Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Venerdì, 23 Settembre 2016 08:28

IL SUCCO DI MELA INDUSTRIALE CAUSA DIARREA.

23-09-2016

Si sono registrati casi di diarrea, specialmente tra i bambini, causati dal succo di mela industriale. Questo, a differenza del succo naturale che è torbido, è chiaro e trasparente. Ricerche compiute in Olanda hanno dimostrato che durante la lavorazione industriale, il cui scopo è eliminare gli elementi che intorbidiscono il succo per renderlo chiaro, si producono alcuni mono e oligosaccaridi non assorbibili. Questi carboidrati, insieme al fruttosio (in quantità eccessiva rispetto al glucosio), e al sorbitolo, causano la diarrea provocata dal consumo di succo di mela industriale.

23-09-2016

Un’alimentazione sana e bilanciata, che includa tutte le sostanze necessarie al corretto funzionamento dell’organismo, contribuisce ad aumentare il nostro stato di benessere e a mantenerci in salute. Alcuni alimenti, poi, possono essere particolarmente utili anche per prevenire o curare determinati disturbi o patologie, grazie al loro apporto di vitamine, sali minerali e sostanze specifiche. Ho già decantato in più occasioni le molteplici proprietà di prodotti come il limone o l’aglio: ecco altri 14 alimenti da aggiungere alla lista degli alleati della nostra salute.

1. MELE

Sono un concentrato di acqua, vitamine e sali minerali e sono utilissime per depurare l’organismo, abbassare i livelli di colesterolo, proteggere il sistema cardiocircolatorio e contrastare il diabete. Se consumate crude hanno proprietà astringenti, mentre una mela cotta al giorno costituisce - come ben sanno le nostre nonne - un utile rimedio contro la stipsi. Non a caso un vecchio proverbio consigliava di mangiarne una al giorno...

2. ZUCCA

È ricca di sostanze antiossidanti, in particolare il beta-carotene e la beta-criptoxantina, che hanno proprietà antinfiammatorie, proteggono il sistema circolatorio e rallentano l’invecchiamento cellulare. Essendo poi un alimento molto versatile, la zucca può essere gustata in numerosissime ricette, che vanno dagli antipasti ai dolci.

3. MIELE

Oltre ad essere un valido dolcificante naturale, è molto energetico e facilmente digeribile, tanto da essere vivamente consigliato a chi pratica sport. Svolge un’azione benefica e decongestionante sulle vie respiratore, contribuendo a combattere tosse e raffreddori. Ha inoltre importanti proprietà antibatteriche, tonificanti e antinfiammatorie.

4. YOGURT O KEFIR

Ottima fonte di calcio, proteine e fermenti lattici è utile per corroborare le difese immunitarie e ripristinare la flora batterica intestinale. Un'alternativa è il Kefir, in uso particolarmente nell'est europeo.

5. ANANAS

Grazie al suo contenuto di bromelina, è un alimento dalle spiccate proprietà antinfiammatorie, antiedematiche e diuretiche. Per conservare intatti tali benefici, è preferibile consumarlo crudo piuttosto che in torte o marmellate.

6. FRUTTA A GUSCIO

I diversi tipi di frutta a guscio - noci, nocciole, pistacchi, mandorle - sono costituiti dalle stesse sostanze nutritive, anche se in percentuali diverse. Generalmente, hanno effetti positivi sulla circolazione, contribuiscono alla prevenzione di problemi cardiaci e tumori e sono utili in caso di diabete.

7. ZENZERO

È un antinfiammatorio naturale, molto efficace sia contro i dolori muscolari e articolari che contro il raffreddore. Contribuisce anche ad alleviare la nausea, in particolare in gravidanza, e si può consumare in tisane, biscotti oppure aggiungendone un paio di pezzetti allo yogurt o ai cibi dopo la cottura.

8. BROCCOLI

Alimento povero di calorie ma ricchissimo di sali minerali, vitamine e fibre, i broccoli sono utili per rafforzare le difese immunitarie, contribuiscono a combattere problemi di stitichezza cronica e hanno, in genere, proprietà depurative e disintossicanti.

9. FAGIOLI

Grazie al loro rilevante apporto proteico rappresentano un’ottima alternativa alla carne. La ricchezza di fibre ne fa un alleato contro i problemi intestinali mentre la capacità di tenere stabile il livello di zucchero nel sangue li rende utili in caso di diabete. Possono essere consumati in una enorme varietà di modi, in gustose zuppe, piatti freddi o come contorni.

10. AVENA

Ricca di fibre solubili (tra cui i beta-glucani) e povera di zuccheri, è un alleato prezioso nelle diete dimagranti e nei casi in cui sia necessario tenere sotto controllo il colesterolo. Contribuisce anche a regolarizzare l’attività intestinale, a combattere gonfiori e ritenzione idrica e a proteggere il sistema cardiocircolatorio.

11. PATATE

Nutrienti e molto digeribili, sono particolarmente indicate per gli sportivi, in quanto hanno un alto contenuto energetico ma un basso contenuto calorico. Favoriscono le attività intestinali e, ricche di acqua e potassio, sono indicate per le persone che soffrono di ipertensione. Per essere davvero salutari, però, vanno consumate lesse o al forno, non fritte!

12. ALBUME DELL'UOVO

Ricchissimo di proteine ma con un bassissimo contenuto calorico, è consigliato per tenere sotto controllo i livelli di zucchero e di colesterolo nel nostro organismo ed è particolarmente adatto nelle diete dimagranti e in patologie come il diabete.

13. SPINACI

Ricchi di vitamine e minerali, hanno proprietà tonificanti e lassative, contribuiscono al buon funzionamento del sistema cardiocircolatorio e rafforzano il sistema immunitario. Per preservare intatto l’apporto nutritivo degli spinaci è bene consumarli crudi, in insalata, magari condendoli con olio e limone.

14. PEPERONI

Particolarmente ricchi di sostanze antiossidanti come la vitamina C e la provitamina A, sono consigliati per la prevenzione di diverse patologie. In particolare, proteggono dall’invecchiamento cellulare e contribuiscono a preservare il corretto funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Per mantenere intatto il loro apporto nutritivo, sarebbe preferibile consumarli crudi in insalate: la cottura, infatti, distrugge fino al 60% del loro contenuto di vitamina C.

 

22-09-2016

E’ ufficiale: i derivati del grano al glifosato (o glyphosate, secondo il termine scientifico) - e cioè pasta, pane e altro ancora - provocano danni alla salute umana. La cosa è nota da tempo, ma adesso è disponibile uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Il glifosato presente nella pasta e nel pane può provocare malattie gravi come: diabete, obesità, asma, morbo di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), e il morbo di Parkinson. Attenzione, insomma, soprattutto alla pasta che acquistiamo nei supermercati. Soprattutto la pasta prodotta con i grani duri canadesi, ma non solo, anche quelli dei Paesi dell’Est, che sono letteralmente pieni di glifosato.

COMMENTO

Quello che oggi voglio approfondire è un tema delicatissimo, che riguarda la nostra salute. Tema legato al pane e, soprattutto, alla pasta che, ogni giorno, andiamo ad acquistare nei supermercati o negli stessi negozi artigianali. E’ la pasta dei grandi marchi, quella che viene promossa con pubblicità martellante sui mezzi di informazione. Ebbene, attenzione, perché questa pasta prodotta con i grani pieni di glifosato può provocare danni seri al nostro organismo. Non è una mia opinione ma, come già accennato, sono i risultati di uno studio dettagliato effettuato da due scienziati, Anthony Samsel e Stephanie Seneff, del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Leggiamo insieme cosa scrive Stephen Frantz, considerazioni riportate dal sito Beyondpesticides.org: “Quando una cellula sta cercando di formare le proteine, può afferrare il glifosato invece della glicina e formare una proteina danneggiata. Dopo di che è il caos medico. Dove il glifosato sostituisce la glicina, la cellula non può più comportarsi come al solito, provocando conseguenze imprevedibili con molte malattie e disturbi conseguenti”. La notizia dello studio messo a punto dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) arriva proprio quando un nutrito gruppo di produttori di grano duro del Sud Italia, stanchi di subire i prezzi imposti dalle multinazionali (in particolare, dal Chicago Board of Trade, che è il più importante mercato di cereali del mondo), ha deciso di passare al contrattacco per informare direttamente i cittadini. Per ora, i cittadini non sono informati. Tutti noi acquistiamo la pasta nei supermercati, ma non sappiamo con che grano duro è stata prodotta tale pasta. Ebbene, i produttori di grano duro del Sud Italia (soprattutto della Puglia, della Sicilia e della Basilicata) hanno dato vita a un’associazione - GranoSalus - e hanno annunciato che inizieranno ad effettuare le analisi chimiche su tutti i derivati del grano: pasta, pane e via continuando. E renderanno noti, sulla rete, i risultati di tali analisi. (Vi consiglio il video che trovate alla fine dell’articolo che spiega molto bene cosa si sta facendo). Potete stare certi, cari lettori, che quello che verrà fuori da queste analisi potrebbe avere effetti devastanti. Perché finalmente conosceremo che cosa c’è nella pasta, nel pane e, in generale, in tutti i prodotti derivati dal grano. Per coloro che vivono nel Sud Italia sarà un test importantissimo. Perché nel Mezzogiorno, tradizionalmente, il consumo di pasta, da parte delle famiglie, è di gran lunga maggiore rispetto alle famiglie del Centro e del Nord Italia. Di conseguenza, i meridionali sono più esposti, a lungo andare, a queste malattie. Finalmente qualcuno ci comunicherà i dati ufficiali sull’eventuale presenza nel pane e - soprattutto - nella pasta di veleni chimici, a cominciare dal glifosato, che sono responsabili di malattie gravissime. Quello che avrebbe dovuto fare lo Stato - e quello che avrebbero dovuto fare le Regioni - a cominciare dalla Regione siciliana (magari in collaborazione con le due facoltà di Agraria presenti sull’Isola) - lo faranno gli stessi agricoltori. Una sconfitta per la politica italiana. E una grande vittoria dei cittadini che ormai non sanno proprio che farsene di questa vecchia politica italiana al servizio delle multinazionali! Che consigli dare ai consumatori e, in particolare, alle famiglie del Sud Italia e della Sicilia? Non acquistate più la pasta dei grandi marchi fino a quando GranoSalus non comincerà a rendere noti i risultati delle analisi.

 

http://www.renewablefarming.com/images/2015Images/2015PDF/Glyphosate-pathways-modern-diseases.pdf

https://www.youtube.com/watch?v=_ot4Ib5VnoA

Giovedì, 22 Settembre 2016 08:49

OGNI INDIVIDUO E' UN UNIVERSO A SE'.

22-09-2016

Tutti d’inverno vengono in contatto con i virus stagionali, per fortuna solo una minoranza si ammala; fra quelli che si ammalano riscontreremo una varietà di sintomi e di sfumature del tutto caratteristiche delle persone, peculiarità legate all’individuo e non al virus, che contraddistinguono ognuno di noi dal resto dei malati. C’è chi pur avendo la febbre altissima la sopporta abbastanza bene rispetto a quelli che con 37,2 hanno la sensazione di avere un febbrone. C’è chi durante l’influenza suda in continuazione, c’è chi non lo fa mai. C’è chi ha una sete di grandi quantità di acqua, chi fa solo piccoli sorsi e chi non ha sete affatto. C’è chi è prostrato e desidera stare fermo e buono a letto e chi a letto non sa starci e si trascina l’influenza in piedi per tutto il tempo. Per non parlare poi delle differenze di comportamento: chi si abbatte e diventa piagnucoloso, altri si impauriscono talmente tanto che sono portati a prevedere il peggio (la loro morte), altri ancora diventano irritabili ecc. Questi sono solo degli esempi di diversità di reazione di fronte ad un uguale stimolo negativo (il virus stagionale dell’influenza), legata non all’agente infettivo, ma al nostro terreno costituzionale e alla reattività della nostra energia vitale.
E’ superficiale e comodo delegare ad un fattore esterno (virus, batteri ecc.) la responsabilità delle nostre malattie quasi demonizzando questi agenti. E’ più accettabile e rassicurante convincersi che la causa delle malattie risieda al di fuori di noi piuttosto che ricercarla e rendersi conto che sta dentro di noi. Il padre della batteriologia, Louis Pasteur, lo scopritore dell’esistenza dei batteri, raccomandò ai suoi discepoli – alla fine dei suoi giorni – di non dimenticare nei loro studi sui batteri che quello che conta di più è il terreno, ossia l’organismo ospitante (in verità Pasteur in punto di morte disse ad un suo assistente: "Claude Bernard aveva ragione, il terreno è tutto, il microbo è nulla"). Molte volte le malattie acute si ripetono con una certa assiduità e questo vale in massima parte per i bambini che ripetutamente si ammalano di malattie che hanno tutte le caratteristiche dell’acuzie (febbre, dolori ecc.) ma che in realtà proprio perché tornano con una certa frequenza sono da considerarsi come una manifestazione di un’alterazione più profonda. In questo caso la malattia acuta non è mai un momento a sé stante e isolato rispetto al quadro generale. Quando il medico tradizionale si trova di fronte un caso di tonsillite caratterizzato da febbre, dolore, tumefazione, infezione batterica o no, è portato in base alla sua conoscenza scientifica a fare la diagnosi di tonsillite, associando all’idea delle tonsille la causa e quindi anche la terapia con la quale combatterla. La tonsillite vista come malattia acuta viene anche risolta rapidamente ma il problema tonsillare, il più delle volte, rimane. Questo significa che pur essendo stata effettuata una corretta terapia non è stata eliminata la causa profonda che ne è alla base.

Giovedì, 22 Settembre 2016 08:47

NICHEL: 10 ALIMENTI CHE NE CONTENGONO DI PIU'.

22-09-2016

L'allergia e l'intolleranza al nichel sono sempre più diffuse. Possono presentarsi sia a livello cutaneo che alimentare. Chi è fortemente allergico o intollerante al nichel potrebbe ricevere dal proprio medico alcune indicazioni sui cibi da preferire, da limitare o da escludere. La maggior parte degli alimenti contiene nichel e una dieta fatta di privazioni e di esclusioni spesso diventa difficile da seguire. Alcuni alimenti contengono nichel più di altri. Chi ha una forte intolleranza o allergia al nichel, dovrebbe evitare in generale gli alimenti contenuti in scatolette di alluminio e lattine e preferire le confezioni in vetro. Attenzione anche alle pentole in alluminio e alle padelle in teflon. In genere si consiglia di sostituire il più possibile le pentole e le teglie con alternative in vetro pirex. Se l'allergia al nichel non è soltanto alimentare, ma anche da contatto, fate attenzione soprattutto ai gioielli, oltre che ai gancetti, ai bottoni e alle cerniere di abiti, scarpe e accessori. La tolleranza all'allergene può variare molto da un soggetto all'altro. Di norma chi è allergico o intollerante al nichel a livello alimentare sa quali sono i cibi che è in grado di consumare soltanto in piccole quantità o quali sono gli alimenti che preferisce evitare per salvaguardare la propria salute. Ciò che è certo, è che alcuni alimenti contengono più nichel di altri. Ecco un breve elenco di alcuni degli alimenti che contengono più nichel:

1. Cioccolato e cacao in polvere: il cioccolato è una delle fonti di nichel più concentrate. Il cioccolato fondente ne contiene 2,6 microgrammi per grammo, il cioccolato al latte 1,2 e il cacao in polvere 9,8.

2. Anacardi: gli anacardi contengono 5,1 microgrammi di nichel per grammo. Tra la frutta secca, gli anacardi sono una delle maggiori fonti di nichel, a cui sarà necessario fare più attenzione, soprattutto se presenti in tracce nei prodotti industriali e confezionati.

3. Pomodori e ortaggi: tra gli ortaggi più ricchi di nichel troviamo i pomodori, ma il nichel è contenuto anche in asparagi, broccoli, carote, cavoli, cavolfiori, fagiolini, finocchi, lattuga, sedano, radicchio e altri ortaggi. Sono di solito più tollerati: cetrioli, zucca, zucchine, melanzane e peperoni.

4. Spinaci: anche gli spinaci contengono una certa quantità di nichel, pari a 0,30 microgrammi per grammo e sono tra le verdure da tenere maggiormente sotto controllo in caso di allergia o intolleranza al nichel, accanto a cibi come pomodori e lenticchie.

5. Legumi e frutta secca: chi è allergico al nichel potrebbe dover moderare il consumo di legumi e di frutta secca, con particolare riferimento alle lenticchie, ai ceci, alla soia, alle noci, alle nocciole e alle mandorle. I fagioli rossi, ad esempio, contengono 0,45 microgrammi di nichel per grammo.

6. Frutta essiccata: la frutta essiccata contiene quantità di nichel maggiori rispetto alla frutta fresca. Ciò potrebbe dipendere anche dai trattamenti industriali. Tra la frutta essiccata possiamo trovare fichi, uvetta, albicocche e prugne.

7. Bevande: chi è particolarmente sensibile al nichel dovrebbe fare attenzione ad alcune bibite e bevande, con particolare riferimento alla cioccolata, al caffè, al tè e alla birra, ma anche a tutte le bibite contenute in lattina.

8. Cibi in scatola: i cibi conservati possono incrementare il loro contenuto di nichel a causa del materiale del contenitore. Attenzione a lattine e scatolette. Tra i cibi in scatola si possono trovare tonno, carne, legumi, frutta e verdure. Meglio scegliere le alternative fresche o confezionate in altri materiali in caso di allergia al nichel.

9. Cereali: tra i cereali più ricchi di nichel troviamo l'avena, il mais, il miglio e il grano saraceno. Bisogna prendere in considerazione sia i cereali in chicco che le relative farine e i prodotti confezionati che possono contenerle.

10. Frutti di mare e pesce: per quanto riguarda gli alimenti non vegetali, tra le maggiori fonti di nichel troviamo i frutti di mare e il pesce (ben nota fonte di metalli pesanti), con particolare riferimento alle ostriche, al salmone, ai gamberi e alle cozze, ma anche ad aringhe e sgombri.

Tra gli alimenti da limitare o evitare, a seconda dei casi, si trovano anche alcuni tipi di latticini, come formaggi fusi, formaggini, yogurt al malto o ai cereali e panna montata; alcuni tipi di dolci, come il marzapane e la liquirizia e tutto ciò che contiene cacao o cioccolato. Attenzione anche al lievito chimico e ai cibi che lo contengono, alla composizione degli integratori di vitamine e minerali, ai funghi, alla margarina e ad alcuni tipi di frutta fresca, tra cui pere, albicocche, ananas e kiwi, oltre che ai grassi vegetali idrogenati, al dado da brodo, alle patatine fritte e alle gallette di mais o di avena. Il panorama degli alimenti permessi o da evitare è molto variegato. E' forse impossibile seguire una dieta che escluda del tutto il nichel. Può capitare di essere sensibili a certi alimenti, ma di tollerarne bene altri, anche se contengono nichel. Per compiere le scelte migliori, soprattutto nei casi più gravi, è bene rivolgersi ad uno specialista.

Mercoledì, 21 Settembre 2016 06:30

L'UVA E' ADATTA NELL'ANEMIA SIDEROPENICA.

21-09-2016

L'uva è uno dei frutti freschi più ricchi di ferro. L'uvetta, che è più concentrata, è ancora più ricca di ferro (2,59 mg/100 g) e supera anche la carne di agnello (2-2,5 mg/100). La vitamina C, presente nell'uva o in altri alimenti vegetali, potenzia l'assorbimento del ferro non-eme dell'uva, che altrimenti risulterebbe più difficile da assorbire rispetto a quello della carne. Inoltre, l'uva è piuttosto ricca di rame, oligoelemento che favorisce l'assorbimento e l'assimilazione del ferro. L'uva in estate e in autunno e le uvette durante il resto dell'anno possono aiutare chi ha problemi di anemia dovuta a carenza di ferro.

21-09-2016

Le verruche sono lesioni causate dal virus del papilloma umano (HPV) e non devono allarmare eccessivamente poiché si tratta di formazioni benigne che devono essere semplicemente trattate in modo corretto. Di solito non sono dolorose, tranne quando si trovano sulle piante dei piedi o in un’altra parte del corpo sottoposta a urti e contatti continui. Il contagio avviene per contatto superficiale (il virus rimane confinato nella pelle e non è presente nel sangue) ed è molto frequente solitamente in luoghi affollati come docce, palestre e piscine, dove il clima caldo e umido favorisce la sopravvivenza del virus in forma attiva. Possiamo distinguere almeno tre tipi di verruche:

• Verruche comuni. Si formano di solito su dita, mani, ginocchia e gomiti e si presenta come una piccola escrescenza dura, di forma arrotondata e solitamente di colore grigiastro o marroncino con superficie ruvida.

• Verruche piane. Piccole come la testa di uno spillo, sono più lisce rispetto agli altri tipi di verruche e la loro sommità è piatta. Possono essere di colore rosa, marroncino o giallastro. Si manifestano spesso sul viso, ma anche su braccia, ginocchia e mani e possono comparire a grappoli.

• Verruche plantari. Riguardano la pianta del piede e possono essere estremamente fastidiose e dolorose poiché è come avere continuamente un sassolino nella scarpa.

Quando ci accorgiamo della loro presenza dobbiamo rivolgerci al medico curante o, meglio ancora, al dermatologo affinché possa prescrivere la giusta terapia o consigliarci il metodo più sicuro per eliminarle definitivamente. Se, però, vogliamo provvedere alla rimozione della verruca con rimedi semplici e naturali, dobbiamo selezionare quelli sicuri e vincenti.

1. Recentemente, alcuni studi scientifici hanno mostrato che il Duct tape (nastro tessile adesivo) è efficace almeno quanto la terapia con azoto liquido effettuata dai medici. Tagliatene un pezzetto di dimensione poco maggiore a quella della verruca e applicatelo su di essa per sei giorni. Dopo sei giorni toglietelo e immergete la parte interessata in acqua tiepida per qualche minuto. Con una pietra pomice eliminate la pelle morta e lasciate la verruca libera durante la notte. Al mattino seguente applicate un nuovo pezzo di nastro per altri sei giorni. Ripetete questa operazione finchè la verruca non scompare del tutto.

2. Un’altra grande alleata nella lotta contro questo fastidioso problema è la cipolla. Prendete una cipolla, tagliatela in due e applicate un pò di sale sulla parte interna del pezzo che userete. Strofinate, per un paio di minuti, la cipolla con sale sulla verruca. Lasciate agire per almeno un’ora e poi lavate la parte interessata con acqua tiepida. Ripetendo quest’azione ogni giorno, entro un mese la verruca sparirà.

Mercoledì, 21 Settembre 2016 06:26

GLI ALIMENTI CHE GLI ESPERTI NON MANGEREBBERO MAI.

21-09-2016

1. CIBI NEI BARATTOLI DI ALLUMINIO

Fredrick Vom Saal è un endocrinologo dell’Università del Missouri che studia il bisfenolo A. Con le lattine il problema sta nelle resine che, appunto, contengono bisfenolo A, un estrogeno sintetico legato all’aumento dei disturbi riproduttivi, alle malattie cardiache, al diabete e all’obesità. L’acidità degli alimenti contenuti nelle lattine (pensiamo ai pomodori) favorisce il rilascio di bisfenolo A nell’alimento stesso. Ci sono studi secondo i quali i livelli di bisfenolo A in moltissime persone sono più alti di quelli che negli animali hanno mostrato di sopprimere la produzione dello sperma e di causare danni cromosomici. “Da un litro di pomodori in lattina si possono assumere fino a 50 mcg di bisfenolo A - ha detto Saal - un livello che ha un sicuro impatto sulla salute soprattutto dei più giovani”. La soluzione: scegliere alimenti, soprattutto pomodori, in bottiglie di vetro oppure in tetrapak.

2. CARNI DELLE MUCCHE NUTRITE CON CEREALI

Joel Salatin è co-proprietario dell’azienda Polyface e autore di diversi libri sull’agricoltura sostenibile. In questo caso il problema è che il manzo deve mangiare erba, non cereali. Ma gli allevatori oggi nutrono i manzi con mais e soia per farli ingrassare. Uno studio recente condotto dai ricercatori del Dipartimento americano dell’Agricoltura e della Clemson University hanno dimostrato come, rispetto alla carne di manzi nutriti con cereali, quella di manzi nutriti con erba sia più ricca di beta-carotene, vitamine E, omega-3, acido linoleico coniugato, calcio, magnesio e potassio, abbia meno omega-6 e meno grassi saturi. La soluzione: per chi sceglie di continuare a mangiare carne, in caso di carne di manzo meglio scegliere quella di animali nutriti solo con erba.

3. POPCORN COTTI NEL FORNO A MICROONDE

Olga Naidenko è ricercatrice dell’Environmental Working Group. Il problema con i popcorn nelle confezioni preparate per il microonde risiede anche nella sostanza chimica che viene rilasciata, appunto, dalla confezione stessa, l’acido perfluoroottanoico che può causare infertilità. Le microonde del forno vaporizzano tale sostanza che migra nel cibo e si accumula nell’organismo che ingerisce quel cibo. La soluzione: meglio cuocere il mais biologico nel modo tradizionale, con la pannocchia.

4. PATATE NON BIOLOGICHE

Jeffrey Moyer è il responsabile del National Organic Standards Board e si è occupato di come i tuberi e le radici assorbano erbicidi, pesticidi e fungicidi che vengono immessi nel terreno. Nel caso delle patate, queste vengono trattate con fungicidi nel periodo della crescita, spruzzate di erbicidi per uccidere i parassiti e dopo la raccolta vengono trattate nuovamente per impedire che germoglino. “Provate a fare questo esperimento - ha detto Moyer - comprate una patata convenzionale e cercate di farla germogliare. Non ci riuscirete. Ho parlato con tanti agricoltori e molti mi hanno detto che separano dalle altre alcune patate che tengono per se e la propria famiglia senza trattarle”. La soluzione: comprate patate biologiche. Se le patate convenzionali sono state trattate con sostanze chimiche, non basta lavarle bene poichè i pesticidi vengono assorbiti.

5. SALMONE D'ALLEVAMENTO

Il dottor David Carpenter, direttore dell’Institute for Health and the Environment all’Universitè di Albany, ha pubblicato un importante studio su Science riguardo la contaminazione del pesce. Negli allevamenti i salmoni vengono nutriti con soia, frattaglie di pollo e penne di pollame idrolizzate. Questi salmoni contengono poca vitamina D e molti contaminanti, incluso sostanze cancerogene, PCB, ritardanti di fiamma e pesticidi. Secondo Carpenter il salmone d’allevamento è il pesce più contaminato. Preoccupano anche gli alti livelli di antibiotici utilizzati negli allevamenti. La soluzione: evitare di mangiare salmone o, per chi volesse continuare a mangiarlo, scegliere quello pescato in Alaska e mai di provenienza atlantica.

6. LATTE VACCINO

Rick North è il direttore della Campaign for Safe Food all’Oregon Physicians for Social Responsibility e responsabile della divisione in Oregon dell’American Cancer Society. Punta il dito contro il latte di mucche trattate con ormone bovino della crescita ricombinante per aumentare la produzione di latte. Tale ormone aumenta il rischio di infezioni e pus nel latte e porta ad alti livelli di un ormone chiamato fattore di crescita insulino-simile che negli esseri umani aumenta il rischio di cancro al seno, alla prostata e al colon. La soluzione: scegliere bevande diverse da quello di mucca, preferibilmente vegetali, oppure scegliere il latte biologico.

7. SOIA

Quasi il 90% di tutta la soia del mondo parrebbe essere geneticamente modificata ed esistono molti studi sui rischi derivanti dal consumo di alimenti OGM. Se non si sceglie soia biologica si rischia dunque di esporsi a rischi per la salute. La soluzione: scegliere solo soia biologica o almeno che abbia riportato in etichetta non-OGM.

8. MELE CONVENZIONALI

Mark Kastel è codirettore del Cornucopia Institute, un gruppo di ricerca sulla politica agricola che sostiene il cibo biologico. Punta il dito sulle mele convenzionali, il frutto, secondo lui, che più viene trattato con pesticidi poiché non sviluppa resistenza. “I lavoratori agricoli presentano un elevato rischio di cancro - ha detto - e sempre più studi hanno collegato l’esposizione ai pesticidi con il morbo di Parkinson”. La soluzione: comprare solo mele biologiche certificate.

20-09-2016

Mangiare noci, così come molta altra frutta secca, si sa, fa bene e allunga la vita. Le noci, del resto, oltre a essere ricche di fibre, proteine e potassio, sono una buona fonte di acido alfa-linolenico (ALA), un acido grasso omega-3 importante per lo sviluppo normale. Ma lo sapevate che può aiutarvi a perdere peso e ad annullare gli effetti dei junk food, il cibo spazzatura, sull’organismo? Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori dell’Oregon State University degli Stati Uniti, che ha condotto uno studio su un gruppo di topi. Prima di vedere gli esiti di questa interessante ricerca, però, vorreI spendere qualche parola in più sugli effetti che mangiare noci può avere sul nostro metabolismo. Questo prezioso alimento, infatti, aiuta chi lo mangia a perdere peso e ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. A febbraio di questo stesso anno, un gruppo di ricercatori facenti parte della San Diego School of Medicine presso l’University of California ha testato gli effetti del consumo di noci su delle donne obese o in sovrappeso, con un’età compresa tra i 22 e i 72 anni. I risultati sono stati sorprendenti: consumare alimenti ricchi di acidi grassi monoinsaturi si è infatti rivelato un ottimo modo per migliorare i livelli di colesterolo nel sangue e diminuire il rischio di malattie cardiache. Non solo. Tutte le donne a cui era stato chiesto di mangiare noci avevano registrato un calo di peso. Le noci possono essere delle buone alleate anche per chi eccede con il consumo di junk food, ovvero con tutti quei cibi ricchi di grassi e poveri di nutrienti.
Ritornando allo studio condotto presso l’Oregon State University, negli Stati Uniti, e pubblicato sul Journal of Nutrition, i ricercatori hanno scoperto che la salute metabolica e gli effetti sul fegato del cibo spazzatura possono essere influenzati positivamente dall’assunzione di noci. Gli scienziati hanno alimentato un gruppo di topi con l’equivalente della dieta cheeseburger-patatine-bibita zuccherata, un modello alimentare adottato da milioni di persone al mondo e responsabile di una vertiginosa crescita dell’obesità. Una parte del gruppo di studio è stato alimentato, oltre che con junk food, anche con una porzione e mezzo al giorno di noci. Dopo dieci settimane, questo sottogruppo non aveva perso peso, ma presentava molto meno grasso nel fegato rispetto agli altri topi alimentati solo con una dieta ad alta percentuale di grassi. Non solo: le cavie alimentate con le noci avevano fatto registrare punteggi migliori sugli indicatori chiave della salute metabolica, tra cui migliore tolleranza al glucosio, livelli molto maggiori di grassi buoni (HDL) nel sangue e livelli generalmente inferiori di lipoproteine cattive (LDL). Gli effetti si sono dimostrati ancora più significativi, aggiungendo alla dieta altri alimenti come lamponi, ciliegie o tè verde.

 

http://indianexpress.com/article/lifestyle/health/walnuts-beneficial-for-curing-inflammation-improving-metabolism-2966614/

19-09-2016

I vaccini contengono: alluminio, mercurio (thimerosal), piombo, arsenico, MF 59 (squalene), fenossietanolo, Glutaraldehyde, Phenol/phenoxyethanol (anticongelante), Tri(n)butylphosphate, Gentamicin solfato, Neomycin solfato (antibiotico), Polymyxin B (antibiotico), Gelatina animale, gomma lattice, solfato ammonico (sale), beta propiolactione - Octoxynol 10 (anche conosciuto come Triton X-10), Polisorbato 80, Formaldeide (formalina), MSG (glutammato monosodico), nanotecnologie, metalli e minerali tossici in nanoparticelle, virus, cellule di feti abortiti, emoderivati di animali sospetti, lieviti modificati geneticamente di DNA animali e batteri e DNA virale, cellule animali/umane, materiale genetico e tessuti provenienti da uova di pollo, da reni di cani o di scimmie, cuore di vacca, uova di gallina/papera, sangue di maiale/cavallo/pecora, cervello di coniglio, porcellini sperimentali (per la polio i reni e i testicoli delle scimmie, per la rosolia i reni dei conigli, per il tetano e la difterite il sangue dei cavalli, per la pertosse i topi, per il morbillo i cani i porcellini d’india e gli embrioni di pollo), inoltre endotossine batteriche, tossine e microrganismi, proteine eterologhe. Gli eccipienti contenuti nei vaccini sono: sodio cloruro, potassio cloruro, potassio fosfato monobasico, sodio fosfato dibasico diidrato, magnesio cloruro esaidrato, calcio cloruro diidrato, sodio citrato, acido citrico, acqua per preparazioni iniettabili. Tutto questo è contenuto soprattutto in quelli obbligatori, iniettati nel fragile corpo di un bambino di tre mesi, il cui sistema immunitario non è ancora formato. Ci vogliono circa 6 mesi per poter preparare un vaccino da testare. I vaccini vengono preparati mediante diverse strategie. In alcuni casi il “germe della malattia” ossia il batterio e il virus eterologo (cioè estraneo al corpo, fatto di proteine di lipidi, contenente porzione di DNA del germe) viene introdotto nell’organismo già ucciso (con la formaldeide), quindi non più in grado di causare malattia ma ancora sufficiente a stimolare la produzione di anticorpi. In altri casi i batteri e i virus sono invece attenuati, ossia non uccisi ma modificati in modo da non essere più attivi, con una serie di passaggi, passando i virus attraverso colture di tessuti animali parecchie volte, per ridurre la relativa potenzialità patogena. Per esempio il vaccino del vaiolo è coltivato sulla pelle di vitelli e pecore, oppure occhi di coniglio; quello del tetano è ricavato da tessuti di cavallo; quello della rabbia da tessuti di cane, pecora, scimmia, coniglio, criceto, ratto, topo, uovo di gallina, uovo di anatra; quello della tubercolosi usa le arvicole o le mammelle di mucca; quello della poliomielite per mezzo di colture costituite da tessuti e cellule prelevati dai reni della scimmia verde africana; quello contro la rosolia usa reni di coniglio e cellule diploidi umane, ovvero tessuti sezionati di feti abortiti; il vaccino contro il morbillo usa tessuti di cani, reni di porcellini d’india, uova di quaglia giapponese, embrioni di pollo; il vaccino trivalente al morbillo, parotite e rosolia (MMR) viene preparato nell’embrione di pulcino; quello contro la pertosse è coltivato su tessuti di topo, oppure su muco tratto dalla gola di bambini infetti; quello antinfluenzale su embrioni di pollo; quello antidifterite su sangue putrefatto di cavallo; quello antitifo è ricavato da materia fecale decomposta di ammalati di tifo. Esempi di vaccini attenuati sono il vaccino Sabin contro la poliomielite e il vaccino contro il morbillo, la parotite e la rosolia. In alcuni casi, si utilizzano le sostanze tossiche prodotte dai microrganismi che vengono inattivate prima dell’introduzione nel nostro organismo, come nel caso del vaccino antitetanico e dell’antidifterico. A volte si utilizzano componenti della superficie dei virus o della capsula esterna dei batteri, come nel caso dell’Haemophilus influenzae b o del nuovo vaccino contro lo pneumococco. Infine, una nuova serie di vaccini prevede l’utilizzo di proteine sintetiche, ottenute in laboratorio e che simulano componenti dei virus, come è il caso dell’epatite B o della pertosse. Il vaccino contro l’epatite B, per esempio è composto da una proteina che si trova sulla superficie del virus che viene prodotto per sintesi usando la tecnica del DNA ricombinante (ingegneria genetica). Alle componenti batteriche e virali vengono aggiunti, nella composizione dei vaccini, diversi adiuvanti per favorirne l’efficacia, prevenirne la contaminazione da parte di altri agenti microbici e stimolare le difese immunitarie dell’organismo vaccinato. Nei vaccini sono presenti anche piccolissime quantità di sostanze necessarie per prevenire contaminazioni batteriche, evitare la perdita di efficacia nel tempo o potenziare la risposta immunitaria. Una sorta di “turbo” immunologico. Gli adiuvanti utilizzati più frequentemente sono:

- Antibiotici: sono utilizzati per prevenire la crescita batterica nelle culture vaccinali. La neomicina è uno degli antibiotici più frequentemente utilizzati a tale scopo.

- Alluminio: sotto forma di sali di alluminio è utilizzato nei vaccini per aumentare la stimolazione immunitaria ed aumentare la produzione di anticorpi nei confronti della malattia.

- Formaldeide: è utilizzata per uccidere virus e batteri che possono trovarsi nelle colture usate per produrre vaccini.

- Glutammato monosodico (MSG): è utilizzato come stabilizzante in alcuni vaccini che in tal modo rimangono inalterati in situazioni quali cambiamenti di temperatura, umidità, pH ecc. L’MSG viene utilizzato molto spesso nei cibi.

- Solfato: sotto forma di sodio metabisolfito è anch’esso uno stabilizzante. Si trova anche in alcuni cibi e bevande alcoliche.

- Thimerosal: è un conservante. Il thimerosal contiene mercurio è può trovarsi sotto forma di etilmercurio, acido tiosalicilico, idrossido di sodio ed etanolo. Si trova anche come conservante nei liquidi di pulizia delle lenti a contatto e negli spray orali. Ed altre sostanze ancora…

Questo è ciò che circola nel sangue dei vostri bambini dal momento in cui vengono vaccinati! “Grazie” alle vaccinazioni, è comparsa (e/o sta crescendo in maniera esponenziale parallelamente alla loro diffusione) tutta una serie impressionante di patologie che prima non esistevano o che erano assolutamente marginali. Patologie che hanno come unico denominatore il sistema immunitario. Il sistema immunitario che improvvisamente (quasi “immotivatamente ed inspiegabilmente”, stando alle “comode” teorie della medicina “ufficiale”) inizia a fabbricare autoanticorpi, ovvero anticorpi diretti contro il suo stesso organismo! Come potrebbero le case farmaceutiche vendere milioni di tonnellate di farmaci (a loro volta nocivi e inducenti altre patologie) se la gente non si ammalasse? Crollando le patologie (indotte più spesso di quanto si immagini da quelle stesse vaccinazioni che dovrebbero proteggerci) crollerebbe quantomeno il mercato di antibiotici, cortisonici, antipiretici e antistaminici.

ESAVALENTE

La copertura è sempre parziale e limitata nel tempo, i danni sono noti e variano per soggetto. L’esavalente contiene due vaccini non obbligatori. I 4 vaccini obbligatori sono:

- Tetano: La comunità non deve difendersi da questo contagio semplicemente perché non è una malattia contagiosa. Se il tetano non è un virus perché si continua ad usare un vaccino antivirale? Tra l’altro in Europa non è mai stata una malattia dei bambini, e non si può neppure sostenere che, vaccinando tutti, si impedisca la circolazione del bacillo che si riproduce nell’intestino dei ruminanti ed è presente anche nella polvere di casa. La malattia non è dunque sradicabile (non la si può far sparire). Anche prima della vaccinazione i casi erano qualche centinaio all’anno e, allora come oggi, si riferiscono quasi sempre ad anziani.

- Epatite B: Delle quattro obbligatorie questa gode di molti studi pubblicati relativi alla sua pericolosità e nessun pediatra ha il coraggio di difenderne l’obbligo. Il totale delle epatiti (A, B, C ecc.) è “crollato” prima del vaccino, passando dai 54.000 casi di tutte le epatiti del ’69 ai 2.733 della sola B del ’94, (nel ’97 circa 2.000), benigni al 95%, cronici nel 4% e mortali solo nell’1%. Sui bambini poi il vaccino è inutile perché gli anticorpi che produce durano due anni nei neonati e quattro negli adulti. Considerato che la malattia è degli adulti e comincia ad apparire timidamente a 15 anni, se ne conclude che farlo a 0 ed 11 anni è matematicamente inutile e può fare solo male.

- Difterite: Anche in questo caso vaccinare tutti per una malattia che “non c’è” produce più effetti collaterali che prevenzione. Nei paesi in cui il vaccino viene poco o per niente usato, la malattia non è presente, mentre appare in paesi super vaccinati (come la Russia) se c’è fame e freddo; inoltre non è sradicabile. Infine, se la vaccinazione di massa aveva un senso teorico nel 1939, certamente non lo ha oggi, quando, ad esempio, sono disponibili antibiotici che possono agevolmente essere usati per gli sporadici casi che si presentassero.

- Poliomielite: Anche qui le centinaia (e probabilmente migliaia) di casi di morte e di invalidità da polio nell’occidente avanzato, almeno negli ultimi 10 anni, sono per lo più dovuti alla vaccinazione. In Italia la malattia (normalmente benigna) stava naturalmente sparendo tra gli anni Venti e gli anni Trenta: i picchi di incidenza sono “stranamente” apparsi in concomitanza con l’introduzione degli obblighi dell’antivaiolosa (1934), dell’antidifterica (1939) e con le prime antipolio.

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