Angelo Ortisi
I CONSERVANTI SCATENANO IL DIABETE.
29-05-2019
I conservanti contenuti nei prodotti da forno industriali possono provocare il diabete. Lo dice una ricerca pubblicata su Science Translational Medicine da un team della Harvard T.H. Chan School of Public Health. I conservanti avrebbero il potere di influenzare il metabolismo, causando aumento di peso e resistenza all’insulina. Quello più a rischio sarebbe il propionato, additivo alimentare utilizzato spesso per la preparazione di biscotti e pane confezionati. Il propionato serve a prevenire la formazione della muffa, ma la sua assunzione potrebbe non essere scevra da rischi. I medici lo hanno somministrato a un gruppo di topi, verificando l’attivazione del sistema nervoso simpatico e un’impennata degli ormoni, in particolare glucagone, norepinefrina e FABP4. Quest’ultimo, a sua volta, ha prodotto una condizione di iperglicemia, caratteristica peculiare del diabete. I ricercatori hanno trattato i topi con una dose di propionato di calcio equivalente alla quantità consumata dagli esseri umani, registrando un significativo aumento di peso e dell’insulino-resistenza.
I risultati sono stati poi confermati su 14 persone sane. La metà ha ricevuto un pasto contenente 1 grammo di propionato, l’altra metà solo placebo. Dai campioni di sangue è emerso che chi aveva consumato l'additivo aveva aumenti significativi di noradrenalina, glucagone e FABP4 subito dopo aver mangiato. "Questo studio - commenta Agostino Consoli, presidente eletto della Società italiana di Diabetologia (Sid) e ordinario di Endocrinologia all'Università di Chieti-Pescara - suggerisce che un elemento comunemente usato per prolungare la vita commerciale di cibi industriali può avere effetti negativi sul metabolismo umano. Questi dati individuano una nuova pista da seguire nella ricerca dei meccanismi che legano l'aumentato consumo di processed food (alimenti confezionati) all'aumento esponenziale della prevalenza di obesità e diabete nei paesi industrializzati e in fase di industrializzazione".
RIMEDI NATURALI ANTICALCARE.
27-05-2019
In commercio esistono vari rimedi anticalcare molto dannosi per la salute dell’essere umano, degli animali ed altamente inquinanti per la natura. Il fine di un rimedio anticalcare, come del resto di ogni rimedio in generale, deve essere essenzialmente soltanto quello di eliminare il problema, non di crearne molti di più. Per questo preferisco sempre consigliare rimedi naturali che aiutino a porre fine al problema senza conseguenze per la salute di tutti. Anche per il calcare esistono semplici doni della natura efficacissimi, che già utilizzavano le nostre nonne, dimenticati con il tempo, per via del consumismo sempre più pressante.
Quali sono questi rimedi? L’aceto, il limone, il bicarbonato ed il sale! Incredibile pensare come ci si possa stupire quando si riscopre che prodotti assolutamente naturali possano dare una mano seriamente e senza conseguenze dannose. Ecco qualche ricetta per togliere il calcare con gli amici della natura:
- Per i rubinetti dell’acqua dei lavandini, per le docce e le vasche da bagno: diluire dell’aceto bianco o se si preferisce di mele (un bicchiere in mezzo litro di acqua) e spruzzarlo direttamente sulle parti calcaree, poi con una spugnetta, togliere il calcare.
- Piano cottura: anche in questo caso vale la ricetta per i rubinetti, se si vuole aggiungendo un cucchiaio di bicarbonato di sodio.
- Per l’interno dei lavandini e/o i tappi: riempire il lavandino con un litro di acqua molto calda, la buccia di un limone ed un bicchiere di aceto. La mattina dopo basterà stappare il lavandino, fare scorrere via l’acqua e passare la spugnetta per finire di pulire lì dove vi era il calcare.
- Per le caffettiere e i bollitori: riempirli per una notte di acqua e aceto e il succo di un limone. In proporzione: un bicchiere di aceto, mezzo litro di acqua e un limone piccolo. La mattina dopo sciacquare abbondantemente con acqua tiepida e lavare i residui rimasti con una spugnetta morbida.
- Per il ferro da stiro: diluire due tappi di aceto nell’acqua che basterà a riempire la caldaia del ferro da stiro.
Lasciare l’acqua con l’aceto dentro la caldaia per circa 5 minuti, poi accenderlo e farne uscire il vapore.
Il vapore che uscirà sarà pieno di calcare che si è staccato, in questo modo il ferro da stiro tornerà come nuovo.
- Per la lavatrice: fare un lavaggio a vuoto con un bicchiere di aceto e due cucchiai di bicarbonato di sodio.
- Per la lavastoviglie: fare un lavaggio a vuoto con una manciata di sale grosso e un bicchiere di aceto.
Facilissimo, si risparmia in moneta e in salute!
COME PROTEGGERE I POLMONI DALL'INQUINAMENTO DELL'ARIA: 6 RIMEDI E CONSIGLI.
27-05-2019
Come proteggere il nostro apparato respiratorio dall'inquinamento? I polmoni ne rappresentano uno degli organi più delicati e maggiormente soggetti alla presenza di sostanze nocive sia nell'aria delle nostre città che all'interno delle nostre abitazioni o dei luoghi di lavoro. È possibile adottare alcuni suggerimenti e rimedi naturali per proteggere i polmoni dall'esposizione alle sostanze indesiderate e per depurarli, in modo da favorire il mantenimento della loro salute.
1. OLI ESSENZIALI
Gli oli essenziali rappresentano un rimedio efficace per purificare l'aria del luogo in cui si trascorre maggiormente il proprio tempo, sia che si tratti della propria casa che dell'ufficio. Tra gli oli essenziali maggiormente indicati per la diffusione negli ambienti interni e per la purificazione dell'aria troviamo L’olio essenziale di eucalipto e l’olio essenziale di pino. L'olio essenziale di eucalipto può inoltre essere versato in poche gocce in una ciotola con acqua bollente per effettuare dei suffumigi utili a liberare le vie respiratorie.
2. PIANTE DA APPARTAMENTO
Oltre all'inquinamento esterno, non sottovalutiamo l'inquinamento domestico, dovuto soprattutto alle sostanze volatili conosciute come VOC. A questo proposito è possibile orientarsi verso la scelta di piante da interni adatte a purificare l'aria di casa. Tra di esse è possibile individuare l’aloe vera, ficus, crisantemo, edera e bambù.
3. SCIROPPO ALLE ERBE
Uno dei metodi suggeriti per favorire una naturale purificazione dei polmoni consiste nel ricorso ad erbe emollienti adatte a liberare la mucosa dalle sostanze nocive con cui essa può entrare in contatto. Le erbe più utili in tal caso sono rappresentate da malva, altea e grindelia, che possono essere assunte sotto forma di sciroppo, nella quantità di un cucchiaio due o tre volte al giorno. Per la preparazione di sciroppi a base di erbe, se non si è esperti, è bene rivolgersi ad un erborista.
4. ALLONTANARE LA POLVERE
L'inquinamento giunge nelle nostre abitazioni attraverso la polvere proveniente dall'esterno. Per questo motivo è bene posizionare al di fuori della porta di entrata un tappetino che possa raccogliere polvere e sostanze inquinanti rimaste sulle scarpe, prima che chiunque entri in casa. Soprattutto in caso di allergie, oltre che per eliminare le polveri inquinanti, è bene spolverare spesso le stanze ricorrendo, se necessario, ad una aspirapolvere.
5. DEODORANTI NATURALI
I deodoranti per ambiente di produzione industriale sono tra le prime cause di formazione all'interno degli ambienti domestici di composti volatili che possono causare inquinamento, allergie ed emissione di sostanze non propriamente salutari. È bene dunque evitare i classici deodoranti per ambiente sostituendoli con alternative naturali, come incensi, oli essenziali e diffusori di essenze non sintetiche, pot-pourri composti da spezie e fiori secchi ed infusi profumati.
6. TISANA ALLAE ERBE
Alcune erbe officinali risultano particolarmente adatte per la depurazione dei polmoni. Tra di esse troviamo il timo, l'eucalipto, la lavanda e la menta. L'eucalipto aiuta l'espulsione delle sostanze nocive e dei germi attraverso il muco. La lavanda libera i polmoni dalle sostanze accumulate attraverso la respirazione; la menta agisce come antinfiammatorio delle vie respiratorie ed il timo contiene timolo, un potente fluidificante del catarro. Per la preparazione della tisana è necessario lasciare in infusione per 15 minuti in 200 millilitri d'acqua 10 grammi di foglie di menta, 10 grammi di fiori di lavanda, 15 grammi di foglie di timo e 5 grammi di foglie di eucalipto. Bere 3 tazze al giorno di tisana lontano dai pasti.
LA VITAMINA C COMBATTE IL DIABETE MELLITO E RIDUCE LA PRESSIONE SANGUIGNA.
27-05-2019
L’acido ascorbico, la forma ridotta della vitamina C, è un componente essenziale della dieta umana. Alti livelli di tale importante nutriente possono proteggere contro il danno ossidativo e limitare gli stati infiammatori. Diffusamente utilizzata per sostenere la salute del sistema immunitario, la vitamina C è meno conosciuta per il potenziale ruolo benefico nel controllo della glicemia e del diabete di tipo 2. Tra le più recenti ricerche che riguardano il tema, voglio segnalare questo studio randomizzato a disegno incrociato, il cui primo intento era di verificare se la somministrazione di vitamina C potesse migliorare la risposta della glicemia post-prandiale in soggetti con diabete di tipo 2. Un secondo obiettivo era di scoprire un eventuale effetto sulla pressione del sangue. Per questo studio sono stati reclutati 31 soggetti con diabete di tipo 2 i quali hanno ricevuto 500 mg di vitamina C o un placebo 2 volte al giorno per 4 mesi. Ai partecipanti è stata monitorata la glicemia per 48 ore, consumando pasti standard prima e dopo la supplementazione. Tra i controlli effettuati: valori post-prandiali di iAUC, durata giornaliera dello stato di iper e ipoglicemia e concentrazioni post-prandiali di glucosio, emoglobina glicata (HbA1c), insulina, pressione del sangue e stress ossidativo (F2-isoprostani).
Lo studio, condotto da ricercatori australiani e olandesi, sebbene non di grandi dimensioni, ha dato risultati interessanti. In seguito alla somministrazione di acido ascorbico, sono state osservate significative riduzioni nei valori post-prandiali di glicemia iAUC, nella pressione sistolica e diastolica e negli F2-isoprostani plasmatici liberi, rispetto al placebo, evidenziando un forte effetto antiossidante. Questa ricerca offre una prova concreta che può giustificare la possibilità di proporre l’acido ascorbico come terapia aggiuntiva per migliorare la glicemia e la pressione sanguigna in soggetti con diabete di tipo 2.
VITAMINA B6 NELLA PREVENZIONE DELLA CARIE DENTARIA.
24-05-2017
Esistono alcuni dati che indicano come la piridossina abbia un ruolo nella prevenzione della carie dentaria. Il New York State Dental Journal riporta un esperimento, condotto da Lyon Strean, che ha misurato l’effetto della piridossina sulla carie dei criceti. I risultati mostravano un eccezionale divario (da uno a sei) tra due gruppi di criceti, differenziati solo per l’ammontare di piridossina contenuta nella dieta. Il primo gruppo, che riceveva vitamina B6 in quantità appena sufficiente per mantenersi in vita, registrava una perdita media della dentatura del 26,1%. Il secondo gruppo, che godeva di un apporto di vitamina B6 venti volte maggiore rispetto al primo gruppo, presentava mediamente una perdita del 4,2%. Molti altri studi hanno dimostrato che una dose supplementare di vitamina B6 contribuisce effettivamente alla prevenzione della carie dentaria. Lewis Greenberg ha dimostrato che scimmie giovani private di adeguati quantitativi di vitamina B6 soffrono di carie dentarie devastanti, mentre scimmie che ne ricevono quantitativi adeguati ne sono esenti. Studi sui cani hanno mostrato effetti similari.
E per quanto riguarda la carie dentaria degli esseri umani un test è stato condotto dal dottor Strean, usando supplementi di vitamina B6 in compresse. La ricerca è stata compiuta su 28 bambini tra i 10 e i 15 anni di età. Dopo un anno di trattamento i bambini furono confrontati con il gruppo di controllo, al quale era stato somministrato solo un placebo: mostrarono una riduzione del 40% nella formazione di carie.
In un articolo sugli “Effetti della vitamina B6 sulla carie dentaria nell’uomo”, apparso su Vitamins and Hormones, Robert Hillman esamina parecchi studi che indicano come le compresse di piridossina riducano la carie dentaria del 50% nei bambini in età scolare. Il dottor Hillman, inoltre, cita due studi che illustrano come i bambini cubani, i quali masticano la canna da zucchero, soffrano meno di carie e abbiano una più alta concentrazione di vitamina B6 nel sangue che non un gruppo di bambini osservato a New York City. La canna da zucchero ha una concentrazione relativamente elevata di B6, mentre dallo zucchero raffinato la vitamina B6 (e praticamente tutti gli altri elementi nutritivi) è stata asportata con il processo di raffinazione.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S008367290860360X
UNCARIA CONTRO L’INVECCHIAMENTO CEREBRALE.
26-05-2019
L’invecchiamento cerebrale e il morbo d’Alzheimer sono ambedue condizioni che mostrano un accumulo di placche di beta-amiloidi e grovigli neurofibrillari di proteina-tau che contribuiscono ad accelerare la perdita di memoria e il declino cognitivo. Uno studio ha voluto verificare l’efficacia di un estratto di uncaria (Uncaria tomentosa) come potenziale soluzione naturale per prevenire tale processo degenerativo delle funzioni cognitive. L’uncaria, conosciuta anche con il nome di “unghia di gatto” a causa delle caratteristiche spine che ricordano, appunto un’unghia di gatto, è originaria del Sudamerica, in particolare del Perù. In questo studio è stato dimostrato che i principi attivi della pianta sono in grado di superare la barriera ematoencefalica, di ridurre in maniera marcata il carico della placca a livello cerebrale e migliorare la memoria a breve termine. Tali composti sono inoltre potenti inibitori/distruttori delle placche cerebrali e dei grovigli associati all’invecchiamento del cervello e al morbo d’Alzheimer.
L’uncaria è anche un potente agente antinfiammatorio. Sono infatti dimostrate le innate proprietà dei suoi estratti di inibire gli stati infiammatori acuti e cronici, come i disturbi articolari e l’osteoartrite. Nell’uomo sono stati osservati effettivi miglioramenti della memoria, in particolare a breve termine e delle funzioni esecutive, sia in soggetti giovani sani che in pazienti con demenza. L’uncaria mostra anche azione immunostimolante, immunomodulante, antivirale, antineoplastica e antimutagena, identificandosi come fitocomplesso ad ampio spettro utile soprattutto per la salute del sistema immunitario.
INCHIESTA SHOCK: LA COCA COLA PAGA 8 MILIONI DI EURO A MEDICI E RICERCATORI.
26-05-2019
Coca Cola negli scorsi anni si è impegnata parecchio, e ha sborsato davvero molti soldi, per riuscire a mascherare il legame che vi è tra bevande zuccherate e obesità. Secondo l’inchiesta di Le Monde, in Francia sarebbero stati versati a medici e ricercatori ben 8 milioni di euro. Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un'indagine sull'influenza che ha avuto la Coca Cola nei confronti di diversi studi scientifici che riguardano gli effetti delle bevande zuccherate sulla nostra salute. Si tratta di vere e proprie operazioni di marketing mascherate da ricerche. Il giornale spiega come il marchio Coca Cola abbia influenzato negli anni ricercatori, medici e altri professionisti della salute con l’obiettivo di ottenere studi positivi sugli effetti delle bevande del marchio ma soprattutto sminuire i rischi legati al loro consumo. In realtà, queste rivelazioni derivano da un'altra indagine relativa alla Coca Cola condotta nel 2015 dal New York Times. Il quotidiano americano aveva svelato la pesante influenza della Coca Cola nel finanziare studi scientifici volti ad offrire un nuovo punto di vista sul tema dell’obesità. Sostanzialmente si sosteneva che: non è tanto il cibo spazzatura e il consumo di bibite piene di zucchero alla radice della vera e propria epidemia di obesità che sta colpendo i paesi occidentali, è semplicemente la mancanza di esercizio fisico. Il messaggio è perfettamente calibrato per distogliere l'attenzione da Sprite, Fanta, Minute Maid e altre bevande di proprietà della Coca Cola, leader mondiale nel settore.
Per risolvere il problema obesità, dunque, basterebbe fare più attività fisica e non ci sarebbe da preoccuparsi di ridurre l’apporto calorico. Sappiamo invece che questa affermazione è assolutamente falsa. I dati scientifici, prodotti da varie pubblicazioni nel corso degli anni, hanno invece stabilito con certezza la responsabilità delle bevande zuccherate sull’aumento di obesità e diabete tipo 2. Le conclusioni del quotidiano francese si basano anche su uno studio accademico, ad opera di Sarah Steel, professoressa di Cambridge, che ha esaminato i contratti tra Coca Cola e accademici canadesi e americani. Un dossier da ben 87.000 pagine! Secondo quanto ricostruito da Le Monde in base a tutto il materiale analizzato, ricercatori, medici e altri tipi di professionisti hanno in qualche modo “rivisto” o “ritoccato” i propri studi ottenendo dei sovvenzionamenti dalla Coca Cola stessa. E si fanno nomi e cognomi. Vi è ad esempio il caso della ricercatrice universitaria France Bellisle che ha ricevuto 2.000 euro per un articolo in cui la conclusione riporta che il legame tra consumo di bevande zuccherate e aumento di peso non esiste “necessariamente”. Vi è poi Xavier Bigard, direttore medico dell’International Cycling Union (prima presidente della Società francese di medicina dello sport) che, come lui stesso ha dichiarato, ha ricevuto 4.000 euro da Powerade (marchio che possiede Coca Cola) per una conferenza “sulle regole di idratazione dello sportivo”. Possiamo immaginare cosa abbia sostenuto in quell’occasione…
E questi sono solo spiccioli. C’è chi ha beneficiato di finanziamenti ben più corposi dal marchio Coca Cola. È il caso di Dietecom, la fiera annuale che ha ottenuto oltre 140 mila euro tra il 2010 e il 2017 o della Società francese di medicina dello sport che ha avuto 80 mila euro dal 2010 al 2016. Il totale dei finanziamenti alla ricerca da parte di Coca Cola calcolato da Le Monde ammonta a ben 8 milioni di euro dal 2010! Rare però sono le pubblicazioni che risalgono a dopo il 2016, quando la generosità dell'azienda è in netto calo, come osserva il quotidiano francese: "La multinazionale assicura di aver concluso questo tipo di collaborazioni dopo il 2016". E in effetti, come conferma il marchio Coca Cola dal Belgio: "La ricerca, la trasparenza e l'integrità sono importanti. Di conseguenza, dal 2016, The Coca-Cola Company non ha finanziato in modo indipendente la ricerca su problemi di salute e benessere in conformità con le linee guida di ricerca pubblicate sul nostro sito web da allora. Abbiamo adottato queste linee guida per rispondere alle domande che possono sorgere nel momento in cui siamo l'unico finanziatore di questo tipo di ricerca".
Uno scandalo simile era stato già reso noto in Spagna, e ciò dimostra che la Coca Cola è solita a certi tipi di operazioni. E anche se ora si è tirata indietro, sappiamo bene che la situazione di fondo non è cambiata: le bevande zuccherate fanno male alla nostra salute e andrebbero evitate il più possibile.
https://link.springer.com/article/10.1057/s41271-019-00170-9
MENO TIAMINA PIU' DISTURBI CARDIACI.
19-12-2017
E. Cheraskin, professore e presidente del Dipartimento di Stomatologia del Centro Medico dell'Università dell'Alabama, insieme con i suoi collaboratori ha fatto un passo avanti nella ricerca sulla relazione tra l'assunzione di tiamina e i disturbi cardiaci negli esseri umani viventi. Il dottor Cheraskin ha raccolto un gruppo di dentisti con le rispettive mogli, 74 in tutto, sottoponendoli alle domande standardizzate del Cornell Medical Index Wealth Questionnaire, sui sintomi cardiovascolari: "sente dolori al cuore o al petto?"; "Avverte spesso colpi al cuore?"; "I disturbi cardiaci sono presenti nella sua famiglia?"; "Rimane senza fiato molto prima di altri?", ecc. Dei 74 soggetti, il 44% lamentava almeno un sintomo cardiovascolare, mentre il 12,3% ha risposto "si" a due o tre domande, che possono indicare problemi vascolari. Al fine di comparare i disturbi cardiovascolari con il consumo di tiamina, i soggetti furono suddivisi in due sottogruppi eguali: 37 consumavano dai 0,13 ai 0,91 mg di tiamina al giorno, i restanti 37, dai 0,92 ai 2,95 mg di tiamina al giorno. Confrontando i due gruppi, risultò che i soggetti con il minor consumo di tiamina denunciavano almeno il doppio di sintomi cardiovascolari rispetto ai soggetti con un consumo maggiore.
VITAMINA B17: IL SEGRETO RACCHIUSO NEI SEMI.
25-05-2019
Aprire i noccioli di albicocca o pesca e mangiare i semi ivi inclusi era un rimedio per tumori noto all’imperatore cinese Shen Nung (I-II secolo a.C.), che ha lasciato documenti con ricette derivanti dall’estratto di semi contro i tumori. La Bibbia parla dei semi di frutti come alimento ideale per l’uomo (Genesi 1,29). Gli antichi medici egizi, greci, romani ed arabi erano tutti a conoscenza delle proprietà biologiche dell’acqua di mandorla amara. Anche Paracelso, Scribonius Largus, Galeno, Plinio il Vecchio, Marcellus Empiricus ed Avicenna, usarono preparazioni contenenti amigdalina (vitamina B17) per trattare i tumori. Lo stesso è vero per la farmacopea medievale. La scienza moderna ha confermato questa antica conoscenza. Già nel 1972 il Dr. Kanematsu Sugiura, del Memorial Sloan-Kettering Cancer di Manhattan, riportò i risultati dei suoi studi relativi ad un nuovo antitumorale: “L’amigdalina (vitamina B17) inibisce significativamente la comparsa di metastasi ai polmoni e inibisce la crescita di tumori primari”.
Ecco come agisce la vitamina B17 sulle cellule tumorali. Si è notato che solo le cellule malate di cancro sono ricchissime dell’enzima glucosidase. Assumendo la vitamina B17 o laetrile, questa vitamina, esclusivamente in presenza di questo enzima ed in virtù dello stesso, reagisce sprigionando cianuro il quale distrugge le cellule malate contenenti il glucosidase mentre le cellule sane, non avendo questo enzima, non vengono attaccate perché non avviene nessuna reazione di scissione da laetrile a cianuro. Le cellule tumorali vengono avvelenate dal cianuro anche perchè sono carenti dell’enzima rodanese, dotato di azione disintossicante dall’acido cianidrico. Se dell’acido cianidrico fuoriesce dalle cellule tumorali, le cellule adiacenti normali sono in grado di disintossicarsi da esso attraverso il loro enzima rodanese.
Il Dr. Dean Burk, ex capo del Cytochemistry Department del National Cancer Institute, famoso ente statunitense di cui egli stesso è stato uno dei co-fondatori, si è occupato personalmente della vitamina B17 e così descrive l’effetto di tale sostanza: “Quando aggiungiamo laetrile (vitamina B17) ad una coltura di cancro al microscopio, premesso che sia presente anche l’enzima glucosidase, possiamo osservare le cellule cancerose che muoiono come mosche.” Il Dr. Burk ha inoltre affermato che prove dell’efficacia del laetrile sono state riscontrate in almeno cinque istituti indipendenti di tre paesi distanti fra loro. È interessante notare che al giorno d’oggi esistono culture per le quali il cancro rimane quasi completamente estraneo. Gli Abrasi, gli Arzebaigiani, gli Hunza, gli Eschimesi e gli abitanti del Karakorum seguono tutti un’alimentazione ricca di nitriloside o vitamina B17. Tale alimentazione consiste, a seconda dei casi, di grano saraceno, piselli, fave, erba medica, rape, lattuga, germogli di legumi o di cereali, albicocche col nocciolo e bacche di vario genere; tale dieta può fornire loro da 250 a 3.000 mg di nitriloside al giorno. Lo scopritore della vitamina B17, il Dr. Ernst T. Krebs, dopo aver studiato le abitudini alimentari di queste popolazioni ha affermato: “Esaminando la dieta di queste persone, abbiamo scoperto che il nocciolo dell’albicocca veniva apprezzato come una squisitezza e che di tale frutto veniva utilizzata ogni parte”. La dieta occidentale media, coi suoi cibi raffinati e privi di fibre, fornisce meno di 2 mg di nitriloside al giorno. Si è inoltre notato che i membri di queste popolazioni, quando si trasferiscono nelle aree “civilizzate” e, di conseguenza, cambiano il loro regime alimentare, sono inclini al cancro secondo l’incidenza occidentale standard.
La vitamina B17 era già in uso anche nella Russia zarista per curare il cancro mentre si era notato che le popolazioni con alimentazione ricca di questa vitamina non erano soggette allo stesso. Il Dr. Krebs, lo scopritore della B17 sostiene che mangiare sette semi di albicocca al giorno preverrà lo sviluppo di cancro durante tutto il corso della vita. È davvero sorprendente quanto scoperto già negli anni cinquanta relativamente alle proprietà curative dei semi di albicocca. Questi semi infatti hanno un alto contenuto di vitamina B17, che sarebbe capace di contrastare efficacemente il cancro. Usiamo la parola “sarebbe” perché purtroppo non esiste alcuna evidenza scientifica che ciò avvenga, ma solo storie di percorsi medici quasi autonomi, tutti scollegati tra loro. Basta andare in rete e cercare “Vitamina B17″ o “semi di albicocca” per scoprire un mondo infinito riguardo le presunte proprietà benefiche anticancerogene.
ATTENZIONE tuttavia all’accertata pericolosità di questi semi che, se assunti in quantità eccessive (pare più di 5-7 semi), possono diventare velenosi perché contenenti un quantitativo di cianuro. ATTENZIONE soprattutto ai bambini! Qui a seguire vi riporto alcune informazioni ripescate in rete sui semi di albicocca.
Nel 2004 il signor Jason Vale fu condannato a 5 anni e 3 mesi di prigione dopo aver pubblicizzato e venduto una cura anticancro a base di laetrile, sostanza ottenuta dai semi di albicocca. Nell’anno 2000 questa sostanza fu ufficialmente bandita. Il laetrile è conosciuta anche col nome di amigdalina o vitamina B17 ed il divieto per la sua somministrazione fu motivato dal Dr. Lester M.Crawford, commissario dell’SDA, affermando che non esisteva alcuna certezza scientifica che il laetrile potesse combattere il cancro. Esistono tuttavia altri studi e ricerche sulle proprietà terapeutiche della vitamina B17. Edward Griffin ed il Dr. Krebs (lo scopritore della vitamina B17), affermarono che tale composto è presente, seppur in minor quantità, anche nei semi di ciliegie, delle mele, delle pesche e dell’uva, sostenendo inoltre che il consumo giornaliero di 7 mandorle di albicocche possa prevenire pesantemente lo sviluppo di cellule cancerogene. È opinione diffusa, ma vi invito a fare un pò di ricerche in autonomia in rete, che tutti questi personaggi sopra citati siano in qualche modo vittime dello strapotere economico dell’Industria farmaceutica mondiale. La vitamina B17 non è infatti brevettabile perché naturale. Permetterebbero secondo voi di curare il cancro con i semini di albicocche? E poi tutti gli utili del mega-indotto che i tumori di ogni tipo creano? E tutti gli utili aziendali? Forse senza esagerare, per non saper né leggere e né scrivere qualche semino ce lo possiamo mangiare, alla faccia dei magnati del farmaco! In Australia e in Messico (per la cronaca) il laetrile è legale e può essere acquistato liberamente. Comunque un consiglio spassionato: andate in internet (ah già ci siete scusate…) e cercate, cercate, cercate. Come ho sempre sostenuto, la migliore cura è alimentare!
3 RIMEDI NATURALI PER TRATTARE LE VERTIGINI.
25-05-2019
Le vertigini sono una distorsione della percezione sensoriale e possono causare sintomi come perdita di equilibrio e occasionalmente, nausea, vomito, sudorazione e movimenti anomali degli occhi. È importante notare che le vertigini non sono solitamente una malattia di per sé, ma piuttosto un sintomo di qualche altra condizione sottostante. I sintomi possono durare da pochi secondi fino a un paio d’ore, e possono verificarsi in brevi episodi o costantemente. L’insorgenza di sintomi spesso si verificano a seguito di movimento o cambiamenti di posizione come in piedi o sdraiata.
RIMEDI NATURALI
GINKGO BILOBA
È molto efficace come trattamento naturale per i sintomi di vertigini in quanto aumenta la quantità di flusso di sangue al cervello.
ZENZERO
Lo Zenzero è estremamente utile quando si verificano sintomi come nausea come risultato di vertigini. Un rimedio efficace è quello di fare un the allo zenzero grattugiando un quarto di zenzero fresco da bollire per 5 minuti. Bere questo tè due volte al giorno per contribuire a ridurre i sintomi di vertigine.
VITAMINA C
Recenti ricerche hanno dimostrato che aumentando l’assunzione di vitamina C si può contribuire ad alleviare i sintomi di vertigini. Supplementi di vitamina C di 600 mg al giorno sono stati trovati efficaci nel trattamento della condizione. Alcune fonti naturali di vitamina C sono fragole, peperoni, arance, ananas, broccoli e pomodori.