Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

10-03-2015

Portare il proprio cane a passeggio potrebbe essere una buona alternativa per chi non ha tempo e voglia di andare in palestra. Assecondare le necessità fisiche e psicologiche del proprio Fido consente infatti di mettere insieme un cospicuo numero di ore di attività fisica: fino a otto alla settimana. Almeno è quello che sostiene una ricerca della Bob Martin, compagnia esperta di salute degli animali domestici, condotta su oltre 5 mila persone.
Secondo gli esperti inglesi, in media chi ha un cane lo porta a passeggio due volte al giorno per 24 minuti a passeggiata: in totale sono 5 ore e 38 minuti a settimana. Chi arriva a tre volte al giorno, invece, raggiunge le 8 ore settimanali. Per la Bob Martin, portare a passegno il proprio cane sarebbe addirittura meglio che andare in palestra: “In media si spende solo 1 ora e 20 minuti alla settimana ad allenarsi in palestra, e il 47% della popolazione ammette di non fare affatto alcun esercizio”, hanno spiegato gli autori della ricerca. “Inoltre, il 70% delle persone che vanno in palestra lo considerano un peso. Al contrario, solo il 22% dei proprietari di cani lo considera un impegno e non un diletto”. Non solo: portare il proprio cucciolo a passeggio è considerata la fonte primaria di esercizio in oltre il 57% dei possessori di cani. In effetti, questa semplice attività aiuta ad essere più allenati e a migliorare la salute cardiovascolare. Una ventina di minuti di passeggiata al giorno sono raccomandati anche dai medici: è incoraggiante vedere che i proprietari di cani superano questo obiettivo, e lo fanno divertendosi…

10-03-2015

Uno studio ha indicato che somministrare il vaccino per l’epatite B ai neonati aumenta più del triplo il rischio di sviluppare autismo. Gli autori dello studio hanno usato i campioni di probabilità americani ottenuti dai database dal 1997 al 2002 del National Health Interview Survey (NHIS). In conclusione si dice che: “i risultati suggeriscono che i neonati maschi americani vaccinati con il vaccino per l’epatite B hanno evidenziato un rischio 3 volte maggiore di ASD”. Questo studio ha usato una database differente rispetto ad altri studi precedenti ottenendo gli stessi risultati, indicanti una convalida dei loro risultati.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21058170

http://www.ageofautism.com/2009/09/david-kirby-new-study-hepatitis-b-vaccine-triples-the-risk-of-autism-in-infant-boys.html

10-03-2015

Per fortuna è ancora un fenomeno raro, circoscritto a una casistica ridotta. Ma di sicuro rappresenta un problema molto serio, da non sottovalutare. È il rischio di restare vittima di uno shock anafilattico, la forma più estrema e pericolosa di reazione allergica, durante la pratica sportiva. Uno studio dell’Università Cattolica di Roma, condotto dal professore associato di Medicina interna, Antonino Romano, in collaborazione con il Centro di medicina dello sport dello stesso ateneo, ha messo a punto l’unico protocollo diagnostico accettato dalla comunità scientifica internazionale per individuare e affrontare questa patologia.
Il problema sembra essere legato all’ingestione di alimenti: per alcuni sportivi, correre, nuotare o sciare entro quattro ore dall’ultimo pasto può rivelarsi addirittura fatale. “Esistono diverse ipotesi per spiegare perché lo shock anafilattico in questi soggetti avviene solo durante l’attività sportiva”, spiega Romano. “La più semplice è che l’esercizio fisico aumenta la permeabilità intestinale, provocando un maggiore assorbimento di quelle sostanze verso cui i soggetti presentano una sensibilizzazione”. Ma esistono anche altre concause importanti: “Ad esempio l’assunzione di alcuni farmaci, come l’aspirina – che a sua volta aumenta la permeabilità intestinale – o condizioni di stress del paziente, il periodo mestruale per le atlete, le condizioni climatiche avverse (troppo caldo o troppo freddo) e la stagione, nei pazienti con allergie ai pollini”.

10-03-2015

Patate, banane, legumi. E poi carne e pesce. Sono i principali “serbatoi” rispettivamente di vitamina B9 e B12, autentici “salva-ossa” naturali. Non c’è solo il calcio, dunque, a proteggere il nostro apparato scheletrico: secondo uno studio pubblicato dalla rivista “Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism”, anche le vitamine del gruppo B sono molto importanti: chi ne ha carenza (oppure mostra livelli elevati nel sangue di una proteina chiamata omocisteina) rischia più degli altri la frattura dell'anca. Il campione oggetto dello studio ha dimostrato che i pazienti con carenza di vitamina B12 avevano il 60% di probabilità in più di frattura dell'anca nell'arco di quattro anni. Stesso rischio se a mancare era la vitamina B9. Quanto ai livelli di omocisteina, uomini e donne con valori alti di questa proteina avevano dal 50 al 70% di probabilità in più di rompersi l'anca (anche se non avevano carenza di vitamina B).

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23509616

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3590816/

http://www.hindawi.com/journals/jnme/2013/486186/

10-03-2015

Suonare uno strumento fa bene al benessere psicologico di un qualsiasi individuo. Se poi siamo di fronte a una persona che è stata colpita da un problema di salute serio come un ictus, può diventare anche decisivo dal punto di vista del recupero delle sue funzioni psico-fisiche. Le lezioni di piano, ad esempio, sono un’ottima terapia per facilitare il recupero delle capacità motorie dopo un ictus, come dimostra una ricerca condotta dall'équipe diretta da Eckart Altenmüller dell'Università di musica e spettacolo di Hannover (in Germania).
I ricercatori hanno infatti dimostrato come l'esercizio sui tasti di un pianoforte permetta di migliorare sensibilmente la velocità, la precisione e la morbidezza dei movimenti delle mani. Nel corso dello studio sono stati osservati 32 pazienti reduci da un ictus, 17 con esiti agli arti superiori di sinistra e 15 con esiti agli arti superiori di destra. Tutti sono stati invitati a prendere lezioni di pianoforte esercitando prima l'arto colpito e poi entrambi, per 15 volte in tre settimane, mentre proseguivano il normale trattamento. Intanto, altri 30 pazienti (15 colpiti a sinistra e 15 a destra) seguivano cure convenzionali. I due gruppi sono stati poi confrontati con dei sistemi di analisi tridimensionale computerizzata,mentre la loro attività cerebrale veniva monitorata con l'elettroencefalogramma. Si è visto, così, che i pazienti che avevano avuto l'opportunità di sedersi al pianoforte avevano avuto un recupero nettamente migliore.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19673814?dopt=Citation

http://www.neuro.uni-luebeck.de/neuro/index.php/publications/publications-details/items/281.html

Martedì, 10 Marzo 2015 14:18

MENO CARBOIDRATI, MENO RISCHI ALLA VISTA.

10-03-2015

I carboidrati sono importanti in una dieta bilanciata, ma se assunti in eccesso possono nuocere agli occhi, aumentando il rischio di degenerazione maculare senile, la causa principale di perdita della vista negli anziani. Lo hanno scoperto i ricercatori della Tufts University di Boston negli Stati Uniti, e pubblicata sull´American Journal of Clinical Nutrition. Gli esperti americani hanno analizzato i dati di 3977 partecipanti all´Age-Related Eye Disease Study, tutti fra i 55 e gli 80 anni d´età. Li hanno successivamente divisi in gruppi secondo l´entità della patologia e le abitudini alimentari, rilevando che a una dieta ad alto indice glicemico corrisponde un aumento del pericolo della malattia oculare. In pratica, dai calcoli degli esperti è emerso che il 20% dei casi di degenerazione maculare senile potrebbe essere evitato se l´alimentazione fosse più bilanciata. "La degenerazione maculare senile sembra condividere diversi meccanismi e fattori di rischio con il diabete, soprattutto quelli legati alla “passione” nei confronti di cibi dolci o con un contenuto eccessivo di carboidrati.

 

http://ajcn.nutrition.org/content/86/4/1210.short

02-03-2015

Più disinibite e attive sessualmente grazie al caffè. Per le donne che battono la fiacca sotto le lenzuola, la speranza arriva da una ricerca americana che ha dimostrato (per ora solo sui topi) l’effetto della caffeina sul comportamento sessuale femminile. L´équipe del Dipartimento di psicologia della Southwestern University di Georgetown, guidata da Fay Guarraci, ha somministrato una dose massiccia di caffeina ad alcune femmine di topo, registrando che dopo l´accoppiamento le cavie tornavano a cercare il maschio in tempi più brevi del normale. Insomma, la caffeina accorciava le pause fra un rapporto e l´altro e lo stesso aumento del desiderio sessuale si otteneva anche con una quantità inferiore della sostanza base del caffè. Secondo lo studio, pubblicato su “Pharmacology, Biochemistry and Behavior”, non è chiaro se questo effetto eccitante valga anche per le donne, abituate ad assumere caffeina con il caffè o in altre bevande.

 

http://www.foxnews.com/story/2006/01/13/latte-lovin-caffeine-may-boost-female-sex-drive/

http://www.newswise.com/articles/coffee-tea-and-me-caffeine-increases-sexual-motivation-in-female-rats

02-03-2015

Avanti tutta con umidificatori e vaporizzatori per prevenire il diffondersi dell´influenza: un nuovo studio americano, pubblicato sulla prestigiosa rivista Pnas, rivela come i virus della malattia stagionale prosperino nell´aria secca ed abbiano invece difficoltà ad attecchire in un´atmosfera con umidità assoluta. La chiave di volta per combattere l´influenza è dunque mantenere nell´aria buoni livelli di “umidità assoluta”: ben diversa dall´umidità relativa, dipende dalla misurazione dei tassi di acqua nell´aria completamente a prescindere dalla temperatura atmosferica e dell´ambiente. “Lo studio spiega finalmente con chiarezza al pubblico perché l´influenza si diffonda d´inverno quando l´aria è secca persino quando si ritiene da averla umidificata a dovere”, ha osservato Jeffrey Shaman della Oregon State University (Usa), autore del rapporto e specialista delle correlazioni tra clima e malattie.
Secondo le analisi di Shaman - che ha esaminato i dati di studi precedenti della Mount Sinai School of Medicine di New York appunto sul collegamento tra umidità e influenza - bassi livelli di umidità assoluta spiegherebbero il 50% dei casi di trasmissione del virus dell´influenza e sarebbero responsabili nel 90% dei casi della sopravvivenza del virus. “In una tipica giornata estiva - ha aggiunto Shaman - i vapori di umidità nell´aria possono essere addirittura quattro volte superiori a quelli di una giornata invernale, sia in ambienti esterni che interni, ed ecco perché le epidemie della malattia tendono ad esplodere in inverno”.

 

http://www.pnas.org/content/106/9/3243.abstract

02-03-2015

La notizia che state per leggere è di quelle tutt’altro che rassicuranti. Specie se il vostro rapporto con gli ospedali non è dei più sereni. Ebbene, più del 60% dei camici indossati da medici e infermieri ospita batteri potenzialmente pericolosi per la salute. Il dato arriva da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “American Journal of Infection Control” e realizzato dagli esperti del Shaare Zedek Medical Center di Gerusalemme (Israele).

 

http://www.ajicjournal.org/article/S0196-6553%2811%2900117-9/abstract

02-03-2015

Bere molta acqua non aiuta a migliorare la pelle. Solo una dieta ricca di frutta e verdura ha degli effetti visibili sull'epidermide. A confutare completamente uno dei comandamenti più diffusi, specie tra le donne, è stato un gruppo di ricercatori della British Nutrition Foundation. "L'acqua in realtà non ha nessun effetto nel migliorare l'aspetto della pelle”, ha spiegato Heather Yuregir, autore del report Food For Skin. “Si tratta solo di un malinteso comune". Al contrario, le vitamine A, B, C ed E, contenute in una vasta varietà di frutta e verdura, sono fondamentali per mantenere sane le cellule della pelle. Non assumerle nelle quantità giuste può provocare problemi come lo scorbuto, le dermatiti, pelle secca e squamosa. Bere acqua rimane comunque indispensabile per la salute. Le cose che invece invecchiano la pelle sarebbero il fumo e l'esposizione al sole.

 

http://www.telegraph.co.uk/news/health/news/6612304/Water-doesnt-improve-your-skin-scientists-say.html

http://www.topnews.in/water-doesn-t-make-your-skin-glow-say-researchers-2238663

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