Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

07-05-2014

Secondo un articolo scientifico pubblicato sulla rivista Investigative Ophthalmology & Visual Science, un pesante consumo di caffè è associato ad un aumentato rischio di sviluppare glaucoma secondario. Lo studio, la relazione tra il consumo di caffeina e sospetto di glaucoma, è uno studio prospettico in due coorti, il primo ad esaminare la relazione tra caffè e glaucoma. Le popolazioni scandinave hanno la più alta frequenza di sindrome di esfoliazione e glaucoma”, ha detto l’autore, Jae Hee Kang, SCD, della Channing Divisione di Medicina presso il Brigham and Women‘s Hospital di Boston, ma hanno anche il più alto consumo di caffeina al mondo, e il nostro gruppo di ricerca ha già trovato che una maggiore assunzione di caffè è associato ad un aumentato rischio di glaucoma primario ad angolo aperto. “Abbiamo condotto questo studio per valutare se il rischio di glaucoma primario ad angolo aperto può derivare dal consumo di caffè”. Lo studio era composto da due coorti: 78.777 donne dallo Studio Nurses Health Study (NHS) e 41.352 uomini da Health Professionals Follow-up Study (HPFS), di circa 40 anni di età.
Il team di ricerca ha utilizzato dei questionari per verificare il consumo di bevande contenenti caffeina e analizzato cartelle cliniche e recensioni. La meta-analisi ha dimostrato che rispetto ad astemi, i partecipanti che hanno bevuto tre tazze o più di caffè al giorno, presentavano un rischio maggiore di sviluppare glaucoma, esfoliazione o sospetto glaucoma. I ricercatori non hanno trovato associazioni con il consumo di altri prodotti contenenti caffeina, come la soda, the, cioccolata o caffè decaffeinato. I risultati hanno anche mostrato che le donne con una storia familiare di glaucoma, avevano un aumento del rischio. ”Poichè questo è il primo studio per valutare l’associazione tra caffè e glaucoma in una popolazione degli Stati Uniti, è necessaria la conferma di questi risultati in altre popolazioni, per dare più credito alla possibilità che il caffè potrebbe essere un fattore di rischio modificabile per il glaucoma“, ha concluso Kang.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20382429

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18263806

Martedì, 06 Maggio 2014 08:26

5 FALSI MITI SULL'ACQUA.

06-05-2014

Sappiamo tutti che bere tanta acqua fa bene al nostro organismo, ce lo ripetono in continuazione dietologi, nutrizionisti, trainer. È fondamentale essere ben idratati perché il nostro organismo possa svolgere al meglio le sue funzioni e pelle e capelli siano sani e forti. Ma, date per scontate alcune importanti regole di base, ossia che se c'è caldo bisogna bere di più e che la quantità minima ingerita dovrebbe essere pari a un litro e mezzo di acqua al giorno, rimangono alcuni punti che possono risultare poco chiari. Vediamo allora di sfatare i più frequenti miti sull'acqua che, nel nostro caso, sono cinque.

1) Bere almeno otto bicchieri di acqua al giorno per evitare la disidratazione.

Questo è il primo mito da sfatare. Molti esperti, infatti, si oppongono a questa teoria. La dottoressa Margaret McCartney, che scrive per il British Medical Journal, sostiene di non aver trovato alcuna prova certa di questa affermazione ed aggiunge che in realtà si tratta di una sciocchezza. E' chiaro che in condizione di caldo eccessivo e di sudorazione elevata vi sia la necessità di aumentare il consumo di liquidi evitando così la disidratazione. Il corpo, però, è un ottimo regolatore dei livelli di acqua e ci spinge da solo a bere quando necessitiamo di idratarci di più.

2) Bibite calde come caffè e the provocano disidratazione.

Altro mito da sfatare. Sembra, infatti, che la maggior parte di queste bevande contribuiscano a soddisfare le esigenze di acqua del corpo, senza alcun rischio di disidratazione.

3) L'acqua è innocua.

In linea di massima l'acqua non si considera come tossica. E' pur vero, però, che eccedere con le quantità di acqua può causare uno squilibrio elettrolitico dell'organismo che prende il nome di "intossicazione da acqua".

4) L'acqua in bottiglia è più sicura di quella del rubinetto.

Chi vive nelle grandi città né è di solito fortemente convinto: l'acqua in bottiglia è più sicura di quella che viene giù dal rubinetto di casa. Non c'è niente di più falso. L'acqua del rubinetto, infatti, è sottoposta a molti controlli che ne garantiscono la sicurezza e la potabilità. Inoltre ci sono casi in cui l'acqua che viene imbottigliata proviene dalla stessa fonte da cui deriva proprio quella che sgorga dai nostri rubinetti.

5) L'acqua aiuta a perdere peso.

Questa è una cosa che credono in molti ma la realtà è un'altra. E' vero, bere aiuta il drenaggio dei liquidi dal nostro corpo e aiuta a buttare giù qualche chilo con più facilità, ma l'acqua di per sé non ha alcun effetto sul dimagrimento. Se sostituiamo con l'acqua le bevande gassate e dolci o ne beviamo un bicchiere prima dei pasti per dare sensazione di sazietà al nostro stomaco otteniamo dei benefici ed in questo caso l'acqua diventa alleata del nostro benessere e ci aiuta nella perdita di peso, ma nulla di più. Per perdere chili, inutile negarlo, è necessario mangiare bene e fare della sana attività fisica, non certo riempirsi di acqua.

 

http://www.bmj.com/content/343/bmj.d4280

Martedì, 06 Maggio 2014 08:06

IL POMODORO COMBATTE LA DEPRESSIONE.

06-05-2014

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori orientali, guidato dal dottor Kaijun Niu della Tianjin Medical University, mangiare un paio di volte la settimana una semplice insalata di pomodori può tenere lontano il malumore. Per giungere a questa conclusione sono state analizzate le abitudini alimentari di quasi mille persone ed è emerso che questa particolare verdura produce effetti davvero incredibili sulla salute mentale, tanto che i volontari intervistati hanno dimostrato che, introducendo questo alimento nella dieta, avevano il 46 per cento in meno di possibilità di avere sintomi depressivi.
Per quale motivo? Ovviamente il merito è di una sostanza chiamata licopene, un antiossidante (che gli dona il colore rosso) della famiglia dei carotenoidi famosa per essere un elemento prezioso per combattere l’invecchiamento, le malattie cardiovascolari e persino alcune forme tumorali. E ora anche la depressione. Oltre al pomodoro, ne sono ricche anche il pompelmo rosa, arance rosse, carote, albicocche e cocomeri.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22840609

06-05-2014

Il sale agisce sul cervello come le droghe. Lo dimostra uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) da un gruppo di ricercatori australiani del Florey Neuroscience Institute di Melbourne in collaborazione con il Medical Center della Duke University (Durham, Stati Uniti), secondo cui la «fame di sale» attiva gli stessi geni regolati dalla cocaina e dagli oppiacei nell'ipotalamo, la parte del cervello che controlla, tra le altre funzioni, il bilancio idrico e salino e la riproduzione. La ricerca, effettuata sui topi, ha dimostrato che la voglia di sodio attiva gli stessi meccanismi di oppiacei e simili, rendendo l'ipotalamo più sensibile alla dopamina, la molecola che regola i fenomeni di ricompensa a livello cerebrale. Il meccanismo è molto rapido - il fabbisogno viene soddisfatto in soli 10 minuti – e sarebbe un trucco evolutivo che avrebbe permesso agli animali selvatici di non rimanere per troppo tempo esposti ai predatori mentre rispondono a un istinto naturale. Meccanismo di sopravvivenza che, secondo gli studiosi, le sostanze stupefacenti avrebbero «usurpato», causando allo stesso tempo piacere e dipendenza. Come spiega Wolfgang Liedtke, autore principale dello studio, questa scoperta può aiutare a comprendere le «conseguenze dannose del sovraccarico di sodio nei cibi che contribuiscono all'obesità».

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21746918

06-05-2014

Chi utilizza Fastum gel, Lasonil, Artrosilene e altri farmaci topici a base di ketoprofene deve fare attenzione a non usare contemporaneamente cosmetici contenenti octocrilene, perché potrebbe scatenarsi una reazione allergica. L'avvertimento giunge da Altroconsumo che consiglia di controllare sull'etichetta dei prodotti per la cura della persona, dallo shampoo al dopobarba, dalle creme per la pelle ai rossetti, dai detergenti per il trucco allo spray per capelli, se tra gli ingredienti c'è l'octocrilene. Altroconsumo ricorda che chi ricorre ai farmaci topici a base di ketoprofene deve fare attenzione a non esporre alla luce (solare e artificiale) le parti del corpo soggette a trattamento, per evitare reazioni allergiche cutanee. Se il medico prescrive un gel, una crema o una schiuma a base di ketoprofene, è fondamentale adottare le seguenti precauzioni d'utilizzo:

- lavarsi le mani prima e dopo ogni applicazione del farmaco;
- non esporre alla luce solare le parti soggette al trattamento;
- evitare l'uso di lampade a raggi ultravioletti (solarium);
- interrompere immediatamente il trattamento in caso di reazioni allergiche e consultare un medico.

05-05-2014

L'affidabilità del test del Psa nella diagnosi del cancro alla prostata? «Poco più che tirare una monetina in aria». È clamorosa la dichiarazione del professor Richard Ablin, docente di Immunologia all’University of Arizona College of Medicine che quarant’anni fa scoprì il test più comune per questa forma di tumore. Sul «New York Times» ora ammette l’inutilità dell’esame nella grande maggioranza dei casi. Peggio: «È un costoso disastro nel campo della salute pubblica», scrive, rivolgendosi anzitutto ai colleghi. «Non avrei mai potuto immaginare che la mia scoperta avrebbe portato a un disastro regolato dalla legge del profitto». La tesi è semplice, e per la verità già sostenuta da una parte della comunità scientifica, prima di questa confessione pubblica: «Soltanto in America - scrive il professor Ablin - il bilancio degli screening con il test del Psa è di circa tre miliardi di dollari», ma l’esame produce molti falsi positivi e troppo allarmismo: «Malgrado gli americani abbiano il 16 per cento di probabilità di andare incontro a una diagnosi di cancro con questo test, solo il 3 per cento muore di questa malattia». Gli ultra-sessantacinquenni che sviluppano il tumore della prostata «hanno più probabilità di morire “con” un carcinoma prostatico che “per” un carcinoma prostatico». Un’infezione, l’uso di medicinali a base di ibuprofene o un semplice gonfiore possono portare a un aumento del Psa, «ma l’esito positivo del test conduce invece sovente verso dolorosissime biopsie, o a un intervento chirurgico, oppure a sottoporsi a radiazioni invasive».
Psa significa «antigene prostatico specifico», un macromolecola capace di reagire con i prodotti del sistema immunitario: presente nel sangue, aumenta in presenza di una malattia della prostata. E' utilizzato dal 1970 come marcatore per eccellenza. Per il professor Ablin, il test del Psa è appropriato solo dopo una diagnosi di cancro, per valutare il rischio di recidiva, o come campanello d’allarme nelle persone che hanno una storia familiare di carcinoma prostatico. Ma applicare il test a tutte le persone oltre una certa età sarebbe una semplice perdita di tempo e di denaro: non misura il livello di gravità della malattia. «Uomini con valori bassi di Psa possono comunque sviluppare un cancro della prostata, mentre persone che hanno un valore alto possono essere del tutto sani», dice il professore, invitando gli urologi di tutto il mondo a ridurre il numero di esami e di prescrizioni. «Meglio - spiega - il vecchio test, quello rettale». D’altronde, in un periodo tra i 7 e i 10 anni di distanza - rivela uno studio americano citato dallo stesso professore - l’esame dell’enzima prostatico non ha ridotto il tasso di mortalità degli uomini sopra i 55 anni». E neppure un esito meno negativo di un’analoga indagine in Europa giustificherebbe lo screening di massa e il «disastro economico» che ha spinto d’improvviso Richard Ablin a tornare dichiaratamente sui propri passi.

 

http://www.nytimes.com/2010/03/10/opinion/10Ablin.html?_r=0

05-05-2014

Spuntino di mezzanotte? Meglio evitare. Secondo uno studio svolto dal Salk Institute for Biological Studies e pubblicato nel magazine Cell Metabolism mangiare di notte fa male: il nostro organismo, e i nostri organi interni durante le ore notturne hanno infatti bisogno di riposo. Fegato e stomaco hanno infatti al loro interno una sorta di orologio biologico che regola ad intervalli regolari la produzione degli enzimi digestivi. Tali cicli di lavoro dovrebbero attivarsi quando si mangia e disattivarsi quando si smette di assumere cibo. Questo spiega perché lo stesso cibo mangiato nelle ore serali può farci ingrassare di più rispetto al consumo durante il giorno. Oltre a nuocere alla linea, lo spuntino di mezzanotte fa male anche ai denti, anche se prima di andare a letto vengono spazzolati. Secondo uno studio pubblicato su Eating Behaviours da un gruppo di studiosi dell'Università di Copenhagen, di notte la bocca è più asciutta in quanto c'è meno produzione di saliva e ciò da una parte contribuisce a far rimanere il cibo in bocca più a lungo, e dall'altra favorisce il consumo di bevande acide e zuccherate che danneggiano lo smalto dei denti.

 

http://www.salk.edu/news/pressrelease_details.php?press_id=560

05-05-2014

Gli odierni tempi frenetici ci portano spesso ad acquistare e consumare cibo precotto o acquistato dai fast food perché ritenuti più comodi e di celere preparazione. Purtroppo però, molto spesso, questi alimenti non si rivelano salubri per la nostra salute e vengono spesso messi sotto accusa dai nutrizionisti e dai dietologi. Ultimo in ordine di tempo, è il caso delle patatine fritte congelate, accusate da una recente ricerca di essere altamente nocive per il nostro organismo, arrivando persino a provocare il cancro. La notizia è stata pubblicata dai quotidiani britannici Daily Mail e Telegraph, che riportano entrambi le parole del dottor Donald Mottram, chimico e coordinatore della ricerca stessa. Secondo Mottram, la colpa sarebbe da attribuire alla presenza di acrilamide, ovvero una sostanza ritenuta tossica che si forma maggiormente nel corso di prolungate cotture effettuate ad alte temperature, proprio ciò che accade con le fritture.
Nel caso specifico delle patatine pre-fritte poi la cottura è maggiormente prolungata, perché cotte più volte. Proprio in merito alla preparazione, e quindi alla cottura, di tale alimento, il dottor Mottran afferma: “Il processo include la selezione delle patate, il taglio, l’aggiunta di zucchero, l’essiccazione, la frittura e il congelamento. Tutto questo, combinato alla cottura finale, dona il colore, la consistenza e il sapore che i consumatori si aspettano dalle patatine fritte. L’acrilamide si forma naturalmente durante la cottura di molti prodotti alimentari. La formazione di acrilamide nelle patate fritte è inevitabile”. La formazione di acrilamide è un processo dunque che non può essere arrestato e che si verifica in molti altri alimenti in cui esso è presente (alimenti ricchi di carboidrati). Per questo motivo gli esperti raccomandano sempre di:

1. Effettuare un’unica cottura, eliminando così i cibi pre-fritti.

2. Realizzarla in tempi brevi.

3. Utilizzare un olio adeguato, evitando così il burro.

4. Cambiare l’olio “bruciato” nel corso della frittura senza quindi rabboccarlo con quello “pulito”.

5. Non mangiare le parti degli alimenti eccessivamente cotte o bruciate.

 

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2209794/Pre-cooked-frozen-chips-served-restaurants-contain-cancer-causing-chemical.html

05-05-2014

Il cancro della pelle è in aumento tra i giovani. Lo riporta uno studio statunitense pubblicato sulla rivista Mayo Clinic Proceedings. Tra i fattori scatenanti l'uso crescente di lettini abbronzanti. Tra il 1970 e il 2009, il tasso di melanoma tra le donne è aumentato di otto volte mentre è quadruplicato quello tra gli uomini, secondo la ricerca di un team della Mayo Clinic che ha analizzato le cartelle cliniche di un'intera contea del Minnesota per tutto questo arco di tempo. "Siamo di fronte a un drammatico aumento del cancro alla pelle nelle donne tra i 18 e i 39 anni. Avevamo previsto - ha affermato Jerry Brewer, dermatologo della Mayo Clinic e primo autore della ricerca - che avremmo trovato tassi crescenti, come già altri studi suggerivano, ma abbiamo trovato un'incidenza ancora superiore a quella suggerita dal National Cancer Institute".
Anche se questo studio non si è concentrato sulle ragioni del tasso crescente della patologia, Brewer e il suo team hanno scoperto che le persone che fanno uso di lettini abbronzanti hanno il 74 per cento di probabilità in più di sviluppare il melanoma rispetto a coloro che non ne fanno uso. "Una possibile spiegazione di questo rapido incremento dei casi di melanoma può effettivamente essere l'uso dei lettini abbronzanti da parte degli adolescenti - ha confermato Jennifer Stein, un dermatologo del New York University Langone Medical Center, non coinvolto nello studio - una pratica diventata molto popolare negli ultimi anni".

 

http://newsnetwork.mayoclinic.org/discussion/mayo-clinic-study-finds-dramatic-rise-in-skin-cancer-in-young-adults

Domenica, 04 Maggio 2014 19:35

CARNE MAGRA: AIUTA A RIDURRE IL COLESTEROLO.

04-05-2014

La carne magra aiuta a ridurre i livelli di colesterolo. Lo hanno dimostrato i ricercatori della Pennsylvania State University (University Park, Usa) in uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition. Secondo gli autori includere questo tipo di alimento nel regime alimentare quotidiano riduce i livelli di colesterolo totale e “cattivo” (il cosiddetto LDL) tanto quanto le diete generalmente consigliate per proteggere il sistema cardiovascolare. I ricercatori hanno assegnato a 36 individui di età compresa tra i 30 e i 65 anni, tutti con livelli di colesterolo moderatamente elevati, una di 4 possibili diete diverse per la quantità di carne consentita. Dopo 5 settimane in chi aveva mangiato circa 100 o 150 grammi di carne magra al giorno i livelli di colesterolo LDL e totale erano diminuiti del 10%. “Questo studio – spiega Penny Kris-Etherton, coordinatrice dell'analisi – dimostra che la carne magra ricca di nutrienti può essere inclusa in una dieta salutare per il cuore che migliori i fattori di rischio cardiovascolare”. Shalene McNeill, direttore esecutivo dell'associazione dei produttori di carne statunitensi ha commentato che “questa ricerca si aggiunge alle prove che dimostrano che è possibile includere la carne nella dieta quotidiana e ottenere benefici per la salute del cuore”.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22170364

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