Angelo Ortisi
CREME SOLARI: SE ESPOSTE AL CLORO POSSONO SPRIGIONARE SOSTANZE TOSSICHE.
15-04-2018
Una ricerca russa sostiene che le protezioni che contengono Avobenzone possono diventare tossiche se a contatto con il cloro. Lo studio, condotto dalla Lomonosov Moscow State University e pubblicato sulla rivista Chemosphere, è arrivato alla conclusione che le creme solari esposte al cloro possano diventare pericolose per la nostra salute. Sarebbe in particolare l’Avobenzone che a contatto con il cloro, con cui comunemente si disinfettano le piscine, si disgregherebbe creando delle sostanze tossiche che a lungo andare possono causare disfunzioni renali ed epatiche ma anche disturbi del sistema nervoso.
Gli scienziati nei loro esperimenti, realizzati utilizzando la spettrometria cromatica, hanno simulato la reale situazione in cui le protezioni solari vengono applicate sulla pelle dei nuotatori. I chimici hanno scoperto così che l’avobenzone si rompe a contatto con l’acqua clorata (presumibilmente la rottura avviene sulla pelle umana umida) formando composti organici appartenenti alle classi degli acidi aromatici e aldeidi, fenoli e alchilbenzeni. I fenoli e gli alchilbenzeni sono i prodotti più tossici.
L’Avobenzone è un composto chimico in grado di assorbire la luce ultravioletta e per questo utilizzato come ingrediente per le creme solari. Si tratta del filtro UV più popolare al mondo. Forse dopo questa ricerca, però, si penserà di sostituirlo con altro. Come ha dichiarato il dottor Albert Lebedev, autore dello studio: “Sulla base degli esperimenti si potrebbe concludere che un composto generalmente sicuro si trasforma in acqua e crea sostanze pericolose. Nonostante non esistano profili tossicologici precisi per i prodotti più consolidati è noto che gli alchilbenzeni e i fenoli, in particolare quelli clorurati, sono piuttosto tossici”. Gli scienziati stanno ora cercando un'adeguata alternativa all’avobenzone, una diversa sostanza che non abbia lo svantaggio di “rompersi” a contatto con il cloro.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0045653517306203
FRUTTA E VERDURA: I 12 PRODOTTI PIU’ CONTAMINATI DAI PESTICIDI (DIRTY DOZEN 2018).
15-04-2018
Frutta e verdura contaminati dai pesticidi. Non è più una novità. Ma quali sono quelli più contaminati da sostanze nocive? E quali invece possono essere consumati a cuor leggero perché ne contengono meno? A rivelarlo è la Dirty Dozen 2018, la cosiddetta Sporca Dozzina. La classifica, stilata ogni anno dall'Environmental Working Group (EWG) analizza la quantità di pesticidi presenti in frutta e verdura. E le fragole si confermano in testa alla classifica, per il terzo anno consecutivo. L'elenco di Dirty Dozen fa parte dell'annuale Shopper's Guide to Pesticides in Produce, un'analisi condotta sui prodotti del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti.
Ogni anno, l'EWG, organizzazione senza scopo di lucro, pubblica questo elenco per facilitare l'eliminazione dei residui di pesticidi. Anche se frutta e verdura sono una parte vitale di una dieta sana, gli antiparassitari residui presenti sui prodotti possono essere nocivi per la salute. Quest'anno EWG ha anche reso noto un video per spiegare come viene redatta la classifica, perché alcuni tipi di frutta e verdura finiscono spesso nell'elenco della Dirty Dozen mentre altri si posizionano in fondo alla lista, ossia la Clean Fifteen. Quest'ultima riguarda i prodotti in cui sono state trovate quantità ridotte o nulle di antiparassitari. I test sui prodotti dell'USDA hanno evidenziato la presenza di 230 diversi pesticidi sulle migliaia di campioni di prodotti analizzati. L'analisi dei test condotta da EWG mostra che esistono differenze nette tra i vari tipi di prodotti.
Più di un terzo dei campioni di fragole analizzati contenevano 10 o più residui di pesticidi. Oltre il 98% dei campioni di fragole, pesche, patate, nettarine, ciliegie e mele è risultato positivo al residuo di almeno un pesticida. I campioni di spinaci presentavano, in media, quasi il doppio dei residui di antiparassitari in peso rispetto a qualsiasi altra coltura. Avocado e mais dolce erano i più puliti. Più dell'80% di ananas, papaie, asparagi, cipolle e cavoli non aveva residui di pesticidi. Meno dell'1% dei campioni mostrava pesticidi rilevabili. Nessun singolo campione di frutta nella classifica dei “buoni”, la Clean Fifteen, è risultato positivo per più di quattro pesticidi. Ed ecco le due classifiche:
DIRTY DOZEN 2018
1. Fragole
2. Spinaci
3. Nettarine
4. Mele
5. Uva
6. Pesche
7. Ciliegie
8. Pere
9. Pomodori
10. Sedano
11. Patate
12. Peperoni dolci
CLEAN FIFTEEN 2018
1. Avocado
2. Mais dolce
3. Ananas
4. Cavolo
5. Cipolle
6. Piselli dolci surgelati
7. Papaya
8. Asparagi
9. Mango
10. Melanzana
11. Melone di melata
12. Kiwi
13. Melone cantalupo
14. Cavolfiore
15. Broccolo
“È di vitale importanza che tutti mangino questi prodotti, ma è anche saggio evitare l'esposizione alimentare a pesticidi tossici, dal concepimento fino all'infanzia”, ha detto Sonya Lunder, senior analyst di EWG. “Con la guida EWG, i consumatori possono riempire i loro frigoriferi e fruttiere con abbondanza di sani prodotti convenzionali e biologici non contaminati da residui di pesticidi multipli”.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=83&v=rLUZsnnoAdg
https://www.ewg.org/release/out-now-ewg-s-2018-shopper-s-guide-pesticides-produce#.WtHquIhubIV
PERCHÉ FARE ADDOMINALI NON FA DIMAGRIRE E NON TOGLIE LA PANCIA?
15-04-2018
Argomento all’apparenza banale ma che è bene chiarire soprattutto in vista dell’estate, stagione purtroppo ancora oggi caratterizzata da corse col k-way al parco e maratone infinite di Crunch a terra. Ma perché fare addominali non toglie la pancia? Sono 3 le cose da sapere.
1. Un muscolo è un muscolo, il grasso è grasso. In palestra mentre si esegue un esercizio per qualsiasi regione corporea si contraggono i muscoli e si lavora su questi, non sulla ciccia. Fare Crunch fa contrarre il retto dell’addome come lo Squat fa contrarre i glutei. Punto. Ciò non significa che se flettete il tronco evapora il grasso sulla pancia.
2. Il grasso è un mero magazzino di energia sotto forma di trigliceridi. Quello antiestetico stipato sulla pancia si chiama sottocutaneo o viscerale, ma non esiste solo quello. Infatti, all’interno delle fibre muscolari, addominali compresi, esistono piccole gocce di grasso intramuscolare. Se al corpo serve del grasso come energia per fare i Crunch sicuramente lo prende prima da qui e non da quello sulla pancia (sottocutaneo). Consumare grasso intra-muscolo non cambierà l’estetica del vostro corpo perché è un grasso che non si vede. Se lo si vuole chiamare dimagrimento localizzato bene, ma che non si vendano false speranze alla gente alimentando miti che nulla hanno a che vedere con il dimagrimento che la gente intende.
3. In palestra non si va per consumare più calorie possibili, l’obiettivo non è quello. Durante un allenamento in palestra con i pesi il consumo calorico è molto ridotto se paragonato al lavoro aerobico. Tuttavia il vero obiettivo dei sovraccarichi è dare uno stimolo al tessuto muscolare affinché nel tempo migliori in quantità e qualità e modifichi in positivo l’assetto metabolico di tutto l’organismo, rendendolo un migliore utilizzatore di zuccheri e grassi e predisponendo a un dimagrimento efficace sul lungo periodo. In questo scenario, allenare gli addominali in maniera classica non costituisce la strategia migliore. Retto dell’addome, obliqui e trasverso sono spessi mediamente poco più di un foglio di carta e riusciranno a influenzare davvero poco l’assetto metabolico dell’organismo. Sicuramente meglio sarà puntare su esercizi che coinvolgono masse muscolari più importanti, come gambe, schiena e petto, molto più determinanti sia per consumo calorico post-esercizio sia per influenza sul metabolismo glucidico e lipidico a lungo termine.
CERETTA NATURALE: COME REALIZZARLA IN CASA CON POCHI INGREDIENTI.
15-04-2018
Se non siete amanti di rasoi ed epilatori elettrici e volete che la vostra depilazione duri un pò più a lungo, potete affidarvi ad alcuni espedienti naturali che le donne hanno imparato a usare sin dall’antichità. Un esempio è la ceretta araba, un composto realizzato con il caramello, molto delicato ed efficace. Il vantaggio di utilizzare questo metodo di depilazione naturale è che è molto economico, realizzato con ingredienti che tutti abbiamo in casa e il composto è meno aggressivo rispetto alle cerette che troviamo in commercio, esponendo molto di meno la pelle a fenomeni allergici. Inoltre, i residui vanno via con una semplice doccia.
COME PREPARARE LA CERETTA ARABA
Il nome tecnico della ceretta araba è Sokkar. È una soluzione naturalmente molto diffusa nel mondo mediorientale ed è molto semplice da preparare. L’efficacia dello strappo dipenderà essenzialmente dall’accuratezza della preparazione e dall’elasticità del preparato. La pasta finale, infatti, dovrà possedere un colore specifico e una precisa consistenza. Per realizzarla vi serviranno:
• 1 bicchiere di zucchero.
• ½ bicchiere di succo di limone.
• 1 cucchiaino di miele.
C’è chi suggerisce di aggiungere anche un pizzico di sale al composto.
COME USARE LA CERETTA ARABA
Il procedimento da seguire è questo: versate in un pentolino il succo di limone con lo zucchero e mescolate mantenendo a fuoco lento. Aggiungete il miele e continuate a mescolare; poi, portate a ebollizione e fate cuocere per 10 minuti, continuando sempre a girare il composto con un mestolo di legno. Spegnete e lasciate intiepidire. Il preparato a questo punto avrà una colorazione giallo-ambrata. Trasferitelo in un contenitore di vetro. Appena potrete toccare la cera, iniziate a lavorarla. Bagnatevi le mani e manipolatela, realizzando delle piccole palline elastiche. Dovrà essere appiccicosa, ma senza rimanervi attaccata alle mani. A questo punto il colore del composto risulterà di un giallo più dorato. Quando vedete che la consistenza è quella giusta, prendete la palla di cera e stendetela sulla pelle, seguendo la direzione di crescita del pelo. Strappate infine con un gesto secco e deciso. Non servono strisce. I residui si eliminano con acqua e potete conservare ciò che resta in frigorifero, in un barattolo di vetro, rinvenendo il composto, quando vi serve, a bagnomaria. C’è anche chi preferisce non usare il miele, modificando leggermente le dosi degli ingredienti che saranno composti semplicemente da 1 bicchiere di succo di limone e 4 di zucchero.
ALTERNATIVE ALLA CERETTA PER ZONE DELICATE E CON POCA PELURIA
Oltre alla classica ceretta araba, è possibile creare un altro tipo di composto, realizzato con la farina di ceci e la curcuma. Vi serviranno:
• 3 cucchiai di farina di ceci.
• 1 cucchiaio di curcuma in polvere.
• Acqua.
Mescolate gli ingredienti realizzando una sorta di pastella, molto delicata, da stendere sulla pelle. Lasciate che si secchi. Massaggiate il composto con movimenti circolari, eliminando così la peluria. Al termine dell’operazione risciacquate con acqua fresca. Questa soluzione viene utilizzata in genere per la peluria del viso o, comunque, per le zone del corpo dove i peli sono radi e sottili.
La ceretta araba è meno dolorosa di quella artificiale, non costa nulla ed è molto delicata. Per questo, è indicata per ogni tipo di pelle e qualsiasi parte del corpo. È però più difficile da maneggiare di quella tradizionale, proprio perché appiccicosa; richiede dunque una maggiore dimestichezza. Da non usare se i peli sono molto corti.
CIPOLLE ROSSE: NEMICHE DEL CANCRO AL COLON E AL SENO.
15-04-2018
Sia crude che cotte, le cipolle, soprattutto quelle rosse, sarebbero uno degli alleati ideali nella lotta contro il cancro al colon e al seno. Le sue sono vere e proprie proprietà medicinali già ben note e ora uno studio canadese evidenzierebbe come questo alimento aiuti a creare un ambiente sfavorevole a una eventuale crescita tumorale, grazie a sostanze come la quercetina e gli antociani. Secondo la ricerca condotta presso l’University of Guelph, in Canada, infatti, le cipolle rosse sarebbero in grado di uccidere le cellule cancerogene del tumore al colon e al seno, grazie al loro potere antiossidante. Tutte le cipolle avrebbero proprietà antitumorali ma, secondo gli studiosi canadesi, quelle rosse sarebbero più efficaci nella lotta contro le cellule cancerogene proprio di quei due tipi di tumore.
Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno eseguito dei test su cinque diversi tipi di cipolle che crescevano in Ontario, scoprendo che la varietà rossa chiamata “Ruby ring onion” è la più efficace contro tumore al colon e tumore al seno. Ciò sarebbe dovuto al contenuto elevato di quercetina, un tipo di flavonoide dal potere antiossidante, e di antociani, una classe di pigmenti che danno alla cipolla il suo tipico colore rosso e favorirebbero l’azione antitumorale della quercetina stessa. "L'antocianina è strumentale nel fornire colore a frutta e verdura, quindi ha senso che le cipolle rosse abbiano maggior potere nel combattere il cancro", ha spiegato il dottor Abdulmonem Murayyan, uno degli autori della ricerca. “Le cipolle - prosegue Murayyan -attivano percorsi che incoraggiano le cellule tumorali a subìre la morte cellulare. Promuovono un ambiente sfavorevole per le cellule tumorali e disturbano la comunicazione tra le stesse, cosa che ne inibisce la crescita”.
La fase sperimentale della ricerca è stata eseguita mettendo a contatto diretto cellule malate provenienti da tratti di colon umano con un estratto di quercetina derivato dai cinque tipi di cipolle testate, mentre il prossimo step dello studio sarà sperimentare direttamente sull'uomo. Per ora i ricercatori stanno studiando vari metodi di estrazione della quercetina senza l’impiego di sostanze chimiche. Per il momento, cipolle o no, sta di fatto che un’alimentazione sana e genuina sia un'arma che aiuta contro lo sviluppo di un tumore. Via libera, quindi, a tutti i cibi che aiutano nella prevenzione, eliminate il junk food e datevi a un pò di attività sportiva.
https://www.sciencedaily.com/releases/2017/06/170607123928.htm
https://news.uoguelph.ca/2017/06/red-onions-pack-cancer-fighting-punch-study-reveals/
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0963996917301060
5 RIMEDI NATURALI PER SCONFIGGERE LE TARME.
15-04-2018
Le tarme possono essere un grosso problema da risolvere: le loro larve, che spesso infestano i nostri armadi, si nutrono di tessuti e fibre naturali. In commercio vengono propinati una miriade di prodotti per risolvere questo problema, non tutti naturali, che possono essere più o meno efficaci. Prodotti che però, soprattutto se in casa abbiamo dei bambini, possono essere pericolosi e avere un odore sgradevole, come ad esempio la naftalina. Ma possiamo liberarci di questi fastidiosi insetti, in maniera naturale? Certo! Ecco quindi 5 soluzioni non tossiche da utilizzare se ci si trova a dover combattere la nostra battaglia contro le tarme.
1. CANNELLA
Il primo rimedio naturale proposto per allontanare le tarme consiste nell’inserire all’interno degli armadi delle stecche di cannella o dei sacchetti fai da te, contenenti della cannella in polvere. Le tarme non amano l’odore della cannella e rimarranno lontane dai vostri abiti che, inoltre, si riempiranno di un gradevole profumo.
2. OLIO ESSENZIALE DI PATCHOULI
Anche in questo caso, gli oli essenziali possono darci una mano. Uno su tutti, l’olio essenziale di patchouli che potete utilizzare versando qualche goccia su batuffoli di ovatta o dei cuscinetti imbottiti fai da te da posizionare nei punti più critici dei vostri mobili. Anche in questo caso, una soluzione naturale che farà profumare di buono i vostri vestiti.
3. CHIODI DI GAROFANO
I chiodi di garofano sono la nostra terza soluzione al problema delle tarme. Facili da trovare, hanno un odore sgradito per i nostri piccoli animaletti. Potete decidere anche in questo caso di creare dei piccoli sacchettini fai da te, nei quali riporre una manciata di chiodi di garofano o metterne direttamente qualcuno nelle tasche di giacche o pantaloni.
4. BUCCE DI ARANCIA
Le bucce dell’arancia, ad esempio, possono essere usate per creare delle creme fai da te, come fragranza per i nostri dolci, ma anche come repellente naturale contro le tarme. Dovrete semplicemente lasciare essiccare le bucce, tagliarle a striscioline e deporle in appositi sacchetti che posizionerete, naturalmente, nei vostri armadi.
5. OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA
Ecco infine l’ultimo rimedio: la lavanda. Potete decidere di utilizzare l’olio essenziale di lavanda, con cui bagnare dei cuscinetti o dei batuffoli di ovatta, o riporre i fiori in graziosi sacchetti che avrete cucito, magari riciclando vecchie stoffe. Addirittura potete utilizzare anche delle saponette aromatizzate alla lavanda, da lasciare all’interno degli armadi. Qualsiasi soluzione sceglierete, il profumo tanto gradevole di questo fiore, allontanerà le tarme dai vostri indumenti.
Ricordate però: oltre ad utilizzare questi rimedi naturali è bene prestare prima attenzione ad alcuni consigli:
• lavate bene gli indumenti da riporre negli armadi durante i cambi stagione;
• se il vostro armadio è stato già attaccato dalle tarme, svuotatelo e lavatelo bene con una soluzione composta da due parti di acqua e una di aceto;
• fate regolarmente prendere aria e luce ai vostri vestiti.
BORO E DOLORE MESTRUALE.
09-05-2015
La dismenorrea primaria è un disturbo che affligge il 50% delle donne fertili e il dolore talvolta può essere così intenso da ostacolare le normali attività quotidiane.Rappresenta infatti la causa principale di astensione dal lavoro o dalla scuola per le donne giovani. Il dolore è spesso associato ad altri sintomi come dolori alla schiena, tensione muscolare alle gambe, disturbi intestinali (diarrea, nausea, vomito), cefalea e vertigini. Considerando le proprietà antinfiammatorie del boro, è stata valutata da alcuni ricercatori la sua efficacia sulla gravità e la durata del dolore mestruale in giovani universitarie. Sono state reclutate 113 ragazze che, divise per gravità e durata della dismenorrea, hanno ricevuto 10 mg di boro al giorno 2 giorni prima del ciclo fino al terzo giorno o un placebo per 2 cicli consecutivi. Le studentesse che avevano assunto il boro hanno sperimentato una riduzione della durata e della gravità del dolore significativamente maggiore di quella del gruppo placebo. L’attività antinfiammatoria di questo minerale traccia è stata osservata anche in alcune patologie osteoarticolari (artrite, osteoartrite), nelle quali ha migliorato la funzionalità articolare e ridotto il dolore nel movimento. Il boro è un elemento ultra-traccia presente nel corpo umano in piccole concentrazioni, le cui fonti alimentari principali sono mele, avocado, agrumi, pomodori, prugne, soia, miele e datteri. Tra gli effetti del boro sulla salute è stata evidenziata la capacità di estendere l’emivita della vitamina D e dell’estrogeno. La carenza di boro è associata all’incremento del rischio di demineralizzazione ossea, in particolare nelle donne in post-menopausa; in seguito alla sua assunzione l’escrezione urinaria di calcio diminuisce, mentre aumentano in maniera significativa i livelli ematici di estrogeno e testosterone. Grazie a questi effetti, l’integrazione di boro potrebbe prevenire l’osteoporosi, come anche alcune condizioni legate alla sindrome climaterica in menopausa spontanea o chirurgica.
L'OLIO DI PESCE PREVIENE LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI.
10-04-2018
Suscita notevole stupore e curiosità il fatto che, nonostante un regime dietetico ricco di proteine, grassi, colesterolo e molto povero di carboidrati, fibre e vitamina C, un gran numero di eschimesi presenti un'incidenza considerevolmente bassa di trombosi, restringimento delle arterie, attacchi cardiaci e altri manifestazioni collegate a malattie cardiovascolari. Gli eschimesi della Groenlandia, la cui alimentazione è costituita prevalentemente da pesce, carne di foca e di balena, presentano livelli bassi di trigliceridi e di colesterolo totale, tassi elevati di colesterolo-HDL, di cui si conosce l'azione preventiva dei disturbi cardiovascolari, unitamente a una riduzione dell'aggregazione piastrinica che permette all'uomo di resistere alle varie forme di trombosi. Nei villaggi costieri del Giappone, laddove il pesce rappresenta l'alimento principale, sono stati riscontrati referti epidemiologici di natura simile. L'EPA è stato identificato come il principale componente a effetto profilattico di tale regime dietetico, in quanto ritenuto in grado di esercitare la propria azione benefica attraverso le prostaglandine. Tra l'altro, l'EPA inibisce le attività di queste ultime volte a favorire i meccanismi che portano alla trombosi sanguigna. Si ritiene che il DHA svolga azioni simili seguendo un percorso diverso. Sono state realizzate numerose prove cliniche volte alla valutazione degli effetti cardioprotettivi delle alimentazioni a base di pesce, degli oli di pesce e relativi integratori. Quasi tutti gli studi condotti sull'uomo hanno rivelato proprietà positive. Alcune sperimentazioni hanno dimostrato che gli oli di pesce riducono i tassi relativi alle lipoproteine a bassa densità (LDL) e alle lipoproteine a densità molto bassa (VLDL) presenti nel sangue, sostanze che rappresentano forme dannose di colesterolo. Tuttavia non sempre i risultati si sono rivelati coerenti, fatto attribuito all'inadeguatezza di alcuni dosaggi di olio di pesce somministrati nel corso della ricerca. Si rivela, con un maggior grado di uniformità, un effetto di abbassamento del tasso dei trigliceridi. Una riduzione dei livelli elevati di questo grasso presente nel sangue svolge un'azione benefica sulla salute cardiaca. Ci si trova maggiormente d'accordo sugli effetti anticoagulanti degli oli di pesce che, come noto, inibiscono quel livello di "viscosità" delle piastrine che provoca la trombosi. E' necessario assumere dosi piuttosto elevate di olio di pesce per ottenere l'effetto di cui sopra; tuttavia, secondo un recente studio, sarebbe sufficiente la somministrazione di 3,6 grammi al giorno per due settimane. In un'indagine a lungo termine (della durata di due anni), si riscontrò che alcuni integratori a base di olio di pesce alleviavano il dolore provocato dall'angina, riducendo al tempo stesso la necessità di somministrazione della nitroglicerina.
VITAMINA D: UN ALLEATO CONTRO LA PATOLOGIA CORONARICA.
08-04-2018
C'è un'associazione fra carenza di vitamina D e infiammazione del grasso viscerale che circonda il cuore (grasso epicardico) nella patologia coronarica. A determinarla è uno studio pubblicato su Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases da un gruppo dell’Università Statale di Milano in collaborazione con il Policlinico San Donato I.R.C.C.S. di Milano, l’Università di Ratisbona e la DiaSorin Spa. Lo studio condotto dalla Dott.ssa Elena Dozio, afferente al Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute (SCIBIS), mette in evidenza l’importanza di mantenere livelli ottimali di vitamina D come possibile strumento per contrastare l’infiammazione del grasso epicardico, tipica dei pazienti con patologia coronarica.
Oltre l’80% dei soggetti con patologia coronarica, spiegano i ricercatori, presenta uno stato carenziale di vitamina D. Più tali livelli diminuiscono più si osserva a livello del tessuto adiposo epicardico una riduzione nell’espressione di importanti molecole che regolano l’utilizzazione locale della vitamina e un aumento nei livelli di mediatori pro-infiammatori. Questo significa che solo quei soggetti che presentano uno status ottimale di vitamina D nel sangue preservano la capacità di utilizzare la vitamina a livello del tessuto e riescono a mantenere sotto controllo l’espressione di molte molecole pro-infiammatorie che concorrono alla progressione della patologia coronarica. “Uno studio importante - sottolinea la Dott.ssa Dozio - perché per la prima volta si guarda al monitoraggio del livelli di vitamina D ed al mantenimento di valori ottimali della stessa come ad un importante strumento di prevenzione nell’ambito delle patologie cardiache”.
UN PROMETTENTE STUDIO PILOTA DIMOSTRA CHE AHCC POTREBBE SRADICARE IL PAPILLOMAVIRUS.
05-05-2015
Una prima sperimentazione sull'uomo di grande successo ha dimostrato che l'assunzione di AHCC (Active Hexose Correlated Compound), un composto raro proveniente dalla radice di Shiitake, potrebbe essere il primo trattamento contro l'HPV, attualmente incurabile, il virus a trasmissione sessuale responsabile del cancro cervicale. Il virus del papillomavirus umano (HPV) è stato rilevato in oltre il 99% dei pazienti affetti da cancro cervicale. Secondo i centri di controllo e prevenzione delle malattie negli Stati Uniti, molti altri tipi di tumore sono legati all'HPV: il 95% dei tumori anali, il 60% di quelli dell'orofaringe, il 65% dei tumori vaginali, il 50% dei tumori vulvari e il 35% dei tumori del pene. Attualmente, si stima che il 70% degli adulti sessualmente attivi contrarrà il virus durante la loro vita. Purtroppo, non esisteva in precedenza un supplemento o un integratore sicuro ed efficace, in grado di trattare in modo efficace l'HPV.
In occasione della 1° Conferenza Internazionale della società per l'oncologia integrativa, Judith A. Smith, farmacista e professore associato presso l'University of Texas Medical School, ha presentato i risultati di un piccolo studio pilota dimostrando che l'integrazione di AHCC può eliminare il virus HPV. L’Active Hexose Correlated Compound (AHCC) è l'integratore nutrizionale immunostimolante più utilizzato in Giappone. Questo estratto è preparato da micelio di co-colture di diverse specie di funghi basidiomiceti. Studi preclinici hanno dimostrato che questa sostanza ha proprietà anticancro, sia in vitro che in vivo. In questo studio pilota, i ricercatori hanno dato quotidianamente per via orale a 10 donne di oltre 30 anni con diagnosi positiva di HPV, 3 grammi di AHCC per un massimo di 6 mesi. La metà dei partecipanti ha mostrato, al termine dello studio, un risultato negativo per infezione da HPV. Tre avevano smesso di prendere l'integratore dopo tre mesi e altri due hanno proseguito lo studio per altri tre mesi.
AHCC è un integratore alimentare che funziona come immunoterapia. Studi sull'uomo e preclinici hanno dimostrato che l'AHCC aumenta il numero e/o l'attività delle cellule natural killer (NK), delle cellule dendritiche e delle citochine che aiutano il corpo a combattere le infezioni e a bloccare la crescita tumorale. Judith A. Smith ha dichiarato: "Con questo studio, per la prima volta, abbiamo dimostrato che è possibile sradicare l'HPV nelle donne che utilizzano AHCC per sei mesi". Questi dati preliminari hanno così permesso di definire la dose e la durata di un trattamento adeguato e uno studio di fase II controllato e in doppio cieco con placebo è attualmente in corso presso la Houston Medical School. Se questo studio dovesse confermare i risultati iniziali, "si potrebbe raccomandare l'AHCC come integratore nutrizionale per trattare le infezioni da HPV", ha concluso Judith A. Smith. Ha anche aggiunto: "Vorremmo vedere se può contribuire a rafforzare il sistema immunitario al punto da resistere alle infezioni". I ricercatori studieranno inoltre l'impatto dell'AHCC per curare le verruche plantari e genitali causate dall'HPV, poiché diverse persone hanno già segnalato la scomparsa di queste ultime a seguito dell'uso di AHCC.