Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

13-07-2016

Dormire nella posizione laterale, rispetto a quella sulla propria schiena o sullo stomaco, può essere una pratica importante per contribuire a ridurre le probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer e altre malattie neurologiche. Così suggerisce una nuova ricerca condotta da ricercatori a Stony Brook University. Utilizzando la risonanza magnetica, i ricercatori della Stony Brook University, Hedok Lee, Helene Benveniste e colleghi, hanno scoperto che una posizione di riposo laterale è la posizione migliore per rimuovere più efficacemente l'espulsione di tossine dal cervello. Negli esseri umani, ma anche in molti animali la posizione di riposo laterale è la più comune. L'accumulo di rifiuti chimici nel cervello può contribuire allo sviluppo della malattia di Alzheimer e altre malattie neurologiche. La loro scoperta è stata pubblicata sul Journal of Neuroscience. 
Il Dr. Benveniste, ricercatore principale e professore presso il Dipartimento di Anestesiologia e Radiologia presso Stony Brook University School of Medicine, ha utilizzato la risonanza magnetica di contrasto dinamico per diversi anni per esaminare ciò che accadeva su cavie roditori. Il metodo consente ai ricercatori di individuare e definire il percorso glinfatico, in cui il fluido cerebrospinale (CSF) filtra attraverso il cervello e realizzando scambi di liquido interstiziale (ISF) per eliminare rifiuti, simile al modo in cui il sistema linfatico del corpo libera i rifiuti dagli organi. È durante il sonno che il percorso glinfatico è più efficiente. "L'analisi ci ha mostrato costantemente che il trasporto glinfatico per l'eliminazione delle tossine era più efficiente nei soggetti che dormivano in posizione laterale rispetto alle posizioni supino o prono", ha detto il dottor Benveniste. "E 'interessante il fatto che la posizione di sonno su un fianco è già il più comune negli esseri umani. Lo studio aggiunge quindi un ulteriore supporto al concetto che il sonno svolge una funzione biologica, che è quello di “ripulire” dalle tossine che si accumulano mentre siamo svegli. Molti tipi di demenza sono legate a disturbi del sonno. Questi disturbi del sonno possono accelerare la perdita di memoria nella malattia di Alzheimer.

 

http://sb.cc.stonybrook.edu/news/general/150804sleeping.php

http://www.jneurosci.org/content/35/31/11034

https://www.sciencedaily.com/releases/2015/08/150804203440.htm

Mercoledì, 13 Luglio 2016 20:13

INTERVENTI PERICOLOSI DEL TUTTO INUTILI.

13-07-2016

Ogni anno in Italia:

- 1.000 persone muoiono in seguito a reazione allergica agli antibiotici.
- 250.000 interventi chirurgici sono effettuati inutilmente.
- 1.200 persone muoiono in seguito a complicazioni sopravvenute dopo interventi chirurgici inutili.
- 3.500 mastectomie totali e isterectomie sono effettuate inutilmente.
- 30.000 appendicectomie sono eseguite inutilmente.
- 20.000 interventi di by-pass coronarici sono effettuati inutilmente. E' dimostrato che nell'80% dei casi questi interventi sono controindicati e pericolosi. Si registra un tasso di mortalità del 15% in pazienti di oltre 60 anni che muoiono sul tavolo operatorio o poco dopo.
- Il 30% delle persone ricoverate lo sono perchè un medico o un farmaco hanno "provocato" la loro malattia.

12-07-2016

La maggior parte di noi passa la vita a lavorare, mangiare, socializzare, senza prestare molta attenzione a come le nostre cattive abitudini influenzano il corpo. Eppure esistono delle cose che facciamo che possono veramente danneggiare il cervello senza che ce ne accorgiamo. Del resto, è molto semplice notare un mal di testa, un raffreddore, o una digestione lenta. Meno semplice invece è accorgersi dei sintomi che vengono dal nostro cervello, sempre più appesantito da un modo di vivere sbagliato. Ecco quindi un elenco di alcune delle cattive abitudini quotidiane più comuni e che possono causare danni al cervello.

1. MANGIARE CIBI CATTIVI

Una dieta sana può fare veramente tanto, ormai avremmo dovuto impararlo. I nutrienti presenti negli alimenti, infatti, hanno un effetto diretto sul cervello. Sia in positivo, che in negativo, quando si tratta ad esempio di junk food. Con l’età, il cervello diventa più vulnerabile agli effetti dell’infiammazione cellulare e ai radicali liberi, che possono portare a un invecchiamento precoce. Ecco perché dovremmo mettere da parte il cibo spazzatura e scegliere piuttosto alimenti ad alto contenuto di antiossidanti.

2. TROPPO STRESS

Sperimentiamo tutti una certa quantità di stress nella nostra vita: a lavoro, in famiglia, in casa. Un pò di stress può essere utile, è vero, ma troppo, come abbiamo visto più volte fa veramente male. Gli acidi grassi omega-3 aiutano a rafforzare il cervello, anche contro i disturbi debilitanti. Promuovono il corretto funzionamento delle sinapsi cerebrali, che influenzano memoria e apprendimento. Un’esperienza stressante innesca due risposte distinte all’interno del cervello. La prima che genera la produzione di cortisolo e porta frequenza cardiaca e respirazione ad accelerare. La seconda che avviene quando lo stress passa, che porta il sistema nervoso e il corpo a rilassarsi. Tuttavia, quando lo stress è troppo e soprattutto reiterato nel tempo, i livelli di cortisolo rimangono alti e il cervello può soffrirne. Nel corso del tempo, lo stress cronico può anche portare il decadimento dei neuroni di una parte del cervello chiamata ippocampo, che è un centro collegato alla memoria. Questo spiega perché è facile dimenticare le cose quando si è ansiosi o sovraccarichi di lavoro. Quindi, la prima cosa da fare subito dopo cambiare alimentazione è cercare di eliminare o almeno ridurre le fonti di stress.

3. NON PRATICARE ATTIVITA’ FISICA

L’esercizio fisico aiuta il cervello a rimanere sano. Sono molte le ricerche che affermano che fare sport mantiene la mente più giovane e ritarda il declino cognitivo negli anziani. Questo avviene, in parte, perché l’esercizio aerobico aumenta il flusso di ossigeno al cervello e diminuisce la perdita di cellule cerebrali.

4. DORMIRE POCO

Per molte persone, un buon riposo notturno è un lusso che non possono permettersi. Ma è una cosa che potrebbe costare caro al loro cervello. Senza la giusta quantità di riposo, le cellule cerebrali muoiono e diventa più difficile da ricordare anche le cose più semplici. Nel corso del tempo, poi, alcuni disturbi del sonno possono distruggere il cervello, generando perdita di memoria e una ridotta funzione cognitiva. Cercate quindi di dormire di più, garantendo però una buona qualità del sonno.

5. NON AVERE VITA SOCIALE

Questa forse è una delle cattive abitudini che pensiamo possa avere minor impatto sul nostro corpo. Niente di più sbagliato. Durante l’infanzia, ci sono diverse occasioni per socializzare, a partire dalla scuola. Più tardi nella vita diventa più difficile connetterci con gli altri. I nostri cervelli sono cablati per la socializzazione e abbiamo bisogno dei legami umani per pensare e funzionare chiaramente. Le persone di qualsiasi età che parlano e socializzano con gli amici ottengono in genere risultati migliori nei test cognitivi rispetto a chi non condivide i suoi sentimenti con gli altri. Che aspettate allora a uscire e incontrare gente?

6. FUMARE

Il fumo fa male. Anche al nostro cervello. I danni al cervello, in questo caso, arrivano a causa dello stress ossidativo. I ricercatori del King’s College di Londra (Regno Unito) hanno condotto per otto anni uno studio su 8.800 persone con più di 50 anni, scoprendo che il vizio del fumo fa marcire il cervello e danneggia memoria, apprendimento e ragionamento più di quanto facciano pressione alta e sovrappeso.

7. NEGATIVITA’

Un atteggiamento mentale pessimista è un’altra cattiva abitudine da eliminare immediatamente per proteggere il cervello. E il problema non siamo solo noi, ma anche chi ci sta attorno. I pensieri negativi mettono in pericolo i neuroni nell’ippocampo, l’area del cervello che controlla la soluzione dei problemi, la memoria e l’inibizione comportamentale.

8. NON FARE COLAZIONE

La colazione è il pasto più importante della giornata e può influenzare le attività del nostro cervello. Saltarla può portare la nostra mente a fare uno sforzo eccessivo per trovare l’energia di cui ha bisogno. La conseguenza? Perdita di concentrazione, di memoria, stress, cattivo umore, cattivo rendimento fisico e cognitivo.

9. TROPPI ZUCCHERI

Troppi zuccheri nella nostra dieta, accompagnati da uno scarso introito di verdura, frutta e fibre, favorisce l’accumulo di sostanze nocive nel nostro corpo, ostacolandone il corretto funzionamento e interferendo con lo sviluppo neurologico.

10. MULTITASKING

Eh si, anche il multitasking può essere una delle cattive abitudini che danneggiano il nostro cervello. A dimostrarlo una serie di ricerche raccolte dal periodico «Forbes». Secondo una ricerca dell’University of London, dedicarsi a più attività nello stesso momento riduce il quoziente intellettivo del nostro cervello. Tra gli adulti esaminati il QI si abbassava di circa 15 punti, scendendo al livello di quello di un bambino di 8 anni.

12-07-2016

Alcuni studi epidemiologici hanno evidenziato in più di un'occasione che il consumo di pesce è inversamente proporzionale all'incidenza delle malattie cardiache. Basta una porzione di salmone alla settimana a fare la differenza. Sembra che questo sia dovuto agli acidi grassi omega-3 presenti nel pesce. Va notato che studi autoptici hanno dimostrato che le coronaropatie più gravi si riscontrano nei soggetti con la concentrazione più bassa di oli omega-3 nei tessuti adiposi. Come prevedibile, a concentrazioni più alte di acidi grassi omega-3 corrisponde un grado di aterosclerosi minore. Chi non gradisce il pesce può ricavare acidi grassi omega-3 dalle noci e dai semi di lino, che sembrano altrettanto efficaci. E' dimostrato che una dieta ricca di questi acidi grassi, fa diminuire la mortalità del 60%. Gli abitanti di Creta, per esempio, hanno valori molto alti di questi acidi grassi così importanti perchè consumano molte noci e olio di oliva. L'integrazione di omega-3 sotto forma di olio di semi di lino o oli di pesce ricchi di EPA o DHA sembra essere altrettanto efficace.

11-07-2016

Perchè è bene iniziare la giornata bevendo una tazza di acqua calda con il miele? Perchè il miele aiuta a perdere peso e riduce il rischio di disturbi gastrointestinali come gastroenterite, gastrite e diarrea. Inoltre, il miele non solo protegge, ma tratta anche le infezioni gastrointestinali. Quindi, bere acqua calda e miele, sostituendo lo zucchero con il miele, non solo aiuta a perdere peso, ma agisce anche come un rimedio naturale per le complicazioni comuni dello stomaco, diarrea e gastroenterite. La diarrea non è una malattia, ma un sintomo di altre patologie che si riscontra in numerose affezioni intestinali (enteriti, coliti ecc.) ed epatiche. La forma acuta è scatenata principalmente da agenti infettivi (batteri, virus e parassiti) che possono diffondersi a causa di scarse condizioni di igiene veicolate tramite l’acqua o cibi contaminati o può essere dovuta a condizioni non patologiche, quali intolleranze alimentari, situazioni di stress, assunzione di farmaci ecc.

COME FUNZIONA IL MIELE?

La gastroenterite batterica è causata da batteri connessi alle cellule epiteliali della mucosa. Il miele blocca l’attacco dei batteri patogeni alle cellule intestinali, riducendo così il rischio di infezioni e impedisce che l’infezione arrivi al tratto gastrointestinale. Inoltre, le proprietà antibatteriche del miele favoriscono un rapido recupero dalla diarrea causata da un’infezione batterica. Molti tipi di miele contengono notevoli quantità di perossido di idrogeno, cioè di acqua ossigenata, la stessa che si usa di solito per disinfettare le ferite. Poichè le alte temperature cui viene sottoposto il miele durante la pastorizzazione neutralizzano alcune sostanze benefiche, per ottenere il massimo effetto battericida, l’ideale è utilizzare il miele grezzo, non trattato. Il miele è efficace anche contro la stipsi poiché contiene grandi quantità di fruttosio che arriva nell’intestino crasso senza essere stato digerito. Il fruttosio inoltre ha un potere dolcificante particolare e un prolungato effetto energetico perché, mentre il glucosio viene bruciato immediatamente, il fruttosio è dotato di proprietà emollienti grazie alle quali resta “disponibile” per il fisico, più a lungo. Quando viene assunto con l’acqua per la reidratazione, il miele aiuta a migliorare l’assorbimento del potassio senza la necessità di aumentare l’apporto di sodio. Esso svolge un ruolo chiave nella riparazione della mucosa intestinale danneggiata, stimolando la crescita di nuovi tessuti e funziona anche come agente antinfiammatorio efficace. Quindi, aggiungere il miele alla vostra dieta, non solo vi impedisce di contrarre infezioni batteriche del tratto gastrointestinale, ma aiuta a ridurre la disidratazione causata dalla diarrea.

COME USARLO?

Il modo migliore per ottenere i benefici antibatterici del miele è quello di mescolare un cucchiaino di miele in una tazza di acqua calda e bere per prima cosa, al mattino. Esso non solo favorisce la disintossicazione del corpo, ma riduce anche il rischio di varie infezioni gastrointestinali.

11-07-2016

Secondo un’indagine su 650 pazienti che stavano prendendo farmaci ipocolesterolemizzanti come le statine, i medici spesso negano gli effetti collaterali dei farmaci fonte di preoccupazioni da parte dei pazienti. Statine, come il Lipitor e Zocor, sono medicine molto comuni con effetti collaterali ampiamente conosciuti che includono danni al fegato, problemi muscolari, disturbi della memoria e cambiamenti di umore ecc. Nel caso di problemi muscolari, se l’effetto collaterale non è riconosciuto, si può sviluppare una problematica potenzialmente mortale denominata rabdomiolisi. Ciononostante, i pazienti che hanno risposto all’indagine hanno detto che dopo aver discusso circa gli effetti secondari con il loro medico:

• Il 47 per cento dei medici ha scartato il loro problema muscolare o conoscitivo dicendo che non dipendeva dalle statine.

• Per il 51 per cento con un tipo di dolore nevritico denominato neuropatia periferica i loro medici hanno negato un collegamento coi farmaci.

• Per il 32 per cento i medici hanno negato un collegamento fra i sintomi e le statine.

• Il 29 per cento ha riferito che i medici “nè hanno confermato nè scartato la possibilità di collegamento dei sintomi con le statine”.

Piuttosto che attribuire le lamentele dei pazienti ai farmaci, molti medici hanno incolpato “il normale processo di invecchiamento” o hanno negato interamente i sintomi. Oltre a non fare attenzione alla preoccupazione del paziente per la salute, questa ignoranza verso una potenziale reazione avversa farmacologica (ADR) significa che nessun “rapporto di evento negativo” è mai stato fornito alla U.S. Food and Drug Administration (FDA). Secondo un esperto medico della scuola di Harvard, il 90-99 per cento degli effetti collaterali non viene riportato, e la FDA conta molto su tali rapporti per valutare la sicurezza dei farmaci una volta sul mercato. In breve, l’indagine suggerisce che la FDA manca di informazioni sugli effetti collaterali perché i medici non li individuano nei pazienti. Gli autori dello studio ritengono che gli effetti secondari relativi alle statine non siano gli unici non riconosciuti. Suggeriscono quindi che molti altri effetti secondari farmacologici siano ignorati. I ricercatori hanno speculato che le tendenze dei medici a ignorare gli effetti secondari dei farmaci possano dipendere dalle potenti campagne pubblicitarie focalizzate sui benefici dei farmaci e minimizzanti gli effetti collaterali.

COMMENTO

I medici non dovrebbero diventare il capro espiatorio di questa disdicevole situazione. La maggior parte dei medici è intelligente, ben intenzionata e crede di fare la cosa migliore per i propri pazienti. Semplicemente non si rendono conto di essere pedine di un sistema che spende ogni anno decine di miliardi di dollari (le multinazionali sono quasi tutte americane) e, in Europa, milioni di euro, per manipolarli e ingannarli facendogli credere che farmaci e chirurgia siano la soluzione migliore per le patologie degenerative croniche. Le patologie acute e i traumi non sono un buon investimento perché durano il tempo del superamento della fase critica. Le malattie degenerative croniche producono clienti per una vita intera. Ciò che doveva essere fatto, era di estendere il modello utilizzato per le patologie acute alle malattie degenerative croniche e quando si hanno decine di miliardi da investire nell’acquisto delle menti migliori del pianeta, il gioco è fatto: questo è un cambiamento relativamente facile da realizzare. I risultati parlano chiaro, le aziende farmaceutiche sono riuscite perfettamente a catturare le menti logiche della maggior parte dei più luminosi professionisti presenti nei vari paesi. Ma ciò è soltanto temporaneo. Internet cambierà tutto. Questo luogo sta contribuendo ad istruire egualmente consumatori e professionisti del settore medico-sanitario circa la frode e l’inganno. La maggior parte dei medici ingannati non è motivata neppure ad ascoltare le preoccupazioni dei loro pazienti circa i farmaci che stanno prendendo. Ciò è particolarmente tragico se consideriamo che negli Stati Uniti ogni anno ci sono più di 700.000 ricoveri al Pronto Soccorso per problematiche provocate dai farmaci (in Italia è inutile cercare qualsiasi tipo di statistica!).
Le Aziende farmaceutiche stanno influenzando Il Vostro Medico! Negli Stati Uniti 80.000 rappresentanti farmaceutici, sostenuti da più di 19 miliardi di dollari investiti in promozioni, stanno visitando i medici ogni giorno. Con numeri minori la stessa cosa accade in Italia. Queste visite stanno influenzando il vostro medico, essenzialmente per spingerlo a utilizzare sempre più i farmaci. Le aziende farmaceutiche non si fermano lì. Spendono ogni anno milioni per influenzare i politici e persino voi (attraverso gli annunci pubblicitari in TV, sui giornali e simili) per chiedere al vostro medico specificamente i loro farmaci, allo stesso modo di quando chiedete una marca particolare di alimento al supermercato o un vestito griffato.
Soltanto un medico molto ben informato e di vedute aperte potrà sostenere questo lavaggio del cervello che inizia già durante il periodo universitario. Che cosa si può fare? Intanto state già facendo il primo passo principale ovvero state ottenendo le vere informazioni su cosa realmente sta accadendo. Ora sapete che se sospettate che un farmaco stia causandovi degli effetti collaterali, state sicuri che il vostro medico non lo eliminerà. Se lui o lei rifiuta di riconoscerlo, dovete cercare un altro medico. Un altro modo di diffondere queste informazioni è quello di far leggere agli amici e conoscenti questi articoli e regalarli al vostro medico. Molti mi odieranno e cercheranno di fermarmi ma tanti altri saranno recettivi alle informazioni contenute in questa pagina. Per concludere, il mio consiglio per la vostra salute è di ridurre al minimo il ricorso a questo sistema medico fatalmente difettoso che si basa su farmaci sempre più pericolosi.

Lunedì, 11 Luglio 2016 19:41

4 MOTIVI PER ASSUMERE TE’ VERDE.

11-07-2016

Il tè verde, ricavato dalle foglie essiccate di Camellia sinensis, altro non è che il comune tè coltivato da millenni in Oriente e diffusamente consumato nel mondo. Viene chiamato “verde” perché le sue foglie non sono sottoposte a fermentazione e conservano pertanto il colore verde originario. È importante notare che il processo fermentativo della foglia provoca l’ossidazione dei polifenoli (componenti di maggiore interesse della pianta). Secondo i più recenti studi, le svariate proprietà farmacologiche dell’estratto di tè verde sono attribuibili ai principali componenti polifenolici: catechine, epicatechina (EC), epigallo catechina (EGC), epicatechina gallato (ECG) ed epigallocatechina gallato (EGCG). Negli ultimi anni gli studi si sono concentrati sulle numerose attività biologiche di questi componenti, il cui consumo con la dieta rappresenta un utile strumento protettivo antiradicalico e antiaging.

ANTIOSSIDANTE

Le catechine svolgono attività antiossidante chelando i metalli, riducendo in questo modo la formazione di radicali liberi, agendo come scavenger nei confronti del radicale ossidrile e del superossido, inibendo la perossidazione lipidica e trasferendo un atomo di idrogeno ai radicali perossilici, permettendo l’interruzione del processo autocatalitico tipico delle reazioni ossidative. L’attività antiossidante è responsabile degli effetti antitumorali e antiaterosclerotici.

PREVENZIONE CANCRO

I polifenoli contenuti nell’estratto del tè verde proteggono l’organismo dagli effetti nocivi dei radicali dell’ossigeno e delle radiazioni, incrementando nell’intestino tenue, nel fegato e nei polmoni l’attività antiradicalica e detossicante degli enzimi glutatione perossidasi-trasferasi-catalasi e reduttasi. Una conseguenza di tale azione è l’effetto antimutagenico: in vitro, infatti, è possibile evidenziare da un lato l’inibizione della oncogenesi indotta da particolari composti chimici presenti nel tabacco (nitrosamine, potenti induttori di cancro polmonare) e nell’altro, la riduzione della perossidazione lipidica indotta dall’esposizione ai raggi X. Ulteriori studi effettuati sull’uomo convalidano la possibilità che il consumo di tè verde possa prevenire alcune forme di cancro, soprattutto quelle relative al tratto gastrointestinale (stomaco, intestino tenue, pancreas, colon). In vitro l’estratto di tè verde ha dimostrato un effetto inibitore sulla crescita delle cellule tumorali nella ghiandola mammaria. Un possibile meccanismo sembra la disregolazione delle interazioni tra i recettori cellulari e i promotori tumorali, i fattori di crescita e ormonali. In modelli animali l’estratto di tè verde ha bloccato la formazione di lesioni e tumori della pelle indotti da raggi UVB.

PROTEZIONE ATEROSCLEROSI

Numerosi studi epidemiologici hanno esaminato l’associazione tra consumo di tè e sviluppo di malattie cardiovascolari. Una recente metanalisi ha fornito dati interessanti, indicando che i polifenoli contenuti nel tè verde agiscono come protettori delle LDL, impedendone la perossidazione. È stato osservato anche il miglioramento della vasodilatazione endotelio-dipendente. Uno studio effettuato su 550 uomini di mezz’età, seguiti per 15 anni, ha dimostrato che l’assunzione giornaliera di almeno 30 mg di polifenoli ha ridotto del 70% il rischio di mortalità per patologie coronariche. In un altro studio a 520 uomini e donne (30 anni e più), sottoposti ad arteriografia coronarica, fu richiesto di compilare un questionario su abitudini alimentari, fattori di rischio clinici e stile di vita. I risultati indicano che il consumo di tè verde, soprattutto negli uomini, è inversamente associato allo sviluppo di aterosclerosi coronarica.

TERMOGENICA

L’estratto di tè verde riveste un ruolo interessante come alimento funzionale nel controllo del peso. In alcuni studi clinici, i polifenoli contenuti in questa pianta hanno mostrato la capacità di stimolare il metabolismo e l’ossidazione dei grassi. Il tè verde agisce sulle riserve lipidiche dell’organismo, stimolando la produzione di adrenalina e incrementando la combustione dei grassi di riserva, proprietà potenziate dall’azione diuretica. In uno studio in doppio cieco 60 donne obese (30-45 anni) furono divise in due gruppi: al primo fu prescritta una dieta (1800 kcal) e capsule di tè verde (250 mg 3 volte/die), all’altro la dieta e un placebo. Dopo 2 settimane il gruppo che aveva assunto tè verde aveva perso il doppio del peso del gruppo placebo. Dopo 4 settimane la riduzione del peso fu 2.90 kg nel gruppo del tè verde, contro lo 0.97 kg del gruppo placebo.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12507586

08-07-2016

Il rosmarino è la spezia da usare quando grigliate la carne. Questa spezia protegge la salute bloccando le ammine eterocicliche (HCA), sostanze cancerogene che si formano quando arrostite la carne, friggete o affumicate. Quando sono ingerite se ne trovano tracce nel colon, seno, prostata, pancreas. Nella carne alla brace o grigliata se ne formano parecchie. Nuove ricerche hanno dimostrato che queste ammine eterocicliche si trovano dopo la cottura in: carne bovina, pollame, persino pesce, 4 minuti dopo che la temperatura ha raggiunto i 178 gradi. Più lungo è il tempo di cottura e più se ne formano e quanto maggiore è la temperatura. Ricercatori austriaci hanno verificato che cospargendo con rosmarino la carne, la quantità di ammine eterocicliche si riduceva del 61%. Le sostanze più studiate nel rosmarino sono potenti antiossidanti come l'acido rosmarinico, l'acido carnosico e il carnosolo. Vari studi hanno dimostrato che il rosmarino ha un potere antiossidante superiore al butilidrossianisolo (BHA) e al butulidrossitoluene (BHT), due sostanze di sintesi utilizzate come antiossidanti nell'industria alimentare per impedire che i grassi del burro e dello strutto deperiscano.

Venerdì, 08 Luglio 2016 19:47

UN OTTIMO RIMEDIO NATURALE PER LE OCCHIAIE.

08-07-2016

Il pomodoro è un ottimo rimedio naturale per combattere le occhiaie. E’ ricco di varie sostanze nutritive, tra cui la vitamina C, vitamina A e vitamine B, zolfo, ferro, potassio, fosforo e calcio. Ha anche proprietà sbiancanti che lo rendono un buon rimedio per le occhiaie.

COME USARLO

Ci sono vari modi di utilizzare il pomodoro per combattere le occhiaie:

- Tagliare alcuni pezzi di pomodoro crudo e schiacciare per estrarre la polpa. Applicare la polpa nella zona interessata, sotto gli occhi. Lasciar agire per 10 minuti prima di risciacquare.
- Un altro modo di utilizzare il pomodoro è quello di aggiungere un cucchiaio di succo di pomodoro a un cucchiaio di succo di limone e, usando un batuffolo di cotone, applicare questa miscela sulle occhiaie. Lasciare agire per 10 minuti, risciacquare con acqua fredda e asciugare.
- È inoltre possibile preparare una pasta con due cucchiai di polpa di pomodoro, un cucchiaio di succo di limone, un pizzico di curcuma in polvere e farina di ceci. Mescolare bene e applicare la pasta sulla zona interessata. Lasciare agire per 15-20 minuti e risciacquare abbondantemente il viso.

SUGGERIMENTI

Ricordate che i pomodori sono forti agenti sbiancanti e potrebbero causare una sensazione di bruciore. Se la sensazione di bruciore è troppo forte, risciacquare immediatamente il volto. Le persone con la pelle sensibile non devono utilizzare questo rimedio. Applicando il rimedio al pomodoro almeno due volte al giorno, dopo circa quattro giorni vedrete le vostre occhiaie alleggerirsi. Le persone allergiche al nichel non devono usare questo rimedio.

08-07-2016

Di solito non si pensa alla pera come a un alimento che fa bene alle ossa, eppure essa contiene un minerale, il boro, che a quanto pare contribuisce a irrobustire lo scheletro. I ricercatori hanno scoperto che con il giusto apporto di boro è possibile limitare le perdite di calcio dopo la menopausa, un effetto importante perchè a questa età le donne hanno un alto rischio di osteoporosi, il processo di rarefazione del tessuto osseo dovuto alla graduale demineralizzazione. Quel che fa bene alle ossa fa bene anche al cervello. Nei test di memoria, percezione e attenzione coloro che hanno un basso livello di boro ottengono punteggi più bassi rispetto a quando avevano valori normali e uno studio condotto dai ricercatori del ministero dell'Agricoltura statunitense ha dimostrato che i riflessi e la prontezza mentale migliorano dopo la somministrazione di boro. Non ci vuole molto boro per ottenere questi miglioramenti. Si è visto che 3 mg al giorno bastano a prevenire la perdita di calcio e a tenere in forma la mente. Se è poco probabile che una persona riesca a coprire il fabbisogno di boro con le sole pere, che ne contengono poco più di 0,3 mg l'una, consumando almeno cinque porzioni al giorno di verdure e frutta mista, comprese le pere, ci si assicura la giusta quantità di questo elemento.

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