Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

30-03-2015

Vari studi hanno dimostrato che le donne tendono a sviluppare Infezioni del Tratto Urinario (UTI) più frequentemente degli uomini. Ciò deriva dal fatto che nelle donne la distanza fra intestino e uretra è più corta. Di conseguenza le UTI sono le malattie infettive più frequenti nelle donne: un terzo delle donne hanno avuto almeno una volta diagnosi di UTI necessaria di terapia medica prima dei 24 anni. Purtroppo molte donne lamentano una notevole difficoltà a gestire questa patologia a causa di un sempre maggior aumento di UTI resistenti agli antibiotici. In accordo con i ricercatori, queste UTI multi-resistenti possono essere correlate a una strana fonte comune: l’assunzione di carne bovina infetta da un ceppo di Escherichia Coli farmaco-resistente.
Negli anni ‘90 un gruppo di ricercatori intenti a valutare statisticamente le UTI trattate al centro medici del campus universitario di Berkley, si resero conto che circa un quarto delle infezioni erano resistenti agli antibiotici. Sebbene questo quadro non fosse sorprendente, il resto lo era: circa la metà delle infezioni erano causate da un identico ceppo di Escherichia Coli. Dopo aver analizzato UTI in altri otto centri attraverso gli Stati Uniti, i ricercatori scoprirono molti gruppi di persone infettate con lo stesso ceppo riscontrato a Berkley. Fu a questo punto che i ricercatori si resero conto che il ceppo resistente era simile a quello riscontrato in patologie derivanti da alimenti, focalizzando quindi l’attenzione verso allevamenti animali come fonte di infezione. Ricercando il ceppo di Escherichia Coli colpevole delle UTI, scoprirono che un ceppo identico era stato isolato 17 anni prima da alcuni bovini. Sebbene questi dati non offrano una prova definitiva che le UTI derivino dal batterio presente negli alimenti, esiste un sospetto molto elevato che la resistenza antibiotica sia stata trasferita dagli animali all’uomo. Si raccomanda vivamente, per rimanere esenti da UTI, che la gente pratichi un’igiene sensata tipo:

• Pulirsi in senso retrogrado dopo l’evacuazione.

• Bere molta acqua in modo da eliminare i batteri presenti nell’uretra.

COMMENTO

Il modo più naturale di risolvere il problema delle UTI comporta tre punti:

• Igiene specie nella pulizia dopo aver evacuato.

• Utilizzo di estratti vegetali ad azione antibatterica e l’assunzione varie volte di succo di cranberry famoso per la sua attività antibatterica a livello urinario grazie al suo contenuto in antocianine.

• Regolazione dell’intestino e della sua flora batterica.

Il 20-30% delle donne adulte sviluppa uno o più episodi di cistite ogni anno. La causa delle cistiti ricorrenti va ricercata nel serbatoio batterico costituito dalla flora fecale (microrganismi aerobi gram-negativi). Questi batteri, normalmente presenti nelle feci, in particolari circostanze, possono infettare le basse vie urinarie determinando il quadro cistitico. Tra questi quello più frequentemente responsabile della cistite è l’Escherichia coli (80% dei casi) poi, lo stafilococco epidermidis (9%) e lo streptococco fecale (1-3%). L’Escherichia Coli, presente normalmente nell’ecosistema intestinale, non provoca particolari problemi quando il suo sviluppo è contenuto entro certi valori grazie all’azione della flora batterica lattico-produttrice (fermenti lattici). Il batterio comincia ad invadere gli organi contigui (es. vescica e vie urinarie) quando la sua crescita diventa esagerata. E’ ben noto e risaputo che gli antibiotici non fanno distinzione fra batteri patogeni e fermenti lattici per cui, una terapia di questo tipo, non solo risolverebbe il problema batterico acuto ma altererebbe maggiormente l’equilibrio fra batteri intestinali patogeni e normali. Senza più fermenti lattici, l’Escherichia Coli sarebbe libera di crescere a suo piacimento.

DUE SOLUZIONI EFFICACI

D-MANNOSIO

Il D-mannosio è uno zucchero semplice già presente in natura. Viene scarsamente metabolizzato ed eliminato direttamente con le urine. Questo zucchero non uccide direttamente l’Escherichia Coli ma ne consente la sua eliminazione dal tratto urinario. Le “pareti cellulari” del batterio, sono coperte da proiezioni simili a minuscole dita formate da un complesso fra un amminoacido e uno zucchero che si chiama “lectina”. Le lectine sono in grado di attaccarsi all’interno delle pareti delle cellule della vescica, infettandola, impedendo che il batterio sia eliminato attraverso l’urina. Quando il D-mannosio arriva nel tratto urinario, letteralmente blocca tutte le lectine dell’Escherichia Coli e ne consente l’eliminazione con le urine stesse. Questo meccanismo è superiore all’azione di qualsiasi antibiotico poiché è altamente specifico nei confronti del batterio patogeno senza alterare la flora intestinale amica e ogni donna conosce benissimo le “infezioni fungine” che quasi sempre si scatenano dopo una cura antibiotica.

FORMULA FITOTERAPICA SPECIFICA

Poiché il D-mannosio agisce solo nei confronti dell’Escherichia Coli (sebbene causa dell’80% delle cistiti), molti integratori contengono anche una formulazione a base di estratti vegetali ad azione antibiotica ad ampio spettro, in grado di debellare gli altri batteri patogeni in grado di provocare cistiti. Anche in questo caso, i principi attivi estratti dalle erbe hanno la prerogativa di NON attaccare la flora intestinale benefica.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15655743

30-03-2015

La maggior parte della gente sa che l’insulina viene prodotta dal pancreas; tuttavia alcuni ricercatori recentemente hanno scoperto che l’insulina viene prodotta anche dal nostro cervello. Essi hanno anche scoperto che l’insulina cerebrale e i suoi fattori di crescita, sono necessari per la sopravvivenza dei neuroni. Sembra dunque che una carenza di questa nuova insulina possa contribuire alla progressione dell’Alzheimer. Mentre in precedenza si era scoperto che la resistenza insulinica, una caratteristica del diabete, è associata a una neurodegenerazione, ora uno studio ha dimostrato una forte evidenza di un legame fra diabete e morbo di Alzheimer. Attraverso lo studio di ratti geneticamente modificati per bloccare i segnali insulinici a livello cerebrale, i ricercatori hanno trovato che insulina e IGF (Insulin-like growth factor) I e II erano espressi in neuroni posizionati in varie aree del cervello. I ricercatori hanno concluso che una diminuzione nel signaling insulinico nel cervello contribuisce alla degenerazione dei neuroni, segno precoce di morbo di Alzheimer. Queste irregolarità, tuttavia, non sono correlate a diabete di Tipo 1 e 2, ma servono come indicatrici di un processo patologico più complesso che colpisce il Sistema Nervoso Centrale.

RICERCA POSTMORTEM

Analizzando il tessuto cerebrale di pazienti Alzheimer postmortem, i ricercatori hanno scoperto che i growth factor non erano prodotti a livelli normali nella parte del cervello deputata alla memoria (conosciuta come ippocampo), provocando la morte delle cellule in altre parti del cervello. Insulina e IGF I erano marcatamente ridotti in tutte le zone del cervello afflitte dalla progressione del morbo di Alzheimer. Tali aree includono la corteccia frontale, l’ippocampo e l’ipotalamo. Mentre molti scienziati hanno sempre sospettato un legame fra diabete e morbo di Alzheimer, questo è il primo studio che ne dimostra il nesso.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15750214?dopt=Abstract

http://www.medicalnewstoday.com/releases/20838.php

30-03-2015

Contro la pressione alta efficace una dieta ricca di proteine. A sostenerlo il Dr. Justin Buendia della Boston University School of Medicine, in uno studio pubblicato sulle pagine dell’American Journal of Hypertension. Inclusi nello studio oltre 1.300 partecipanti, seguiti in un arco di tempo di circa 11 anni, i quali sono stati monitorati per individuare le possibili correlazioni tra una dieta ricca di proteine e l’ipertensione. Al contrario di quanto spesso sostenuto, un elevato consumo proteico non sarebbe, anche nel caso di prodotti di origine animale, nocivo per quanto riguarda la pressione alta. Un consumo medio di 102 grammi di proteine al giorno garantirebbe una riduzione del rischio di mortalità derivata da ipertensione pari al 40%. Tale quantitativo corrisponderebbe, proseguono i ricercatori, a circa 4 bistecche o a 5 petti di pollo. I benefici effetti per la salute verrebbero però garantiti anche dalle proteine di origine vegetale, sostiene il Dr. Buendia, autore principale dello studio, che a Yahoo News ha poi affermato: “Potrebbe anche significare che le persone che mangiano più proteine seguano diete più salutari in generale. Con un maggiore consumo di proteine è possibile mangiare meno cibi contenenti un elevato numero di calorie. Ci si può inoltre sentire meglio presto e questo potrebbe anche portare a una perdita di peso, il che condurrebbe a migliori e benefici risultati metabolici, tra i quali una più bassa pressione sanguigna”.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25194158

30-03-2015

Eccedere nell’igiene personale può nuocere alla salute a causa del Triclosan, sostanza presente nei prodotti per l’igiene che danneggia il sistema immunitario. A sostenerlo è l’Università del Michigan in una recente pubblicazione sull’Enviromental Health Perspectives. Non si tratta del primo studio, nè sarà l’ultimo, a sollevare la cosiddetta ‘ipotesi igienica’, un mix di teorie e studi che mettono in relazione l’eccesso di igiene tipico del mondo ‘sviluppato’ con la depressione del sistema immunitario e l’insorgere sempre più frequente di patologie associate. Il triclosan è presente in moltissimi saponi, dentifrici, antisettici del cavo orale e detersivi per la casa, ma lo si trova anche in pannolini, assorbenti e strumenti medici.
Lo studio mostra come le persone che utilizzino regolarmente saponi antibatterici al triclosan siano molto più soggette allo sviluppo di allergie di ogni specie e riniti allergiche. Il triclosan fa anche parte dell’elenco di sostanze chimiche sospettate di causare il tumore al seno. Alla base del rischio il fatto che il triclosan fa parte di un insieme di inquinanti ambientali con effetto distruttivo sul sistema endocrino. Da qui le conseguenze sulla salute umana e sulla produzione ormonale. La ‘scoperta’ sta mettendo in subbuglio la comunità scientifica e soprattutto i consumatori, che ancora una volta si sono visti mentire (ma sono convinto che si tratti del tipico esempio di ignoranza da presunzione tipica del mondo scientifico) circa la pericolosità di certe sostanze chimiche anche a bassi dosaggi. Questo studio conferma che la tendenza ad igienizzare eccessivamente l’ambiente in cui si vive e la persona, impedisce al sistema immunitario di venire a contatto con microorganismi utili al suo stesso sviluppo. Specialmente se ciò accade a partire dall’infanzia. Non è quindi un caso se certe patologie, quali allergie e altre tipologie di immunodeficienze, siano meno frequenti nei paesi in cui le condizioni igieniche lasciano apparentemente a desiderare.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3060004/

30-03-2015

Cipolla e aglio, da sempre più di semplici alimenti: dei veri e propri farmaci. La scienza negli ultimi anni ha deciso di approfondire le proprietà della cipolla e degli alimenti della sua stessa famiglia, come l'aglio. Ora i ricercatori hanno messo in relazione il consumo di cipolle e aglio con la loro azione protettiva dello stomaco, in riferimento a problemi gravi come il cancro. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Nutrition & Food Research. E' stato condotto dagli esperti dell'Università degli Studi di Milano e dell'Istituto Farmacologico Mario Negri. L'obiettivo dello studio è quello di fornire nuovi dati epidemiologici e di riassumere le prove sull'associazione tra assunzione di cipolle e aglio e rischio di cancro allo stomaco.
I ricercatori sono giunti alla seguente conclusione: l'elevato consumo di alimenti delle varietà Allium, come aglio e cipolle, è in grado di ridurre il rischio di cancro gastrico. Gli esperti restano comunque in attesa di ulteriori dati scientifici per poter dare una conferma definitiva. I ricercatori hanno confrontato le abitudini alimentari di 230 persone a cui era stato diagnosticato un tumore gastrico con quelle di 547 persone sane. Hanno osservato che chi consumava almeno 2 porzioni di cipolla alla settimana, da circa 50 grammi ciascuna, aveva un rischio di ammalarsi di tumore allo stomaco inferiore del 40% rispetto a chi non mangiava cipolle. "Per avere una visione più completa abbiamo svolto anche una meta-analisi degli studi riportati in letteratura e relativi a più di 10 mila casi, che conferma i potenziali effetti protettivi di cipolle e dell'aglio nei confronti dei tumori dello stomaco" – ha spiegato Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia dell'Università di Milano e coautore dello studio.
Insieme alle cipolle, anche il consumo di aglio è risultato utile. Infatti, l'abitudine di mangiare aglio ogni giorno è stata associata con una riduzione di oltre il 30% del rischio di tumore gastrico. Dunque aglio e cipolle, e in generale gli alimenti che contengono composti solforati, come il porro, sono utili per la prevenzione dei tumori e per il rallentamento di un batterio che causa ulcera e gastrite, l'Helicobacter Pylori. Studi precedenti avevano indicato l'aglio come un alimento protettivo rispetto al rischio di tumore al colon. La scienza elogia in particolar modo il contenuto di quercetina di aglio e cipolle. Si tratta di un flavonoide della categoria dei polifenoli che è in grado di ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, un fattore molto importante per proteggere l'organismo dal rischio cardiovascolare.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Allium+vegetable+intake+and+gastric+cancer%3A+A+case%E2%80%93control+study+and+meta-analysis

30-03-2015

Secondo alcuni ricercatori, bevendo tre o più tazze di tè al giorno è salutare come bere acqua potabile. Può persino apportare benefici supplementari per la salute. Al contrario della credenza comune che il tè disidrata, il tè reidrata esattamente come l’acqua, ma può anche proteggere dalle malattie cardiocircolatorie e da alcuni tumori. Gli esperti pensano che i flavonoidi siano l’ingrediente chiave del tè. Questi polifenoli antiossidanti sono presenti in molti alimenti e piante, comprese le foglie del tè e si sa che aiutano ad impedire i danni alle cellule.

COMMENTO

Sono ancora dell’idea che l’acqua pura sia la bevanda primaria, e dovrebbe essere la parte principale dei fluidi assunti quotidianamente. Tuttavia aggiungere il tè è una scelta ragionevole quando si desidera una bevanda supplementare. È difficile ignorare i numerosi benefici per la salute che il tè di alta qualità offre. Studi epidemiologici e clinici pubblicati fra il 1990 e il 2004 dimostrano che ci sono sufficienti prove che indicano un rischio ridotto di malattia cardiaca se si consumano tre o più tazze di tè nero al giorno mentre per un’azione antiossidante migliorata si va da una a sei tazze al giorno. Tuttavia, non sono d’accordo per nulla che un apporto di fluoruro col tè possa avere un effetto positivo sulla nostra salute. Il fluoruro è una sostanza tossica che può avere effetti profondamente negativi sul corpo umano. Così, quando bevete il tè, utilizzatene uno di alta qualità ed esente da fluoruro. A parte il fluoruro, un numero crescente di ricerche suggerisce che i polifenoli (antiossidanti naturali) presenti nel tè possono:

• abbassare il colesterolo;
• abbassare i livelli dei trigliceridi;
• abbassare la pressione sanguigna;
• migliorare l’infiammazione e il dolore connessi con l’artrite reumatoide.

Il tipo di tè che sembra dia più benefici alla salute è il tè verde. Un nuovo lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica European Journal of Clinical Nutrition, ha scoperto che un estratto di tè verde in polvere ha avuto un effetto positivo sulle anomalie del glucosio. La supplementazione quotidiana di estratto di tè verde abbassa il livello dell’emoglobina A1c in individui con un diabete borderline.
Altri studi hanno trovato che il tè verde promuove una buona funzione del cervello. Un esempio: nel 2005 uno studio pubblicato su The Journal of Neuroscience, ha trovato che l’epigallocatechin-3-gallato (EGCG), un polifenolo della catechina e principale componente attivo dell’attività biologica del polifenolo del tè, diminuisce la produzione della proteina beta-amiloide, che è collegata con l’Alzheimer. La Beta-amiloide può accumularsi anormalmente nel cervello e condurre a danni dei nervi e perdita di memoria durante l’invecchiamento. Poiché il tè verde è il tè meno trattato, esso contiene la maggior quantità di EGCG di tutte le varietà di tè. Quindi, credo che il tè verde di alta qualità sia una delle bevande più valide da consumare. Tuttavia, preferisco il tè verde matcha perché può contenere oltre 100 volte l’EGCG fornita dal normale tè verde fermentato. Altri benefici dell’EGCG includono la prevenzione di:

• Un eccesso di lipidi ematici.
• Arteriosclerosi.
• Embolia cerebrale.
• Cancro prostatico.
• Attacco cardiaco.

Parecchi studi inoltre hanno trovato che l’EGCG può migliorare le prestazioni durante un esercizio fisico, ridurre l’ossidazione lipidica e impedire l’obesità, in quanto possiede un effetto regolatore del metabolismo lipidico.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16855537

http://www.nature.com/ejcn/journal/v61/n1/full/1602489a.html

30-03-2015

Molte persone che bevono e mangiano cibo da lattine e bottiglie di plastica, potrebbero avere un impatto negativo sulla loro salute a causa della presenza in questi contenitori di bisfenolo A. Un nuovo studio riporta che lattine e bottiglie piene della sostanza chimica chiamata bisfenolo A, potrebbero causare un aumento della pressione sanguigna. Il bisfenolo A viene utilizzato come rivestimento interno delle lattine e può anche essere trovato in bottiglie di plastica, contenitori per alimenti, dischi ottici e otturazioni dentali. Si tratta di una sostanza chimica comune che secondo gli autori dello studio è presente in più del 95% della popolazione degli Stati Uniti. La ricerca, pubblicata sulla rivista Hypertension, è il seguito di un precedente lavoro che ha associando il BPA ai disturbi cardiovascolari, come la pressione alta e la variabilità della frequenza cardiaca. Ci sono anche prove che il bisfenolo A può filtrare nel cibo e bevande dal rivestimento dei contenitori. Un precedente studio randomizzato cross-over, ha dimostrato che mangiare zuppa in scatola per 5 giorni consecutivi, causa un aumento della concentrazione di BPA urinario di oltre il 1000%, rispetto al consumo di minestre a base di ingredienti freschi.
“Un aumento di 5 mmHg della pressione sanguigna sistolica, derivato dall’assunzione di due bibite in lattina, può causare problemi clinicamente significativi, in particolare nei pazienti con malattia cardiaca o ipertensione”, spiega l’autore dello studio Dr. Yun-Chul Hong della Seoul National University College of Medicine in Corea del Sud. “Un aumento di 20 mmHg della pressione sistolica raddoppia il rischio di malattie cardiovascolari”. Il dottor Sanghyuk Bae ha condotto un nuovo studio randomizzato cross-over, in cui i partecipanti hanno consumato bevande di soia sia da lattine che da bottiglie di vetro. Un totale di 60 partecipanti, tutti di età superiore ai 60 anni, sono stati reclutati da un centro della comunità locale. Dopo 2 ore dal consumo delle bevande, sono stati controllati i livelli di pressione sanguigna, variabilità della frequenza cardiaca e concentrazione dei livelli di BPA urinario. I partecipanti sono stati invitati a non mangiare o bere qualsiasi altro cibo per le 2 ore dopo aver bevuto le bevande di soia e per almeno 8 ore prima di ogni prova. I ricercatori hanno scelto la bevanda di soia per la sperimentazione, in quanto non contiene ingredienti noti per elevare la pressione sanguigna.
La concentrazione urinaria di BPA dei partecipanti allo studio, è salita fino a 1.600% a seguito del consumo di bevanda di soia in lattine, rispetto al consumo in bottiglie di vetro. La pressione sanguigna sistolica è aumentata di circa 4,5 mmHg dopo il consumo di due bevande in lattina, rispetto al consumo di due bevande in bottiglia di vetro. Non sono state osservate differenze statisticamente significative nella variabilità della frequenza cardiaca. Anche se lo studio dimostra l’effetto acuto dell’esposizione al BPA, gli autori fanno notare che l’associazione dell’esposizione al bisfenolo A ripetuta o cronica con malattie cardiovascolari, necessita ancora di un’ulteriore valutazione in uno studio longitudinale e con un campione più ampio. Il Dr. Hong raccomanda di evitare l’esposizione al BPA, ove possibile. “Suggerisco ai consumatori di cercare di mangiare cibi freschi o di consumare bevande contenute in bottiglia di vetro piuttosto che cibi in scatola e si spera che i produttori svilupperanno e utilizzeranno alternative sane al BPA, per il rivestimento interno dei contenitori “, conclude il ricercatore.

 

http://hyper.ahajournals.org/content/early/2014/12/08/HYPERTENSIONAHA.114.04261.short

http://www.medicalnewstoday.com/articles/286642.php

30-03-2015

Quest’anno il vaccino antinfluenzale è pressoché inefficace perché le previsioni riguardo i possibili virus influenzali circolanti non sono state del tutto corrette. A dirlo sono i CDC di Atlanta, Centers for Diseases Control and Prevention. Ma come mai in Italia le autorità sanitarie nazionali non forniscono questa informazione a cittadini e pazienti? Utilizzare un farmaco che non fornisce prove di efficacia è inutile, se non dannoso. A quest’assunto devono rispondere tutte le vaccinazioni, e i vaccini antinfluenzali hanno una difficoltà in più perché devono cambiare ogni anno. I virus influenzali sono 3 (tipo A, B, C) e sono capaci di modificare le loro proteine di superficie; queste mutazioni, oltre a conferire ai virus maggiore o minore aggressività, rendono inutilizzabile l’immunità presente nella popolazione che in passato ha subito l’infezione. I cambiamenti possono avvenire secondo due meccanismi distinti:

1 - Deriva antigenica (antigenic drift). I virus influenzali vanno incontro frequentemente a piccole variazioni della sequenza degli amminoacidi di uno o entrambi gli antigeni di superficie (emoagglutinina e neuraminidasi). La mutazione antigenica crea un nuovo ceppo virale che può diventare più aggressivo e diffondersi rapidamente tra la popolazione. Questo fenomeno riguarda sia i virus A, sia i B (ma negli A avviene in modo più marcato e frequente) ed è responsabile delle epidemie stagionali. Le varianti diventano irriconoscibili agli anticorpi presenti nelle persone che si sono già ammalate di influenza, così da renderle suscettibili all’infezione del nuovo ceppo.

2 - Spostamento antigenico (antigenic shift). È un fenomeno che riguarda solo i virus influenzali di tipo A, che acquisiscono antigeni del tutto nuovi, ad esempio per riassortimento tra i ceppi aviari e i ceppi umani. Di conseguenza avremo la comparsa di un nuovo ceppo virale, con proteine di superficie diverse da quelle precedenti, con la conseguenza che tutte le persone possono essere vulnerabili. Gli shift antigenici sono dovuti o a riassortimenti tra virus umani e animali (aviari o suini) oppure alla trasmissione diretta di virus non-umani all’uomo.

Scegliere gli antigeni (ossia i sierotipi che devono stimolare una risposta immunitaria nel nostro organismo) presenti nel vaccino è una procedura delicata perché le risposte delle nostre difese immunitarie sono molto specifiche. Tutto è basato sulla previsione di quali saranno i virus in circolazione durante la stagione invernale. Se la previsione è corretta, il vaccino può proteggere dal virus in circolazione per l’anno in corso, ma se la previsione non è corretta l’efficacia diminuisce o si annulla addirittura perché occorre che ci sia una corrispondenza precisa tra i ceppi virali circolanti e quelli contenuti nel vaccino.

Il vaccino in uso quest’anno contiene tre virus:

A/California/7/2009 (H1N1)
A/Texas/50/2012 (H3N2)
B/Massachusetts/2/2012 (linea Yamagata)

Per i motivi esposti, non basta la corrispondenza con il virus A o B, occorre che tutti “i numeri della targa” siano identici. Basta che differiscano di un solo valore e il vaccino non sarà efficace. Le previsioni di quest’anno non sembrano essere state del tutto corrette, in base alle analisi comunicate dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Sono state identificate le caratteristiche antigeniche di 132 virus influenzali isolati in malati [1 A (H1N1) pdm09, 114 A (H3N2), e 17 B] confermati in laboratorio dal 1 ottobre 2014 all'8 dicembre.
Esiste corrispondenza tra i sierotipi contenuti nel vaccino e i test di laboratorio per i tipi A/California/7/2009 (H1N1) e B/Massachusetts/2/2012 (linea Yamagata), mentre questa non è sufficiente per il terzo tipo contenuto nel vaccino: A/Texas/50/2012 (H3N2), nonostante sia stimato che proprio questo dovrebbe essere il ceppo dominante nell’epidemia influenzale dell’anno in corso. Se 58 (il 42%) dei 114 virus identificati nei malati corrispondono al sierotipo vaccinale, ben 66 (58%) o hanno mostrato titoli ridotti con l’antisiero prodotto contro l’A/Texas/50/2012, o appartenevano ad un gruppo genetico che tipicamente mostra un ridotto titolo per l’A/Texas/50/2012. Tra i virus che hanno mostrato titoli ridotti con l’antisiero prodotto contro l’A/Texas/50/2012, molti erano simili, dal punto di vista degli antigeni, a A/Switzerland/9715293/2013. L’A/Switzerland/9715293/2013 è correlato all’A/Texas/50/2012, ma è differente da questo sia geneticamente che per alcuni antigeni. Insomma, la targa è differente, anche se simile, ed il vaccino non può funzionare.
La comunicazione dei CdC ripropone la complessità di una strategia vaccinale nei confronti di virus perennemente mutanti come quelli influenzali e di epidemie dall’intensità variabile e imprevedibile. La sottovalutazione di questi aspetti, insieme all’inadeguatezza degli studi finora condotti e alla grande incertezza della definizione del caso (si tratta d’influenza o di sindrome influenzale?) porta a sopravvalutare l’utilità della vaccinazione. Non ci sembra di chiedere troppo se desideriamo conoscere la reale situazione epidemiologica italiana, quanti i casi di vera influenza, quali i sierotipi identificati e correlabili con quelli vaccinali, quali le percentuali di malati tra vaccinati e non vaccinati. Questa notizia è stata pubblicata sui giornali statunitensi. Ci aspettiamo che facciano altrettanto quelli italiani che pure hanno accettato subito le affermazioni del ministro Lorenzin sulla sicurezza del vaccino senza indagare su tutti gli aspetti di una vicenda che coinvolge cospicui investimenti e la salute di milioni di persone.

 

http://www.cdc.gov/flu/weekly/

30-03-2015

Un mese dopo la vaccinazione contro il virus HPV, Jenny Tetlock di 13 anni, ha mancato la presa di un attrezzo durante la lezione di ginnastica. Era il primo segno di una malattia degenerativa muscolare che 15 mesi dopo l’ha lasciata quasi completamente paralizzata. Suo padre, Philip Tetlock, professore all’UC-Berkeley, ha intrapreso un’odissea per scoprire se incolpare il vaccino Gardasil. Tetlock non era l’unico interessato. Il gruppo pubblico di vigilanza giudiziaria Judicial Watch sta ottenendo periodicamente numerosi rapporti di effetti collaterali da Gardasil dalla FDA. 10 decessi sono stati collegati al Gardasil a settembre 2007, e nel 2008 ci sono stati 140 rapporti di effetti collaterali gravi come aborti e sindrome di Guillain-Barré. Se vi informate e approfondite la conoscenza riguardo al Gardasil, alla verità circa l’HPV e le statistiche sul cancro cervicale, vi renderete subito realmente conto di quanto questo vaccino sia oltraggiosamente inutile e pericoloso. L’FDA, come spesso accade, insiste che non c’è motivo medico per essere preoccupati per gli effetti secondari del Gardasil. “Stiamo controllando con molta attenzione la sicurezza del vaccino contro l’HPV e l’unico evento avverso che causa una certa preoccupazione è la perdita dei sensi dopo il vaccino”, dice Robert Ball, direttore dell’ufficio di biostatistica e della divisione di epidemiologia della FDA. Continua a dire, “gli alti tassi di Guillain-Barré sono stati associati al vaccino per l’influenza dei maiali e con il vaccino Menactra per la meningite, ma sono analoghi in coloro che si sottopongono al Gardasil e in quelli che non lo utilizzano”. Bene. Diciamo pure che i casi della sindrome di Guillain-Barrè siano una pura coincidenza, malgrado il fatto che si presentino nei giorni o nelle settimane successive alla vaccinazione. Ma cosa dire circa le morti? Diciamo la verità. Recentemente ho letto un commento online di una madre che diceva che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per essere sicura che i suoi bambini fossero protetti dal cancro e non riusciva a capire “le opinioni di menti ristrette” e “spaventate” dei detrattori del Gardasil. “Volete piuttosto che le vostre figlie muoiano di cancro cervicale“? Ha scritto.
Bene, è importante sapere che le probabilità che vostra figlia muoia di cancro cervicale sono già MOLTO BASSE e la possibilità che il Gardasil impedisca il cancro cervicale è così RIDICOLMENTE BASSA che nessuna persona ragionevole spingerebbe per l’uso di questo vaccino HPV se conoscesse tutti i fatti. Secondo Il CDC, il cancro cervicale dovrebbe essere la causa principale della morte per cancro per le donne negli Stati Uniti. Tuttavia, durante gli ultimi 40 anni, il numero di casi di cancro cervicale ed il numero di decessi per esso sono diminuiti significativamente. Si pensa che questo declino sia dovuto al fatto che molte donne si sottopongono con regolarità al Pap test, individuando, così, forme cervicali pre-cancerose prima che si trasformino in cancro. Secondo quanto segnala lo U.S. Cancer Statistics: 2004 Incidence and Mortality , nel 2004 sono stati individuati 11.892 casi di cancro cervicale nelle donne americane e 3.850 donne sono decedute per la malattia. L’American Cancer Society conferma queste statistiche, stimando nel 2008 circa 3.870 decessi di donne per cancro cervicale negli Stati Uniti. Bene. Abbiamo già perso 18 ragazze, alcune dodicenni, nello sforzo di risparmiarle dalla possibilità di sviluppare un cancro cervicale più in là nella vita. Altre ragazze hanno sviluppato danni invalidanti e potenzialmente permanenti, nelle settimane successive alla vaccinazione e altre ancora hanno avuto aborti spontanei o dato alla luce bambini con malformazioni. Considerate anche questo: Il cancro cervicale solitamente si sviluppa dai 25 ai 35 anni. Il periodo di protezione del Gardasil è valutato in 5 anni. Ciò significa che se si riceve la prima somministrazione a 10-12 anni, ci vorrebbero almeno 2 – 4 vaccinazioni supplementari per superare l’età critica. E ciò significa esporsi agli effetti secondari potenziali del Gardasil ripetutamente.
Le statistiche americane mostrano che ci sono 30 – 40 casi di cancro cervicale all’anno per ogni milione di femmine fra i 9 e i 26 anni, che è il target di età che prende in considerazione il Gardasil. Secondo la Merck, il Gardasil riduce gli stati pre-cancerosi dal 12.2% al 16.5% nella popolazione in generale. Così, invece di 30 – 40 casi di cancro per milione, all’anno, in quella fascia di età, il vaccino HPV può potenzialmente portarli a 26 – 35 casi di cancro cervicale. Questo significa che bisognerebbe vaccinare un milione di ragazze per prevenire il cancro cervicale in 4 – 5 ragazze. Inoltre, solo circa il 37 % delle donne che sviluppano cancro cervicale muoiono realmente per questa malattia. Dunque la vaccinazione di UN MILIONE di ragazze impedirebbe 1 – 2 morti all’anno, al prezzo base di 360 milioni di dollari, insieme a potenziali sofferenze per tutta la vita per un numero elevato di donne. Vi sembra ragionevole tutto ciò? Ci sono più di 100 tipi di papillomavirus umani (HPVs). Di loro, circa 40 tipi di HPV interessano i genitali o gli organi sessuali causando, per esempio, verruche genitali. 10-30 ceppi possono condurre al cancro cervicale. Il resto può causare infezioni cutanee e le comuni verruche delle mani e piedi. Il sito Web del CDC dichiara che determinati tipi di HPV possono infettare la cervice uterina e condurre a cancro cervicale in molti anni (questa può essere una delle ragioni per cui i tassi di cancro continuano a scendere, perché c’è tempo sufficiente per trattare tutte le anomalie utilizzando regolarmente il Pap test). Inoltre dice che nel 90 per cento delle donne infettate, l’HPV sparisce in due anni, dopodichè le cellule cervicali ritornano di nuovo alla normalità. Soltanto quando il virus HPV permane per molti anni queste cellule anomale possono trasformarsi in cancro. Ulteriormente, è importante sapere che la vasta maggioranza di Pap test anomali non si riferiscono al cancro. Anche Pap test anomali che presentano cellule precancerose di grado CIN II si normalizzano da soli senza trattamento nel 40% dei casi. Il trattamento degli stadi pre-cancerosi ha limitato poi la progressione a vero cancro solo all’1 per cento dei casi. Per cui, proprio come il vaccino per la poliomielite, il vaccino HPV della Merck sta uscendo in un momento in cui il cancro cervicale è già in declino costante, e chiunque comincerà a parlare di come il Gardasil abbia ridotto i tassi di cancro cervicali durante i prossimi anni dirà un’assurdità.

CONSENSO INFORMATO: CAPIRE I NUMEROSI PERICOLI DEL VACCINO HPV.

In primo luogo, il vaccino Gardasil contiene appena quattro tipi di HPV dei più di 100 ceppi conosciuti. Quindi se contraete uno dei 96 tipi non inclusi, siete sfortunati. E, se già siete stati esposti ad uno dei quattro tipi di virus presenti nel vaccino, il Gardasil non funziona neanche contro quelli. Ciò significa che se anche accettate i rischi e decidete di vaccinarvi, le vostre probabilità di contrarre una certa forma di HPV sono ancora molto alte. Se o non il virus HPV condurrà alle verruche genitali o al cancro cervicale, tuttavia, dipenderà in grande parte dalla condizione del vostro sistema immunitario. Il Gardasil, d’altra parte, può danneggiare il vostro sistema immunitario e può potenzialmente condurre a morte. Le cause principali della morte includono trombi sanguigni, scompenso respiratorio acuto, arresto cardiaco e “morte improvvisa” dovuta “a cause sconosciute” subito dopo la somministrazione del vaccino. 11 dei decessi segnalati si sono presentati dopo 2 settimane dalla vaccinazione e 7 nell’arco di 2 giorni. Altri effetti secondari includono:

• Aborto spontaneo.
• Diffusione di verruche genitali, anche in pazienti risultati negativi all’HPV e alle verruche genitali prima della vaccinazione.
• Verruche facciali e verruche sulle mani e sui piedi.
• Shock anafilattico.
• Perdita di coscienza.
• Crisi epilettiche.
• Coma.
• Paralisi.

Dice Tom Fitton, presidente della vigilanza giudiziaria, “dati tutti questi dubbi sul Gardasil, la politica migliore sanitaria sarebbe di rivalutare la relativa sicurezza e di proibire la relativa distribuzione ai minori”. È inoltre importante sapere che la Merck non ha valutato la cancerogenicità potenziale o la genotossicità del Gardasil. Per ora non esiste modo di conoscere come il vaccino HPV possa influenzare la fertilità, le malformazioni di nascita, cancro, se può passare attraverso il latte materno, o se può alterare i nostri geni o i geni dei futuri bambini (genotossicità). Tuttavia, cinque soggetti che hanno ricevuto il vaccino nel periodo della concezione hanno avuti bambini con malformazioni di nascita, mentre nessuna malformazione si è presentata fra i soggetti che hanno ricevuto un placebo. Inoltre, nel 2007 quando ci sono stati “soltanto” 1.637 rapporti di effetti collaterali, 18 di 42 donne che avevano ricevuto il vaccino durante la gravidanza, hanno avuto effetti collaterali che variano dall’aborto spontaneo alle anomalie fetali. Un’altra cosa poco etica è che alla Merck è stato consentito di usare un placebo contenente alluminio anziché un placebo salino standard. Poiché il Gardasil contiene 225 mcg di alluminio, usando un placebo contenente alluminio si possono verificare possibili effetti analoghi e ottenere un’immagine totalmente inesatta del relativo livello di sicurezza. Infatti, circa il 60 per cento di coloro che hanno ricevuto il Gardasil o il placebo di alluminio hanno avuto eventi avversi sistemici compreso:

• Emicrania.
• Febbre.
• Nausea.
• Vertigini.
• Vomito.
• Diarrea.
• Mialgia (dolore del muscolo).

I destinatari del Gardasil hanno avuto eventi avversi più seri come gastroenterite, appendicite, malattia infiammatoria pelvica, asma, broncospasmo e artrite. Dovreste anche sapere che oltre all’iniezione con quattro tipi di proteine di HPV, le ragazze e le donne che fanno questo vaccino ricevono i seguenti adiuvanti:

1. Adiuvanti di alluminio, che sono stati collegati a danni neurologici compreso la sclerosi a placche, il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.

2. Polisorbato 80, che è stato collegato a sterilità nei topi.

3. Borato di sodio, un ingrediente tossico.

Le seguenti cose sono state associate ad un rischio aumentato di cancro cervicale:

• Carenze nutrizionali, particolarmente vitamina A e folati.
• Carenze minerali (zinco, selenio, calcio e ferro).
• Fumo.
• Uso di contraccettivi.

Si pensa che il fumo sia una delle cause principali della progressione di un’infezione HPV a cancro cervicale, poichè i fumatori con HPV sviluppano molto più frequentemente cancro cervicale rispetto ai non-fumatori infettati. Il cancro cervicale, in modo ben documentato, è causato da un’infezione acquisita attraverso il contatto sessuale. Quindi, oltre che evitare di fumare e mangiare una dieta appropriata, è facilmente evitabile. Secondo uno studio del New England Journal of Medicine l’uso dei preservativi riduce l’incidenza dell’HPV del 70 per cento, offrendo una protezione ben superiore al tasso di protezione del Gardasil del 12.2-16.5 per cento. Come già accennato, nel 90 per cento di tutti i casi, il sistema immunitario è abbastanza forte per risanare un’infezione di HPV senza alcun trattamento.

 

http://health.usnews.com/health-news/blogs/on-women/2008/07/02/is-hpv-vaccine-to-blame-for-a-teens-paralysis

http://www.judicialwatch.org/press-room/press-releases/judicial-watch-uncovers-new-fda-records-detailing-ten-new-deaths-140-serious-adverse-e/

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/08/02/hpv-vaccine-blamed-for-teen-s-paralysis.aspx

30-03-2015

Melatonina ed L-triptofano (Trp) sono altamente gastroprotettivi negli esseri umani, ma nessuno studio ha comprovato il loro impatto nella guarigione delle ulcere gastroduodenali croniche. In questa ricerca, tre gruppi (A, B e C) di 14 pazienti idiopatici in ciascun gruppo in terapia con ulcere gastroduodenali croniche sono stati trattati con Omeprazolo (20 mg due volte al giorno) in aggiunta a placebo (gruppo A), melatonina (gruppo B) o Trp (gruppo C). Il tasso di guarigione dell'ulcera è stato determinato con gastroduodenoscopia a giorni 0, 7, 14 e 21 dopo l'inizio della terapia. I livelli plasmatici di melatonina, gastrina, grelina e leptina sono stati misurati con RIA (Radio Immuno Assay – Dosaggio Radioimmunologico).
Al 7mo giorno l'omeprazolo da solo (gruppo A) non aveva guarito nessuna ulcera, ma quattro ulcere erano guarite con omeprazolo più melatonina e due con omeprazolo e triptofano. Al 21mo giorno tutte le ulcere erano guarite nei pazienti trattati con melatonina o Trp, mentre solo 10-12 ulcere risultavano guarite nei pazienti trattati con placebo. Dopo somministrazione di omeprazolo più melatonina (gruppo B) o Trp (gruppo C), i livelli di melatonina nel plasma si erano moltiplicati al di sopra dei valori iniziali. Anche il livello di gastrina nel plasma era aumentato in modo significativo durante il trattamento con omeprazolo più melatonina o Trp, ma era cresciuto molto anche nei pazienti trattati con omeprazolo e placebo. I livelli di grelina nel plasma non cambiarono in modo significativo dopo trattamento con melatonina o Trp, mentre la leptina nel plasma aumentò in modo significativo nei pazienti trattati con melatonina o Trp, ma non in quelli con placebo. Lo studio conclude che la melatonina o Trp, quando sono aggiunti alla somministrazione di omeprazolo, accelerano la guarigione dell'ulcera e ciò dipende verosimilmente soprattutto dall'incremento significativo della melatonina nel plasma.

 

http://science.naturalnews.com/2011/441455_Melatonin_or_l_tryptophan_accelerates_healing_of_gastroduodenal_ulcers_in.html

 

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