Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

23-12-2015

Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere: un bicchiere di vino rosso fa bene alla salute, in special modo al cuore e all’apparato circolatorio. Niente di più falso! Il padre di questa scoperta, Dipak Das, docente di chirurgia divenuto direttore del Cardiovascular Research Center dell'University of Connecticut proprio grazie ai suoi studi sugli effetti benefici del resveratrolo - la principale molecola antiossidante del vino rosso - ha falsificato i dati delle sue ricerche, inventato esperimenti e piegato i risultati alle conclusioni che più gli facevano comodo. E lo ha fatto ben 145 volte, in 26 differenti articoli scientifici. Lo ha reso noto la stessa università americana per cui Das lavora, attraverso una corposa inchiesta di 60 mila pagine durata tre anni, con la quale ha segnalato a undici importanti riviste specializzate che le ricerche da loro pubblicate sul vino rosso negli ultimi anni, a firma di Dipak Das e dei suoi collaboratori, si basavano, in realtà, su dati manipolati. Talvolta in maniera grossolana. Come dimostrano le candide ammissioni di uno studente, giovane collaboratore dell’equipe di Das, in una mail indirizzata al professore allegata agli atti dell’inchiesta accademica interna: “Ho cambiato le figure come mi avevi detto”. Secondo il rapporto d’inchiesta, infatti, almeno due tesi di dottorato elaborate nel laboratorio di Das presentano “anomalie e immagini problematiche”.
Tutto ebbe inizio alla fine del 2008, con un esposto anonimo presentato all’amministrazione dell’Università del Connecticut, con il quale si manifestava più di un dubbio sulla bontà dei dati riguardanti le miracolose proprietà antiossidanti del vino rosso e s’invitava l’ateneo a fare approfondite indagini. Le verifiche partirono subito, anche se nel più stretto riserbo, tanto che Das continuò a portare avanti le sue ricerche. Anzi, per una sorta di par condicio, le estese anche a vino bianco e birra, cercando di dimostrarne i benefici effetti sulla salute. Grazie a questi studi Das conquistò, da un lato le copertine di riviste internazionali e, dall’altro, consistenti finanziamenti federali. Secondo quanto emerge dal dossier della commissione d’inchiesta, il professor Das era molto solerte nel falsificare i dati, soprattutto nei documenti concernenti le richieste di fondi. Un meticoloso lavoro di taglia e cuci, grazie al quale in alcuni esperimenti spostava, come le tessere di un mosaico, intere bande colorate che rappresentavano la traccia della presenza di specifiche proteine, fino a comporre il puzzle da lui desiderato. L’opposto di quello che ogni vero scienziato quotidianamente fa, o dovrebbe fare, in laboratorio.
Malgrado le prove schiaccianti, però, il professor Das, una volta informato dell’indagine, si è subito dichiarato estraneo alla vicenda, negando ogni manipolazione. E, replicando alle accuse, in una lettera all’università – inclusa adesso agli atti dell’inchiesta – lamenta “l’enorme carico di stress nel suo ambiente di lavoro” che, insieme alla notizia dell’indagine, gli avrebbe procurato gravi problemi cardiaci. Critica l’imponente mole degli atti, sottolineando come ci sarebbe voluto “più di un anno solo per leggere l’intero incartamento” e arriva persino ad accusare i suoi colleghi di “discriminazione razziale”, per via delle sue origini indiane. Incurante delle accuse di Das, l’amministrazione della Connecticut University, più preoccupata dell’inevitabile figuraccia planetaria rimediata, ha invece avviato immediatamente le pratiche per il licenziamento del ricercatore, come riportato dalla rivista Nature. E sta adesso indagando sul possibile ruolo di studenti e collaboratori. “E’ nostra responsabilità correggere le pubblicazioni scientifiche erronee, avvisando i colleghi delle manipolazioni effettuate”, si legge in un comunicato dell’università americana. Ma le sentite scuse e il doveroso mea culpa da soli non potevano certamente bastare. L’ateneo statunitense, difatti, ha dovuto anche restituire 890 mila dollari di fondi federali ottenuti dal Governo americano grazie alle dichiarazioni fraudolente di Das.

 

http://www.nytimes.com/2012/01/12/science/fraud-charges-for-dipak-k-das-a-university-of-connecticut-researcher.html?_r=0

http://www.cbsnews.com/news/red-wine-researcher-dr-dipak-k-das-published-fake-data-uconn/

23-12-2015

La sindrome premestruale (in inglese Pre-Menstrual Syndrome – PMS) è un disturbo che colpisce circa un terzo delle donne in età fertile, alcuni giorni prima del ciclo mestruale, caratterizzata da una serie di disordini affettivi, comportamentali e somatici. I sintomi sono numerosi e debilitanti: sbalzi d’umore, depressione, ansia, difficoltà di concentrazione, cefalea, nervosismo, ritenzione idrica, tensione mammaria, modificazioni dell’appetito e del peso corporeo. L’aspetto nutrizionale implicato è rilevante: i nutrizionisti, infatti, consigliano di ridurre il consumo di sale, allo scopo di prevenire la ritenzione idrica, e di minimizzare l’assunzione di alimenti quali caffeina, tè, liquirizia e cioccolato. Al contrario, dovrebbe essere incrementato l’apporto di alimenti diuretici, in quanto durante la fase premestruale la ritenzione idrica tende ad aumentare.

AZIONE RILASSANTE DELLA MUSCOLATURA LISCIA

- GLA: I semi di borragine sono ricchi in acido gammalinolenico (GLA), un precursore delle prostaglandine. La spiegazione per il trattamento della PMS con olio di semi di borragine è basato sull’ipotesi che questa sindrome mostri un deficit di GLA, o una sua scarsa incorporazione nelle membrane cellulari. Il GLA si è mostrato particolarmente efficace nella riduzione della mastalgia, un disturbo che si manifesta con il gonfiore del seno nell’80% delle donne in fase premestruale, e della ritenzione idrica. In alcuni studi in doppio cieco controllato e in altri su larga scala, è stato evidenziato che donne sofferenti di PMS che non avevano tratto benefici da altri tipi di terapia, hanno ottenuto buoni risultati con l’assunzione di GLA. Secondo alcuni ricercatori, la percentuale di donne che ottiene una risposta positiva nel trattamento della mastalgia mediante la somministrazione di GLA è del 58%.

- VITAMINA E: Alcuni studi indicano che la supplementazione giornaliera di vitamina E sia efficace nella riduzione dei sintomi della PMS, in particolare il dolore al seno. Tra i meccanismi considerati responsabili di quest’azione troviamo la regolazione della sintesi di prostaglandine e la modulazione dei neurotrasmettitori centrali.

SBALZI D'UMORE, DEPRESSIONE, CEFALEA

- CALCIO: Il calcio è in grado di modificare positivamente stati d'ansia di lieve entità. Questo minerale, infatti, partecipa alla regolazione della trasmissione nervosa e della contrazione muscolare e la sua carenza può produrre eccessiva eccitabilità e crampi muscolari. Uno studio multicentrico su larga scala ha trovato che il calcio è efficace nel ridurre depressione, ritenzione idrica, bramosìa di cibo, affaticamento e insonnia in donne con sindrome premestruale (PMS). Alcuni studi indicano che i livelli ematici di calcio siano bassi nelle pazienti con PMS, suggerendo che la sua supplementazione possa ridurre la gravità dei sintomi.

- MAGNESIO: La somministrazione di magnesio in donne con PMS ha mostrato di migliorare sbalzi d'umore, tensione nervosa, mastalgia e di ridurre l'aumento del peso. In altri studi ha mostrato di diminuire i giorni di emicrania durante il periodo mestruale. Il magnesio potrebbe ridurre questi sintomi attraverso la regolazione della serotonina e di altri neurotrasmettitori. La carenza di questo minerale comporta stanchezza, irritabilità e stati d'ansia.

- ACIDO FOLICO: La carenza di acido folico è correlata ai disturbi depressivi e la sua integrazione nutrizionale può essere consigliata per alleviare questa condizione. Il reintegro di acido folico può portare significativi miglioramenti nell'umore.

AZIONE DIURETICA

- VITAMINA B6: Alcune ricerche hanno evidenziato bassi livelli di vitamina B6 durante il periodo che precede il flusso mestruale. Questo potrebbe causare la riduzione della sintesi di serotonina, dopamina e noradrenalina, ormoni richiesti per la trasmissione degli impulsi nervosi, la regolazione dell'umore e la sensibilità muscolare. La vitamina B6 è particolarmente efficace per contrastare la ritenzione idrica che può manifestarsi durante questo periodo.

- POTASSIO: Il potassio svolge un ruolo fondamentale nell'omeostasi dell'organismo. Importante nella regolazione del bilancio idrico, favorisce l'eliminazione delle tossine e tonifica l'organismo. Il potassio ha un ruolo di primaria importanza per i processi metabolici, l'equilibrio cellulare, la contrazione muscolare e la conduzione nervosa.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmedhealth/PMH0022866/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19454075

Martedì, 22 Dicembre 2015 10:08

VANTAGGI E SVANTAGGI DEI CEREALI INTEGRALI.

22-12-2015

VANTAGGI

- Contengono più sostanze nutritive (specialmente vitamine e minerali) di quelli raffinati. Il consumo di cereali integrali non ostacola l'assorbimento di minerali: sono quindi indicati per coloro che soffrono di anemia dovuta a mancanza di ferro. Il consumo della sola crusca, invece, potrebbe ridurre l'assorbimento di ferro e di zinco.

- Sono ricchi di fibra: si tratta di fibra cellulosica non solubile che, agendo come una spazzola, favorisce lo svuotamento dell'intestino.

- Danno un maggior senso di sazietà: la fibra che contengono si gonfia nello stomaco, contribuendo così a ridurre l'ingestione di alimenti e a prevenire l'obesità.

- Combattono la stitichezza, perchè favoriscono il buon funzionamento dell'intestino:
1. Aumentano il volume delle feci.
2. Accelerano il passaggio delle feci attraverso l'intestino.
3. Facilitano l'eliminazione delle sostanze tossiche (come gli acidi biliari).

- Riducono il rischio di cancro, specialmente al colon e al seno, quando vengono consumati regolarmente.

- Prevengono le malattie coronariche e l'arteriosclerosi: la capacità dei cereali integrali di prevenire le malattie cardiovascolari è attribuita alla loro ricchezza di:
1. antiossidanti (vitamina E, selenio, composti fenolici ecc.);
2. acidi grassi insaturi (nel germe);
3. oligoelementi;
4. elementi fitochimici (lignani e fitoestrogeni);
5. fibra cellulosica.

- Prevengono il diabete: una ricerca compiuta presso l'Università di Harvard (USA) ha dimostrato che quanto maggiore è il consumo di cereali integrali, tanto minore è il rischio di soffrire di diabete non dovuto alla mancanza di insulina. Dato che il glucosio dei cereali integrali si libera lentamente nell'organismo non si registrano aumenti bruschi del livello nel sangue: i diabetici possono consumare i cereali integrali senza problemi e li tollerano meglio di quelli raffinati.

- Non contengono colesterolo e contribuiscono a ridurne il livello nel sangue.

SVANTAGGI

- Le loro proteine sono povere di lisina, inconveniente che si può risolvere consumandoli con i legumi.

- Hanno un leggero effetto acidificante del sangue (ma assai meno di quanto avviene con formaggio, latte, carne e pesce).

- Il loro abuso può causare malnutrizione: consumati in abbondanza, i cereali possono anche fornire una quantità sufficiente di proteine e di calorie, ma tolgono l'appetito e quindi impediscono il consumo di altri alimenti (in grado di completare l'apporto nutritivo dei cereali). Questo può capitare con i bambini, "rimpinzati" con pappine di cereali (distrofia farinacea).

- Sono controindicati in caso di celiachia o intolleranza al glutine.

- Allergie: alcuni bambini che soffrono di eczemi atopici e di altri sintomi di allergia cutanea possono migliorare sospendendo il consumo di cereali ricchi di glutine.

- Aumentano la produzione di muco, creando problemi nelle vie respiratorie. Per questo motivo è bene evitarli in caso di otite, bronchite, raffreddore ecc.

- Fattori antinutritivi: la crusca e, in proporzione minore, i cereali integrali contengono fitati, che possono ostacolare l'assorbimento di vari minerali (come ferro e zinco). L'ammollo in acqua, la fermentazione (quando si prepara il pane con lievito naturale) e la germinazione del chicco, eliminano quasi completamente il contenuto di fitati e di altri fattori antinutritivi, che potrebbero trovarsi nella crusca.

Martedì, 22 Dicembre 2015 10:06

MAMMOGRAFIA INUTILE.

22-12-2015

Diversi studi hanno concluso che le mammografie non salvano la vita, e possono effettivamente danneggiare più donne di quanto non aiutarle, a causa dei trattamenti esagerati dei falsi positivi e tumori indotti dalle radiazioni. Dopo aver analizzato i dati del registro dei tumori di 16 milioni di donne in 547 contee degli Stati Uniti, i ricercatori non hanno trovato alcuna correlazione evidente tra l’effettuare questa analisi e mortalità per cancro al seno a 10 anni. Uno delle più grandi e più lunghe indagini mammografiche ha trovato che i tassi di mortalità per cancro al seno erano identici tra le donne che hanno avuto mammografie annuali e quelli che non le hanno fatte.

 

http://www.latimes.com/science/sciencenow/la-sci-sn-mammogram-screening-does-not-save-lives-20150706-story.html

http://www.forbes.com/sites/elaineschattner/2015/07/16/how-to-avoid-overdiagnosis-and-overtreatment-of-breast-cancer-improve-mammography-screening-quality/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19821284

http://www.ajronline.org/doi/abs/10.2214/ajr.167.5.8911192

http://pubs.rsna.org/doi/abs/10.1148/radiol.2461070200

22-12-2015

In Belgio, gli allevatori di bovini, dopo avere chiesto e ottenuto l'autorizzazione dal ministero dell'agricoltura, hanno tentato un esperimento. Hanno continuato a nutrire i giovani manzi con latte di mucca anche dopo lo svezzamento. Con questo si proponevano di ottenere delle bestie dalla carne più morbida e bianca, e allo stesso tempo di utilizzare un surplus di latte che non poteva essere immesso in commercio per non provocare delle ripercussioni sul mercato. L'esperimento dovette essere interrotto: infatti si dimostrò che i vitelli così nutriti si ammalavano di decalcificazione tanto grave che il loro scheletro non era più in grado di reggere il peso stesso dell'animale, e si frantumava. Ora, se il latte prodotto e appartenente alla stessa specie crea problemi di salute all’animale adulto, cosa farà lo stesso latte (di un’altra specie animale) all’organismo umano?

21-12-2015

Un integratore nutrizionale assunto assieme ai comuni antidepressivi può aiutare i pazienti depressi che non hanno reagito alla terapia con i farmaci comunemente usati contro la depressione. È la conclusione di uno studio condotto presso il Massachusetts General Hospital e pubblicato sul Journal of Clinical Psychopharmacology. Lo studio ha scoperto che associare agli antidepressivi l'integratore migliora o allevia completamente i sintomi della depressione nella maggior parte dei pazienti. L'integratore, a base di Adenosina e Metionina, sostanze che si trovano in ogni cellula umana, è di uso comune. Questo studio ha preso in esame 30 soggetti che continuavano a soffrire di depressione dopo più di un mese di terapia con antidepressivi come Prozac, Effexor e Paxil. Nel corso dello studio di sei settimane, i pazienti hanno assunto gli stessi farmaci, abbinati però all'integratore. I pazienti hanno cominciato con 400 milligrammi due volte al giorno. Dopo due settimane, si è passati a 800 milligrammi due volte al giorno. Alla fine dello studio, la metà dei pazienti ha avuto un miglioramento significativo dei sintomi e il 43 per cento di loro ha avuto una remissione completa della loro depressione. I ricercatori hanno precisato che lo studio presenta dei limiti legati al piccolo numero di partecipanti e all'assenza di un gruppo di controllo e al fatto che i pazienti erano a conoscenza del trattamento con l'integratore.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3666233/

21-12-2015

Con i detersivi fai da te non solo si risparmia ma allo stesso tempo non si inquina l'ambiente. Veloci da preparare, permettono inoltre di riutilizzare alcuni degli elementi che abbiamo già in casa e che dobbiamo buttare via come ad esempio le bucce degli agrumi. Basta un pò di pazienza e in breve tempo avrete a disposizione un ottimo eco-detergente multiuso a bassissimo costo e impatto ambientale. Tanto per cominciare procuratevi 50 ml di aceto bianco, altri 50 di alcool denaturato, 400 ml di acqua tiepida e un bel pò di scorze di agrumi. Prendete un recipiente abbastanza capiente e versateci dentro le scorze unite all’alcool e all’aceto. Con un cucchiaio schiacciate le bucce e infine aggiungete l’acqua calda, chiudete il coperchio e agitate per bene il composto. Fate riposare il tutto per un giorno intero e voilà ecco pronto il vostro bio-detersivo multiuso. Se avete bisogno invece di un detergente specifico per la cucina ecco come realizzare in poco tempo uno spray al bicarbonato da utilizzare non solo per la pulizia del piano cottura ma anche per far brillare il lavandino, il frigorifero e i vetri. Occorrono 48 grammi di bicarbonato di sodio e mezzo litro di acqua, meglio se distillata. Mettete il tutto in un contenitore, fate sciogliere e il vostro detergente è pronto. È semplice, perché allora non provate anche voi a realizzare il vostro detersivo ecologico?

21-12-2015

Poche settimane fa, è uscita la notizia che svela un altro effetto indesiderato del paracetamolo (principio attivo della famosa Tachipirina o dell’Efferalgan): “Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini. La scoperta principale - ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio - è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilità in più di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare i sintomi come l’asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo”. In realtà, la notizia è tutt’altro che nuova e non solo per il recentissimo studio del The New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study Group pubblicato da Wickens e Colleghi nel settembre 2010 sulla rivista Clinical & Experimental Allergy e neppure per lo studio del prof. Beasley e Colleghi del Medical Research Institute (sempre Nuova Zelanda) pubblicato nel settembre 2008 dalla prestigiosa rivista The Lancet. Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni. Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo). 
Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia. Quello che è più importante, però, è un altro punto. L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica. La terapia consta della somministrazione (entro le 10 ore) di acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale. Ebbene, la letteratura che riporta questi dati è addirittura del 1967 (Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics 156: 285; 1967). Sono passati quasi cinquant’anni da allora e il paracetamolo continua non solo ad essere sintetizzato e diffuso in quantità inimmaginabili, ma anche ad essere somministrato a qualsiasi età: è consigliato addirittura nei neonati. Qual è il problema? Il problema è che il paracetamolo è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più importante antiossidante: il GLUTATIONE! E per di più, quando il glutatione scarseggia, il paracetamolo svolge la sua potente azione epatossica, ma non solo questa.
Ebbene, pensate che:

- Il paracetamolo viene consigliato anche ai bambini piccoli e ai neonati, pur sapendo che i bambini (e i neonati in particolare) sono poveri di sostanze antiossidanti (come il glutatione).

- Sappiamo che la cisteina (aminoacido essenziale per permettere la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata per azione dell’enzima metionina-sintetasi e sappiamo che il mercurio contenuto nei vaccini blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza che è più facile che si alteri lo sviluppo cerebrale e si incrementi l’incidenza di autismo e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), due patologie che oggi stanno diventando molto comuni.

- È dimostrato che i bambini autistici hanno il 20% di livelli più bassi di cisteina e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo compromette la loro capacità di detossificarsi e di espellere i metalli come il mercurio (sia alimentare che quello somministrato con i vaccini pediatrici). Questi bambini non dovrebbero mai assumere il paracetamolo, almeno nei primi anni di vita, ma chi sa individuare questi bambini senza eseguire esami adeguati?

- Sappiamo che il mercurio vaccinale non viene facilmente escreto dai bambini sotto i sei mesi di vita (perché viene escreto per via biliare e il fegato del neonato è ancora immaturo).

- È dimostrato che il mercurio entra molto facilmente (e si accumula) nei tessuti cerebrali del bambino, dato che la barriera ematoencefalica è più recettiva. Inoltre, i composti mercuriali alterano, e a dosi elevate bloccano, la mitosi cellulare (danno molto grave specie per il cervello e in età pediatrica, quando il cervello dovrebbe avere un grande sviluppo).

- Se uno si aggiorna, sa che studi scientifici pubblicati nel 2008 e nel 2009 hanno dimostrato che l’assunzione di paracetamolo aumenta la probabilità dei bambini piccoli di ammalarsi di autismo. Eppure, il paracetamolo viene consigliato tutt’oggi dai Servizi di Igiene Pubblica subito dopo ogni vaccinazione dei neonati, addirittura prima che possano sviluppare la febbre o qualche malessere. Forse si vogliono tranquillizzare le madri che così si accorgono meno dei danni da vaccini, perché questo farmaco blocca molte reazioni iniziali? Ma agendo in questo modo si impoverisce l’organismo di glutatione e si facilitano ancor di più i danni da vaccini nei soggetti che, a nostra insaputa, ne sono particolarmente predisposti!

 

http://www.australasianscience.com.au/article/issue-march-2011/childhood-paracetamol-use-linked-asthma.html

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20880297

http://www.thelancet.com/article/S0140-6736(08)61445-2/abstract

http://jpet.aspetjournals.org/content/156/2/285.abstract

21-12-2015

Alcuni cambiano i risultati delle ricerche per compiacere gli sponsor. Altri eliminano i dati "sgraditi" per non contraddire studi precedenti. Altri ancora si prendono il merito di scoperte con cui non c'entrano nulla. Piccole scorrettezze, non punite dalla legge federale statunitense, che rischiano però di corrompere l'immagine degli scienziati nell'opinione pubblica americana. Una "cattiva condotta" sempre più diffusa, causata dalla progressiva trasformazione della ricerca scientifica in un business miliardario. Sono questi i risultati di un'indagine, condotta dalla "Health Partners Research Foundation" di Minneapolis, che rivela il disagio degli scienziati americani. Gli oltre 3 mila questionari, compilati in forma anonima da uomini di scienza di tutta la nazione, mostrano come la ricerca sia sempre più viziata da piccole "scorrettezze etiche", divenute ormai abitudini quotidiane.
Dati preoccupanti. Pochi scienziati inventano cose prive di fondamento o copiano apertamente il lavoro di altri. Tuttavia, più del 5% dei ricercatori ammette di aver eliminato dei dati perché le informazioni contraddicevano uno studio precedente. Il 10% ammette di aver incluso il proprio nome, o quello di altri, come autori di ricerche cui erano estranei. Più del 15% dice di aver modificato i risultati per soddisfare le esigenze di uno sponsor, o di aver ignorato osservazioni utili perché avevano il "presentimento" che fossero imprecise. Nessuno di questi comportamenti può essere qualificato come "cattiva condotta", stando alle rigide definizioni della legislazione federale. Ma potrebbero nuocere all'immagine della scienza quasi quanto i casi, più rari, di chiara manipolazione. "Gli episodi di frode hanno effetti sicuramente esplosivi nell'opinione pubblica - dice Brian Martinson, autore dell'indagine insieme con Melissa Anderson e Raymond De Vries - ma questi modi di fare possono essere deleteri, specialmente se sono così comuni".
"La scienza è cambiata molto. C'è tanta competizione - spiega Martinson - e le pressioni commerciali sono sempre più forti". La ricerca si è trasformata in un grande business, "e non ci siamo accorti che molte delle norme etiche dello scienziato sono in contrasto con la caccia al profitto". Per molti degli studiosi interpellati, c'è un legame fra i comportamenti poco ortodossi e la percezione che essi hanno del sistema di finanziamento della ricerca. Un meccanismo ritenuto ormai obsoleto e inadeguato. "Non sono scorrettezze, ma piccoli trucchetti ormai abituali, dicono gli scienziati. Ma di questo passo - commenta De Vries - il rispetto delle regole si riduce sempre più". Se gli scienziati pensano che l'assegnazione dei fondi è ingiusta, e si inventano così degli stratagemmi per ricevere sovvenzionamenti, "allora è il momento di ripensare radicalmente il modo di finanziare la ricerca", aggiunge De Vries.

 

http://www.nature.com/nature/journal/v435/n7043/full/435737a.html

21-12-2015

L’industria dello zucchero conosce i pericoli dello zucchero in eccesso a partire dai primi anni ‘70, come evidenziato da documenti interni recentemente portati alla luce. Oltre a nascondere rischi per la salute, l’industria alimentare ha speso miliardi per produrre alimenti trasformati per essere ancora più coinvolgenti.

 

http://www.motherjones.com/environment/2012/10/sugar-industry-lies-campaign?page=1

http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1819573

http://care.diabetesjournals.org/content/32/suppl_2/S157.full

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23929732

http://www.alzheimersanddementia.com/article/S1552-5260(13)02918-X/abstract

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