Angelo Ortisi
CURE ORMONALI SOTTO ACCUSA PER TUMORE OVAIO.
26-04-2014
Le cure ormonali usate da milioni di donne in menopausa finiscono sul banco degli imputati anche per quanto riguarda il tumore delle ovaie: i trattamenti a base di estrogeni e progestinici – secondo l’ultima indagine scientifica Usa – non solo non riducono come auspicato sinora il rischio di questo tipo di cancro, ma rischiano invece di aumentarne le probabilità. I dati provenienti dalla ricerca “Women’s Health Initiative condotta a Boston – che ha rivelato nei mesi scorsi i rischi di cancro del seno, di infarti ed ictus indotti da queste terapie – vengono considerati ancora del tutto preliminari, ma sufficienti a far scattare segnali d’allarme. Il rapporto pubblicato su “Jama” – la rivista dei medici americani – rivela che su circa 16 mila donne seguite per 5 anni, 32 hanno sviluppato tumore delle ovaie. Di loro, 22 stavano prendendo ormoni sia estrogeni che progestinici, mentre 12 avevano assunto pillole di placebo. I numeri sono così bassi che la differenza non può venire giudicata ancora statisticamente significativa, ma certo la tendenza è più che allarmante, ha osservato Garnet Anderson, l’autore principale dello studio.
L'OLIO DI OLIVA PROTEGGE DAL TUMORE AL COLON.
26-04-2014
La presenza di olio di oliva nella dieta protegge contro lo sviluppo del tumore colon-rettale, una forma piuttosto diffusa in occidente. E' quanto emerge da uno studio del dipartimento di salute pubblica dell'Università di Oxford (Gran Bretagna), pubblicato sul mensile "Journal of Epidemiology and Community Health". Lo studio ha analizzato i dati relativi a uomini e donne provenienti da 28 paesi, confrontando, per ogni paese, i fattori dietetici nazionali con le rispettive incidenze di tumore colon-rettale. Secondo i ricercatori, guidati dal professor Michael Stoneham, esiste un'associazione tra una maggiore incidenza di queste forme di tumore e il basso consumo di frutta e verdura, anche se l'olio di oliva si è dimostrato l'unico alimento in grado di ridurre i rischi che la mucosa di questo tratto dell'intestino si ammali.
TUMORE ALLA PROSTATA E RADIOTERAPIA.
26-04-2014
Secondo il Cancer Communication Newsletter, la stampa e i mezzi di comunicazione sono colpevoli di non render noto al pubblico gli effetti collaterali di terapie anticancro quali la radioterapia. Sembra infatti che la radioterapia, cui normalmente vengono sottoposti gli uomini ai primi segni di tumore prostatico, abbia l'effetto di accelerare lo sviluppo delle cellule tumorali: i ricercatori sostengono che le cellule tumorali normalmente raddoppiano in un arco di tempo di circa 4 anni, ma se vengono sottoposte a radioterapia, questo succede in poco più di un mese; allo stesso modo, si è constatato che le cellule del tumore prostatico si moltiplicano 5 volte in un periodo di 20 anni, ma raggiungono lo stesso sviluppo nel giro di 6 mesi dopo un ciclo di radioterapia, moltiplicandosi quindi a un ritmo 40 volte superiore. Ciononostante, gli urologi continuano a prescrivere questo trattamento a migliaia di pazienti affetti da tumore alla prostata.
Secondo le statistiche pubblicate da Urological Nursing, Family Urology e da altre testate, il 30-40 per cento dei cinquantenni ha segni che portano a sospettare l'esistenza di un tumore prostatico, ma solo l'8 per cento sviluppa la malattia, che risulta fatale nel 3 per cento dei casi. Quindi, se inizialmente un uomo ha circa il 92 per cento di probabilità di non sviluppare un tumore prostatico latente, sembra che dopo un ciclo di radioterapia la situazione possa peggiorare. Secondo il Cancer Community Newsletter occorre che queste informazioni vengano divulgate e che prima di intraprendere la radioterapia vengano prese in seria considerazione tutte le possibili alternative.
https://victoriascupboard.wordpress.com/2012/05/05/radiation-and-prostate-cancer/
CAROTE: COTTE SONO PIU' UTILI.
26-04-2014
Secondo una ricerca effettuata dall'università dell'Arkansas (USA), le carote sono più utili alla salute se vengono consumate cotte. Questi ortaggi, infatti, sono ricchi di vitamina A e antiossidanti, sostanze che aiutano a combattere l'invecchiamento. Nelle carote cotte, la quantità di questi nutrienti è superiore di un terzo rispetto a quelle crude. I ricercatori hanno spiegato che la cottura ammorbidisce la polpa e rende più disponibili i fenoli (un tipo di antiossidanti). Non solo, le alte temperature sembra che diano origine a nuovi composti benefici, assenti nelle carote crude.
http://www.sciencedaily.com/releases/2000/09/000904124728.htm
I SEGRETI DELL'AGLIO.
26-04-2014
La Pennsylvania State University ha condotto ricerche comparative miranti a stabilire perchè, una volta cotto, l'aglio perde le sue proprietà terapeutiche. Il fenomeno era stato accertato da precedenti esperienze condotte su ratti. Nel corso di tale studio comparativo, i ratti erano stati suddivisi in due gruppi; in ambedue erano stati impiegati bulbilli (spicchi) di aglio fresco senza tunica, la sottile pellicina che li avvolge. L'aglio usato nel primo gruppo era crudo, mentre quello usato nel secondo era stato previamente cotto. Entrambi i gruppi venivano poi sottoposti all'azione di sostanze carcinogene: nel primo gruppo l'aglio fresco riusciva a bloccare l'effetto carcinogeno, mentre, al contrario, l'aglio cotto risultava inefficace. Per chiarire il fenomeno, si provò a somministrare spicchi d'aglio cotti 10 minuti dopo essere stati privati della tunica; così facendo si accertò che l'aglio preparato e cotto in questo modo manteneva i suoi effetti antitumorali; ciò è dovuto al fatto che, appena privato della tunica, l'aglio libera allicina, innescando le reazioni chimiche che conferiscono all'aglio le sue proprietà terapeutiche. Poichè l'ossigeno attiva l'allicina, mentre il calore la distrugge, per sfruttare le proprietà dell'aglio è necessario, prima di cuocerlo, dare alle sue sostanze benefiche il tempo di formarsi.
http://www.sciencedaily.com/releases/1998/11/981117075803.htm
SEMI DI LINO: UNO SCUDO CONTRO IL TUMORE AL SENO.
25-04-2014
L’introduzione dei semi di lino nella nostra dieta alimentare apporta una riduzione del 40% di rischio del cancro alla mammella. Questa ricerca made in Germany, precisamente del German Cancer Research Centre di Heidelberg, è stata pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Oncology. Il segreto dei semi di lino risiede in composti vegetali chiamati “fitoestrogeni”, tra i quali i più importanti sono i lignani. I fitoestrogeni, legandosi agli estrogeni, ne modulano l’azione. Questi, in effetti, vanno a colpire le cellule tumorali, prevenendo l’insorgenza di tumori secondari e bloccando la crescita di nuovi vasi sanguigni. Dall’analisi di campioni di sangue prelevati da oltre mille donne (in pre-menopausa) con diagnosi di tumore al seno, e focalizzando la loro attenzione sui livelli di enterolattone, i ricercatori sono arrivati ad un’importante conclusione. È stato dimostrato che le donne con livelli elevati di enterolattone (sostanza con azione estrogenica, fitoestogeno quando entra nell’intestino), costituiscono uno “scudo protettivo” contro l’insorgenza del cancro alla mammella e non solo. E già, perché altri studi hanno dimostrato che anche per il tumore alla prostata i semi di lino sono dei perfetti agenti inibitori. “Abbiamo la prima chiara evidenza che una carenza di lignani non solo aumenta il rischio di sviluppare il cancro al seno in post-menopausa, ma aumenta anche il rischio di mortalità”, dice Jenny Chang - Claude, primo autore dello studio. E ancora, “Il risultato è stato significativo solo per il gruppo di tumori che non hanno un recettore per l’ormone estrogeno (tumori ER-negativi). Questo dà motivo di sospettare che l’enterolattone protegge dal cancro non solo grazie ai suoi effetti simil-ormonali”. Chang-Claude si riferisce qui agli studi in vitro dai quali emergeva l’influenza della sostanza sulla crescita del cancro indipendentemente dall’attività sugli estrogeni. “Con una dieta ricca di prodotti integrali, semi e verdura, che promuovono la salute in ogni caso, tutti possono prendere i lignani in modo più che sufficiente”.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21900115
COMBATTERE L'ACIDITA' PER VINCERE IL TUMORE.
25-04-2014
Da vari anni la vicenda del dottor Tullio Simoncini è balzata agli onori della gloria mediatica e molte persone la ricorderanno senz’altro. Simoncini è il medico di Roma radiato dall’Ordine parecchio tempo fa con varie accuse di malasanità conseguenti il suo uso terapeutico del bicarbonato di sodio per curare alcune forme di tumore. Secondo gli studi e la lunga pratica clinica del dottor Simoncini, infatti, ci sarebbe una correlazione tra il terreno acido dell’organismo e l’instaurazione di colonie di funghi che porterebbe poi allo sviluppo del cancro, cancro che non è altro quindi che un’infezione fungina degenerata e inarrestabile. Ripristinando il corretto equilibrio basico e intervenendo con l’apporto di sostanze antiacide, quali appunto il bicarbonato, si ottiene un rallentamento del progredire canceroso e, se preso in tempo, anche la guarigione. Su questa dinamica terapeutica alcuni mass media abituati a ridicolizzare i processi troppo semplici che non possono essere ricondotti all’alveo della pura scienza ipertecnologica si sono scatenati schernendo l’idea stessa di partenza e coloro che se ne sono fatti portavoce, senza nemmeno fare concessioni, come invece ha auspicato notoriamente A. Einstein, all’importanza nella scienza di saper sempre mettere in discussione ogni parvente verità scientifica. Qualche anno dopo la drammatica uscita dalla scena del dottor Simoncini ecco che apprendiamo da fonti autorevoli ed esenti da ogni “sospetto” che la terapia antiacida in funzione antitumorale è allo studio in vari centri di ricerca nel mondo e che Cancer Research e altre riviste scientifiche internazionali iniziano a parlarne e a considerare i possibili sviluppi di farmaci a base di molecole che ripristinano il corretto equilibrio acido-basico dell’organismo, e in particolare della zona colpita dal tumore, inibendo la sua crescita e arrestandola. Il fiore della nuova terapia è sbocciato alla consapevolezza generale in occasione del primo simposio dell’International society for proton dynamics in cancer (Ispdc), tenutosi a Roma il 27 settembre 2010. Gli illustratori di questa “scoperta” sono stati gli scienziati dell’Istituto superiore di sanità che stanno lavorando all’ipotesi di utilizzare gli antiacidi (bicarbonato compreso), e in particolare gli inibitori della pompa protonica solitamente adoperati per le ulcere gastriche, in funzione antitumorale al posto dei chemioterapici. In una intervista rilasciata da Stefano Fais a Repubblica, il presidente Ispdc e membro del dipartimento del farmaco dell’Iss, afferma che «l’acidità è un meccanismo che il cancro usa per isolarsi da tutto il resto, farmaci compresi. Ma le cellule tumorali, per difendersi a loro volta da questo ambiente acido, fanno iperfunzionare le pompe protoniche che pompano protoni H+. Se si bloccano queste pompe, la cellula tumorale rimane disarmata di fronte all’acidità, e finisce per morire autodigerendosi». Ossia la “nuova” idea base di partenza è che i tumori sono acidi e che da lì occorre iniziare.
MENOPAUSA PRECOCE: E' COLPA DEL MAKE UP?
25-04-2014
Cosmetici e spray per capelli sembrano esser finiti sul banco degli imputati, accusati dai ricercatori della Washington University di St. Louis, nel Missouri, di essere una delle cause che può innescare una menopausa precoce. Stando a quanto accertato dagli scienziati, le sostanze chimiche contenute nei cosmetici possono causare la fine dell’età fertile anticipandola anche di 15 anni. Nella lista dei prodotti incriminati non sono comunque finiti i soli prodotti di bellezza. I ricercatori ritengono che gli ftalati, sostanze chimiche responsabili della menopausa precoce, possano essere presenti anche in materiali plastici, prodotti per la casa e imballaggi per alimenti. Gli esperti della Washington University hanno misurato gli ftalati presenti nel sangue e nelle urine di 5.700 donne e scoperto che la menopausa si manifestava con due anni e mezzo di anticipo in coloro che presentavano livelli elevati di tali sostanze. “Siamo assolutamente convinti che gli ftalati causano danni alla funzione ovarica e al sistema riproduttivo - ha spiegato la dottoressa Natalia Grindler -. La nostra ricerca è ancora preliminare e resta ancora molto da capire”. Non è la prima volta che gli scienziati puntano il dito contro gli ftalati. Altri studi, condotti da differenti equipe di ricercatori, avevano già mostrato i possibili effetti negativi dei ftalati sulla salute umana. Potrebbero aumentare il rischio di cancro, diabete e persino di obesità. Gli ftalati stanno sconvolgendo il sistema riproduttivo femminile - L‘età tipica per la menopausa è di 51 anni, ma le donne esposte ai livelli più alti di ftalati l’hanno raggiunta a 49 anni. “Alcune donne - precisa la dottoressa Grindler - potrebbero fare i conti con la menopausa anche 15 anni prima, circa a metà dei trent’anni”. Con menopausa precoce aumenta il rischio ictus e infarto - Una menopausa precoce, è bene ricordarlo, si associa a percentuali molto più alte di ictus, infarti, problemi ossei ed emorragie cerebrali fatali. “La menopausa precoce ha un grande impatto sulla salute - evidenzia la responsabile dello studio -. Pensiamo che queste sostanze chimiche abbiano la potenzialità di influenzare la funzione ovarica e la riproduzione umana”.
http://www.everydayhealth.com/menopause/1024/can-make-up-use-prompt-early-menopause.aspx
http://www.fox5vegas.com/story/19959403/can-makeup-cause-early-menopause
http://www.huffingtonpost.com/2012/10/29/early-menopause-makeup-triggers_n_2024131.html
IL DIGIUNO ABBASSA LA FEBBRE.
25-04-2014
Una ricerca olandese ha dimostrato che il digiuno è d'aiuto in caso di febbre, mentre col raffreddore è meglio mangiare. Con un pasto regolare aumentano infatti le citochine IFN-γ, messaggeri chimici che stimolano le difese contro le infezioni di lungo decorso (come il raffreddore). Il digiuno invece fà aumentare le citochine IL-4, che favoriscono la produzione di anticorpi per le infezioni acute (come quelle che causano la febbre).
https://www.newscientist.com/article/dn1777-feed-a-cold-starve-a-fever-may-be-right/
IPERTENSIONE E MELATONINA.
12-12-2015
La melatonina potrebbe un giorno essere usata in aggiunta ai tradizionali trattamenti per la pressione alta. Secondo il ricercatore Frank A.J.L. Scheer e colleghi del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School di Boston, gli effetti della melatonina sulla pressione del sangue potrebbero essere dovuti alla sua capacità di contribuire al regolamento dell'orologio biologico del corpo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Hypertension: Journal of the American Heart Association". "Già in passato - spiega Scheer - si era osservato che le persone con pressione sanguigna elevata presentano spesso una soppressione dei livelli notturni di melatonina. Di recente abbiamo scoperto che queste persone presentano dei disturbi al proprio orologio biologico. La scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi approcci per la cura dell'ipertensione".
Scheer e colleghi hanno condotto lo studio presso l'Istituto olandese di ricerca sul cervello di Amsterdam. Gli scienziati hanno studiato l'effetto di una singola dose di melatonina confrontandolo con quello di un regime più lungo. Dopo aver somministrato per tre settimane a 16 volontari, un'ora prima di andare a dormire, placebo oppure 2,5 milligrammi di melatonina per via orale, i ricercatori hanno analizzato gli effetti confrontandoli con quelli di una somministrazione unica in un solo giorno. I risultati mostrano che i pazienti che ricevevano melatonina ripetutamente presentavano una minore pressione notturna, sia sistolica che diastolica. La dose singola di melatonina, invece, non aveva effetto sulla pressione del sangue.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14732734
http://www.quantumhealth.com/news/blood_pressure_and_melatonin.html