Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

19-05-2015

E’ ampiamente accettato che l’autismo (ASD) comporta un disturbo nello sviluppo del cervello. Tuttavia, le vere cause dei disturbi dello sviluppo neurologico associate con l’autismo, non sono ancora chiare. A questo proposito, i ricercatori hanno riscontrato che una maggioranza di bambini affetti da autismo, sviluppa sintomi gastrointestinali e un aumento della permeabilità intestinale. Inoltre, sono state segnalate notevoli differenze nella composizione microbica intestinale tra pazienti e controlli ASD. Pertanto, i ricercatori hanno ipotizzato che i fattori legati all’alimentazione svolgono un ruolo causale nell’eziologia dell’autismo e dei suoi sintomi.
Attraverso una revisione della letteratura scientifica, si è constatato che le anomalie nella digestione dei carboidrati e l’assorbimento, potrebbero spiegare alcuni dei problemi gastrointestinali osservati in un sottogruppo di pazienti affetti da autismo, anche se il loro ruolo nei problemi neurologici e comportamentali rimane incerto. Inoltre, è stato evidenziato il rapporto tra una migliore salute intestinale e una riduzione dei sintomi, in alcuni pazienti. Studi recenti che coinvolgono le diete senza glutine, diete senza caseina e supplementazione di probiotici e multivitaminici, hanno mostrato risultati promettenti.

 

http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=9534833&fulltextType=RA&fileId=S0954422414000110

19-05-2015

Qualcuno potrebbe sorprendersi scoprendo che la condizione di default del nostro organismo è quella di rigenerarsi in modo incessante. Senza il processo continuo di ricambio cellulare all’interno del corpo il miracolo dell’organismo umano non esisterebbe. E’ tuttavia vero che durante la malattia i processi rigenerativi sono superati da quelli degenerativi. Ecco dove la medicina può svolgere la sua più nobile impresa, riportando il corpo in uno stato di equilibrio attraverso il cibo, i nutrienti e le energie di guarigione. Purtroppo il metodo odierno, basato sull’esclusiva somministrazione di farmaci, ricorre sempre a prodotti chimici che non hanno alcun potenziale rigenerativo. Al contrario, al fine di sopprimere i sintomi contro cui vengono somministrati, questi interferiscono quasi sempre con la capacità corporea di auto-rinnovamento. Nonostante la natura eretica delle sostanze che stimolano la guarigione e la rigenerazione, le quali vengono viste con estremo scetticismo dall’establishment, gli studi collezionati in merito negli ultimi anni non si possono certo trascurare.

RIGENERAZIONE DEI NERVI

Esiste una varietà di composti naturali che stimolano la rigenerazione nervosa. Uno studio del 2010 pubblicato sulla rivista Rejuvenation Research, ad esempio, ha rilevato che una combinazione di mirtillo, tè verde e carnosina promuovono questo effetto su modelli animali affetti da malattie neuro-degenerative. Altre sostanze con gli stessi effetti includono:

• Curcumina.
• Apigenina (sostanza che si trova in alcune verdure, come il sedano).
• Mirtilli.
• Ginseng.
• Resveratrolo.
• Pappa reale.
• Teanina.
• Uperzina A.
• Ashwaganda (Withania somnifera).

Vi è poi un’altra classe di sostanze che rigenerano i nervi, note come composti rimielinizzanti, che stimolano la riparazione della guaina protettiva intorno all’assone dei neuroni, la mielina, spesso danneggiata da lesioni neurologiche o da disfunzioni, specialmente da disturbi autoimmuni o indotti dai vaccini. Va inoltre sottolineato come sia la musica che l’innamoramento abbiano, secondo le ricerche, un potente effetto di riparazione e rigenerazione dei neuroni. Questo indica che è per forza necessario ingerire qualcosa, ma che una vasta gamma di azioni terapeutiche può essere impiegata per migliorare la salute e il benessere.

RIGENERAZIONE DEL FEGATO

La glicirrizina, un composto che si trova nella liquirizia, descritto da qualcuno come un potente agente anti-virus, stimola la rigenerazione della massa epatica e la funzione nel modello animale di epatectomia. Altre sostanze rigeneranti del fegato includono:

• Carvacrolo (una sostanza volatile che si trova nell’origano).
• Curcumina.
• Ginseng coreano.
• Rooibos.
• Vitamina E.

RIGENERAZIONE DELLE CELLULE β

Oggi, sfortunatamente, il potenziale di inversione del diabete di alcuni composti naturali non viene presa nemmeno in considerazione. Eppure, nei nostri armadietti abbiano già diversi di questi prodotti, riconosciuti come capaci di rigenerare le cellule beta che producono insulina:

• Gymnema Sylvestre.
• Cumino nero (Nigella sativa).
• Vitamina D.
• Curcumina.
• Arginina.
• Avocado.
• Bietola.
• Stevia.
• Sulforafano (contenuto nelle crucifere come i broccoli).

RIGENERAZIONE DEGLI ORMONI

Esistono secretagoghi che aumentano la capacità delle ghiandole endocrine di secernere ormoni e ci sono sostanze che rigenerano quelli che sono degradati in metaboliti potenzialmente cancerogeni. Una di queste sostanze è la vitamina C. Potente donatore di elettroni, questa vitamina ha la capacità di rigenerare la forma e la funzione di estradiolo, progesterone e testosterone. Insieme ad alcuni cibi che sono in grado di supportare la funzione delle ghiandole, come le ovaie, la vitamina C può rappresentare un eccellente complemento o alternativa alla terapia ormonale sostitutiva.

RIGENERAZIONE DELLE CELLULE CARDIACHE

Non troppo tempo fa, si pensava ancora che il tessuto cardiaco fosse l’unico a non potersi rigenerare. Studi più recenti e sperimentazioni crescenti indicano il contrario. Esistono infatti delle sostanze che riescono a stimolare in particolare la formazione delle cellule cardiache progenitrici, che possono dare vita a un tessuto cardiaco sano. Tra queste:

• Resveratrolo.
• Ginseng Siberiano (Eleuterococco).
• Estratto di vino rosso.
• N-acetilcisteina.

Un altro esempio di rigenerazione delle cellule cardiache è quello che avviene attraverso il passaggio feto-madre di cellule staminali tramite la placenta. Si sono infatti rilevati dei casi in cui il feto avrebbe contribuito a rigenerare le cellule cardiache danneggiate della madre.

RIGENERAZIONE SPINALE, DELLE ARTICOLAZIONI E DELLA CARTILAGINE

Curcumina e Resveratrolo hanno dimostrato di supportare il recupero dalle lesioni del midollo spinale. Oltre una dozzina di altri composti naturali sono molto promettenti in questo settore. Per quanto riguarda le malattie degenerative delle articolazioni, come l’artrosi, c’è una lista di almeno 50 composti potenzialmente rigeneranti.

E’ ovvio che la malattia rigenerativa rischia di minare le infrastrutture economiche su cui si regge il sistema. La soppressione del sintomo è redditizia perché garantisce la cronicizzazione del disturbo e spesso l’estendersi ad ulteriori sintomi. Questo modello non è più sostenibile, oggi. Al contrario, iniziare ad osservare una dieta corretta, uno stile di vita e degli atteggiamenti che favoriscano la rigenerazione del corpo, può interrompere questo circolo vizioso e consentire di raggiungere la libertà fisica dalla malattia. Presupposto, questo, per la liberazione conseguente dell’anima umana e anche dello spirito.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20586644

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21814301

http://www.greenmedinfo.com/blog/6-bodily-tissues-can-be-regenerated-through-nutrition

19-05-2015

Il paracetamolo, ampiamente raccomandato come trattamento di prima linea contro il dolore lombare, non è più efficace di un placebo nell’alleviare la sofferenza o migliorare la qualità di vita, mentre quadruplica l’incidenza di anormale funzionalità epatica. E’ la conclusione di una ricerca dell’Università di Sydney, descritta come “la revisione sistematica più comprensiva del suo genere”, che include dati di migliaia di pazienti. La ricerca, pubblicata sul British Medical Journal, conclude inoltre che il paracetamolo offre benefici solo minimi per l’osteoartrite dell’anca o del ginocchio. La principale autrice dello studio, Manuela Ferreira dell’Istituto di Salute Globale dell’ateneo, sostiene che la riduzione del dolore nei pazienti di osteoartrite è talmente ridotta che “c’è da domandarsi se offra benefici clinici, dati i rischi e i costi del trattamento”. Nonostante anni di studi, scienziati di tutto il mondo non sono riusciti a spiegare in maniera definitiva cosa causi una tale sindrome talvolta paralizzante. “Vi sono molti fattori coinvolti nella patogenesi del dolore lombare”, scrive Ferreira. Il team di ricerca ha passato al vaglio i risultati di 13 sperimentazioni cliniche su pazienti di dolore alla schiena e osteoartrite dall’inizio degli anni ‘80 in poi. Ciascuna delle sperimentazioni ha comparato gli effetti del paracetamolo e di placebo. Non è emersa alcuna differenza significativa nella gestione del dolore, mentre il 7% degli assuntori di paracetamolo ha accusato funzioni epatiche “alterate”, contro appena il 2% nel gruppo di placebo.

 

http://www.bmj.com/content/350/bmj.h1225

http://www.medscape.com/viewarticle/842912

Martedì, 19 Maggio 2015 10:08

IL GELATO? VELENO PER I VOSTRI BAMBINI.

19-05-2015

Negli anni tra il ’50 e il ’60 le mamme e i dottori consideravano il gelato un alimento adatto alle occasioni speciali, di quelli da non prendere tutti i giorni perché fanno male. Parecchi anni dopo, abbiamo assistito a vere e proprie campagne di “educazione alimentare” in cui si elogiavano le proprietà del gelato, definito come un alimento completo ed equilibrato, quanto di meglio ci potesse essere per l’alimentazione e la salute del bambino. Pur conoscendo i limiti e la miopia dell’impostazione di tipo analitica propria della nostra dietetica, non possiamo capire simili affermazioni se non pensando a propaganda manovrata da interessi che riguardano più i gelatai che la salute dei nostri figli.

CHE COSA SI USA PER FARE IL GELATO?

Innanzi tutto non è possibile generalizzare, poiché a tale proposito esistono non solo diverse opinioni, ma soprattutto differenti modi di operare. Di certo la materia prima è un fattore essenziale di qualità nella produzione del gelato, che condiziona una più o meno elevata presenza di additivi e di aromi artificiali.

CON CHE TIPO DI LATTE SONO FATTI I GELATI?

Il latte utilizzato a livello industriale è quello in polvere magro, mentre a livello artigianale (naturale) si usa il latte pastorizzato. Le differenze fra i due prodotti sono ben note, per cui l’utilizzo del latte magro in polvere impone l’aggiunta di grassi alimentari idrogenati, caseinati, siero di latte. Sono state inoltre messe a punto miscele di caseinati e siero di latte in proporzioni tali da avvicinarsi alla composizione ideale del latte magro in polvere. Il siero di latte concentrato, previa idrolisi del lattosio, permette di ottenere vantaggi superiori (almeno sembra) allo stesso latte magro in polvere, ottenendo così pure dei benefici economici. 
Appare comunque evidente che la ricerca scientifica, come le imprese, tentino sempre più di sostituire definitivamente il latte liquido pastorizzato. Anzi, nel progetto di autoregolamentazione (proposto dall’Istituto per la valorizzazione del gelato italiano) si legge che il latte si può sostituire con “latte condensato o evaporato, intero o scremato o latte in polvere o sostanze proteiche del latte”. E’ facile capire perché si possa sostituire il latte con qualcosa d’altro, dal momento che il problema principale a livello industriale non è quello di fabbricare un gelato, cioè un alimento, ma semplicemente di imitarlo.

CON QUALI ZUCCHERI E’ FATTO?

Lo zucchero maggiormente usato è il saccarosio, che abbassa il punto di congelamento della miscela. Molto usato è pure lo zucchero invertito.

LE UOVA SONO CONGELATE

E’ la “materia prima da imitare” per eccellenza, che rappresenta l’anello debole dal punto di vista microbiologico nella produzione industriale e artigianale. Il tuorlo d’uovo fresco ha un elevato potere emulsionante; l’uso di tuorli d’uovo in polvere o congelati obbliga i produttori a usare anche gli additivi emulsionanti e nel complesso ciò si dimostra estremamente più economico. 
Del resto lo stesso progetto di autoregolamentazione afferma che l’uovo si può sostituire con “tuorlo d’uovo congelato o in polvere, albume congelato o cristallizzato o uova intere congelate, eventualmente salate e zuccherate”.

IL GELATO ALLA “CREMA”

Come è noto la crema di latte è ricchissima di grassi che conferiscono al gelato una particolare consistenza morbida. Anche la crema di latte tende a essere sostituita, ad esempio con burro prodotto con crema pastorizzata o burro anidro. Non mancano i grassi vegetali idrogenati, anzi!

FRUTTA CON RINFORZO DI ADDITIVI

E’ evidente che una pessima frutta non potrà fornire un buon gelato. Così l’azione naturale degli stabilizzanti presenti nella frutta (esempio pectine) può essere sostituita con additivi aggiunti allo scopo (gelatina, farina di guar, di carrube, alginati, carbossimetilcellulosa ecc.). gli aromi e i colori naturali della frutta possono venire “rinforzati” con additivi artificiali, che vengono comunemente usati.

ARIA

Anche l’aria sembra insostituibile nella fabbricazione del gelato, dal momento che il suo inglobamento nella miscela rappresenta la condizione indispensabile per poter fabbricare il gelato stesso.

ADDITIVI: CHE PIU’ NE HA PIU’ NE METTA

Gli additivi che per legge si possono usare nel gelato sono qualche decina. 
Gli stabilizzanti formano un gel con l’acqua e quindi migliorano la consistenza e la cremosità dell’impasto. Gli emulsionanti disperdono i grassi nell’acqua, per evitare che si riuniscano durante il mescolamento e l’agitazione ottenendo di conseguenza una struttura omogenea. Aumentano inoltre la capacità della miscela di trattenere l’aria durante la lavorazione. 
Gli aromi forniscono tutto ciò che le materie prime non possono dare, perché di cattiva qualità o peggio “coprendo” tutti i sapori sgradevoli che i vari ingredienti più o meno naturali posseggono. 
I coloranti forniscono quello che l’aroma non sempre può dare: un vestito simile al prodotto naturale imitato.

18-05-2015

Cioccolato fondente per aiutare la concentrazione al posto del caffè. A sostenerlo uno studio della Northern Arizona University, guidato dal Prof. Larry Stevens, secondo cui una tavoletta potrebbe rivelarsi un’ottima scelta per vincere la stanchezza pomeridiana. Il segreto dei benefici offerto dal mangiare cioccolato fondente è però un contenuto minimo di cacao pari al 60%, dal quale deriverebbe il tanto sospirato incremento dell’attenzione. Questo stando ai risultati ottenuti dallo studio statunitense, condotto su 122 giovani tra i 18 e i 25 anni d’età.
Attraverso scansioni EEG (elettroencefalogramma) è stata valutata la risposta cerebrale durante prove di ragionamento e memoria, svolte prima e dopo l’assunzione di cioccolato fondente o di un placebo. Chi aveva assunto il prodotto a base di cacao ha fatto registrare, nella seconda sessione di test, attenzione e accuratezza superiori rispetto a coloro che erano stati inseriti nel gruppo di controllo. Risultati che interesserebbero soprattutto i giovani in età scolastica e universitaria, spesso impegnati nello studio durante le ore pomeridiane. Come ha spiegato il Prof. Stevens: “Molti di noi nel pomeriggio si sentono fuori fase e non riescono a prestare la necessaria attenzione, soprattutto gli studenti, così potrebbero consumare cioccolato fondente ad alto contenuto di cacao e aumentare la loro attenzione”.
Unico possibile effetto collaterale riscontrato durante lo studio è stato l’innalzamento della pressione sanguigna seguito all’assunzione del cioccolato fondente. Per questo i ricercatori hanno avviato una seconda fase di test aggiungendo al cacao la L-teanina, una sostanza contenuta nel tè verde e dall’effetto opposto (in grado quindi di ridurre la pressione del sangue). Da questa unione sarà possibile ottenere, conclude il Prof. Stevens, un cioccolato fondente salutare non soltanto per la mente, ma anche per il cuore: “Il potenziale è quello di ottenere un cioccolato salutare per il cuore contenente elevati livelli di cacao con L-teanina, che sia buono per il cuore, per la pressione e aiuti a migliorare la concentrazione”.

 

http://news.nau.edu/eat-dark-chocolate-to-beat-the-midday-slump-nau-study-says/#.VVmWb0hmyis

http://www.neuroregulation.org/article/view/14652

Lunedì, 18 Maggio 2015 08:27

I GATTI AUMENTANO IL RISCHIO DI GLAUCOMA.

18-05-2015

Gli animali domestici producono effetti sulla salute delle persone. Uno studio di ricercatori dell’University of California di Los Angeles ha stabilito ad esempio che avere gatti in casa aumenta il rischio di glaucoma, mentre al contrario la presenza di un cane è associata a un effetto protettivo da questa malattia che colpisce gli occhi. Lo studio, pubblicato sull'American Journal of Ophthalmology, ha scoperto che nelle persone colpite da glaucoma i livelli di immunoglobulina E sono più alti del normale. Si tratta di un anticorpo allergico prodotto dall'organismo in risposta alla presenza di gatti o scarafaggi. Si registrano livelli elevati dell'anticorpo anche nei soggetti colpiti da febbre da fieno e da asma.
Il glaucoma insorge quando il fluido prodotto costantemente dall'occhio non riesce più a defluire e si accumula nel bulbo oculare, aumentando la pressione. L'aumento della pressione oculare può causare danni al nervo ottico e alle fibre nervose della retina. Gli scienziati hanno analizzato i dati di 1.678 persone con un'età compresa fra i 50 e i 60 anni. I volontari sono stati sottoposti a un test allergico per gli acari della polvere, i gatti, i cani, gli scarafaggi e i roditori. Il 5 per cento dei soggetti ha ricevuto una diagnosi di glaucoma e il 14,3 per cento di essi mostrava livelli elevati di immunoglobulina E in risposta ai gatti, mentre il 19,1 per cento in risposta agli scarafaggi. Il 10 per cento dei soggetti senza glaucoma, invece, mostrava livelli elevati di immunoglobulina E sia per i gatti che per gli scarafaggi. Soltanto il 6 per cento dei pazienti con glaucoma ha mostrato livelli elevati dell'anticorpo in risposta al cane.

 

http://www.wsj.com/articles/allergens-from-cats-and-cockroaches-may-increase-glaucoma-risk-1431350948

http://www.dailymail.co.uk/health/article-3078504/Why-owning-cat-damage-SIGHT-Exposure-felines-increases-risk-disease-having-dog-guards-against-disease.html

18-05-2015

Uno studio a lungo termine suggerisce che chi mangia una dieta scarsa in carboidrati e ricca in grassi non incrementa il rischio di malattia cardiaca. Lo studio, che ha esaminato più di 82.000 donne in 20 anni, ha trovato che gli individui che hanno ottenuto i loro carboidrati da zuccheri raffinati e da alimenti trasformati hanno quasi raddoppiato il loro rischio di malattia cardiaca. Inoltre, coloro che hanno utilizzato una dieta povera in carboidrati, ma che hanno ottenuto la maggioranza delle proteine e grassi da vegetali, hanno ridotto il rischio di malattia cardiaca del 30 per cento rispetto a coloro che hanno mangiato più grassi animali.

COMMENTO

La medicina convenzionale ha dato un altro sguardo alla dieta povera in carboidrati e, ancora una volta, è rimasta sorpresa dai risultati positivi. Le donne che hanno utilizzato diete povere in carboidrati hanno diminuito il loro rischio di malattie cardiocircolatorie. I risultati migliori sono stati raggiunti dalle donne che utilizzavano diete che erano povere in carboidrati semplici e raffinati ma anche ricche in verdure a bassa percentuale di zucchero. Il consumo delle verdure è una delle chiavi per rimanere sani. Una dieta scarsa in carboidrati e ricca in verdure può suonare per qualcuno come una contraddizione, ma realmente non è difficile da realizzare. Il suddetto studio non è l’unico che abbia determinato che la dieta ricca in verdure può ridurre il rischio di cardiopatie. Uno studio con conclusioni analoghe è stato effettuato su quasi 110.000 uomini e donne la cui salute e abitudini dietetiche sono stati seguiti per 14 anni. Più alta l’assunzione quotidiana di frutta e verdura, più basse le probabilità di sviluppare malattia cardiovascolare.

 

http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa055317

Lunedì, 18 Maggio 2015 08:23

CON TATUAGGI E PIERCING SI BEVE DI PIU’.

18-05-2015

Sapevate che tatuaggi e piercing sono associati ad un maggiore consumo di alcol? Lo ha evidenziato un singolare studio francese condotto da Nicolas Guéguen, docente di scienze sociali all'università della Bretagna del Sud. Secondo il ricercatore i segni sulla pelle denotano un maggiore rischio di comportamenti pericolosi, tra cui il consumo eccessivo di bevande alcoliche. Stando ai risultati della ricerca - pubblicati su Alcoholism: Clinical and Experimental Research - sembrerebbe infatti che all'aumentare di tatuaggi e piercing cresca anche il consumo di alcol. Per arrivare ad una simile conclusione, Guéguen ha intervistato 3.000 clienti all'uscita di bar, pub e altri locali il sabato sera, chiedendo loro di sottoporsi all'alcol test e di indicare il numero di tatuaggi e piercing posseduti. "Diversi studi precedenti - spiega il ricercatore - hanno associato la presenza di tatuaggi e piercing sulla pelle ad una maggior probabilità di assumere comportamenti a rischio, come il sesso non protetto, risse, furti. I nostri dati indicano che aumenta anche la tendenza a bere in abbondanza». 
Ma attenzione a non cadere nella trappola del pregiudizio. Guèguen invita ad utilizzare i dati puramente a scopo preventivo, ovvero per individuare i soggetti a rischio di alcolismo e ipotizzare interventi mirati all'eventuale loro recupero: "genitori, medici ed educatori dovrebbero sapere che tatuaggi e piercing sono una specie di "marcatore" dell'uso di alcol e in base a questo provare a parlare con i giovani per prevenire abusi e comportamenti ad alto rischio". C'è però una precisione da fare. Come spiega Myrna Armstrong, docente all'Health Sciences Center della Texas Tech University, coordinatrice di studi simili, "ci sono differenze fra chi ha un solo tatuaggio o un piercing e chi ne ha molti: in un nostro studio di qualche anno fa abbiamo osservato che la probabilità di comportamenti a rischio fra chi ha un solo tatuaggio è simile a quella di chi non ne ha; il livello di "pericolo" aumenta soprattutto in chi ha sette o più tatuaggi".

 

http://consumer.healthday.com/general-health-information-16/misc-alcohol-news-13/tattoos-piercings-tied-to-heavier-drinking-in-french-study-663610.html?lexp=true&utm_expid=38353063-4.pIV1hUrQR8K_MJ1_OqjLag.1&utm_referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.it%2F

18-05-2016

L'aceto di mele si presenta come un ottimo cosmetico naturale con proprietà tonificanti, astringenti, antiossidanti e riequilibranti, che lo rendono un prezioso alleato della bellezza del viso, del corpo e dei capelli.

1. Dopo lo shampoo: per ottenere capelli lucenti e brillanti come diamanti, senza utilizzare prodotti chimici che potrebbero nuocere alla vostra salute, utilizzate un composto ottenuto da un cucchiaino di aceto di mele diluito in un litro d'acqua. Se avete paura che i vostri capelli odorino di aceto, non abbiate paura: osate! L'odore dell'aceto non persisterà sui vostri capelli, tutto ciò che noterete sarà la luminosità che donerà ai vostri capelli.

2. Prima dello shampoo: per combattere le doppie punte basterà ricoprirle di aceto di mele non diluito e lasciarlo riposare per qualche minuto, dopodiché basta procedere con un normale shampoo.

3. Per preparare una maschera antiforfora da applicare dopo lo shampoo: prepararla è davvero semplice, basta prendere due cucchiaini di aceto di mele, due bicchieri di acqua distillata, qualche fragolina ed un pò di menta fresca, mettere il tutto in un contenitore spray e spruzzare il composto sul cuoio capelluto dopo aver fatto lo shampoo. La maschera va stesa massaggiando il cuoio capelluto e va lasciata riposare circa dieci minuti. Affinché il trattamento dimostri una maggiore efficacia occorre ripeterlo almeno una volta a settimana.

4. Contro il prurito al cuoio capelluto: basta immergere il pettine in una soluzione a base di acqua e aceto prima di pettinarsi.

5. Diluito con acqua: è ottimo per ridurre il gonfiore di mani e piedi, come tonico per il viso, come antirepellente per gli insetti e come lenitivo per le scottature solari. Come va applicato? Come un normale olio, basta spalmarlo!

6. Come dopobarba: un composto costituito al 50% da acqua e al 50% da aceto di mele, può essere utilizzato come lenitivo contro gli arrossamenti che compaiono dopo.

7. Come collutorio: un bicchiere di acqua tiepida ed un cucchiaino di aceto di mele e voilà il nostro collutorio naturale è pronto per l'uso!

8. Per preparare un favoloso scrub per il viso: per una pelle sempre fresca ed elastica basta preparare un composto a base di aceto di mele (due cucchiaini), farina d'avena (un cucchiaino), mandorle pestate (un cucchiaino), sale e limone (q.b.). Il composto va steso senza essere diluito e va risciacquato con acqua tiepida.

9. Per preparare un peeling dolce: con un bicchiere d'acqua, un cucchiaino di argilla e uno di aceto di mele. Il peeling va steso aiutandosi con della carta da cucina e deve restare in posa per circa 10 minuti.

10. Per la cura del corpo: basta cospargersi il corpo con una soluzione a base di aceto di mele (70%) e acqua (30%), la vostra pelle sarà morbida e vellutata.

L'aceto di mele non ha solo usi cosmetici, ma è ottimo anche come: detersivo spray, antiparassitario per animali domestici, disinfettante contro i pidocchi, come base per fare i suffumigi contro il raffreddore, per combattere la nausea in gravidanza, per calmare il singhiozzo e i dolori addominali.

18-05-2015

Secondo una nuova ricerca, l’incapacità di equilibrio su una gamba per 20 secondi o più, potrebbe segnalare danni cerebrali in individui apparentemente sani. Lo studio, pubblicato dalla rivista Stroke, riporta un’associazione tra la mancanza di equilibrio su una gamba e un aumentato rischio di danni ai vasi piccoli sanguigni come microsanguinamenti e infarto lacunare e ridotta funzione cognitiva, nelle persone che appaiono asintomatiche. “Il nostro studio ha trovato che la capacità di equilibrio su una gamba è un test importante per la salute del cervello”, ha detto l’autore principale dello studio Yasuharu Tabara, dalla Kyoto University Graduate School of Medicine a Kyoto, in Giappone. La capacità di stare su una gamba è stata precedentemente raccomandata come un fattore predittivo di alcuni risultati di salute. Danni ai piccoli vasi, che li rendono meno flessibili, interferiscono con il flusso di sangue. L’incidenza di questi danni spesso aumenta con l’età e indicano un elevato rischio asintomatico di futuro ictus. In studi precedenti, danni (asintomatici) al cervello sono stati associati alla perdita di coordinazione motoria e deficit cognitivo.
Per lo studio, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di stare su una gamba fino a 60 secondi (se possibile) con entrambi gli occhi aperti. Questo esame è stato effettuato due volte, con il miglior tempo registrato da ciascun partecipante. Un totale di 841 donne e 546 uomini, con un’età media di 67 anni, hanno partecipato allo studio. In seguito, il cervello dei partecipanti è stato esaminato con la risonanza magnetica per valutare eventuali danni cerebrali. La compromissione cognitiva è stata misurata dai ricercatori, utilizzando dei questionari. Danni ai piccoli vasi sono stati associati con l’impossibilità di equilibrio su una gamba per più di 20 secondi. In particolare, i ricercatori hanno notato un’associazione di piccoli infarti subclinici - ostruzione di afflusso di sangue ai tessuti che porta alla morte dei tessuti - come infarti lacunari e microsanguinamenti e capacità di equilibrio. L’incapacità di stare su una gamba sola è stata anche associata in modo indipendente con punteggi più bassi delle funzioni cognitive. 
I partecipanti con infarti lacunari sono risultati, in media, i più anziani con una maggiore pressione sanguigna e arterie carotidee più spesse, rispetto ai partecipanti senza danni al cervello. I ricercatori scrivono che gli studi precedenti hanno sempre trovato prove a sostegno di una relazione tra instabilità posturale e cambiamenti nel cervello, ma pochi hanno esteso questa connessione all’infarto lacunare o microsanguinamenti. Una limitazione importante dello studio è che i ricercatori non hanno valutato storie di caduta o di potenziali problemi di forma fisica, tra cui anomalie nelle andature dei partecipanti, che avrebbero potuto avere implicazioni importanti per i risultati dello studio. Gli autori affermano che ulteriori studi a lungo termine saranno necessari per verificare questi risultati e valutare pienamente la significatività dell’instabilità posturale. “Mancanza di equilibrio su una gamba è una misura semplice di instabilità posturale e potrebbe essere una conseguenza della presenza di anomalie cerebrali”, conclude Tabara. “Gli individui che mostrano scarso equilibrio su una gamba dovrebbero ricevere maggiore attenzione in quanto ciò potrebbe indicare un aumento del rischio di malattie del cervello e declino cognitivo”.

 

http://newsroom.heart.org/news/ability-to-balance-on-one-leg-may-reflect-brain-health-and-stroke-risk?preview=10f2

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