Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Domenica, 15 Giugno 2014 17:25

UNA DIETA IPERPROTEICA PREVIENE I TUMORI.

15-06-2014

Sulla rivista Cancer Research è stata pubblicata una ricerca condotta sui topi che analizza i possibili benefici di una dieta proteica. Il ricercatore del British Columbia Cancer Research Centre, Gerald Krystal ha spiegato che i risultati della ricerca evidenziano come sia semplice cambiare il rischio di tumore in base alla dieta assunta. Il gruppo murino analizzato durante la ricerca è stato modificato con l'impianto di alcune cellule tumorali, sia di topo che umane, e in un secondo momento gli sono state assegnate diverse diete: una dieta occidentale che prevedeva il 22% di grassi, il 55% di carboidrati e il 22% di proteine e un'altra dieta con il 58% di proteine, il 26% di grassi e il 15% di carboidrati.
Si è scoperto così che nel secondo gruppo, a cui era stata assegnata una dieta ricca di proteine, le cellule tumorali crescevano più lentamente. Il 70% dei topi con una dieta ricca di carboidrati sono morti di tumore e solo uno è vissuto circa due anni; tra il secondo gruppo, solo il 30% si è ammalato di tumore. Inoltre tra i topi geneticamente modificati affinché sviluppassero il tumore alla mammella, il 50% di quelli sottoposti alla prima dieta ne ha sviluppato uno nel primo anno di vita; al contrario, non c'è stato alcun caso di cancro tra le cavie che avevano seguito la dieta ricca di proteine.
Secondo gli esperti i dati raccolti dovrebbero essere applicati anche all'uomo.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21673053

Sabato, 24 Maggio 2014 09:31

L'ORIGANO PREVIENE L'ARTERIOSCLEROSI.

24-05-2014

Ad esaltare gli effetti dell’origano, una delle erbe aromatiche più diffuse nella cucina mediterranea, sono i ricercatori dell’Università di Bonn e di Zurigo. Da una ricerca pubblicata sul Proceedings of the National Academy of Sciences, è emerso come nell’origano sia contenuta una particolare sostanza, il Beta-Cariofillene (E-BCP), efficace contro le infiammazioni e contro le malattie, tipo l’osteoporosi o l’arteriosclerosi. I responsabili della ricerca hanno somministrato la sostanza a dei topi con un’infiammazione alla zampa. In sette casi su dieci si sono osservati miglioramenti. Ora lo studio del Beta-Cariofillene deve proseguire per verificare l’effettiva utilizzabilità a livello farmacologico. E-BCP è un componente che è presente in molte erbe aromatiche e spezie, tra le quali, oltre all’origano, vanno ricordate il basilico, il rosmarino, la cannella e il pepe nero. Con una nutrizione standard si assumono giornalmente circa 200 milligrammi di questa molecola.
Chi consuma con maggiore regolarità cibi conditi con l’origano ha dunque più possibilità di rimanere sano – limitatamente ai rischi di contrarre le malattie citate in precedenza. Il Beta-Cariofillene agisce sulle strutture ricettive delle membrane cellulari, i cosiddetti ricettori Cannabinoidi-CB2, modificando i comportamenti delle cellule. A differenza di altre sostanze stimolanti, come la cannabis, che comunque sempre sui CB2 ha effetto, la Beta-Cariofillene non ha alcuna conseguenza inebriante. Da ciò, l’interesse farmacologico per riconoscere a questa sostanza un valore terapeutico.

 

http://www.worldhealth.net/news/oregano_helps_stop_inflammation_and_bone/

http://www.empowereddoctor.com/oregano-can-reduce-inflammation

http://www.pnas.org/content/105/26/9099.full      

24-05-2014

Il bruciore di stomaco affligge molte persone. Le cause possono essere diverse: da un’errata alimentazione all’azione di batteri. In particolare l’ulcera è ritenuta un prodotto dell’azione di determinati organismi patogeni di cui il più famoso e riconosciuto è l’Helicobacter pylori. I batteri, si sa, sono combattuti per mezzo degli antibiotici – i farmaci che dal dopoguerra hanno soppiantato i rimedi finora utilizzati. Efficaci in molti casi, tuttavia hanno un tallone d’Achille: possono avere effetti collaterali e possono sviluppare una resistenza da parte dei batteri stessi, che così sopravvivono anche all’azione degli antibiotici.
Per trovare un rimedio alternativo ed efficace agli antibiotici i ricercatori britannici dell’Università di Manchester hanno compiuto un salto indietro nel tempo e si sono rivolti a un rimedio popolare: il succo di patata. Rispolverato dopo un pranzo domenicale e analizzato con rigore scientifico, il rimedio della nonna ha mostrato di essere ancora attuale, nonché efficace. A essere risultate attive nel combattere i batteri responsabili di bruciori, acidità e ulcera gastrica sono state alcune molecole antibatteriche contenute nella patata. «Uno dei nostri scienziati stava consumando il pranzo della domenica, quando la nonna del suo partner ha detto di usare le patate per curare le ulcere allo stomaco – spiega nel comunicato UM il dottor Ian Roberts, professore di microbiologia presso la Faculty of Life Sciences, e coautore dello studio –. In seguito andò a comprare un sacchetto di patate King Edward da un negozio su Curry Mile e ha iniziato a sperimentare in laboratorio». In seguito i ricercatori hanno approfondito lo studio utilizzando e testando diverse varietà di patate. Alla fine dei test quelle risultate più efficaci sono state la già citata varietà King Edward e la Maris Piper.
Roberts ha dichiarato: «Un sacco di prodotti botanici contengono composti molto interessanti e noi dobbiamo solo scoprirli». I ricercatori ritengono che il succo di patata possa essere utilizzato come un’alternativa priva di effetti collaterali ed economica per il trattamento preventivo e la cura dell’ulcera gastrica. Ecco un altro caso in cui la “saggezza” popolare, se vagliata e analizzata seriamente, in alcuni casi si può rivelare una reale saggezza.

 

http://www.dailymail.co.uk/health/article-2185484/How-potato-juice-diet-supplement-help-cure-stomach-ulcers.html

http://www.counselheal.com/articles/2476/20120809/potato-juice-cure-stomach-ulcers-heartburn.htm

http://archive.indianexpress.com/news/potato-juice-could-help-cure-stomach-ulcers/985989/

Sabato, 24 Maggio 2014 09:13

STARE SEDUTI FA INGROSSARE IL LATO B.

24-05-2014

Stare seduti aumenta il rischio di vedersi ingrossare il sedere: è quanto hanno spiegato un gruppo di ricercatori israeliani della Tel Aviv University guidati da Amit Gefen in uno studio pubblicato sull'American Journal of Physiology - Cell Physiology, da cui emerge che la pressione esercitata sul lato B nello stare in posizione seduta o sdraiata favorisce la produzione di grasso fino al 50% in più. Secondo gli studiosi tutto questo accade perché i preadipociti - ovvero i precursori degli adipociti, le cellule di grasso - si trasformano in cellule adipose e producono più grasso del normale quando sono soggetti a lunghi periodi di carichi meccanici - come, ad esempio, il peso che si esercita sulle natiche quando ci si siede o ci si sdraia.
I ricercatori hanno prima trattato in laboratorio un gruppo di preadipociti con glucosio e insulina in modo da trasformarli in adipociti. Hanno poi notato la produzione, da parte loro, di grasso sotto forma di piccole gocce. Una parte degli adipociti è quindi stata sottoposta a pressioni meccaniche: i ricercatori hanno così notato che, dopo due settimane, le goccioline di grasso prodotte erano molte di più e più grandi di quelle rilasciate dagli adipociti del gruppo di controllo che non erano stati sottoposti ad alcuna pressione. «L'obesità è più che un semplice squilibrio nell'assunzione delle calorie. Le cellule producono più grasso, e più velocemente, quando vengono sottoposte ad allungamento statico - spiega Gefen -. Sembra che lunghi periodi di carico meccanico, come quando si è seduti o sdraiati, abbiano un impatto sulla produzione dei grassi».

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22012328

Venerdì, 23 Maggio 2014 15:34

LE CAROTE ALLUNGANO LA VITA.

23-05-2014

Chi è alla ricerca dell'elisir di lunga vita non sa che forse il segreto per vivere a lungo è in una bella insalata di carote. Da tempo sono noti i benefici di questi ortaggi: si sa che fanno bene alla vista, che stimolano l'abbronzatura e sono un ottimo alleato della pelle. Quello che si sa di meno è che la carota è ricca non solo di beta-carotene, a cui vengono attribuiti molti dei benefici di questi ortaggi, ma anche di alfa-carotene. Proprio questo carotenoide è finito nel mirino degli esperti del Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, autori di una ricerca pubblicata su Archives of Internal Medicine. In base ai risultati ottenuti dall'analisi dei dati relativi ad oltre 15 mila persone monitorate per 20 anni nell'ambito del Third National Health and Nutrition Examination Survey Follow-up Study, i ricercatori guidati da Chaoyang Li, hanno scoperto che i livelli plasmatici di alfa-carotene sono inversamente associati al rischio di morte, in particolare per malattie cardiovascolari e cancro. Gli esperti concludono che questo studio è un ulteriore supporto alla tesi secondo cui un maggiore consumo di frutta e verdura è il segreto per prevenire la morte prematura e vivere più a lungo.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21098341

Venerdì, 23 Maggio 2014 15:29

5 BUONI MOTIVI PER CURARSI CON LE ERBE.

23-05-2014

1. Dal punto di vista curativo, quando si assume una pianta non si usufruisce dell’effetto di un unico principio attivo, come nel caso delle medicine tradizionali, ma ci si avvale dell’azione sinergica di un insieme di principi attivi, contenuti nel fitocomplesso della droga (parte della pianta utilizzata). Questo comporta la drastica diminuzione o la totale assenza di effetti collaterali o indesiderati (quelli riportati sui foglietti illustrativi dei medicinali). Sul lungo termine, infatti, soprattutto per le suddette malattie psicosomatiche, l’assunzione delle medicine costituite da un unico principio attivo potenziato in laboratorio, provoca fenomeni di accumulo, sensibilizzazione e intossicazione degli organi emuntori, come fegato, reni e pelle. Le piante invece agiscono per sinergia del proprio fitocomplesso cioè i principi attivi in esso contenuti, lavorano insieme per produrre un risultato non ottenibile singolarmente, modulandosi l’un l’altro, senza provocare effetti collaterali. Inoltre per quanto riguarda l’assimilazione soprattutto nel caso di vitamine e sali minerali, quando sono di origine vegetale, vengono assorbiti molto meglio dal nostro organismo, rispetto a quelli creati e formulati in laboratorio. Ad esempio il ferro che proviene dalla spirulina, è subito riconosciuto e assimilato dal nostro corpo, perché dopo essere stato lavorato per sé dall’alga, questa ce lo restituisce in una forma immediatamente disponibile.

2. Dal punto di vista etico, i prodotti naturali che si trovano in erboristeria, soprattutto quelli cosmetici, non vengono testati sugli animali. In questo modo si evitano inutili sofferenze e crudeltà agli animali, dovute alla vivisezione. Inoltre una pianta non può essere brevettata, perché è un essere vivente e non è un’invenzione, a meno che non sia manipolata geneticamente. Se così fosse, i prodotti naturali non sarebbero più l’ambito d’azione della fitoterapia, ma dell’ingegneria genetica e dell’industria farmaceutica, che hanno l’esigenza di poter inventare piante da brevettare, per motivi economici.

3. Dal punto di vista ambientale: l'aumento numerico di coloro che decidono di curarsi con le erbe comporta un maggiore incremento della coltivazione di piante officinali in vaste aree geografiche per soddisfare la richiesta, o il mantenimento di zone incontaminate per quelle cosiddette spontanee. Inoltre, i cosmetici naturali sono privi di agenti schiumogeni e altre sostanze inquinanti.

4. Dal punto di vista dell’individuo, curarsi con le erbe, significa riscoprire l’unicità del singolo.
Noi siamo tutti diversi, reagiamo alla vita in modi differenti e anche i disturbi di cui soffriamo vengono gestiti dal nostro organismo in maniera differente e del tutto soggettivo. Andare in erboristeria significa affermare tutto questo e sapere che per ogni persona esiste un rimedio appropriato.

5. Dal punto di vista culturale, quando si parla di fitoterapia non si intende soltanto la medicina alternativa o non convenzionale, ma di vero e proprio metodo terapeutico in grado di curare malattie specifiche, elaborato nel corso di millenni di pratica medico-erboristica. Scegliendo di curarsi con le erbe si sostiene la nostra Medicina Tradizionale Mediterranea che come tutte le etnomedicine, rientra nel patrimonio culturale del nostro territorio.

Venerdì, 23 Maggio 2014 15:24

IL SUDORE PROTEGGE DALLE INFEZIONI.

23-05-2014

Mentre molte persone sono ossessionate dal proprio sudore e fanno di tutto per nasconderlo o per ridurlo, i risultati di un nuovo studio suggeriscono che proprio la tanta bistrattata escrezione corporea svolge un ruolo importante per la nostra salute. Anzi, in certi casi può addirittura salvarci la vita. Sembra infatti che il sudore contenga un potente agente germicida che svolge una funzione importante nel combattere le infezioni. Una ricerca di matrice tedesca ha isolato il gene responsabile della produzione di una proteina che combatte i germi. Sia il gene che la proteina sono state battezzate con il nome di dermicidina. La dermicidina sarebbe in grado di opporsi alle infezioni e a limitarle nel loro stadio iniziale, costituendo una vera e propria prima linea di difesa contro gli agenti infettivi. La dermicidina viene prodotta dalle ghiandole sudoripare ed attraverso il sudore viene trasportata alla superficie della pelle. La scoperta è importantissima, in quanto la dermicidina sarebbe il primo agente antibatterico mai rinvenuto ad essere prodotto da cellule della pelle umana e che si riproduce permanentemente, ciò significa che provvede a proteggere costantemente il nostro corpo dall'invasione di microrganismi esterni. I ricercatori hanno scoperto inoltre che la dermacidina è attiva contro molti diversi tipi di batteri, tra cui l'Escherichia coli e l'Enterococcus faecalis, normali abitanti degli intestini che possono infettare le ferite o contaminare il cibo, così come è efficace contro lo Staphylococcus aureus (una comune causa di infezioni della pelle) e la Candida albicans (un fastidioso fungo).

 

http://www.nature.com/ni/journal/v2/n12/abs/ni732.html

http://www.kalbacher.uni-tuebingen.de/pdf/2001/hk20013.pdf

Venerdì, 23 Maggio 2014 09:22

ESAMI CHECK UP INUTILI.

23-05-2014

A sostenere l'inutilità dei check up generali è una ricerca effettuata da un team internazionale per conto della Cochrane Library e pubblicata sul British Medical Journal. I controlli medici svolti in maniera routinaria e generica non aiutano ad abbassare l'incidenza di malattie gravi quali tumori e patologie cardiovascolari. Il risultato emerge da una meta-analisi di 14 studi diversi che hanno coinvolto un totale di 180 mila persone. Il coordinatore della ricerca Lasse Krogsboll, che lavora presso il Nordic Cochrane Centre di Copenhagen, spiega: “dalle prove che abbiamo riscontrato, è improbabile che invitare i pazienti a controlli generali di salute sia vantaggioso. Anche perché spesso quando i medici visitano un paziente, identificano altri problemi, e chiedono ulteriori esami, a volte per problemi secondari. Si perde di vista l'obiettivo principale della cura”. Senza contare che l'abitudine può portare a sovradiagnosi e a trattamenti non necessari. Uno dei limiti di questi controlli nasce da un paradosso. A volte emerge da un check up l'esistenza di una patologia che in realtà, in assenza di una diagnosi, non avrebbe implicato un accorciamento della vita o un peggioramento della sua qualità. Tuttavia, il fatto di sentirsi diagnosticare una malattia può incidere profondamente sulla psiche del soggetto e avere ripercussioni imprevedibili, fra le quali l'insorgenza di altre e più pericolose patologie.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23169868

Venerdì, 23 Maggio 2014 09:15

UNCARIA TOMENTOSA: LA PIANTA PER L'ARTRITE.

23-05-2014

A testare con successo un trattamento a base di Uncaria tomentosa, una pianta peruviana detta anche, unghia di gatto, sono stati i ricercatori dell'Innsbruck University Hospital, in uno studio pubblicato sul Journal of Rheumatology. Secondo la loro ricerca, condotta su 40 pazienti con questa malattia autoimmune, l'estratto di Uncaria si è rivelato in grado di modulare il sistema immunitario, riducendo il numero di gonfiori, i dolori e le deformità. I malati hanno assunto l'estratto standardizzato o un placebo, insieme a farmaci tradizionali, fra cui sulfasalazina, corticosteroidi e antinfiammatori non steroidei. Ebbene, il trattamento dolce ha ridotto del 53% i dolori articolari, rispetto al 24% del placebo. Il tutto senza effetti collaterali, o con problemi lievi. Insomma, pur ritenendo necessarie ulteriori indagini, i ricercatori diretti da Erich Mur pensano che l'estratto della pianta possa essere usato efficacemente come elemento in più per arricchire la terapia standard.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11950006

Mercoledì, 21 Maggio 2014 11:12

DAL GINSENG UN AIUTO CONTRO LA SCHIZOFRENIA.

21-05-2014

Un tipo di ginseng si è mostrato in grado di alleviare i sintomi, noti come "negativi", considerati più difficili da trattare nei malati di schizofrenia. Tra questi la riduzione della capacità di esprimere emozioni, la difficoltà a trovare motivazioni o piacere nella vita di tutti i giorni, l'impossibilità a dialogare in maniera comprensibile, neppure quando costretti. I risultati di uno studio in cui sono stati arruolati 42 pazienti schizofrenici nei quali il trattamento antipsicotico non era riuscito a contrastare questo tipo di sintomi sono stati presentati al meeting annuale dell'American Psychiatric Association. Nell'esperimento, una parte dei pazienti ha assunto due dosi di Panax ginseng per otto settimane, mentre all'altra parte veniva dato un placebo, dopo di che i gruppi venivano invertiti per altre otto settimane. I pazienti hanno continuato a seguire la loro terapia antipsicotica durante l'intera durata dello studio. I risultati hanno mostrato che i pazienti avevano una probabilità del 50% inferiore di presentare sintomi "negativi" quando prendevano la dose più alta di ginseng, 200 mg, rispetto a quando venivano trattati con il placebo, mentre non veniva registrato alcun aumento degli effetti collaterali. "Inaspettatamente la capacità del ginseng nel ridurre i sintomi è continuata anche quando i pazienti sono passati nel gruppo placebo - dichiara Simon S. Chiu, professore associato di psichiatria presso l’University of Western Ontario, che ha condotto la ricerca. E' troppo presto per parlare di dare ginseng per la schizofrenia, ma può essere una promessa se considerato come integrazione agli altri farmaci antipsicotici".

 

http://www.cbsnews.com/news/ginseng-may-help-treat-schizophrenia/

http://www.webmd.com/schizophrenia/news/20080508/ginseng-may-help-treat-schizophrenia

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