito di birra, i legumi e la frutta secca sono buone fonti di queste vitamine.
- MAGNESIO: i diabetici adulti corrono il rischio di soffrire di carenza di questo minerale, che interviene nella produzione di insulina nel pancreas. I legumi e la frutta secca sono buone fonti di magnesio.
- OLIGOELEMENTI: il cromo, il rame e il manganese intervengono nella produzione di insulina. Il cromo si trova soprattutto nelle uova, nella frutta, negli ortaggi freschi e nel lievito di birra. Anche la melassa è ricca di cromo e oligoelementi ma, in caso di diabete, si deve assumere con moderazione.
- FRUTTOSIO: è un monosaccaride naturale, più dolce del saccarosio (zucchero comune), e si trova nella frutta, insieme al glucosio e al saccarosio. I diabetici lo assimilano più facilmente del glucosio, perchè non ha bisogno di insulina per essere metabolizzato. E' consigliato assumerlo attraverso la frutta, evitando i vari prodotti commerciali.
ALIMENTI DA ELIMINARE
- ZUCCHERI: tutti quelli usati nell'alimentazione, eccetto il fruttosio, sono formati in parte o completamente da glucosio, facilmente assorbibile, il cui livello aumenta bruscamente nel sangue ed è controindicato per i diabetici. Si devono evitare gli zuccheri in generale e anche tutti i prodotti dolci che con essi si preparano.
- LIEVITI INDUSTRIALI: tutti i tipi di lieviti, biscotti, dolci e prodotti di pasticceria forniscono zuccheri e farina raffinata e sono poveri di fibre e vitamine. Questi prodotti provocano un rapido aumento del livello di glucosio nel sangue, che può essere pericoloso per i diabetici, che non lo possono smaltire.
- MIELE: è formato da una miscela equilibrata di glucosio e fruttosio. Provoca gli stessi effetti negativi dello zucchero raffinato, perchè non contiene fibre e produce un brusco aumento del livello di glucosio nel sangue.
- GRASSI SATURI: è dimostrato che il consumo di grassi, specialmente quelli saturi, riduce la tolleranza al glucosio e peggiora il diabete. I diabetici devono quindi evitare di mangiare burro, panna, carni grasse e derivati di carne ricchi di grassi saturi, come gli insaccati.
- CIOCCOLATO: è ricco di zuccheri e di grassi, entrambi nocivi per i diabetici.
- FRUTTI DI MARE: spesso sono contaminati da virus e batteri diversi. Possono provocare gravi infezioni nei diabetici, perchè riducono le difese dell'organismo.
- LATTE: molte ricerche dimostrano che i lattanti nutriti con latte di mucca sono più esposti al rischio di diabete di tipo I (insulino-dipendente). Per prudenza, si consiglia a tutti i diabetici di ridurre il consumo di latte vaccino. Non esistono prove che i derivati del latte scremato o poveri di grassi non siano adatti in caso di diabete.
- BEVANDE ALCOLICHE: l'alcol rende le cellule più resistenti all'insulina e peggiora il decorso del diabete. Inoltre favorisce la degenerazione del sistema nervoso periferico (neuropatia), una delle complicanze del diabete.
- SALE: un consumo superiore di 6 g al giorno aumenta il rischio di ipertensione arteriosa, cui i diabetici sono molto esposti. L'ipertensione favorisce le complicazioni cardiovascolari del diabete.
ANCHE LE INTOLLERANZE FANNO INGRASSARE.
29-09-2016
Sei stata attenta, non hai sgarrato, hai dato alla tua alimentazione la giusta attenzione; eppure, qualcosa non funziona, visto che non perdi peso (anzi, stai ingrassando!) e soprattutto senti la pancia costantemente gonfia e tirata. Come può accadere? La spiegazione potrebbe essere questa: sei vittima di un’intolleranza alimentare. Se non ne avete mai sentito parlare, le intolleranze alimentari sono reazioni “abnormi” che il nostro apparato digerente mette in campo quando determinati cibi lo sovraccaricano. La loro insorgenza dipende anzitutto dall’intestino, dove avvengono i processi di assorbimento delle sostanze utili e di eliminazione di quelle di scarto. Se durante questo processo avvertiamo gonfiore, pesantezza, sonnolenza, mal di testa o segnali ancor più importanti (come ad esempio la nausea), significa che il tubo digerente fa fatica ad assimilare i cibi ingeriti, ovvero li mal tollera (da qui il nome intolleranze). Il nostro apparato intestinale ci sta in qualche modo “avvertendo” che siamo in una situazione di sovraccarico e di intossicazione. Le intolleranze alimentari sono suddivisibili in quattro grandi categorie:
1. Intolleranze chimiche, dovute alla presenza di particolari sostanze presenti naturalmente negli alimenti o aggiunte artificialmente (come gli additivi).
2. Intolleranze enzimatiche, dovute alla mancanza o alla diminuzione di un determinato enzima necessario a metabolizzare un gruppo di alimenti.
3. Intolleranze autoimmuni, dovute ad una reazione tanto avversa ad un alimento da provocare un’alterazione e un’infiammazione della mucosa intestinale.
4. Intolleranze da sovraccarico, dovute ad uno stile alimentare sregolato o al fatto di introdurre sempre gli stessi alimenti che rallentano la digestione e il metabolismo.
Quest’ultima è la più diffusa ma anche la più semplice da “gestire”. Le avvisaglie più frequenti della presenza di intolleranza sono:
• sovrappeso;
• obesità;
• difficoltà digestive;
• acidità di stomaco;
• colon irritabile;
• colite;
• meteorismo;
• gonfiori addominali.
Secondariamente possiamo riscontrare:
• cefalea;
• emicrania;
• acne;
• eczemi;
• afte;
• gengiviti e infiammazioni della mucosa del cavo orale;
• orticaria e impurità della pelle.
Possono essere legati alle intolleranze alimentari persino reumatismi, dolori articolari cronici, grande affaticabilità, repentini sbalzi d’umore. Gli alimenti implicati sono solitamente quelli che contengono lieviti, glutine e lattosio. La strada maestra per identificare la presenza di un’intolleranza alimentare è prestare la giusta attenzione al nostro corpo e ai segnali che ho elencato poco sopra. Detto questo, alcuni test funzionali sono strumenti molto validi per identificare di quale intolleranza stiamo soffrendo. Esistono diversi tipi di test, per esempio i test cutanei, i test sul sangue e i test alimentari (ovvero la preparazione di diete “ad hoc” accompagnata allo studio delle reazioni del paziente).
Per effettuare un test per le intolleranze, ci si può rivolgere al medico o direttamente a molti dietologi, nutrizionisti, naturopati che sono oggi in grado di individuare (anche attraverso strumentazioni specifiche) l’origine e la natura del problema. Esistono anche alcune specie di test “fai da te” reperibili in farmacia, che però spesso sono specifici solo per alcuni tipi di intolleranze e che non spiegano poi come affrontare il problema. Una volta individuato il “tipo” di sovraccarico, si dovrà ricorrere ad un’alimentazione desensibilizzante affiancata a trattamenti naturali depurativi, per un periodo minimo di 4-6 settimane. Agendo in questo modo faciliteremo il lavoro dell’intestino e potremo poi, con gradualità, reintrodurre gli alimenti incriminati mantenendoli però sotto la nostra soglia di tolleranza. Questo metodo viene chiamato “dieta di esclusione”, la quale permette all’organismo di disintossicarsi dall’alimento non più tollerato. Importante è comunque rivolgersi ad uno specialista anche una volta individuato il problema, dato che questo tipo di dieta deve essere comunque equilibrata e non deve mancare delle sostanze nutritive fondamentali.
CLOROFILLA: LO SPAZZINO DELLA NATURA.
28-09-2016
La clorofilla è il pigmento verde delle piante, che si concentra nel compartimento delle cellule vegetali in cui sono situati i cloroplasti. Nel cloroplasto, l'energia elettromagnetica (luce) viene convertita in energia chimica per mezzo del processo conosciuto come fotosintesi. La molecola della clorofilla è essenziale perchè si verifichi questa reazione. La clorofilla naturale che si trova nelle piante verdi è solubile nei grassi. La maggior parte dei prodotti alla clorofilla che si trovano in farmacia o in erboristeria, però, contiene clorofilla idrosolubile. La clorofilla solubile in acqua non viene assimilata dal sistema gastrointestinale, quindi il suo impiego pratico è limitato al trattamento delle patologie ulcerose della pelle e del tratto gastrointestinale. L'effetto benefico è dovuto in gran parte alle sue proprietà astringenti, unito alla sua capacità di stimolare la guarigione delle ferite. Questi effetti sono stati osservati durante il trattamento di ferite cutanee con applicazioni locali di clorofilla idrosolubile. La clorofilla idrosolubile è anche usata per aiutare a controllare l'odore del corpo, delle urine e delle feci.
Per produrre clorofilla idrosolubile è necessario alterare chimicamente la clorofilla naturale, liposolubile. La forma solubile nel grasso (cioè la forma naturale della clorofilla, come si trova nei succhi freschi), offre numerosi vantaggi rispetto a quella idrosolubile. Questo è vero in particolare per la capacità di stimolare la produzione di emoglobina e di globuli rossi, e di dar sollievo ai flussi mestruali troppo abbondanti. La molecola della clorofilla è spiccatamente simile alla parte eme della molecola di emoglobina dei nostri globuli rossi. Diversamente dalla clorofilla idrosolubile, la liposolubile è assorbita facilmente dal resto del corpo, e contiene altre componenti del sistema del cloroplasto (granuli di colore verde interni alla cellula vegetale con organizzazione e funzioni del tutto simili ai mitocondri, le centrali energetiche delle cellule umane), fra cui il beta-carotene e la vitamina K1, che hanno importanti vantaggi per la salute. La clorofilla idrosolubile non ha questi vantaggi accessori. Come gli altri pigmenti vegetali, anche la clorofilla ha significativi effetti antiossidanti e anticancro. E' stato suggerito di aggiungere clorofilla ad alcune bevande e alimenti per ridurre i rischi di cancro. Una raccomandazione ancora migliore sarebbe quella di includere regolarmente nella dieta succhi vegetali verdi freschi. Verdure come prezzemolo, spinaci, cavolo ed erbette sono ricche di clorofilla e di carotenoidi, oltre che di minerali come il calcio. Bisognerebbe mangiare prezzemolo o altre verdure verdi ogni volta che si consumano alimenti fritti, arrostiti o grigliati, perchè il prezzemolo ha dimostrato, in studi sugli esseri umani, di ridurre il rischio cancerogeno dei fritti. E' probabile che anche altre verdure offrano lo stesso tipo di protezione.