Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Sabato, 14 Novembre 2015 08:25

FETO A RISCHIO ANCHE SE FUMA IL PADRE.

14-11-2015

Se una sigaretta in mano a una donna incinta era già da tempo considerata un attentato alla salute del piccolo in arrivo, ora si scopre che anche quelle fumate dal padre possono compromettere la crescita e la salute del feto. Non si tratta però soltanto di fumo passivo. I padri che al momento del concepimento erano fumatori possono trasmettere un DNA danneggiato, innalzando la possibilità che i figli sviluppino malattie anche gravi, come il cancro. La teoria è stata esposta da alcuni ricercatori della University of Bradford, nel Regno Unito, che hanno evidenziato come alcuni marker che segnalano i danni al DNA contenuto nello sperma o nel sangue paterno sono riconoscibili anche nel DNA del figlio.
Diana Anderson, autrice dello studio pubblicato sul Faseb Journal, spiega: “tramite dei biomarker molto sensibili siamo stati in grado di determinare il ruolo dell'esposizione al fumo nei padri prima, dopo e durante il concepimento. Esiste una correlazione evidente tra biomarker del danno da fumo nei padri e danni al DNA dei figli. Anche se questo studio non ha trovato un diretto collegamento, sembra abbastanza evidente che lo stile di vita del padre abbia una grande influenza sulla salute genetica del figlio".

 

http://www.fasebj.org/content/26/10/3946.full.pdf

http://www.fasebj.org/content/early/2012/06/21/fj.11-201194

14-11-2015

Bere un bicchiere di vino al giorno non fa male, si è soliti ripetere. Nulla di più sbagliato per la ricerca condotta presso l’Harvard TH Chan School of Public Health a Boston, in Massachusetts, e pubblicata dal British Medical Journal. Lo studio ha dimostrato che coloro che in famiglia hanno avuto un caso di cancro dovrebbero ridurre l’assunzione di alcolici al di sotto dei livelli raccomandati. Per la ricerca è stata analizzato lo stato di 88.000 donne e 47.000 uomini di età superiore ai 30 anni ed i risultati non sono stati rassicuranti. Sono le donne ad essere più a rischio: bere anche solo una bevanda alcolica ogni giorno aumenta il rischio di tumore al seno del 15%. Il consumo di alcol può provocare inoltre anche la comparsa della malattia alla bocca, alla gola, all’esofago, all’intestino e al fegato. Ogni anno, il 3,6% dei casi di cancro sono causati proprio dall’assunzione eccessiva di alcolici.
“Esiste un legame tra alcol e cancro, soprattutto per le persone che fumano. Quelli che ne abusano non dovrebbero ignorare i rischi a cui vanno incontro”, ha spiegato il dottor Richard Roope, medico presso il Royal College of GPs. Il consiglio? Ridurre notevolmente la quantità di alcol, in particolare se a concedersi un bicchiere di troppo sono donne con casi di cancro in famiglia.

 

http://www.telegraph.co.uk/news/health/news/11810555/One-drink-a-day-increases-the-risk-of-breast-cancer-by-15-per-cent.html

http://www.rcgp.org.uk/news/2015/august/rcgp-response-to-bmj-study-on-alcohol-and-cancer.aspx

http://news.sky.com/story/1538001/light-drinking-can-increase-risk-of-cancer

Venerdì, 13 Novembre 2015 07:52

ERBE E SPEZIE CHE FANNO BENE AL CUORE.

13-11-2015

Le malattie cardiache sono la principale causa di morte per gli uomini e le donne. Infatti, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), più di 611.105 persone muoiono ogni anno di malattie cardiache. Le malattie cardiache interessano la struttura e il funzionamento del cuore e dei vasi sanguigni. Alcuni tipi comuni di disturbi cardiaci includono malattia coronarica, cardiopatia ischemica, ritmo cardiaco irregolare, aterosclerosi, angina, infarto del miocardio (comunemente noto come attacco di cuore), cardiopatia ipertensiva, cardiopatie congenite e malattia delle arterie periferiche. Il rischio di sviluppare problemi cardiaci aumenta con fattori come fumo eccessivo, la sedentarietà, l’invecchiamento, pressione alta, colesterolo alto, diabete, obesità e consumo eccessivo di alcol. Alcuni sintomi comuni che potrebbero segnalare problemi di cuore comprendono tosse persistente, dolore toracico, ansia, stanchezza, polso rapido o irregolare e mancanza di respiro.
L’attività fisica e un’alimentazione sana ed equilibrata, possono aiutare a mantenere un cuore sano. Anche alcune erbe e spezie possono migliorare la salute del cuore. Di seguito, 10 erbe e spezie che fanno bene al cuore:

1. AGLIO

L’aglio offre molti benefici per la salute del cuore grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antitrombotiche e antiaggreganti. Uno studio del 2006 pubblicato dall’American Society for Nutrition Journal ha mostrato una forte correlazione tra il consumo di aglio e benefici del cuore. L’aglio è efficace nel trattamento del colesterolo sierico totale, colesterolo cattivo (lipoproteine a bassa densità o LDL), aumento dell’aggregazione piastrinica e ipertensione, riducendo così il rischio di malattie cardiache.

• Mangiare 1 o 2 spicchi d’aglio crudo appena schiacciati al giorno.

Nota: L’aglio può interferire con alcuni farmaci a causa delle sue proprietà fluidificanti. Consultare un esperto prima di assumerlo.

2. CURCUMA

Un composto chiamato curcumina presente nella curcuma, possiede potenti proprietà antiossidanti e proprietà antinfiammatorie. La curcumina migliora la salute cardiovascolare e riduce il rischio di molte malattie legate al cuore. La curcuma favorisce la circolazione del sangue e previene la coagulazione del sangue in modo da evitare attacchi di cuore. Controlla l’infiammazione che può portare a malattie cardiache. Inoltre, impedisce l’indurimento delle arterie inibendo l’ossidazione dei grassi e riducendo il colesterolo.

• Bere un bicchiere di bevanda vegetale calda con un pizzico di curcuma ogni giorno.
• Come integratore alimentare, si possono assumere capsule da 250 a 600 mg, 3 volte al giorno. Consultare un esperto per la corretta posologia.

3. BIANCOSPINO

Il biancospino è ben noto per la salute del cuore. Aiuta nella dilatazione dei vasi sanguigni e riduce la pressione sanguigna. Inoltre, aumenta il flusso di sangue al cuore e migliora le contrazioni del muscolo cardiaco, favorendo in tal modo la salute globale del cuore. Inoltre, il suo effetto antiaritmico favorisce il battito cardiaco costante.
In una revisione del 2010 di Pharmacognosy Review, i ricercatori hanno studiato gli effetti del biancospino ed il suo profilo di sicurezza. Essi hanno concluso che il biancospino può potenzialmente rappresentare un sicuro, efficace, agente nel trattamento delle malattie cardiovascolari e cardiopatia ischemica. La quantità raccomandata varia da 160 a 1.800 mg al giorno, divisi in 2 o 3 dosi. Poichè il biancospino può interagire con alcuni farmaci, consultare un esperto prima di assumerlo.

4. IBISCO

I seguaci della medicina alternativa si affidano all’ ibisco per il trattamento delle malattie cardiache. Estratti di fiori di ibisco interessano i meccanismi dell’aterosclerosi, glicemia, lipidi e pressione sanguigna. Tutti questi elementi contribuiscono a migliorare la salute del cuore. Uno studio del 2003 pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry ha rilevato che l’estratto di ibisco ha contribuito a inibire lo sviluppo di aterosclerosi nei conigli con colesterolo alto che è una delle principali cause di malattie cardiache.

• Bere una tazza di tè di ibisco due volte al giorno.
• Si possono anche assumere 100-250 mg di estratto standardizzato due volte al giorno. Consultare un esperto per il corretto dosaggio.

5.PEPERONCINO ROSSO

Il peperoncino contiene capsaicina, che rende questa spezia un potente antiossidante. Essa ha anche il potenziale di dilatare i vasi sanguigni, combattere l’ossidazione e prevenire coaguli di sangue. Tutti questi fattori contribuiscono alla buona salute del cuore. La capsaicina aiuta a ridurre i trigliceridi e colesterolo LDL, due dei principali fattori di rischio di malattie cardiache. Inoltre, aiuta a bruciare calorie e aiuta nella perdita di peso, riducendo il rischio di sviluppare problemi cardiaci.

• Aggiungere 1 cucchiaino di pepe di Caienna a una tazza di acqua calda. Bere un paio di volte a settimana.
• Si possono anche assumere integratori di capsaicina, da 2.000 a 4.000 U.I. a giorni alterni. Tuttavia, consultare sempre un esperto prima di assumere integratori.

Nota: E’ importante non assumere peperoncino in eccesso. Le donne incinte e le madri che allattano dovrebbero evitare questa spezia.

6. TE’ VERDE

Il tè verde è ottimo per la salute del cuore grazie al suo contenuto di flavonoidi e antiossidanti. Migliora la salute delle cellule che formano il rivestimento interno del cuore e dei vasi sanguigni. Uno studio del 2008, pubblicato sulla rivista European Journal of Cardiovascular Prevention and Rehabilitation, ha riferito che l’assunzione regolare di tè verde migliora il funzionamento dei vasi sanguigni. Bere più di 5 tazze di tè verde al giorno (preferibilmente deteinato), contribuisce a ridurre il rischio di morte per attacco cardiaco o ictus, del 26 per cento.

• Bere 4-5 tazze di tè verde al giorno.
• Si possono anche assumere da 100 a 750 mg di estratto standardizzato di tè verde al giorno, dopo aver consultato un esperto.

7. CANNELLA

Questa spezia è in grado di fornire una protezione contro le malattie cardiache. Essa inibisce il rilascio di acidi grassi infiammatori dalle membrane piastriniche del sangue, aiutando a mantenere il corretto spessore del sangue. Questo a sua volta riduce la pressione arteriosa alta, che può danneggiare le arterie e altri organi. Inoltre, aiuta a ridurre i trigliceridi e il colesterolo LDL, importante per il funzionamento corretto del cuore.

• Per ottenere benefici, consumare da ½ a 1 cucchiaino di cannella in polvere al giorno. Aggiungere cannella in polvere a tè, frullati, zuppe e insalate.

Nota: Le persone allergiche alla cannella devono evitare questa spezia. Inoltre, le persone che assumono anticoagulanti devono consultare un esperto prima di utilizzare questa spezia.

8. ZENZERO

Lo zenzero ha naturale capacità di fluidificare il sangue e proprietà antinfiammatorie che possono ridurre il colesterolo LDL. Il principio attivo dello zenzero è il gingerolo, un composto che aiuta a rilassare i vasi sanguigni e stimolare il flusso sanguigno in tutto il corpo. In uno studio del 2000 pubblicato sul Journal of Nutrition, i ricercatori hanno scoperto che l’assunzione regolare di estratto di zenzero riduce il colesterolo plasmatico, inibisce l’ossidazione LDL e attenua lo sviluppo di aterosclerosi.

• Bere tè allo zenzero caldo o freddo, 2 o 3 volte al giorno.
• Utilizzare radice di zenzero fresco nella vostra cucina aggiungendolo alle salse, fritture, zuppe e anche alle bevande a base di frutta e verdura.
• Si possono anche assumere integratori di zenzero, dopo aver consultato un esperto.

Nota: Se si assumono fluidificanti del sangue, consultare un esperto prima di utilizzare lo zenzero.

9. FIENO GRECO

Il fieno greco ha proprietà antiossidanti e cardioprotettive, che lo rendono un’erba importante per promuovere la salute del cuore. Ci sono diversi composti del fieno greco che possono ridurre il colesterolo, trattare le arterie bloccate, abbassare la pressione sanguigna e prevenire gli attacchi di cuore. Inoltre, il fieno greco aiuta a stabilizzare lo zucchero nel sangue e prevenire l’obesità, due principali fattori alla base di malattie cardiache.

• Immergere 1 cucchiaino di semi di fieno greco in acqua durante la notte. La mattina seguente, scolare l’acqua e mangiare i semi imbevuti a stomaco vuoto. Fate questo ogni giorno.
• Si possono anche bere da 1 a 2 tazze di tè ai semi di fieno greco, al giorno.

10. CORIANDOLO

Sia le foglie fresche che i semi di coriandolo fanno bene al cuore, grazie alla sua attività antiaggregante piastrinica e alle sue proprietà naturali antiossidanti. I semi di coriandolo hanno un’azione ipolipemizzante che aiuta a ridurre il colesterolo LDL e trigliceridi, come dimostrato da uno studio del 2008, pubblicato sul Journal of Environmental Biology Journal. Il coriandolo è utile anche nella gestione del diabete, un importante fattore di rischio di malattie cardiache.

• Aggiungere 1 cucchiaino di polvere di semi di coriandolo a una tazza di acqua. Far bollire l’acqua, scolarla e bere una volta al giorno.
• Inoltre, utilizzare coriandolo e semi di coriandolo fresco nella vostra cucina.

Venerdì, 13 Novembre 2015 07:50

YOGA FACE: STOP ALLE RUGHE.

13-11-2015

Laser o botulino? Dimenticali: oggi c’è lo Yoga per il viso, che cancella i segni del tempo ed in più rilassa la mente. E’ l’ultima passione degli americani destinata, secondo alcuni, a mandare in pensione i chirurghi estetici. Si chiama Yoga Face, un’invenzione dell’ormai celebre personal trainer Annelise Hagen. In che cosa consiste? In una serie di esercizi per il viso in grado di attenuare i segni del tempo, di migliorare l’incarnato e, in più, di rilassare la mente. La postura dei nostri muscoli facciali, infatti, è connessa alle aree emotive del cervello: assumere un’espressione più distesa, quindi, può aiutarci a conquistare la serenità interiore. Lo Yoga Face è adatto a tutte le età e non ha controindicazioni. Perché funzioni, però, ci vuole costanza: l’ideale è praticarlo tutti i giorni, preferibilmente alla stessa ora, in un ambiente tranquillo e per almeno 15 minuti. Ti piacerebbe provare? Comincia così.

- Per le labbra: per renderle più sode e toniche, appoggiaci sopra il palmo della mano e bacialo per 3 o 4 volte consecutivamente, mantenendo la pressione.

- Per la fronte: un esercizio per spianare le rughe? Solleva più che puoi le sopracciglia e spalanca gli occhi, come se fossi sorpresa. Mantieni la posizione per 10 secondi.

- Per le guance: riempile d’aria, come se dovessi suonare uno strumento a fiato, e resta in questa posizione per qualche secondo. Così, le manterrai più elastiche.

12-11-2015

In varie occasioni abbiamo visto come la curcuma possa diventare un ingrediente molto importante per la nostra salute. Combinata con il miele può essere trasformata in un ottimo antibiotico naturale, utile a combattere il mal di gola e i malesseri stagionali. Non solo: diverse ricerche hanno confermato che è un’ottima alternativa ai farmaci utilizzati per alleviare i dolori dell’artrite. Il principio attivo più importante della curcuma è la curcumina, pigmento giallo che le fornisce il colore caratteristico. Purtroppo, esiste un’importante problema legato alla curcumina: la sua bassa biodisponibilità. La biodisponibilità di un elemento indica quanto una sostanza ingerita viene effettivamente assorbita dal nostro organismo. Le sostanze che hanno una bassa biodisponibilità difficilmente sono efficaci per scopi curativi, anche aumentandone il quantitativo ingerito. La maggior parte della curcumina assunta oralmente viene metabolizzata velocemente dall’organismo, che non ha quindi la possibilità di assorbirne i benefici. Per fortuna, esistono degli alimenti, da abbinare al consumo di curcuma, che aumentano la biodisponibilità di questa sostanza. Ecco quali.

PEPE NERO

La piperina è l’alcaloide caratteristico del pepe nero. La piperina aumenta notevolmente la quantità di curcumina che il corpo può assorbire. Non ne serve tantissimo: ne basta solo un pizzico da aggiungere alle vostre ricette, infusi o pietanze in cui avete messo anche la curcuma. Nel curry ad esempio è già presente.

GRASSI SANI

La curcuma è liposolubile. Un modo per consentire al corpo di assorbire meglio i suoi principi attivi è accompagnarla con grassi sani. Quando la curcumina non si scioglie correttamente, risiede per molto tempo nell’intestino. Questo consente al nostro organismo di avere il tempo di assimilarla, senza espellerla velocemente. I grassi migliori che potete aggiungere sono i grassi sani dell’olio extravergine di oliva e dell’olio di cocco. 

QUERCETINA

La quercetina è un flavonoide che si trova in molte piante e alimenti, come ad esempio il tè verde, le cipolle, il cavolo crudo,i peperoni, l’uva rossa, i frutti di bosco (in generale, i frutti che hanno un colore rosso o blu scuro ne contengono di più). Questa sostanza inibisce un enzima che disattiva la curcumina. Quando preparate i vostri infusi, ad esempio, potete aggiungere alla curcuma del tè verde; oppure, nei vostri frullati, pensare di inserire dei frutti di stagione che contengano quercetina.


In generale, la curcuma è un’ottima spezia, adatta a insaporire diversi piatti. La dose giornaliera consigliata corrisponde a due cucchiaini da caffè. Consumare la curcuma regolarmente fa bene, ma attenzione a non esagerare con le dosi, soprattutto in caso di calcoli biliari.

Giovedì, 12 Novembre 2015 08:22

SPECIALE VACCINI.

12-11-2015

Considerando l’attacco vergognoso verificatosi le scorse settimane nei confronti della libera scelta terapeutica che è un sacrosanto diritto, ho deciso di fare un articolo speciale sui vaccini. Mi sembra che ormai il potere economico delle multinazionali del farmaco vada al di là della legalità e penso che si debba anche chiudere la bocca ai lacchè del potere altrimenti ci troveremo in balia di una dittatura. Penso che, prima di iniziare una campagna mediatica a favore di qualsiasi cosa, sia necessario, specialmente da parte di una stampa libera, sentire e rendere visibili tutte le campane. Quanto si sta vedendo in questo periodo suona quanto meno strano: una campagna così a favore delle vaccinazioni è quanto meno dubbia. Forse l’industria farmaceutica non raccoglie più la quantità di denaro facile grazie a questo settore?
Prima di rendere obbligatorio (e questa non è libertà considerando che anche la Costituzione afferma l’opposto) qualsiasi protocollo terapeutico medico, bisognerebbe valutare sui due piatti della bilancia due parametri fondamentali: l’efficacia e la sicurezza del trattamento per il corpo umano. Considerando la prassi vaccinica, bisogna tenere ben presenti in termini di efficacia e sicurezza i seguenti punti:

• Prove scientifiche sostengono la validità delle immunizzazioni. Preservano da malattie infettive, alcune meglio di altre, ma questo punto non è mai stato discusso.
• L’evidenza scientifica non sostiene la sicurezza delle immunizzazioni.
• Gli studi sulla sicurezza dei vaccini sono limitati solo a periodi brevi (alcuni giorni o settimane). Non esiste uno studio su effetti a lunga scadenza.
• Esiste una limitata evidenza scientifica, ma in forte crescita, di effetti collaterali a lungo termine che necessiterebbe studi più approfonditi.
• Persino la casa farmaceutica Merck, che produce il Gardasil (vaccino contro l’HPV) afferma che l’efficacia del vaccino raggiunge il 44%, quindi la cosiddetta efficacia dei vaccini è bassa ma questo, come al solito, è di secondaria importanza.

Nell’agosto del 1999 e aprile 2000, al Congresso Americano a Washington sono girate voci insistenti sulla sicurezza dei vaccini. Dan Burton, Presidente dell’U.S. House Government Reform Committee ha preso in considerazione queste voci. Nell’ottobre 1999 si è tenuta una conferenza sull’autismo a Cherry Hill (New Jersey), sponsorizzata dall’Autism Research Institute di San Diego (California), con la partecipazione di più di 1.000 persone la cui grande maggioranza era formata da genitori di bambini autistici. Quando fu chiesto alla platea se riteneva esserci una relazione fra autismo e vaccini, la maggior parte di essa si alzò in piedi in senso affermativo.
Da una prospettiva storica è importante tenere a mente che, nel primo periodo delle vaccinazioni, esistevano pochi vaccini e somministrati in tempi differenti. Sembra inoltre che proprio in quel periodo i vaccini ottenessero i loro risultati migliori con l’eradicazione del vaiolo nel mondo e l’eradicazione della polio dall’emisfero occidentale con l’ultimo caso di polio verificatosi nel 1979. Oggi la gente crede che la vaccinazione di massa contro il vaiolo sia la responsabile dell’eradicazione della malattia nel mondo. Non è così, per il semplice motivo che i programmi di vaccinazione di massa non sono stati eseguiti in molte aree. In alcune nazioni del terzo mondo, solo il 10% della popolazione era stata immunizzata favorendo, per motivi economici, più una politica di quarantena dei villaggi infetti. Se una vaccinazione limitata associata alla quarantena è risultata efficace contro il vaiolo, ciò pone la domanda sulla necessità di vaccinazioni di massa anche per le altre malattie, considerando gli effetti collaterali negativi. Tra gli altri successi dei vaccini, annoveriamo l’insorgenza di soli 100 casi di morbillo negli USA nel 1998, di cui la maggioranza erano importati. 
I fautori delle vaccinazioni vorrebbero far credere che i vaccini siano stati i responsabili del controllo di tutte le passate forme epidemiche di malattie mortali negli USA. Con l’eccezione dei casi precedentemente descritti, i fatti non confermano ciò. In accordo con le registrazioni della Metropolitan Life Insurance Company, dal 1911 al 1935 le quattro cause principali di morte infantile da malattie infettive negli USA erano:

• Difterite.
• Pertosse.
• Scarlattina.
• Morbillo.

Tuttavia entro il 1945, i casi mortali di tutte queste patologie, erano calati del 95% prima della realizzazione dei programmi di vaccinazione di massa. Altre fonti statistiche confermano questo fenomeno. Secondo un rapporto edito su “Morbidity and Mortalità Weekly Report” 30 luglio 1999, i fattori più importanti per il controllo delle malattie infettive nel secolo scorso sono stati:

• Sanità.
• Qualità dell’acqua.
• Igiene.
• Introduzione degli antibiotici.

Un altro fattore che normalmente viene trascurato, è che la virulenza dei microrganismi tende ad indebolirsi o attenuarsi nel tempo e passando da ospite ad ospite. Un esempio di ciò è la pertosse, che ora è chiaramente una malattia più leggera rispetto a quella di 100 anni fa. Nella pubblicazione di Vera Scheibner, “Vaccination, 100 years of orthodox research shows that vaccine represent a medical assault on the immune system”, l’autrice esamina l’esperienza svedese per la pertosse ed il vaccino. Nel 1979 la Svezia ha bandito il vaccino anti-pertosse a causa di una ricaduta della malattia in bambini totalmente vaccinati e per via degli effetti collaterali, fra cui danno cerebrale, ritenuti del tutto inaccettabili. Nonostante questo divieto, attivo tutt’oggi, la mortalità infantile in Svezia per pertosse non è maggiore rispetto a quella di popolazioni interamente vaccinate (3 casi mortali dal 1987 al 1991 rispetto ai 4 del Galles del sud e Australia nello stesso periodo). In ogni caso bisogna ricordare che la pertosse rimane sempre una malattia seria in molte nazioni del terzo mondo arrecando una morbilità e mortalità significativa dovuta a fattori che includono scarsa igiene e mancanza di strutture sanitarie adeguate. Spesso sono “popolazioni vergini” in cui la pertosse è un’infezione relativamente giovane e quindi con assenza di immunità naturale presente invece nelle nazioni progredite.

LA SICUREZZA DEI VACCINI NON E’ PROVATA

Bisogna sottolineare che oggi i bambini, almeno negli Stati Uniti, ricevono da 22 a 35 vaccini prima dell’età scolare, mentre la maggior parte degli anziani di oggi ne ha ricevuti solo due, quello contro il vaiolo e la polio. Alcuni vaccini contengono mercurio, una neurotossina ben conosciuta. Con la crescente consapevolezza pubblica sulle potenziali reazioni negative da metalli tossici e da materiale immunologico estraneo sul sistema immunitario immaturo dei bambini, è ragionevole chiedersi cosa si sa di queste reazioni. Una piccola ma crescente minoranza di medici e scienziati sta diventando sempre più consapevole che i test di innocuità per i vari vaccini usati sinora sono dolorosamente inadeguati. Prendiamo uno di numerosi esempi. Nel 1994, un comitato speciale del “National Academy of Science (Institute of Medicine), ha pubblicato una recensione completa sulla innocuità del vaccino dell’epatite B. Quando il comitato, responsabile per controllare la sicurezza dei vaccini con mandato del Congresso Americano, ha approfondito l’indagine su cinque possibili e plausibili tipi di effetti collaterali negativi, non è stato in grado di giungere a un risultato per quattro di essi a causa della mancanza completa di dati scientifici al riguardo: non era mai stata fatta alcuna ricerca inerente alla sicurezza. Inoltre fu scoperto che esistevano gravi mancanze e limitazioni sia nella conoscenza che nelle infrastrutture necessarie a studiare gli effetti collaterali dei vaccini.
Dei 76 effetti collaterali negativi dei vaccini, esaminati dall’IOM, per 50 (66%) erano inadeguate le prove scientifiche addotte per dimostrare la causalità dell’evento. Lo IOM notò anche che “se la ricerca non verrà migliorata, le future indagini sull’innocuità dei vaccini partiranno handicappate allo stesso modo”. L’implicazione chiara di questo rapporto è che gli effetti collaterali dei vaccini potrebbero verificarsi su vasta scala senza tuttavia essere riconosciuti in riferimento alla loro vera natura. In sostegno a questa dichiarazione, si prendono ad esempio due studi all’avanguardia, pubblicati uno nel 1955 e uno nel 1984, entrambi lancianti grida d’allarme sui potenziali effetti collaterali dei vaccini.
Uno degli studi più affascinanti della vecchia letteratura medica inerenti al vaccino della pertosse, è quello di A. L. Basso (Chicago 1955), che fece un elettroencefalogramma su 83 bambini prima e dopo la somministrazione del vaccino anti-pertosse. In due dei soggetti, l’EEG divenne patologico dopo il vaccino senza nessun altro sintomo di reazioni abnormi. Nel suo rapporto egli commentava: ”questo studio mostra che possono verificarsi reazioni cerebrali da leggere a gravi nei soggetti in aggiunta ai cambiamenti neurologici molto gravi riferiti”.
Un altro studio effettuato in Germania, fu pubblicato sul NEJM nel 1984. Lo studio evidenziava una caduta provvisoria ma significativa dei linfociti T-helper in adulti sani dopo vaccinazioni routinarie contro il tetano. Una particolare preoccupazione deriva dal fatto che in quattro individui, la caduta dei linfociti era paragonabile a quella riscontrata nei malati di AIDS. Diversi anni fa, il governo degli Stati Uniti ha reso noto che i vaccini infantili hanno contribuito con certezza, ai sintomi dell’autismo in Hannah Poling di 9 anni. L’affermazione senza precedenti è stata data in risposta ad uno di tre casi test che dichiaravano che l’autismo era stato causato dal thimerosal, conservante vaccino contenente mercurio. In accordo col caso, la bambina era in buona salute e con sviluppo normale fino alla visita dei 18 mesi, dove ha ricevuto vaccinazioni per nove malattie, con due vaccini contenenti thimerosal. Nell’arco di 48 ore dalle somministrazioni, Hannah diventa malata, rifiutandosi di camminare e non dormendo la notte. Entro tre mesi, ha cominciato a mostrare i segni dell’autismo. Secondo la U.S. Division of Vaccine Injury Compensation, i vaccini “hanno aggravato significativamente un disordine mitocondriale sottostante” e hanno provocato un disordine del cervello “con le caratteristiche di disordine di spettro autistico”. Anche se i funzionari federali continuano a dire che non c’è collegamento fra autismo e vaccini, questa concessione dice il contrario. L’U.S. Department of Health and Human Services ha stabilito che la famiglia di Hannah fosse autorizzata a compensazione da un fondo monetario federale per danni da vaccino per un importo ancora da determinare. Ci sono attualmente 4.900 casi di autismo in discussione alla Federal “Vaccine Court”.
Ma perché bisogna vaccinare? Forse per i 30 bilioni di dollari annuali solo negli Stati Uniti, che entrano nelle tasche delle multinazionali farmaceutiche? Ebbene, bisogna sapere che gli esseri umani sono stati programmati per venire a contatto con microrganismi patogeni attraverso la bocca e conseguente apparato digerente. L’intestino contiene i 2/3 di tutti il nostro sistema immunitario. In particolare, quando la mucosa intestinale viene a contatto con qualche patogeno stimola la produzione di anticorpi chiamati IgA secretori che, praticamente marchiano l’intruso che, una volta penetrato nel corpo, viene così facilmente riconosciuto e distrutto. Allora qualcuno dovrebbe spiegarmi perché i vaccini sono iniettati direttamente nella corrente sanguigna bypassando questa fase difensiva. Il nostro corpo non è stato programmato per essere attaccato in questo modo!
Ma non è tutto. Oltre a contenere di tutto e di più (cellule embrionali umane fetali, residui di proteine dall’uovo ecc.), i vaccini devono essere addizionati con i cosiddetti coadiuvanti altrimenti non ci sarebbe alcuna reazione immunitaria e non si potrebbe dimostrare l’efficacia del vaccino. Prima il mercurio, che dopo lotte durate decenni finalmente è stato tolto, ora alluminio e squalene. E’ inutile ricordare che esiste un’enorme letteratura inerente agli effetti neurotossici dell’alluminio che è connesso al morbo di Alzheimer. Lo squalene è già presente nel nostro corpo, principalmente nel tessuto nervoso, ma, anche in questo caso, siamo stati programmati per assumerlo attraverso l’alimentazione. L’olio d’oliva ne è ricco. Assunto per iniezione è in grado di dar luogo a numerose reazioni di tipo autoimmune. Da quando è stato aggiunto ai vaccini sono in grossa crescita patologie come la sindrome di Guillan-Barrè, la sindrome da stanchezza cronica ecc.
Bene, per concludere anche se forse un libro non sarebbe sufficiente, se i medici utilizzati per l’articolo, sono così sicuri della validità e sicurezza dei vaccini, a parte chiedere scusa per aver detto che i medici che non prescrivono i vaccini dovrebbero essere rieducati, proporrei, oltre all’obbligatorietà delle vaccinazioni, di rendere obbligatoria la loro responsabilità, e delle case farmaceutiche, per qualsiasi effetto collaterale intervenuto per questa prassi inutile.

11-11-2015

1. MANDORLE

Le mandorle contengono una buona quantità di grassi sani, polinsaturi e monoinsaturi che aiutano a prevenire l’eccesso di cibo. Uno studio pubblicato dal Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che mangiare mandorle sopprime la fame e aiuta anche nella lotta contro le malattie cardiache. Ad alto contenuto di magnesio, le mandorle aiutano nella costruzione dei muscoli. Inoltre, l’alto contenuto di fibre presenti nelle mandorle stimola la sensazione di pienezza per un tempo più lungo. Poichè le mandorle contengono poche calorie, non contribuiranno ad aumentare il grasso della pancia. Quindi, tenere sempre a portata di mano mandorle e goderne come spuntino o in insalate.

2. ANGURIA

L’American Dietetic Association dichiara che l’anguria come alimento è perfetto per ridurre il grasso della pancia. Contiene il 91 per cento di acqua e consumata all’inizio di un pasto, soddisfa la sensazione di fame riducendo il bisogno di notevole quantità di calorie. Inoltre, aiuta anche a combattere la ritenzione idrica. Questo frutto succoso è ricco di vitamine B1, B6 e C, così come potassio e magnesio. Un interessante studio realizzato dall’Università del Kentucky ha rivelato che bere due bicchieri di succo di anguria ogni giorno per otto settimane riduce il peso corporeo (in particolare il grasso intorno alla pancia) senza alterare la massa muscolare. Il consumo regolare di anguria abbassa anche i rischi connessi con l’accumulo di placca nelle arterie coronarie e malattie cardiache.

3. FAGIOLI

Il consumo regolare di diversi tipi di fagioli aiuta a ridurre il grasso corporeo, sviluppare i muscoli e migliorare il processo di digestione. I fagioli aiutano anche sentirsi pieni più a lungo, riducendo così, l’eccesso di cibo. Questo accade perchè i fagioli sono una fonte eccellente di fibra solubile. Questa fibra riduce il grasso della pancia, contribuendo ad abbatterlo in modo che il corpo può eliminarlo facilmente. Inoltre, fornisce energia al vostro corpo. 

4. SEDANO

Per ottenere una pancia piatta, riempite il vostro piatto con verdure come il sedano. Il sedano è estremamente a basso contenuto di calorie, ricco di fibre e contiene calcio e vitamina C che aiutano a perdere peso. Si può bere mezzo bicchiere di succo di sedano prima del pranzo o della cena per favorire la digestione. È inoltre possibile aggiungere il sedano a insalate o zuppe. Un ulteriore vantaggio del sedano è che contiene apigenina, un composto naturale che riduce il rischio di cancro ovarico nelle donne.

5. CETRIOLI

I cetrioli sono un alimento estremamente rinfrescante e ipocalorico. 100 grammi di cetriolo contiene circa il 96 per cento di acqua e solo circa 45 calorie. Essi sono ricchi di minerali, fibre alimentari e vitamine. Mangiare un piatto di insalata di cetrioli ogni giorno è un modo efficace e salutare per purificare il corpo dalle tossine nocive rilasciate dal sistema digestivo e perdere peso. Come ulteriore vantaggio, mangiare cetrioli ogni giorno può rendere la pelle radiosa e luminosa, perché sono ricchi di vitamine B e C.

6. POMODORI

Un grande pomodoro ha appena 33 calorie. Esso contiene un composto che aiuta a ridurre i lipidi nel sangue, che a sua volta aiuta a controllare il grasso della pancia. Questo composto combatte anche malattie croniche associate con l’obesità. Inoltre, il potente antiossidante licopene presente nei pomodori offre molti benefici per la salute, come la riduzione delle rughe, del colesterolo, e lotta contro il cancro. I pomodori sono una fonte eccellente di nutrienti come ferro e potassio e sono ricchi di vitamine A e C. Quindi, per godere di un corpo sano, aggiungere pomodori (sia crudi che cotti) alla vostra dieta quotidiana.

7. AVOCADO

L’avocado è una fonte di grassi monoinsaturi e polinsaturi che aiutano a bruciare il grasso della pancia facilmente. Il suo contenuto di fibre aiuta anche a mantenere a bada la fame e riduce l’appetito. Inoltre, l’avocado ha proprietà antinvecchiamento, antibatteriche e antimicotiche, e forniscono molti benefici per la salute e la bellezza.

8. MELE

Le mele sono ricche di fibra alimentare, flavonoidi, fitosteroli e beta-carotene, che fanno sentire sazi e aiutano a evitare l’eccesso di cibo. Secondo uno studio brasiliano, donne che hanno mangiato tre o più mele al giorno hanno perso più peso rispetto a coloro che non ne hanno consumato. Il composto naturale presente nelle mele conosciuto come pectina, aiuta nella perdita di peso. Frutti ricchi di pectina di solito richiedono una più lunga masticazione e quando la pectina si scioglie nello stomaco, si forma una sostanza gelatinosa che intrappola il colesterolo alimentare e i grassi. Inoltre, la pectina riduce anche il rischio di cancro al colon, e gli antiossidanti e la vitamina C presenti nelle mele contribuiranno a mantenere la pelle senza rughe.

9.CILIEGIE

Uno studio condotto presso l’Università del Michigan ha scoperto che una dieta contenente ciliegie aiuta a ridurre i sintomi di malattie cardiache e sindrome metabolica. La sindrome metabolica aumenta il rischio di grasso della pancia, così come le malattie cardiache e il diabete. Le ciliegie riducono i livelli di colesterolo nel corpo e possono ridurre il grasso corporeo in grande misura. Hanno anche proprietà antiossidanti e antinvecchiamento.

10. ANANAS

Questa frutto tropicale contiene un enzima chiamato bromelina che ha proprietà antinfiammatorie e contribuisce a mantenere una pancia piatta. Uno studio condotto presso l’Università del Maryland ha rivelato che le proprietà antibatteriche della bromelina aiutano a combattere i batteri che causano la diarrea ed è anche molto efficace nella cura dei disturbi intestinali. Inoltre, riduce il gonfiore addominale e aiuta ad avere un girovita più sottile.

11-11-2015

Due nuovi studi suggeriscono che i farmaci utilizzati per il trattamento del reflusso gastroesofageo e del bruciore di stomaco possono danneggiare i reni, aumentando il rischio di malattia renale cronica. Gli studi saranno presentati all’American Society of Nephrology Kidney Week 2015, che si terrà a San Diego, CA. I farmaci in questione – inibitori della pompa protonica (PPI) – sono nel top dei 10 farmaci prescritti negli Stati Uniti. Essi agiscono riducendo la quantità di acido gastrico prodotto dalle ghiandole nel rivestimento dello stomaco, quindi alleviano i sintomi del reflusso gastroesofageo (GERD), ulcera peptica o bruciore di stomaco. Disponibile sia come prescrizione che farmaci da banco, PPI trattano anche i danni all’esofago che si verificano a causa dei reflussi acidi. Anche se questi farmaci forniscono sollievo ai pazienti, i due nuovi studi li inseriscono nella raccolta dei fattori di rischio di malattia renale cronica, una condizione che è in aumento negli Stati Uniti. Attualmente, più di 20 milioni di americani soffrono di questa malattia e la sua prevalenza sta crescendo rapidamente in persone di età superiore ai 60 anni. Le persone con malattia renale cronica precoce, in genere non hanno sintomi significativi quindi l’unico modo per ricevere una diagnosi è attraverso specifici esami del sangue e delle urine. Una volta diagnosticata, la malattia renale cronica può essere trattata con cambiamenti dello stile di vita e farmaci che in genere riducono la velocità con cui la malattia progredisce. Senza trattamento, però, i reni possono smettere di lavorare – con conseguente insufficienza renale e dialisi o trapianto di rene.
In uno dei nuovi studi, Benjamin Lazzaro, della Johns Hopkins University di Baltimora e colleghi, hanno seguito 10.482 adulti in buona salute dal 1996 al 2011. Dopo la contabilizzazione di differenze di base tra gli utenti di PPI e non utenti, il team ha scoperto che gli utenti di PPI avevano il 20-50% in più di probabilità di sviluppare insufficienza renale cronica, rispetto ai non utilizzatori. E questa scoperta è stata replicata in un secondo studio che ha seguito 240.000 pazienti dal 1997 al 2014. “In entrambi gli studi”, dice Lazzaro, ”le persone che hanno utilizzato una diversa classe di farmaci per sopprimere l’acidità di stomaco, noti come H2-bloccanti, non avevano un rischio maggiore di sviluppare malattie renali”. Egli aggiunge che se si riescono a determinare gli effetti avversi dei farmaci PPI, si possono “progettare interventi migliori per ridurre il loro uso eccessivo”. In uno studio diverso, condotto dal Dr. Pradeep Arora della State University di New York-Buffalo, i ricercatori hanno scoperto che, di 71.516 pazienti, 24.149 hanno sviluppato insufficienza renale cronica tra il 2001-2008 e quasi il 26% di questi pazienti sono stati trattati con inibitori della pompa protonica. I ricercatori hanno anche osservato che i pazienti che hanno assunto inibitori della pompa protonica avevano meno probabilità di sviluppare malattie vascolari, il cancro, il diabete, l’ipertensione e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ma avevano un aumento del rischio del 10% di malattia renale cronica.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-10/ason-arm101915.php

11-11-2015

Mirtilli rossi contro il tumore al colon retto. Una quantità pari a una tazza al giorno di questi frutti, infatti, consentirebbe di tenerci alla larga da alcuni tipi di tumore. A dirlo sono alcuni ricercatori dell'Università del Massachusetts, che, in uno studio presentato in occasione del 250esimo Meeting Nazionale dell'American Chemical Society di Boston, hanno dimostrato come le sostanze chimiche derivate da estratti proprio dei mirtilli rossi potrebbero uccidere selettivamente le cellule tumorali. E si ipotizza, in questo modo, un futuro fatto di farmaci al mirtillo rosso. Già noti per prevenire le infezioni delle vie urinarie e per le loro proprietà "brucia-grassi", queste bacche conosciute nei Paesi scandinavi come "lingonberries" e nel Regno Unito come "cowberries" avrebbero insomma anche la capacità di prevenire il cancro al colon (seconda causa di decesso per tumore negli States).
Alcuni ricerche condotte nel Massachusetts hanno permesso di scoprire che le sostanze chimiche derivate da estratti di mirtillo potrebbe uccidere selettivamente le cellule tumorali del colon in alcuni test di laboratorio. I ricercatori invitano a consumare i frutti interi e a non affidarsi al solo succo di mirtilli, in quanto le sostanze curative potrebbero risiedere proprio nella parte del frutto non inclusa nella bevanda. Ancora una volta, dunque, è dal cibo che potrebbero provenire un giorno la quasi totalità dei farmaci per la prevenzione e la cura di parecchie malattie. Quanto al tumore al colon retto, già l'olio di oliva si era rivelato un ottimo alleato nella prevenzione di questo tipo di cancro, capace addirittura di stimolare un gene in grado di sopprimere le cellule tumorali.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-08/acs-pcc071715.php

Martedì, 10 Novembre 2015 06:36

IL SUCCO DI MELA RINFORZA LA MEMORIA.

10-11-2015

Da bibita per bambini a elisir di lunga memoria. Potrebbe essere questo il destino del succo di mela, se venissero confermati anche sull’uomo i risultati di uno studio condotto finora sui topi, che dimostra come questa bevanda aumenta la produzione nel cervello di un neurotrasmettitore essenziale: l’acetilcolina. Secondo gli autori della ricerca, realizzata dall’University of Massachusetts Lowell e pubblicata sulla rivista “Journal of Alzheimer’s Disease”, la comunicazione cerebrale dei neurotrasmettitori è fondamentale per la buona salute non solo del cervello, ma di tutto l’organismo: “Un giorno, prodotti come mele, succo di mele e affini potrebbero essere raccomandati per rinforzare la memoria insieme ai medicinali anti-demenze”, ha spiegato Thomas Shea, direttore del Centro di neurobiologia cellulare dell’ateneo statunitense.
Il ruolo dell’acetilcolina nel cervello non è una novità per i ricercatori: l’idea iniziale era che, aumentandone i livelli, si può rallentare il declino mentale nelle persone affette dalla malattia di Alzheimer. Testando questa ipotesi, i ricercatori hanno scoperto che consumare succo di mela, ricco di antiossidanti, aveva un effetto positivo, almeno negli animali. Così sono stati esaminati gruppi di topolini di diverse età, alcuni allevati in modo tale da mostrare sintomi simili a quelli dell'Alzheimer: quelli che consumavano quotidianamente succo di mela non solo producevano più acetilcolina, ma soprattutto ottenevano risultati migliori ai test di memoria.

 

https://www.uml.edu/News/press-releases/2006/research_shows_benefit_of_appl.aspx

http://www.sciencedaily.com/releases/2006/08/060801225922.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2006-08/uaa-ulr080106.php

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