Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Mercoledì, 10 Febbraio 2016 07:54

QUANDO VIENE PREPARATO IL VACCINO ANTINFLUENZALE?

10-02-2016

Di solito il virus influenzale compare ogni anno nel pieno dell'inverno, fra novembre e marzo. Alle persone viene raccomandato di vaccinarsi circa due mesi prima. Ma quando viene preparato il vaccino e cosa contiene esattamente? Il vaccino viene preparato a marzo e autorizzato a giugno. Dunque con grande anticipo. Dato che ogni anno variano i ceppi di virus influenzali che conquistano la maggiore diffusione, abbiamo ogni anno un vaccino che è costituito da ceppi virali isolati negli anni precedenti. Come tutti gli anni, quindi, milioni di persone vengono vaccinate per combattere virus che si sono presentati negli anni passati, ma che, al momento in cui il vaccino è prodotto, nessuno può sapere se saranno quelli più diffusi nella stagione in cui vengono somministrati. E' molto frequente che i virus utilizzati nei vaccini non corrispondano poi a quelli che effettivamente trasmettono l'influenza. Inoltre, le influenze virali sono una minima parte dei disturbi a cui viene dato il nome di influenza.
Il governo del Giappone ha eliminato tutti i vaccini antinfluenzali perchè non funzionano. I vaccini contro l'influenza sono prodotti con sostanze che possono provocare gravi reazioni allergiche e altri disturbi molto più gravi dell'influenza. I vaccini contro l'influenza non sono mai stati sperimentati in maniera scientifica nè sottoposti a controlli. Chi si vaccina si ammala ugualmente d'influenza. Inoltre, la vaccinazione, può provocare:

1. Morte per collasso cardiocircolatorio nelle persone più anziane e deboli.
2. Paralisi (Sindrome di Guillain-Barrè).
3. Indebolimento del sistema immunitario e delle capacità di difesa dell'organismo.
4. Modificazioni e alterazioni genetiche.
5. Disturbi neurologici.
6. Sviluppo di malattie latenti.
7. Formazione di nuovi virus.

10-02-2016

Farmaci inibitori della pompa protonica comunemente utilizzati per ridurre l’acidità ed il bruciore di stomaco, sono collegati a un rischio maggiore di sviluppare la malattia renale cronica, secondo un nuovo studio condotto dalla Johns Hopkins University di Baltimora, e pubblicato in JAMA Internal Medicine. Gli autori sottolineano che sono necessari ulteriori studi per definire questo collegamento in quanto i partecipanti allo studio a cui sono stati prescritti inibitori della pompa protonica potrebbero essere a più alto rischio di malattia renale cronica per motivi estranei all’uso di PPI. Tuttavia, osservano i ricercatori, studi precedenti hanno già collegato l’uso di PPI ad una forma di infiammazione del rene chiamata nefrite interstiziale acuta. I farmaci PPI sono tra i farmaci più comunemente usati in tutto il mondo. Essi sono utilizzati per alleviare i sintomi da reflusso acido e la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD). Sono prescritti per il trattamento di ulcere peptiche e danni all’esofago inferiore causati da reflusso acido. Questi farmaci agiscono riducendo la quantità di acido dello stomaco prodotto dalle cellule nel rivestimento dello stomaco. Ci sono molti tipi e marche di PPI; esempi includono omeprazolo (marca Prilosec, disponibile anche senza prescrizione medica), esomeprazolo ( Nexium) e lansoprazolo (Prevacid). Gli effetti collaterali variano tra i diversi farmaci.
In un articolo editoriale di accompagnamento - dove si riassumono le recenti prove sugli effetti negativi dell’assunzione di PPI, il Dott. Adam Schoenfeld Jacob e Deborah Grad, dell’University of California-San Francisco, fanno notare che: “Un gran numero di pazienti assumono farmaci PPI senza una ragione chiara”. Per il loro studio, i ricercatori della Johns Hopkins hanno analizzato i dati di 10.482 partecipanti seguiti per una media di quasi 14 anni nello studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC). Hanno poi replicato i risultati in una coorte più grande di 248.751 partecipanti seguiti per una media di 6 anni, questi partecipanti erano membri del Sistema Sanitario Geisinger in Pennsylvania. Nel gruppo ARIC, 56 di 332 partecipanti che utilizzavano i farmaci PPI hanno sviluppato malattia renale cronica, rispetto ai 1.382 di 10.160 non utenti. I partecipanti sono stati classificati come utenti PPI se stavano assumendo i farmaci all’inizio del follow-up.
Ulteriori analisi di questi dati ha rivelato nel gruppo ARIC che il rischio assoluto di sviluppare malattia renale cronica a dieci anni, negli utenti PPI, era dell’11,8%, rispetto all’8,5% nei non utenti. Quando hanno ripetuto questa stessa analisi nella coorte Geisinger, i ricercatori hanno trovato che 1.921 di 16.900 utilizzatori di PPI e 28.226 di 231.851 dei non utilizzatori, hanno sviluppato la malattia renale cronica. Anche in questo caso, un’ulteriore analisi della coorte ha mostrato che un grande uso di PPI era associato ad alto rischio della malattia. Il rischio assoluto a 10 anni di sviluppare una malattia renale cronica tra gli utilizzatori di PPI è stato del 15,6%, rispetto al 13,9% dei non utenti. Commentando i loro risultati, gli autori sottolineano che il loro studio “è osservazionale e non fornisce ancora la prova della causalità”, ma dopo aver dimostrato la causalità nel legame tra uso di PPI e malattia renale cronica, lo studio potrebbe avere importanti implicazioni per la salute pubblica, dato l’ampio uso di questi farmaci. Nel 2010, uno studio condotto da ricercatori del Seoul National University Hospital in Corea del Sud, pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, ha scoperto anche che l’uso di farmaci PPI e un’altra classe di farmaci per il reflusso acido chiamati antagonisti dei recettori H2, possono essere collegati a più alto rischio di polmonite.

 

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-01/tjnj-ppi010716.php

http://www.cmaj.ca/site/misc/pr/20dec10_pr.xhtml

http://www.sciencedaily.com/releases/2010/12/101220121058.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2010-12/cmaj-asm121510.php

http://www.cmaj.ca/content/183/3/310

http://www.medicalnewstoday.com/articles/304994.php

https://www.washingtonpost.com/news/to-your-health/wp/2016/01/11/popular-heartburn-medication-linked-to-chronic-kidney-disease/?utm_term=.e4e88a18a373

09-02-2016

Non solo i pesticidi in frutta e verdura, ma anche l’aria che respiriamo compromette la fertilità. La conferma viene da uno studio della Boston University pubblicato da Human Reproduction, secondo cui il rischio aumenta globalmente dell’11%. Secondo lo studio, le donne che vivono vicino alle principali autostrade, dove l’aria è inquinata dai gas di scarico del traffico, possono avere una probabilità maggiore di incorrere in problemi di infertilità rispetto alle donne che vivono più lontano, dove l’aria è più pulita. Per confermare le loro teorie, i ricercatori hanno monitorato oltre 36mila donne dal 1993 al 2003, analizzando contemporaneamente i dati sull’inquinamento nelle aree di residenza. L’intenzione era quella di capire quanto l’inquinamento dell’aria incidesse sulla fertilità delle coppie. Nel periodo considerato, sono stati segnalati 2.500 casi di infertilità. Le donne che vivevano a meno di 200 metri dalle strade trafficate hanno fatto registrare l’11% in più di probabilità di avere questo problema. Più nel dettaglio, scrivono gli autori, il rischio di infertilità primaria, di impossibilità cioè di concepire dopo un anno di tentativi, è risultato maggiore del 5%, una cifra troppo bassa per essere considerata statisticamente significativa. Mentre per quanto riguarda il rischio di infertilità secondaria, cioè la difficoltà ad avere una seconda gravidanza dopo la prima, la percentuale è salita al 21%. 
“In questo caso l’aumento è statisticamente significativo - spiegano gli autori -, e anche se a livello individuale può essere considerato non molto alto lo è a livello di una popolazione, perché le donne esposte sono molte“. Per conoscere il legame esistente tra inquinamento atmosferico e problemi di fertilità, gli studiosi hanno esaminato i dati relativi al particolato, l’inquinante a maggiore impatto ambientale nelle aree urbane costituito da una miscela di particelle solide e goccioline liquide che possono includere polvere, sporcizia, fuliggine e fumo. Secondo i ricercatori, le coppie che presentano difficoltà a concepire devono prestare attenzione soprattutto se risiedono in aree con un’alta concentrazione di particolato. Trasferirsi in zone a bassa contaminazione è un’alternativa per evitare effetti negativi sulla fertilità.

 

09-02-2016

Per chi ha una formazione medica convenzionale, questo potrà suscitare un’enorme sorpresa, ma di base il nostro corpo è in uno stato di incessante rigenerazione. Senza il continuo ricambio cellulare all’interno dell’organismo, non esisterebbe quel miracolo che chiamiamo corpo umano. In tempi di malattia, tuttavia, i processi rigenerativi sono superati da quelli degenerativi. Questa è l’area dove la medicina può svolgere il suo ruolo più nobile, riportando il corpo al suo equilibrio originale con cibi, vitamine, erbe, terapie energetiche e altro ancora. Oggi, tuttavia, la medicina usa sempre più prodotti chimici che ostacolano il processo di rigenerazione e interferiscono con l’attività naturale del corpo agendo come semplici soppressori dei sintomi. Inoltre, considera eretiche tutte le teorie che sostengono che la malattia andrebbe gestita risalendo alla sua causa, al fine di stimolare la rigenerazione dei tessuti. Eppure sono molti gli studi clinici che lo confermano.

RIGENERAZIONE DEI NERVI

Ci sono numerose prove che confermano che i nervi possono rigenerarsi. Uno studio del 2010 pubblicato sulla rivista Rejuvenation Research ha rivelato che una combinazione di mirtilli, tè verde e carnosina hanno effetti rigenerativi in un modello animale affetto da malattia neurodegenerativa. Altre sostanze che offrono queste proprietà sono:

- curcumina;
- apigenina (composto presente in verdure come il sedano);
- mirtillo;
- ginseng;
- uperzina (principio attivo estratto dalla pianta cinese Huperzia serrata);
- resveratrolo;
- pappa reale;
- teanina;
- ashwaganda (withania somnifera).

Esistono altre sostanze capaci di rigenerare i nervi: dei composti che stimolano la riparazione della guaina protettiva dell’assone dei neuroni attraverso la mielina. Va detto che anche la musica e l’innamoramento sono stati confermati come utili nella neurogenesi, nella riparazione e rigenerazione dei neuroni; questo indica che la medicina rigenerativa non implica necessariamente l’assunzione orale di qualche sostanza. Anzi, una vasta gamma di azioni terapeutiche possono essere impiegate per migliorare la salute e il benessere.

RIGENERAZIONE DEL FEGATO

La glicirrizina, un composto presente nella liquirizia, descritto recentemente come potente anti-virus, è risultata utile per stimolare la rigenerazione della massa epatica nel modello animale. Altre sostanze rigenerative del fegato includono:

- carvacrolo (un composto presente nell’origano);
- curcumina;
- ginseng coreano;
- tè Rooibos;
- vitamina E.

RIGENERAZIONE DELLE CELLULE BETA

Purtroppo la comunità medica deve ancora sfruttare le potenzialità di alcuni composti naturali utili all’inversione del diabete. I seguenti composti hanno mostrato di essere efficienti nella rigenerazione delle cellule che producono l’insulina:

- gymnema sylvestre;
- nigella sativa (cumino nero);
- vitamina D;
- curcumina;
- arginina;
- avocado;
- berberina 
- melone amaro;
- bietola;
- stevia;
- sulforafano (presente nei germogli di broccoli).

RIGENERAZIONE ORMONALE

Ci sono delle sostanze che aumentando la capacità delle ghiandole endocrine di secernere più ormoni, riescono a rigenerare quelli degradati. Una di queste è la vitamina C, un potente donatore di elettroni, capace di contribuire alla rigenerazione di estradiolo, progesterone, testosterone e altri ormoni. Insieme agli alimenti in grado di sostenere la funzione delle ghiandole, la vitamina C rappresenta un eccellente complemento alla terapia ormonale sostitutiva.

RIGENERAZIONE DELLE CELLULE CARDIACHE

Non molto tempo fa si riteneva che il tessuto cardiaco non potesse rigenerarsi. Gli studi più recenti hanno mostrato che questo è falso e che esistono delle sostanze in grado di stimolare la formazione di cellule progenitrici cardiache:

- resveratrolo; 
- ginseng siberiano (eleuterococco);
- estratto di semi d’uva rossa;
- N-acetilcisteina.

RIGENERAZIONE DI CARTILAGINE E MIDOLLO SPINALE

Curcumina e Resveratrolo, ad esempio, hanno mostrato di migliorare il recupero delle lesioni del midollo spinale. Più di una dozzina di altri composti naturali sono molto promettenti in questo settore. Il problema è che la medicina rigenerativa rischia di minare l’infrastruttura economica su cui si basa il sistema moderno, farmaco-centrico e complice della degenerazione. La soppressione dei sintomi è redditizia, poiché garantisce il perpetuarsi della malattia originaria sottostante e la generazione di una continua espansione di ulteriori problematiche indotte dal trattamento dei sintomi.
Questo modello è destinato a fallire e occorre velocemente prendere coscienza di come coltivare uno stile di vita, un atteggiamento e un’alimentazione adeguata possano favorire la rigenerazione del corpo e interrompere questo circolo patologico, permettendoci di raggiungere la libertà del corpo che presuppone poi la liberazione di anima e spirito.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20586644

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3134113/

09-02-2016

Benché i tatuaggi abbiano perso un pò terreno negli ultimi anni in quanto a moda, sono ancora molte le persone che decidono di farsi incidere sulla pelle un qualche disegno, scritta o altro. Tutti questi - ma anche chi si è fatto tatuare già tempo fa - possono incorrere in tutta una serie di rischi e problemi, avverte il dermatologo. Tra questi, si va dalle “semplici” allergie a più serie infezioni che causano effetti dannosi simili al cancro delle pelle – nonché un possibile sviluppo dello stesso. A mettere sull’avviso dai pericoli dei tatuaggi è la dottoressa Michi Shinohara, professore di dermatologia presso l’Università di Washington a Seattle. Shinohara, nella nota UW, fa presente che anche se negli ultimi anni la composizione degli inchiostri per tatuaggi è cambiata - e in genere non troviamo più sostanze tossiche come piombo, cobalto, carbonio eccetera - negli attuali inchiostri vi sono tuttavia ancora coloranti organici azoici utilizzati nell’industria, e potenzialmente pericolosi.
Su come questi inchiostri possano interagire con la pelle umana ci sono molte incognite, sottolinea Shinohara. Uno dei problemi più comuni sono le reazioni allergiche ai pigmenti utilizzati. Bolle, prurito, eruzioni cutanee e simili possono manifestarsi giorni, mesi o addirittura anni dopo che ci si è fatti fare il tatuaggio. A fare maggiore attenzione, poi, dovrebbero essere le persone che soffrono di psoriasi ed eczema: tra costoro i tatuaggi possono causare una recrudescenza delle malattie croniche della pelle. La sarcoidosi, spiega Shinohara, è una malattia autoimmune caratterizzata da gonfiore e prurito, che può svilupparsi anche decenni dopo che ci si è fatti tatuare. Questa malattia può coinvolgere altri organi, come i polmoni o gli occhi. Per quel che riguarda il cancro della pelle, la specialista fa notare che in genere può originare all’interno del tatuaggio - anche questo a distanza di molto tempo - specie se al di sotto vi era un neo. Anche un trauma occorso nella zona tatuata può essere causa di sviluppo di un cancro della pelle, spiega ancora la dottoressa Shinohara. Questo tipo di urto o di lesione, che può danneggiare un tatuaggio, è simile a un tipo di cancro della pelle conosciuto come carcinoma a cellule squamose. Poiché il trauma è difficile da distinguere dal cancro della pelle di questo tipo, è necessaria una biopsia al fine di accertarlo. In alcuni casi, può essere necessario trattare questa situazione come un cancro della pelle, con un ulteriore intervento chirurgico.
Anche le infezioni sono comuni a seguito di tatuaggi. Non si tratta soltanto di infezioni batteriche, ma è stato trovato un rapporto con la sifilide e l’epatite B e C. Pare che queste malattie possano essere trasmesse a causa di pratiche non sterili. Infine, conclude Shinohara, le infezioni possono essere causate non solo dall’uso di attrezzi non sterilizzati, ma anche dall’inchiostro stesso che può essere contaminato. Il tipo di batteri atipici che possono svilupparsi sono più difficili da trattare rispetto a batteri come lo stafilococco non atipico, e possono richiedere cure più prolungate e difficili.

 

http://consumer.healthday.com/respitory-and-allergy-information-2/misc-allergy-news-17/tattoos-can-pose-health-hazards-doctor-warns-673919.html

http://www.webmd.com/allergies/news/20130301/tattoos-can-pose-health-hazards-doctor-warns

http://news.health.com/2013/03/01/tattoos-can-pose-health-hazards-doctor-warns/

Martedì, 09 Febbraio 2016 06:25

SOSTANZE IMPORTANTI PRODOTTE DAI FUNGHI.

09-02-2016

SOSTANZE BENEFICHE

- Antibiotici come la penicillina, prodotta da vari funghi microscopici del genere "Penicillium" e "Aspergillus".

- Medicine come la ciclosporina, prodotta da alcune muffe (funghi microscopici formati da filamenti o ife) del suolo. La ciclosporina si usa per evitare il rigetto degli organi trapiantati.

- Vitamine del complesso B, prodotte da vari tipi di lieviti (funghi microscopici unicellulari). Il lievito "Saccharomyces cerevisiae" è uno dei funghi che produce più vitamine e viene utilizzato per far fermentare il malto e trasformarlo in birra.

- Carboidrati semplici: sono prodotti dai lieviti che fanno fermentare la pasta del pane; provengono dall'amido, ma sono più facilmente digeribili. Questi lieviti o funghi microscopici unicellulari producono anche gas carbonico e vitamine del gruppo B.

- Proteine, vitamine e sali minerali nutrienti: sono prodotti dai funghi superiori e si accumulano nel corpo fruttifero, che è la parte commestibile dei funghi.

SOSTANZE NOCIVE

- Alcol etilico: sostanza tossica prodotta da molti funghi del tipo lievito quando scompongono o fanno fermentare gli zuccheri naturali della frutta o i carboidrati dei cereali.

- Ammine ipertensorie, ammoniaca e altri prodotti tossici di degradazione delle proteine e dei grassi, formati per l'azione di vari tipi di muffe, come la "Penicillum roqueforti", durante la stagionatura del formaggio.

- Ergotamina: alcaloide tossico prodotto dal fungo chiamato segale cornuta (Claviceps purpurea), un parassita della segale e di altri tipi di cereali.

- Psilocibina: composto allucinogeno prodotto dal fungo "Psilocybe mexicana", simile alla droga LSD.

- Alcaloidi tossici o mortali: sono prodotti da vari tipi di funghi superiori, specialmente da quelli appartenenti alla classe botanica dei basidiomiceti. Si accumulano nel fungo o nel corpo fruttifero.

- Micotossine: sono sostanze tossiche prodotte dalle muffe (funghi che crescono negli alimenti mal conservati), responsabili di varie intossicazioni negli animali e negli esseri umani, che non sempre vengono ben diagnosticate. Le più frequenti sono le aflatossine e le ocratossine, prodotte dalle muffe del genere "Aspergillus". Le aflatossine sono responsabili di varie malattie epatiche, tra cui il tumore al fegato.

- Micotossine negli alimenti vegetali: le muffe che le producono crescono negli arachidi, nei legumi e nei cereali mal conservati (anche se i moderni metodi di conservazione evitano la formazione di queste tossine). Oggi, la maggior parte dei casi gravi di intossicazione da micotossine si registra nei Paesi in via di sviluppo.

- Micotossine nei prodotti animali: la carne, il latte e le uova degli animali nutriti con foraggi ammuffiti contengono micotossine, un tipo di contaminazione che si presenta abbastanza frequentemente, anche nei Paesi sviluppati. Gli effetti nocivi che questi alimenti contaminati possono comportare per la salute sono ancora in fase di studio.

09-02-2016

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Molecular Nutrition e Food Research ha identificato come il succo di mirtillo funziona a livello molecolare per combattere il virulento Escherichia coli, causa di infezioni del tratto urinario. Il team di ricercatori del Worcester Polytechnic Institute (WPI) in Massachusetts che ha condotto lo studio, ha scoperto che il succo di mirtillo ferma letteralmente l’Escherichia coli, impedendogli di attaccarsi alle cellule del tratto urinario e scongiurando così, l’infezione. Le cellule di E. coli sono coperte di piccoli filamenti simili a peli chiamati fimbrie, che si attaccano alle cellule sane causando la diffusione dell’infezione. Ma le molecole del succo di mirtillo fanno si che le fimbrie si rannicchiano, di fatto impedendo loro di agganciare le cellule del tratto urinario. Il team ha scoperto che il succo di mirtillo elimina il virulento E. coli dal tratto urinario, semplicemente attraverso il flusso di urina. Quando il succo di mirtillo è presente in circolo, il flusso urinario normale è sufficiente per espellere la maggior parte di E. coli. E' già noto che i mirtilli e succo di mirtillo, aiutano a prevenire l’infezione del tratto urinario, ma questa ricerca getta un pò più di luce sul perché e come funziona. “Questo non è uno studio clinico, è uno studio meccanico che ci mostra le forze dirette che possono portare a infezioni“, ha spiegato Terri Camesano, professore di ingegneria chimica al WPI, e autore dello studio. Anche se il team ha utilizzato preparazioni commerciali di mirtillo, può essere più utile usare il succo di mirtillo intero o anche mirtilli freschi per ottenere il massimo beneficio.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20568234

http://www.wpi.edu/news/20101/2010cran.html

Lunedì, 08 Febbraio 2016 07:42

VIRUS ZIKA: QUELLO CHE NON VI STANNO DICENDO.

08-02-2016

La recente comparsa di un focolaio del virus Zika in Brasile viene attualmente ricollegata alle zanzare geneticamente modificate sviluppate dalla società di biotecnologie britannica Oxitec, che è finanziata dalla fondazione dei coniugi Bill e Melinda Gates. L’Oxitec introduce zanzare Aedes geneticamente modificate nelle foreste brasiliane dal 2011 per far fronte alla febbre dengue. La società produce ben due milioni di zanzare GM a settimana nella propria sede di Campinas, in Brasile. La zanzara Aedes è la varietà di zanzara più diffusa al mondo e gli unici due Paesi americani in cui non è presente questa specie sono Cile e Canada. Il virus Zika, che è stato rilevato in 18 dei 26 stati brasiliani, è trasmesso dalla zanzara Aedes. Dal 1° novembre 2015 in Brasile sono nati oltre 4.000 bambini microcefali. Il Brasile, normalmente, registra circa 150 casi all’anno di questa malformazione congenita, il che significa che il numero di nati con tale malformazione è aumentato di circa il 13.000%. Mentre le autorità brasiliane si affrettano a incolpare il virus Zika per questo enorme aumento nel tasso di malformazioni congenite, i fatti restano chiari. Solo un numero ridotto di neonati con malformazioni congenite deceduti ospitavano nel cervello il virus. Ciò significa che una buona parte dei neonati deceduti non aveva il virus. Difficile dare la colpa allo Zika quindi, che è in circolazione da prima del 1948 e che non ha mai provocato malformazioni congenite. Anzi, il virus Zika fa ammalare in modo “lieve” solo una persona su cinque, con sintomi parainfluenzali o, in 4 casi su 5, addirittura senza alcun sintomo. Ma allora perché tanta fretta a dare la colpa ad un virus generalmente benigno come lo Zika? Verso la fine del 2014, il Ministro brasiliano della Salute annunciò che un nuovo vaccino Tdap sarebbe diventato obbligatorio per le gestanti a partire dal 2015. Ora, i dati a disposizione mostrano che tutte le mamme che hanno dato alla luce neonati con malformazioni congenite avevano ricevuto questo vaccino di nuova formulazione durante la gravidanza. La tempestività del vaccino Tdap e l’aumento dei casi di anomalie congenite sono più di una semplice coincidenza. Le conseguenze di questo vaccino non testato sono ciò che oggi si cerca di insabbiare. Il che ci riporta ancora una volta a Bill Gates, il Re dell’eugenetica e dei vaccini. Nel 2015, il programma di ricerca vaccini della Vanderbilt University ha ricevuto una donazione di 307.000 dollari dalla fondazione dei coniugi Bill e Melinda Gates per studiare la risposta immunitaria delle gestanti vaccinate con Tdap (vaccini a dose ridotta di pertosse acellulare combinata con i tossoidi di tetano e difterite). Impossibile sapere quali siano stati i risultati. Nel 2011, il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitense (CDC) emise la raccomandazione di somministrare il vaccino Tdap alle gestanti alla 20esima settimana di gravidanza. Il vaccino Tdap combina in un’unica iniezione i vaccini per tetano, difterite e pertosse. E non ne è mai stata dimostrata la sicurezza per l’utilizzo in gravidanza. Anzi, viene classificato dall’FDA come farmaco di classe C, ovvero non sicuro in gravidanza.
Le case farmaceutiche non hanno testato la sicurezza e l’efficacia della somministrazione del vaccino antinfluenzale o del Tdap alle gestanti prima della loro approvazione negli Stati Uniti e praticamente sono quasi inesistenti i dati relativi alle risposte infiammatorie o, in generale biologiche, a questi vaccini che potrebbero influire sugli esiti della gravidanza o del parto. Ci sono sostanze nei vaccini Tdap contenenti i virus dell’influenza e della pertosse di cui non è stata valutata completamente la potenziale genotossicità o gli effetti avversi sul feto umano in via di sviluppo nel grembo materno che potrebbero incidere negativamente sugli esiti della nascita, tra cui l’alluminio utilizzato come adiuvante, i conservanti a base di mercurio (Thimerosal) e molte altre sostanze bioattive e potenzialmente tossiche. C’è forse da stupirsi della fretta con cui si cerca di dare la colpa dell’epidemia di malformazioni congenite a qualcos’altro? Il fatto che il Brasile abbia sottoposto le proprie gestanti a un tale vaccino obbligatorio non testato è un atto di genocidio e ora si sa. Hanno comprato la medicina senza fare prime le dovute ricerche. O forse hanno ricevuto abbastanza denaro per chiudere gli occhi. Di conseguenza, ora gli Stati Uniti premono per sviluppare un vaccino per il virus Zika. Non abbiamo forse già visto un copione simile con i timori per il virus Ebola e la prevedibile corsa per sfruttare un vaccino redditizio destinato a tutte le persone preoccupate di morire (che qualcuno già aspettava a braccia aperte?). Se non fosse già abbastanza, il Brasile ha anche dichiarato di voler mobilitare 220.000 soldati per combattere il virus Zika. Ai soldati è stato ordinato di andare porta a porta e spruzzare insetticidi per riuscire a uccidere le zanzare. Spruzzare insetticidi tossici in presenza di donne gravide e bambini? Ma sono matti? Le autorità hanno dichiarato che distribuiranno repellente anti-zanzare a circa 400.000 donne in attesa che ricevono sussidi. Le autorità di El Salvador, Colombia e Brasile hanno inoltre suggerito di non intraprendere nuove gravidanze fino a quando la crisi sarà passata. Insomma, una vittoria a tutti gli effetti per il programma di controllo della popolazione di Bill Gates. Basta incutere nelle persone la paura di avere rapporti e intraprendere una gravidanza. Anzi, di recente qualcuno ha insinuato che il virus Zika “potrebbe essere” trasmesso sessualmente, solo perché ritrovato nello sperma di un uomo colpito dal virus. Proveranno a piantare il seme della paura ancora una volta, ma non credete a simili sciocchezze. Aumentano le pressioni sull’OMS perché il virus Zika venga dichiarato emergenza internazionale. In base al Regolamento Sanitario Internazionale, la Dott.ssa Margaret Chan, Direttore Generale dell’OMS, può stabilire una commissione di emergenza, con il potere di dare il via libera a campagne di vaccinazione globali con vaccini sperimentali. E’ chiaro il quadro della situazione? Ma c’è dell’altro. Ora, i ricercatori brasiliani sono impegnati nello studio delle sequenze genetiche delle zanzare sospettate di trasmettere il virus Zika e altre malattie per verificare se vi siano stati dei cambiamenti che potrebbero aver generato zanzare mutanti. La zanzara messa in libertà da Gates era forse uno degli obiettivi a lungo termine sognati per arrivare al controllo forzato delle nascite e alle vaccinazioni forzate, a cui il magnate lavora dal 2003. Nello scenario delle vaccinazioni forzate, le zanzare sono geneticamente programmate per produrre il “vaccino” in modo permanente una volta introdotte nell’ambiente, così da non dover immettere in circolazione MAI più nuove zanzare. I loro effetti diventerebbero semplicemente parte della natura. Questo significa che a un certo punto, noi e chiunque altro dovremo essere punti da una delle zanzare create da Bill Gates. Che Dio ci aiuti!

Lunedì, 08 Febbraio 2016 07:34

IL POTERE CURATIVO DELL’ERBA CIPOLLINA.

08-02-2016

L’erba cipollina è una pianta che non può mancare nelle dispense degli appassionati di spezie e aromi. È un’erba aromatica molto adoperata in cucina e caratterizzata da un odore molto intenso e un sapore delicato. È coltivabile in casa e cresce in maniera spontanea in diverse parti d’Italia, soprattutto nelle zone particolarmente umide e ricche di sostanza organica. Ciò che pochi sanno, però, è che l’erba cipollina è una pianta dotata di numerose proprietà, utili al nostro organismo. Quest’erba, infatti, già nota al tempo dei greci e dei romani, apporta benefici all’apparato circolatorio, digestivo e respiratorio. Sembra che al suo interno siano presenti sostanze capaci di inibire la crescita tumorale. Ma non è tutto. Le foglie di erba cipollina sono ricche di flavonoidi, che ne caratterizzano la potente attività antiossidante. Questo contribuisce non solo a proteggere l’organismo dall’attacco di malattie croniche, ma anche di difenderlo dall’azione dei radicali liberi. 
Tra i flavonoidi in essa contenuti, una menzione particolare deve essere fatta per la quercetina, che gioca un ruolo molto importante per la circolazione e in chi soffre di pressione alta. Gode inoltre di proprietà cardiotoniche, che vanno a beneficio della salute del cuore. Il contenuto di zolfo offre protezione alla pelle ed è allo stesso tempo un potente mezzo disintossicante, visto che stimola la produzione di bile. Contro i brufoli, l’erba cipollina viene adoperata per la preparazione di cataplasmi, che possono essere adoperati anche in caso di punture di insetto. L’erba cipollina è un cibo con proprietà lassative ed è quindi consigliata in caso di stitichezza, da assumere sotto forma di infuso. È un buon diuretico, quindi indicata per depurare l’organismo e ridurre i ristagni di liquidi e aiuta nella salute delle ossa, grazie al suo contenuto di vitamina K. Infine, al suo interno è contenuto anche acido folico, importantissimo per la salute e le funzioni del nostro organismo. Sembra che se l’erba cipollina viene tagliuzzata, rilasci allicina, utile a diminuire i livelli di colesterolo.
L’uso più comune di quest’erba è ovviamente in cucina, in aggiunta a minestroni, salsa, zuppe, per impreziosirne il gusto. C’è poi chi la adopera al posto del sale nella preparazione dei piatti, grazie al suo sapore deciso. Il miglior metodo per adoperarla, comunque, è tritata. Quest’azione, infatti, aiuta a rompere le pareti cellulari, garantendo il rilascio delle sostanze nutrienti utili per facilitare la digestione. Non sono state osservate particolari controindicazioni legate al consumo di erba cipollina, tuttavia, come per ogni cosa, è sempre bene usare il buonsenso e non eccedere. Mangiarne troppa, infatti, potrebbe causare irritazioni allo stomaco.

Lunedì, 08 Febbraio 2016 07:30

ACETO: SOLO SAPORE E NIENTE PIU'.

08-02-2016

E' noto fin dall'antichità che il vino, lasciato aperto, inacidisce ed è in questo modo che si può ottenere l'aceto. Solo nel 1864, Pasteur scoprì che era un microrganismo (il mycoderma aceti) a far fermentare il vino, trasformandone l'alcol in acido acetico. Per ottenere l'aceto si può usare qualsiasi bevanda alcolica, ma le più usate sono il vino e il sidro.

COMPOSIZIONE DELL'ACETO

- Acido acetico (4-12%): sostanza tossica che, presa in una certa quantità, produce una forte alterazione nella coagulazione del sangue, conosciuta come coagulopatia intravascolare disseminata, oltre ad anemia e insufficienza renale.

- Minerali come potassio, ferro e magnesio in piccole quantità.

- L'aceto non contiene alcun tipo di zucchero, nè vitamine, a differenza del succo d'uva o di mela usati per prepararlo, che sono ricchi di entrambe le sostanze.

COME CONDIMENTO

Oltre al sapore (che molti considerano sgradevole), l'aceto non apporta alcun vantaggio dal punto di vista nutritivo o dietetico. Non facilita la digestione e non migliora l'assimilazione delle altre sostanze (a differenza del limone); anzi, l'aceto e i sottaceti presentano alcuni svantaggi:

- l'acido acetico provoca la coagulazione delle proteine degli alimenti, che vengono induriti e perciò sono più indigesti;

- erode lo smalto dei denti;

- corrode la mucosa gastrica che riveste lo stomaco e provoca gastrite;

- passa nel sangue e, per emolisi (distruzione dei globuli rossi), provoca anemia.

Alcuni attribuiscono proprietà curative all'aceto di mela, che si ricava dal sidro, ma non è dimostrato scientificamente.

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